La Voce - anno I - n. 38 - 2 settembre 1909

154 LA VOCE I NOSTRI ISTITUTI MUSICALI La sufficienza (il 6) ottenuta nell'esame di lw,Jerma permette oggi all'alunno di conti– mrnre it corso dei suoi studi, st11{a più Jow vtr sostenere n/0111 esame, fino al cominciare del corso superiore, o di per/t\Ùmnmmto, fino cioè ali' ultimo o ai due ultimi anni - se• condo le scuole - precedenti il suo licen– ziamento dal Conservatorio ; non ottenendo la sunicienza nell'esame di conferma l'alunno \'Ìene rinviato dal Conservatorio; né potrà più tornarvi, neppure sostenendo un nuo,•o esame di ammissione. I professori delle commissioni esaminatrici si trovano dunque, dinanzi ai confermandi, a doversi as.,umere la grave responsabilità di un giudizio detinitivo sulle auitudini artisti– che degli stessi : il quale giudizio non è pro– prio facile a darsi con sicurezza di coscienza. Che !'esaminando dia di sè tali prove da non lasciar dubbio sulla ~eccellenza o sulla bontà delle sue attitudini artistiche non è cosa frequente, sopratulto perchè data la giovanis– sima età della maggior parte degli alunni confermandi (su questa questione dell'età de– gli alunni bisognerà tornarci sopra, per di– scorrerne a dovere) anche i migliori, i più intelligenti di essi difficilmente! possono es– sehi messi in grado, nti pochi mesi del pri– mo anno scolastico, di dimostrare in modo chiaro la loro promettente capaci1à. i\la assai frequentemente si dà che !'esaminando faccia un esame scadente. Che si deve fare in tal caso? Mandarlo via dal Conservatorio (ed egli non potrà più e55er\'i riammesso}? Gli esaminat<,ri non vogliono assumersi la re– sponubilità di una decisione cosi grave, e si rimettono 1 ordinnriamente, al parere dell' in– segnante delPalunno: il quale insegnante, per tranquillità di coscienza, per non voler fare del male a nessuno (e non si può del tutto biasimarlo) consiglia ai colleghi di con– fermare il suo scolaro, il quale « ha fatto un cattivo esame, non si può negarlo, ma durante 1'2nno scolastico ha dato migliori prove della sua capacità, e del resto poi. ... potrà fare di più in seguito •· Insomma: se i giovani ammessi ogni anno nei nostri Istituti ,\lus1cali sono la quasi to– talità degli aspiranti, gli alunni confermali sono la grande nuggioranza (per lo meno J' So per cento} degli ammessi. L'Italia è dunque cosi giudiziosamente fe– conda da figliare ogni anno 1anti ragazzi da farne artisti? Oh, chi conosce come stanno le cose denlro i nostri Istituti i'lusicali sa bene quanto più numerosi vi siano i giovani dalln lesta di rapa di quelli dal cervello tino I... E allora? Sono i professori che si lasciano andare a una eccessiva e biasimevole indulgenza, o che non s.1nno giudicare? ... Molte volle si, ma non sempre. Il male, la causa del male, è, ancora una volta, nei re– gol~menti sugli esami. E si badi : il concetto dell'esame a,·ente effe110 decisivo sull'indirizzo d1 un gioune è 1ratt2ndosi di alunni di scuole d'arte, le ,1uali d'altra p:arte senta l'istituto degli esami non potrebbero andar arnnti bene per un pezzo - un concetto giustissimo. Non è giusto però, anzi è J.ssurdo. che l'esame a– \'ente effetto di conferma - o di espulsione dall1 Istituto - sia stabilito alla fine del primo n11110 di stuJio : quando. cioè, per le ragioni dianzi dichiarate, gli esaminatori non possono non tro,·arsi, di fronte agli alunni, in quel l'incertezza di giudizio per cui una rigorosa e u1ile selezione dei giovani riesce loro impossibile o troppo difficile. i\l:l pens.11e: vi sono delle scuole (p. e. quella di pianoforte, quella di \'iolino, quella di , ioloncello) delle quali la durala