La Voce - anno I - n. 44 - 14 ottobre 1909

184 ,·isto, l'interessamento generale del paese, ed esercitano cosi un benefico influsso sullo spi– rito pubblico, attirandolo, per qualche giorno, verso gl'interessi più \•itali e più degni di un popolo civile; e gli l:1sciano preoccupa– zioni, che toccano tulio l'indirizzo della vita individuale e politica. L'altra \'Olta fu la que– stione della laicità della scuola, ossia dei rap– porti dello Stato, o, piì.1 in generale, dello spirito moderno, con la religione e con le chiese. Ora l! stata una questione anche più essen,iale: l'organizzazione della scuola desti– nala alla formazione più piena dello spirito, e quindi la determinazione delle forme fon– d:tmentali e dei fini e delle :lltitudini di svi– luppo dello stesso spirito nella sua essenza storica. Che cosa è l'uomo moderno? Che cos:t de\°'essere? E come può farsi quello che de• v'essere? Erano le domande soslanziali imPli• cite nella discussione intorno alla riforma della scuola media: domande come ognun vede 1 che non erano di quelle, che possano attirare soltanto l'attenzione degli uomini di scuola, si di quelle che ogni uomo che pensa, si muove da sè stesso a ogni istante; e che i professori a Firenze proposero e quasi impo– sero, con la profonda coscienza d'un bisogno universalmente sentito, all'attenzione pubblica, e discussero con una nettezza d'idee e in– si'!me con un appassionamento, che non pos– sono essere comuni. E però bisogna plaudire sempre a ques1i congressi della Federazione degli insegnanti medii. Checchè vi si deliberi (poichè delibe– razioni, su materie cosi delicate, è naturale cht= non possano sempre riscuotere l' appro– vazione di tutti), certo, concentrare, con co • mune sforzo collettivo, la mente su problemi implicanti un concetto della nostra più in– tima natura, è celebrazione d'un atlo religioso di grandissimo valore per l'edilìcazione spi– rituale dell'uomo. Ma questa volta il congresso ha avuto :rn– che una segr.alata import;mza pel p.;.rtilo da esso approvato, dopo discussione lunga, dotta e vivace, condannando in tulte le forme, in cui si proponeva, la cosiddetta swola unica; la maggiore minaccia, che sovrastasse al– i' ordinamento presente delle nostre scuole secondarie. La maggiore, perchè essa mirava, o mira ad organizzare a sistema la causa pre• cipua del disordine che si lamenla nella at– tuale scuola classica; che io, per mio conto, persisto a ritenere ottima, nel suo disegno ge– nerale, benchè bisognasse di alcuni (non molti, nè gravi) ritocchi; ma che indubbi:1menle, è travagliata da un malessere generale. Questo malessere i nostri riformatori stimano intrin– seco alla costituzione stessa della scuola clas– sica; laddo\·e a me è sembrato sempre in– trinseco ed accidentale. 11 maggior difetto, !-econdo me, della scuola classica consiste nella varia e diversa, e però eccessiva, scolaresca che lo Stato vi ammette, anzi vi richinm:i, facendo di questa scuola la sola vi.1 1 o quasi, a 1ut1e le carriere e pro– fessioni. Chi ha insegnato nei ginnasii e nei licei sa per prova, che, se in ogni classe po• tesse restare un len~o .. lella scolaresca che c·è, cioè quel terzo che l'insegrrnnte lrova sempre docile e pronto ad accogliere la sua parola, a chiedergli spiegazioni, a profittare di tutta la sua opera quotidiana, la scuola d:trebbe fruui eccellenti. Oggi, al contrario, accade che ogni insegnante di Jiceo 1 scnz.' accorger– sene, sia indotto a giudicare dei frutti dell'in– segnamento classico dall'impressione disastrosa, accascian1e 1 umiliante prodottagli dall'esame di licenza liceale: il quale esame è sostenuto per l'appunto da quegli altri due terzi dei suoi scolari (essendone i migliori dispensali) e dai privatisti, come si dicono i candidati prove– nienti da certi istilllti pri\·ati, in cui, per lo piì.t, la S1ato lascia tradire vergognosamente (e chi ne ha pratica, può sentire tuua la ve rità di quest'affermazione) gl' interessi sacro– santi delle famiglie e suoi I F:tte che la scuola classica pos:,;a retta– mente funzionare ; e vedrete i frutti. Ma che dico vedrele? Kon li vedete già nei migliori giovani che vi vengon su da' licei, alcuni dei qw1li, andati innanzi con gli anni e con gli studii 1 han