La Voce - anno I - n. 41 - 23 settembre 1909

166 dell'indidduo, cioè secondo i bisogni che lo ~timola:10 1 seconJo l'e13 1 secondo il grado di sua cultura i questo è sostanzialmente iden– tico, perchè e' è in fondo ad ognì uomo tiualche cos:t d' irreducibile d'assoluto d'im– manenle - l:1 sua natura di uomo - ciò per cui l'uomo è quello che è. Or mentre è impossibile determinare in modo :1 tut1i accettabile l'enciclopedia d'un certo momento storico, cioè quali discipline o parti di esse poss:rno i11leressnrt ciascun individuo - essendo cotesto criterio òell' in– tereut variabile ali' infinito e trasmutabile per tulle Jpu'S<', si può - anzi si deve! - cer– car di raggiungere l'accordo circa gli attri– buti es~enz.iali dello spirito, .tccordo che non è impo~sibile 1 poichè tutti com·engono :11- meno in questo, e che una natura umana, cioè appunto un de1ermina10 organismo di auributi o ani,it:\ '-pirituali c'è; e che la difficollà sta solo nel determinare questa na– tura e questo organismo in modo che paia vero e irrefutabile a tutti : uhimo segno a cui tende naturalmente non ques1a sola di– scussione intorno :ti migliore ordinamento della scuola media, ma ogni um:rna discus– sione, d1e alla verità non s'approssima se 11011 per grndi faticosamente guadagnati a uno a uno ». Natura filosofica della questione. Quali sono adunque le attività dello spi• rito che la scuola meJia deve proporsi di coltivare e formare? Eccoci scivolati in piena filosofia. Ma 1ant'è I I problemi fondamentali dell'educnione e dcli' insegnamenlo - ben lo av\'erte in ogni pagina del suo libro l'au– tore - sono problemi filosofici. ~è un' in– dagine come questa, delicata e profonda, si può certo abbandonare agli scolari, o alle famiglie loro : è un compito che « presup– pone la conoscenza dello spirito, alla cui educazione la scuola media attende; e spetta quindi all:t scie111..11 che ha per proprio og– getto il soggetto di tutte le altre e di se medesima, lo spirito; a quella scienza unica e da tulle le altre ben distinta, che si dice tilosofia ». A lei spetta divisare e gli ordini e i programmi delle scuole, guardando ai gradi e alle attività dello spirito. Intendere pertanto lo spirito è intendere insieme le ragioni d'ogni vero e quindi buon ordina– mento scolastico •. E e in realtà tutti coloro - e son mi– gliaia - -:he discorrono a orecchio del fine di questa o di quella scuola, protestando magari di non sapersi che fare della filosofia, adoperano tutti concetti (sfigurati e irricono– scibili, quanto si \'oglia) schiettamente filoso• fici : e sono come i bambini che giuocano con le arrni da fuoco e inesperti si feriscono da se stessi, e s'uccidono. Uno vuole dalla scuola il cilladi110, un altro I' uomoJ un terzo la m/111n,, un qllartc. lo :,uil11ppo delle fiuolM, un ttuin10 In preparazione alla t•it,, ecc. ere. ,\la che è il cittadino, s~ma lo Stato? E che è lo Stato senza lo spirito che lo crea? E che è lo spiri10? - Oh bella, ci rnole una filosofia per rispondere. - E cosl sem– pre; e quelli che non s'.1ccorgono che. per render ragione di quello che affermano come sacrosanta verità ci \'Oglia un sistema filo– sofico, è - c'è bisogno di dirlo? - è per– chè non capiscono che dovrebbe-ro render ragione almeno a se stessi, di quello che affermano •· Gli attributi dello spirito. Che cos'è dunque lo spirito? e Lo spirito è lingua, induzione o sintesi, deduzione o analisi, riflessione e innanzi lutto e sempre storia .... L:1lingua è la forma dello spirito, che elabora il suo conlenuto storico per mezzo dell':rna– lisi, dell:1 sintesi e della rillt::ssione.... Senza lingua non v' ha pensiero, e senza pensiero non \'' ha spirito. Or se 1:1. lingua è condi– zione inJispensabile <lei pensiero, abbiamo dunque nello spirito nece!sariamente: 1 , 0 lin– gua 1 2 .• pm::,ltro •. ~la il ptnsiero o si S\'olge ad apprendere ciò che è fuori di lui o si s,·olge sopra se ste~, cio~ o a conoscere o a riHettere : co– noscere o l'oggetto pa11icolare e contingente (storia) o l'oggetto uni"ersale e necessario (s-:ienza): 1:1 qu'lle scienz.1 si muo,·e \·erso i LA VOCE suoi fini per le \fie della e.intesi e dell'analisi ; riflettere, o che è lo c;tes'-o fare oggetto della conoscenza se medesimo, l'essenza sua di spirito (filosofi,). Ecco dunque lo spirito nella totalità delle sue fmuioni : 1." lingua, 2. 