del corso normale (che precede il corso superiore, o di perf,:.Jtmammto; è - secondo gli Istituti - di sei o sette anni. Con la co11/trma otte– nuta dopo il primo anno Ji corso l'alt1nno acqui,;ta il diritto di restare in ConSt:n·a1orio per altri cinque o sei anni senza esser tenuto a dare altri esa;ni. Egli può ben dimostrare, dopo due o tre anni di scuola, la sua inel– thudine ag;li <ludi musical i: in scuola c'è. e nessuno puo mandarlo ,·ia. Ossia : man– darlo via si potrebbe. forse; ma ci vor– rebbe una dichiarazione esplicita della sua incapacità tale che il professore insegnante non ha mai il coraggio di fare. i\Ii si potrebbe rammentare, a questo punto che fra l'esame di co11Jer111a e quello di pas– saggi() al corso superiore, negli anni interme– dii, l'alunno deve sostenere dinanzi al Diret• tore del Conservatorio due esami di revisione ogni anno. Lo so, ma so anche che gli es3· mi di ret:isione non co111ano niente: ncn val• gono nemmeno a controllare - come do· vrebbero - l'opera did:mica dei professori. Negli esami di revisi'ont a\'viene or2 questo: che i professori, per un malinteso amor pro· prio Ji insegnanti, dietro il quale essi na· scondono molte \'Olte l'oscura coscienia della propria incapacità didattica, si mettono sem– pre dalla partr degli scolari a difenderli con– tro ogni sfo,·ore,·ole giudizio del Direttore (essi credono, in buona fede, di difendere la propria scuola), e quanJ'anche gli scolari sian proprio po,•eri asini che non potran mai di– ventare cavalli, i professori non ne ricordan più, e non ne vedono, in quel punlo dell'e– same, i mancamenti e le deficienze, ma an– che le deficienze voglion giustificale e scu– sate come momentanee e puramente casuali ; e il Direttore, da parte sua, se 11011 twol m,w– care ,le/ ri'guarclotlor:uloai professori del suo Istituto, non può fare gli esami di rcvisio11e che in questo modo: andare nelle di,•erse scuole ad ascoltare - cosi, tanto per salvare le apparenze e per rispeuare i regolamenti - ciò che i professori h2n già deciso di far dire o son:are agli scolari, e dare poi dei ,,oti che su per giù, mezzo punto in più o in meno, pareggino i ,·oti dati durante l'anno a ogni alunno da ogni insegnante. i\la - sia forse pensando il lettore - i professori non dovrebbero avere nessun ma· linteso amor proprio, e i Direttori degli Isti– tuti non dovrebbero preoccuparsi di malintesi riguardi verso gli insegnanti, e donebbero guardare solo al bene degli lstitut..i e del- l'arte .... ecc. ecc •... Già .... dovrebb'esser cosl 1 ma .... A suo tempo vedremo il seguito di questo ma. Per adesso dirò solamente che, dale comeslan110ora e an– cora slarmmo le cose nei Consen.•tJlor1J il me– glio che possa fare un Direttore al riguardo degli esami di revisione è abolirli del tutto ( 1). * Dunque: se dopo il primo anno di corso i co11/erm.1li sono, fra 81i alunni dei nostri Consen·atori, almeno I' So per cento degli ammessi, coloro che arrivano a finire il corso normalt (2) e si presentano all'esame di pro· mozione al corso superiore sono - dopo 6, o 5 1 o 4 anni (~condo le scuole) dalla co11· ferma - il cento per cento dei confermati. All'esame di promo1ione al c0rso superiore si presenta perciò una quanlità di alunni di quali1:\ non solo molto disparata (111 conse– guenza di una mancata selezione precedente) ma in pre\':1lcnza scadente. Ci s~rebbe :rncora un rimedio al male, un rimedio che , arrebbe anche a e\'ilare un male maggiore: e sarebbe di bocciare 1u11i gh incapaci senza pietà, e gli appena mediocri mettere con bel garbo fuor dell' lstitulo con un semplice allestato degli sludi falli a consC'lazione loro