parlato co~l .tl!o nel congresso fiorentino per accusare l'antica ma• LA VOCE dre, che li aveva nutriti e folli quali sono? Tohi quesli migliori, resla 1 come diceva con la sua immaginosa energia l';11nico Sal– vemini, resla la za,·orra. Zavorra, ben inteso, relativa : zavorra per una scuola, come In classica, liberale, di cultura umanistica ; ma che non sarebbe più tale per una scuola pra1ica e in certo senso utilitaria. E il di– fetto, origine di tutto il malessere, della scuola classica, è appunto questo di tenersi o doversi 1enere in seno questa za\"Orra; di doversela tenere insieme con quella scolare· sca, che solo è sua, e per cui essa nacque, come quella che sola moralmente, intellet– tualmente e anche economicamente è atta a tendere con tenacia e con pazienza a quelle finalità superiori di cultura. che sono la mèta del I iceo. La scuola unica s"argomenta di togliere ques10 difetto, non con la selezione e la divisione degli scolari, ma con l'aboli,ione, :i dirittura, di coleste finalità proprie della scuola classica. Procedendo violenlemente a intendesse rifiutare la scuola ibrida di ~e– condo grado proposta dal Calò, ma affermare il bisogno di una scuola di secondo grado schicuamenle moderna e scientifica. Se non che l'ordine del giorno Salvemini, che venne subito dopo approvato a gran maggioranza, suona: « Il Cong,e-.so afferma la nece'-sità che agli studi universi1.1rii, oltre che dall'at– tuale liceo classico, si provenga da una scuola che almeno nel grada inferiore sia SDll{a lalù10 e sm{a greco, td a bast di studi scienl(fici mo· denti >. Dove il carnttere classico è escluso risolutamente soltanto da quel primo grndo, da cui consentiva a toglierlo anche il Calò; e in fondo si concede col Calò stesso la possibilità di conser\'are cotesto car:Htere nel secondo grado, per tutta !a scuola media. Non era propriamente la tesi, con cui mi pare si presenta:,sero al Congresso il Galletti e il Salvt.mini : istituzione di una scuola media d'indirizzo scientifico e moderno, con insegnamenli di lingue straniere a cnrattere umanistico, distint.'.l dal l'inizio alla fine dalla ritroso dell.'.l nalura e della storia, in\·ece di scuola meJia classica, e in tulio pareggiata differenziare e graduare e scegliere, livella e giuridicamente a questa preparazione agli ragguaglia; senz:1 riflettere che ogni tenta- studi universit:trii. Ma questa tesi, attraverso tivo simile è vano i perchè le differenze, se la pro\'.i della discussione e in vista degli mai, ripullulerebbero fatalmente dal fondo umori dell'assemblea, pare, c:.he, per non stesso della identit:t; e, quale che fosse in nallfragare, abbia dovuto temperarsi, accon- astratlo il programma modesto di una scuola.~andosi anch'essa a una transa1.ione: la unica, questo programma in concreto avrebbe r~ dimostra all'evidenza, che il Congresso sempre un valore diverso per le diverse at- non era preparato a risol\'ere, sia pure con titudini scolastiche dei ragazzi, tra i quali un colpo di maggioranza, la difficile q1,1e- rinascerebbe perciò, nostro malgrado, la di– visione nella doppia schiera degli scolari veri e proprii, e degli scolari zavorra. Giac– chè la radice del male è nella confusione delle genti che si mescolano nella presente scuola classica, non nel suo programma, es– fenzialmente eccellente. E se tale confusione è :iccidentale e relativamente limitata nell'at– tuale ginnasio, che diverrebbe in una scuola unica.? L'ammonimento che il congresso ha dato al Parlamento, è stato dunque salutare, e speriamo gio'"i ad allontanare il pericolo di questa ibrida e funesta istituzione. i\la, respinla l'idea della scuola unica, re– slava il gran problema del liceo odierno: il problema della zavorra. Come risoh-erlo? C'è stato chi proponeva, in via di esperi– mento, una scuola media di secondo grado, quadriennale - come quadriennale avrebbe pur dovuto essere quella di primo grado - divisa in due sezioni : l'una corrispondente all'alluale liceo classico, l'altra :1ll'at1uale se– zione fisico-matematica dell' istituto tecnico con l'aggiunta del latino. Era la proposta 1 se i giornali hanno rirerito esattamente, del Calò. Il primo quadriennio eia una scuola unica; e cadde con questa. I.a biforcazione del secondo, note\•ole per l'affermazione della necessità cl' includere il latino anche nella scuola medi:1 a tipo moderno, era in realtà una transazione tra il modernismo e il clas– sicismo che si contrastavano il campo: come tutte le transazioni, destinate a lasciare in– soddisf:tlte entrambe le opposte esigenze. 