0 storia, 3. 0 sin– tesi, 4. 0 analisi, 5. 0 nflessione. Programma d'insegnamento. Or se la scuola media deve pro1>orsi 1 come nessuno può mctte1e in dubbio, la forma– zione dello spirito, le materie d' insegna– mento non potranno es~re desunte se non da queste sue alli\'ilà es~nzrnli ; e e per la lingua in~egnare in Italia: l'it111t:mo. il latù,o e il gr,..o i per la storia: la :,toriacivilr, ltl– lerariu, arlùlic,1 1 morale e religiosa, classica e crisriana, e In geograjia i per la sinlesi : la fisica, la clu"mica 1 l',m,,tomi.,J la Ji$1Ò/ogia.– la hotanira e la 1.00/ogù i per l'analisi: la mattmalit-a : e per la rillessione la filosofia •· Questo programma sol di poco differisce d.1 quello ora vigente nella nostra scuola media : v'è in pii.1 la morale e la religione, dell~ quali bisognerebbe dare un'insegna– mento storico. Quest' ultimo insegnamento è oggi escluso, .per superficialissime ragioni 1 anzi sciocche preoccupaz.ioni, dalle scuole italiane. M:1 « c'è nella storia dello spirito umano .... qt1eslo gran fatto che è il Cri– stianesimo? Ebbene: bisogna averne noti– zia ; perchè attraverso cotesto fatto il nostro spirito è \ 1 issu10 e s'è elevalo all'altezza, dalla quale domina oggi sulle civihà antiche e in mezzo :ad esso, del le idee per esso formatesi egli vh•e ancora, nè potrebbe rinunzian·i, senza cessare di essere quello che è ». Oc– corre appena soggiungere che della religione cristiana il Gentile chiede un insegnamento puramente storico. E tale anche - non dom– matico dunque nè p1eceuis1ico - egli \·or– rebbe l'insegnamento dell:1 morale, il quale mostrasse, attraverso l:1 storia, l'origine e lo svolgimento delle idee etiche, e apprendesse ai giov,rni non le norme della vita ma in che modo abbiano gli uomini conformata a certe norme la loro condotta : e il precetto per sè solo è un' ingenuità bella e buona •· Quanto poi al latino e al grecd il Gentile non può consentire che si dicano lingue mor– te; se tali fossero per dav\•ero, come le vo– gliono far credere, « es-.e do\'rebbero senza dubbio \·enir sequestrate dai vh•enti e però dalle scuole, poichè una disciplina in tanto ha ragione di essere appresa... in quanto è viva nella stessa costituzione dello spirito ; poichè educare è formare lo spirito, mettere in essere ciò che lo spirito è secondo il suo concetto ». Ora « ~ l'italiano è una tra– sformazione del latino, questo è tanto vivo quanto l'italiano ». « E chi ricordi i con– tatti del l:11ino classico col greco, e la gran– dissima influentn delln sintas"ii (per non dire del lesi;ico e della morfologia) di questo sulla sinla!-si di quello, e le originarie attinenze delle due lingue, e la grandissima influenza della le11eraturn greca sulla latina, può di– sgiungere il 1:uino d,il greco? I e due lingue vener:rnde, lungi dall'esser morie, vi\'ooo e vivranno perenni nell'immor1ale spirito greco– italico con la lingua nazionale, e per la lin– gua nnionale i poichè l'essere che diviene non s'annulla nell'essere d1\'enuto ». La libertà di apprendere t le vocazioni. Dunque scuola media è per il Gentile la scuola classica, la quale secondo lui non è suscettibile di differenziarsi in vari tipi, fossero anche due tipi soli 1 come oggi so– stengono llltti coloro che si occupano di ri– solvere l'arduo problema d' una razionale ri– forma. Gio\·er;\ nondimeno confutare le ragioni che si accnmpano in SO'-tegno di una scuola media molteplice o quadruplice o triplice o duplice : questa "Confu1:1zionefarà più chiara– mente comprtndere il concetto a cui si in– spirano le rillessioni del Gentile. Le principali ragioni che adducono i so– stenitori d'una scuola media molteplice con– sisterebbe nel rispeuo :11la individualità di chi apprende 1 cioè a dire alla sua libertà di scelta che ora sarebbe- soffocato e concul– cato dalla uniformitl della '-cuoia media. e Chi da natura, o da circostanze incal– colabili che abbiano già formata la sua men– talità, è inclinato alle lettere, perchè s1udicd la matematica? E chi è inclinato alle ma– tematiche, perchè dovrh :t suo dispello stu– diare cinque anni di greco? E ognun sa quanto potrebbe et.sere lunga la serie di que– ste domande, e come, per conseguc111a, i so– stenitori dell:1 scuola medi:1 mullipla siano costre11i per cocrcnrn :1d ammettere un:1 mo!