e dei parenti ; e rimarrebbero solamente i migliori 1 i veramente buoni. ~la è proprio la ;:-ietà degli esaminatori, che, messa insieme con quel malin1eso amor proprio di ogni singolo insegnante che dice\'O dianzi, e con l'indegno comune concetto dtll' ufficio della scuola e dell'importanza degli a11estat1 d1 merito, im– pedisce agli esamin:11ori stessi di scegliere fra gli esanunati i degni di continuare gli studi nel corso supenore e di bocciare lutti gli altri, che sono sempre - ripeto - la maggior parte. Uno d1 questi - supponiamo - è appena uscito dall'aula dove ha dato il suo miserevole esame: gli esaminatori sono con– cordi a riconoscere che egh non ha dato pro,·a di essere proprio un'aquila cli musicista, tut- (1) Cosi pens."lnuche qunlrhe Uircttore dei 110- Slri Conser\'alori ; cosi 1>ensa- per qutl che ne so io- il Tacchin:trdi, Oire1101e dell'lstitulo ~lu– sicale di .Firenze: cd ha pìenamenle r:.gione. ("J) Perchè lo chiaman cosi? ... Mah!? Bibloteca Gino Bianco t'altro, non gli è parso neanche un gallo: ma e po,·ero giovane ! come si fa ad avere il coraggio di bocciarlo? ... Dopo che ha perso tanti anni a studiare, e considerato che è ormai in elà da non potersi dedicare fa– cilmente a un'altra profo,;sione I E poi.... si capisce che è un gio\'ane di buona volontà, studioso, che potrà forse far di più in avve– nire. E poi.,., non si può mica pretendere che tutti gli alunni dei Conservatori siano aquile, geni, e abbiano a di\'enlare grandi artisti !... ». E il pot·ero giot·m1e è promosso al corso superiore. Una buo11,1 a;Jo,u com– piuta in pili, su questo bao;so mondo, per il buon cuore degli esaminatori. Anche un cat– th10 servizio reso all'arte, alla scuola, alla società; ma l'arte, la scuola, la società .... Astrazioni :-etoriche !... * Del modo col quale c;ono formate e del come funzionano oggi le Commissioni esa– minalrici degli esami di licenza, e dei pco– grammi stabiliti per tali esami, parlerò poi in seguito ( 1). Per orn mi basler:'l far notare che dato l'attuale ordinamento dell' insegnamento e degli esami, e data più ancora la mancata se lezione degli alunni nei primi anni di studio, l'attest:110 di licenza può essere conseguito oggi, nei nostri Istituti Musicali, con la stessa facili1à e indifferentemente, dagli :alunni ca– paci e dagli incapaci, dagli intelligenti e da– gli zucconi. E si capisce che sia cosl 1 e bisogna che sia cosi. Quando si è tenuto in Conservato– rio un giovane per cinque o sei o nove anni non si può, all' uh imo momento, mandarlo via con una bocciatura finale per compenso. È chiaro? ... Quando non si è a, uto il co– raggio di e5sere cosl franchi e onesti da dire a un giovane, dopo un2 pro,•a di tre o quat– tr'anni: e Amico mio, vai per un'altra strada, questa non può essere la tua » i quando, o per vera e propria incapacità di giudicare, o per timore di giudicare inAiustamente male, o per senso di pie1à, o per tutte queste cose insieme, si è lasciato vivere per anni e anni un gio\'ane nell' illusione di a\'ere iagegno e intelligenza di artista, non si può, ali' ultimo momento, a\ 1 er la franchezza di dirgli: e i'lio caro, lu avresti poluto diventare un buon oper2io, forse, e potrai ancora diventare un buon negoziante, forse, ma artista non sarai mai, sei troppo bestia •· Ildebrando Pizzetti. (Continua). Usi e costumi deW Egregio Collega. I. - Il duello. Pcrd1è mai l'E. C. -,i h:mc ~ L'uomo che ha una penna ccl un pubblico e può difendcr-..i da O){ni accu-..a, e la\:1rc ogni oflC!'