1 classicisti, infa11i 1 non possono contentarsi del latino senza greco i e i modernisti non vogliono il greco, ma non vogliono nè an– che il latino, per rendere possibile una pro– fonda cnhura moderna. E in veriHt una scuola che voglia farci penetrare co11/e111portmM11wJ/e nello spirito classico, attraverso il latino, e, altra\'erso il tedesco o l'inglese, nonchè il francese, in quello di una o due letterature moderne straniere, riesce una scuola che deve insieme servire almeno a due padroni. Ma che dico a due? La scuola moderna di que• sto tipo non avrebbe solo indirizzo preva– lentemente umanistico, ma umanistico per un verso, scientifico per l'altro. E i padroni sarebbero almeno tre. Quindi saviamente il congresso ha respinto l'ordine del giorno in cui si formulava questo indirìzzo di riforma; e Il Congresso, ritenendo che nessuna scuola preparatoria ali' Università possa rispondere ai suoi fini, ed avere il caratlere di scuola di cuhura se si tenga estranea allo spirito dell'antichita classica, rifiuta ogni forma di scuola media di secondo grado esclusiva– menle moderna e scientifica ». Quest'ordine del giorno riscosse soli 2 2 voti f:i\lorevoli e ne ebbe 90 contrari. Onde pareva che iI Congresso non solo stione. Ora, la transazione, anche questa volta è insostenibile. O il liceo moderno esclude ri– gorosamente greco e latino, e s'indirizza (se ciò è possibile) alla cultura umani!:aica fon· data sullo s1udio delle letterature moderne; e allora e' è un principio che giustifica la riforma sdoppiatrice della scuola media. O questo liceo moderno ammette in sè, col la• tino, il principio stesso del classicismo della scuola attuale; e la ragione dello sdoppiamento vien meno; e nella nuo\'a scuola non c'è altro di nuovo eh'! la maggior confusione portata nell'organismo did:lltico, fatto soggia– cere a quel l'ibridismo e a quel SO\'raccarico, così sniarnente addebitati dal Sa)vemini alla scuola unica col latino, caldeggiata dal Man– cini. I.a logica infatti della parte trionfatrice - o che è sembrat:1 tale - nel congresso, menava come s'è detto al rigido modernismo del nuovo liceo da crearsi in concorrenza col liceo clas– !-ico, e l'esigenza classicista, che fu propugnai:, con gran vigore nel congresso stesso, pare sia stata pei sostenitori del liceo moderno una specie di camicia di Nesso, che ha finito per ammazzare la logica stessa della parte vittoriosa. Ma questa logica pote\'a avere vittoria al• legra? fasa avrebbe dovuto prima di tutto dimostrare la possibilità di una doppia scuola di cultura, nel senso vero che if Galle1ti e il Salvemini intendono: ossia l'esistenza di una doppia forma (classica e moderna) di cultura umanistica. Anche dopo il Congresso (nel ftlar,occo del 3 ottobre), il Galletti badava ad avver· tire che « innanzi tutto» per costituire l'or– ganismo le1terario e scientifico della nuova scuola da lui vagheggiata occorrerebbe « tutto l'insegnamento profondo e umanistico delle lingue e letterature moderne. Poichè, o il liceo moderno sar!I. una seuola di edurnp"onc disinlrressala e itlcalmeu/c ~11periore, rome il liceo cl,,ssico, o 11011 sarà.... Se il lkeo mo– derno do\"e,;se fallire a questo ~copo, sarebbe condannato irremissibilmente e si tornerebbe al monopolio classico. Perciò la nuova scuola dovrà essere classica auc!t' essa, modcr1111111cnle classica, cioè compiere non solo colla mate– matica e colle scienze, ma colle let1era1ure moderne quello stesso la,•orio educativo che il vecchio liceo compie col latino e col greco. E sta benissimo. ~la ci sono dunque due clas– sicit!I.? O la classicità, che volete almeno salvare nella nuova scuola, è appunto la stessa classicil:'I della scuola che, da se sola; no? vi contenta? Nel libro, per tanti rispetti prezioso, del Galletti e del Salvemini sulla riforma della scuola media ci sono bellissime pagine su questo proposito; ma la dimostrazione che Bibloteca Gino Bianco si