– teplicit:\ i11Jetini1n di 1ipi di scuole; vale a dire ad approvare 1ut1c le scuole immagina– bili ; vale a dire a non approvarne o propu– gnarne come buona nessuna ; e insomma a conchiudt:re, cht: la riliessione su tiuesta ma– teria mena alla persuasione che non mette conio r fletterci, perchè tutti hanno ragione: anche quelli che hanno tono .... ». - Libertà inn:rnzi tullo e sopra tutto - dicono. E s1.1.bene: è co-.l bella e c.:rnlacosa la liberi:\ che par difficile imm:tginare un uomo purchessia il quale la di~peui o la fu@g:i . .\la appun10 per questo b liben,\ bisogna \'Olerla e cercarla o,·e è possibile che ella viva e si dispieghi tutta qunnta. In che senso, dunque, intenderemo il con– cetto di libert:\? Forse nel senso che l' indi– viduo, come individuo, è libero delle sue determin,nioni? No, certame11te: è lo spirito ci1e è libero; libero essenzialmente, di na1urn sua; libero rempre e dli per tullo; anc.he nella scuola, mentre sembra souoposto ali' autorità del maestro che insegna. Perocchè la dualità di maestro e scolaro de\'e sparire, e sparisce, nel fatto educ:uh·o, 1rasformandosi in una certa unità. Che se quest'unii:\ mancasse, se maestro e scolaro fossero come due monadi chiuse, non sorgerebbe, nè potrebbe sorgere mai il fatto educati\'O. Il maestro de\'e in– tendere la natura dello scolaro, e penetrnre con la sua nell'animn di quello, e farsi parola che interpreta e illumina un sentimento, e fersi sentimento che determina e rafforza un'ener– gia, e farsi energia che è riHesi;ione; maestro e scolaro devono insomma armoni1.zare fra loro nel1 1 uni1à assoluta dello spirito. Cosicchè il fari formare lo spirito non può esser di– verso dal farsi, /ormar$i dr/lo spirito : pro– muo\'ere dunque l'uutotlidtillùa, t:cco l'opera dell'educaz.ione, ecco il compito del maestro, del vero maestro. li quale, nell'assol\'ere il compito suo, quanto pii1 avrà 2cuito lo sguardo a pene– trare l'essema umana e le sue leggi tanto pili sapientement~, e amorosamente intenderà a educare, a plasma1e le menti iuA·ta proprt".1 principia, cioè Stcondo le norme di ogni svi– luppo spirituale. E allora J'autorilà sun avr?t un dominio dolce insieme e fc?rmo, nè egli \fedrà mai rec,llcitrnre lo spirito degli scolari a quell'autorità: e e intanto gli alunni son liberi; perchè il loro spi1ito segue lo spirito del maestro (quindi l'autorilà); ma seguendo que– sto spirito, seguono pure In lor propria natura spirituale (e quindi la liberl/'1),». I.a liberlà del discente non può, secondo il Gentile, aver altro che questo significato: cercarlo altrove è brancolare nel buio e nel vuoto. « Ora - egli aggiunge - cÌuello che si dice del rapporto tra discente e docente, de– vesi pur dire del rapporto tra discente e pro– gramma scolastico come, teoricamente, allresì di quello tra programma e docente). l.o spi– rito del docente, infatti, non può differire dallo spirito che ha già crealo il programma, - che dev'essere come creato dallo spirito suo; e se il programma è aOidato all'opera di più insegn:rnti, quel!' accordo che si ri– chiede comunemente fra questi varii coope– ratori, è, a rigore, vern e propria unità di di spirito; di guisa che tanto vale supporne uno, docente, qu:111to supporne più. Or, data l'unità di spirito fra docenle e programma, allora incomincia l.t libertà del discente, quando ci romincia ad esse1e partecipe di codesta unii:\, E allora non è più 1n grado di volere altro da ciò che \'Uole il programma; e non è pii1 il caso di scegliere •· Di più, se il programma della scuola me– dia resulta organicamente costi1uito di sole quelle discipline - e non di altre - che si reputano alte al conseguimento dello scopo che la scuola medi3 si propone, il sottrarne una so13 per sostituirne un' :1ltr:1 1 equiv,rrebbe Bibloteca Gino Bianco a misconoscere la gius1ena di quello scopo, e insieme a negare ogni \·alore alla ricerca giil falla delle attivilà '-piri1uali, dalla quale appunto quello scopo rampolla. Di pii1 ancora: e se lo S1a10 in'-egna - osserva il Gentile - de\'C !-lapere quel che ha da insegnare; e se lo sa, non deve am– mettere che un rag:iuo o un padrt> di fami– glia, opponendosi nl suo sapere, che è la scienza stessa, rompa ad 1/bitum l'organismo della scuola, e trascelga lrn le morte mem· bra quelle che pii.a gli nggrndano a comporre un corpo mostruoso ed esanime. Ov\'ero lo Staio non crede di sapere quel che ha da insegnare; e cessa allora il suo diritto di te· nere e go\'ernare la scuola. ,\la poichè una scuola è istituita, che, indirizzat'l al suo pro· prio fine, sia dispos1a anche a ,a~giungerlo, non è possibile ricono-.cere nei o:,;inp;olindi– vidui la f:tcohà di accetlarla solo in parte e ad arbitrio•· Gioverà infine rincalzare ques1' argomen– tazione del Gentile contro i SO'-lenitori della scuola media molteplice, ricordando ciò che egli dice intorno al « pregiudizio delle voca– zioni •, com'egli lo chi:ima. Spesso avviene che i giovani, finito il liceo, riescano bene nella ca1riern speciale di studi ai quali s' indirizz.ino: in qutgli studi appunto nei quali a\'evano falla cattiv:t prov:1 negli anni del liceo. Come si spiega questo feno– meno? l'esperienza ammaestra come alle volte, sin dai primi anni del ginnasio, gli scolari si trO\·ino innanzi a un niente professore di lettere e, nel tempo ste'iS0 1 a un mediocre professore di matematica - o viceversa ; e che quindi profittino molto con quello e re– calcitrino con questo; e procedano per ciò, a furia di pii.1o men larghe concessioni, fino a varcare la porla del liceo. E qui, venuti a capitare con un valoroso profossore di mate– matica, si trovino anche maggiormente diso– rientati e smarriti e finiscano per prenller in uggia, anzi in odio, quella disciplina, e n per– suadersi di non esser nnti :1 1111 1ale s1udio, di non esser inclinati ,,Ila matcmntic:i. E i lor parenti, che ben di rndo vedon delle cose altro che la s11perhc1e, a confernrnrl1 10 quella credenza, col dire che alla fin dei conii non intendono fJr di loro dei matematici, e che po' poi cotesta m:uematica è una materia se– condaria! A farli p;ass;1re da un :mno all'al– tro avranno anc!le contribuilo i professori delle altre discipline, ai quali p:1re\fa odioso far ripetere a uno scolaro un anno per la sola matematica? E oltre a questi, chi può dire quali e quanti altri moli\'i abbiano, magari sin dalla scuola elementare, contribuito a pro– durre in quei tali gio\·ani un cosi!Talto squi– librio spirituale, di cui si pretenderebbe, per giunta, trovare la spiegazione nelle innate vo– cazioni dell'anima I I.e innalc vocazioni I È cotesto un pregiu– dizio fondato sulla supposizione che la psi– che contragga, per ragioni ereditarie, predi– sposizioni originarie fondnmentali ribelli all'a# zione educativa. Ma è assmdo ammettere nel– l'anima delle tendenze originarie, che non si e2pisce in che modo si sian po1u1e formare senza l'antecedente delle rapp1esentnioni. Nè vale ricorrere all'ec.perienza che ci mostra a \'ohe i figli con le tendenze medesime del p;,dr~, non vale perchè non si tiene nel de– bito conto la \'ita in comune di figli e geni– tori, per la quale le tendeme nascono e si fissano. e Di originario nell'anima non c'è che l'anima, l'anima semplicella di Dante; e se le prime impressioni pos'-ono creare in essa una disposizione, e quasi ~vvia1la per una strada, può la posteriore cduca1.ione, che di– scopra i motivi di quella disposizione e di quell'avviamento, opporvisi cnìcacemente in– dirizzando l'anima :1d :1ltro svolgimento>. Del resto, o che forse la scuola media è un istituto d' eJucazione pei deficienti ? Le materie di studio della scuola media sono de– sunte dal concetto delle determinazioni es– senziali necessarie ed unh 1 ersali dello spirito le quali non potranno perchè tali mancare mai in un individuo. «. U110 lo spirito, e una dev'essere la scuola secondaria :t. E che cosa è mai questa artificiosa diffe– renziazione della scuola media in tipi diversi

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