desidera, manca. E io questa volta sono interamente d'accordo col Calò che affermò al Congresso : « Le letterature moderne non potranno mai essere mezzo di educazione ve• ramente formativa, quando non siano accom– pagnate (io direi: precedute) dallo studio della Jeueratura classica, perchè da questa in gran parte le prime discendono, ed attraverso ad esse si è nutrito lo spirito dei classici moderni >. Una ti lo logia antica, senza una filologia moderna, almeno fino a un certo segno, è J>O'isibde; ma una filologia moderna senza I' ani ica non si concepic;ce. Quindi, ammessa pure l'equivalenza, e ma– gari la superiorità della letteratura moderna sull' antica, quanto a efficacia educatrice, certo è che la prima rampolla del tronco della seconda; nè v'ha studio e comprensione urna· nistica di classico moJerno, eh~ possa pre– scindere dall'intelligenza della classicità fon• damentale. Tutti gli elogi dei moderni sono stati scritti sempre da moderni formatisi nello studio degli antichi. E certamente sohanto in questa atmosfera umana, che è la stessa storia dello spirito, e per lo spirito moderno europeo lo svolgimento dello ~pirito greco· romano a cominciare da quegli inizii s;uoi, che lungo le oscure memorie medievali e per l'impulso "igoroso della Rinascenza sono stati conservati sempre vivi nella tradizione della nostra cultura, soltanto in quest'atmosfera è dato partecipare, a quell' alfiatamento secolare degli animi, che è I' èssenza del l'umanesimo. L' nm.tnesimo, dunque non solo idealmente e in astratto, ma anche storicamente e in concreto è uno. E la scuola umanistica, se ha da essere tale per da\•vero, non può es– sere se non una. E tu, o amico Salvemini, che te ne farai della tua za,•orra, quando oltre il liceo clas– sico, a,•rai il modetno, ma non meno uma– nistico e classico? O credi che esso non sa• rebbe zavorra anche 11? Giacchè non bisogna credere, che il latino o il greco, come latino o greco, sia propria– mente il cibo disadatto alla maggioranza de– gli stomachi nella affollatissima scuola clas– sica d'oggi. Il forte per la maggioranza è nello stesso carattere aristocratico, umanistico disinteres,;;ato, raffinalo della scuola: carattere che il Galletti e il Salvemini non si sognan punto di voler distruggere. Dunque? Dunque, la stessa tendenza, non dico prevalsa, ma certamente accolta con maggior fa,,ore nel congresso fiorentino, non mena alla soluzione del problema. Ma, si dice, si deve pur concedere almeno l'esperimento d'un nuovo tipo di scuola me– dia. L'esperimento ! È la gran parola invo– cata dall:1 maggior parte dei pedagogisti che parlarono nel congresso. Ma esperimento di che ? Qualche cosa si può speri menta re come probabile causa, da cui s1 attenda un deter– minato effetto. Sperimento I' uso del tale far– maco, perchè la diagnosi m' ha indicato la tal malattia, da cui devo guarire l'infermo. Ora qual'è la principale malallia della scuola media? Per aver fede nell'esperimento del liceo moderno, \ 1 oi doneste esser persuasi che il 1:Hino e il greco, proprio essi, siano l'origine di tutto lo scandalo che si deplora. ~la, qu:rnto a questo, il congresso ha mostrato di esser persuaso proprio del contrario ; e dei sofismi alquanto stantii del Niccoli fece giustizia, tra il consenso generale, il nostro Lombardo Radice. La malatlia vera {credo che il congresso me· desimo l'abbia messa in chiara luce) è, ripeto, l'ecC'essi,,o .1ffollamento della presente scuola media classica. Il rimedio che pertanto bisogna sperimentare è lo sfollamento, con l'attirMe il maggior numero alle scuole, che si ven• gono ogni giorno creando, commerciali, in– dustriali, professionali, agrarie e tecniche, in genernle, d'ogni sorta. La sezione fisico-ma– tematica non va lrasformata, ma abolita; per trasformarla a dovere, se ne do,•rebbe fare un liceo classico t E queste scuole tulle non dovrebbero essere medie, nel senso specifico; ma finite in se stesse, e licenziare diretta– menle all'esercizio d'ogni professione, che non richieda altra cultura scientifica. Sì C'he non solo i licei, ma anche le uni,·ersità do– vrebbero essere scaricate dall'enorme popo• !azione scolastica, che ne rende oggi trava-

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