.,.'l con I' opera e: con il documcuto, pcrchè ricorre al duello oggi chc, 1>en.ingli ufficiali, pri– ma di farne uno, dcbbon pas..,.ire attr:n-crso tantt: inchieste, part:ri e: giudici, che farebbero !Jcapp:u \"ia la ,oglia di baller"ii a d'Arlagnan redh·i,o? 11 1>erchè ve lo dico io. l.'nn){o~ia ,cgrcta, il punlo dt-bolc e cloloro..o della catti\'a coscien.r.a giornali,;tica -,rnnel non -.enlirsi c0!-Jeicnzacli gen– tiluomo.Ed e per qm:-,10 che il l'E. C. _.,i~fori.:i di apparir ¼,;'.1:ntiluomo e -,ignorc, cli ,t..,tirc abili elej:;,\nti, di sfog~d: i.re cono~cnzc mondane, e.li mostrare :i.bitudini del ){r:1.11 mondo. IJm·t il si– gnore ,ero fa dut, I' E. C. ha hi~1~no di parere dieci; e mentri.: un :1ri-..1ocmtico, se si b:i.ttc, lo fa qua-;i di na,cO<,IO, l'E. C. ha bi– sogno di mettcr-,i pit"1 t:he può in pubblico, dal principio alla fine <lello -..pettacolo, tauto che, quando J{li rie-..cc, :-i la(cia <·incmalol{rnf:uc. E 1>0iil duello, nc.-ll'ambicnlc in cui vhc, e come lo :-.c:lnclalo:lmoroso per un'attrice: un modo di fare fortun:i. ; -,e l' atte1uionc clcl pubblico t un poco '-lanc;i, qu;il migliore tro,·at:i. > I' E. c. lascia a D'Annunzio i metodi 1>itl l{Cniali clt:I proce-,-,u per un c: i.nc amma,. z.no o citi hraccia– lcuo perduto in automobilt: , a Marint:tti non può rubare le caclutc nei fo-,..,i. i fia,;chi -.olenni, i programmi e la reclarnc co:-.t0">.'l : e non a, endo altro a porlma di mano ricorre .il ... olito mtauccio del clutllo. 11duello t: pubblici1.\ e l'E. C. ha hi- ( 1) A 1m11.irc dei j>toK,anwu. llei vMi corsi e degli esami, dedicherò l:1 \l:ll lunga parlt di que~to mio studio c, itico. -..ogno di t-..,,t·r t.11111,-..0, ;111dté ..,._. 111 Ctrti l·;1..,-..i fa.- 111oso-..ia -,incmimo cli infarm_•. \'' ,. anche di più. l 'n clucllo 1: un meno co– uuKlo 1>erfinire 1111.1 c1uc-,uonc in cui si ha torio. Se u11 1ah.- fa un çallivo roman.i:o - -,e un altro, -,cri\(:ndo un nrtkolo, <:ommcttt una cat ti,a :1ziont: - "'t: 1111 1cr.r.o cl.ì 1110.,1rn<"<>ntinua cli in,;inn·rit:\ e cl pagli:1c<·cria - e e' è c1ualchc– ch1110 che: al primo, al ,<:conclu, al tcr/o lo dic<.– in faccia -,enza u<,0 cli -.i11011imi l" di sdolcinature, qnesw qualcuno imbaraun, e hiwgna ltvarselo cli torn<J. Perciù nulla di meglio di 1111 duello. Non gi:'l che il duello '-Cr\.t per ammauar l'a,– , ersario. d1è (IIIC-"IO oggi 11<,11 accadt nrni. 11/u il duello. o a11rl,r In srmplire oudla:iom· di mm 1·crlro=t1, o/J/J/i;:n riti t1rrdla a non Imitar piu ddl'ogJ!rlltJ rllr t m1rio11r d1 sfida: coo:;icchè l'E. C. rit~t: facilmcntt· a chiuder la I.Jocca ;1 un critico -,eccante, con 1111 paio di 1>adrini. La rc.-golaca,allere..c.i, che trne la o:;ua ragion d'<:-,.serc dala ,•ita -,ignorilt' cht nborre gli c;candali. di– \'enta. in mano dcli' E. C.. uno ,trunu:nto per fare il .,ilt:11,do. Ecco 1>erchè chi o~,:i tiene :i. migliorar la \'ita morale cltll' Itali.i letteraria e in1t:lle11ualc <1uando ):li si J>rt:sentano due di quei -,ignori, tra il J.'Uappo t il becchino, cht -,i chinman padrini. per una c1ucstione ~'iornali-,1ica, de,e as.'tOluta– mente rifiutar-,i di ricc,crli o rièc,encloli far loro stntirc, dall'nlto della -.i1a coscienza di~posta alla disput,t one-,in e 11011 al litil{io mondano, deve far -..enlire il -..uo clis1>reuo per c1uclle forme sciocche che sono -,1rumcnto cli ipocri<.i:1 e cli sof– focamento. Ormai, del re-,10. il rifiulo di batter.o.i 1.>erqut– -.1e ragioni t: talmente 1>cnttrato nell'uso e giu- -,tificato di fronle :,Ila co..cien1a del pubblico, che l'E. C. ,,a di a,ere in mano uno <;trumento pili che -.punrnto, addiriuura logoro t: ruggì. now. e ricorre pili ,·olentieri alla minaccia di– retta e ai pugni. Granato il gentiluomo. vien fuori il teppi~ta. Jr. pr. I profcaaorl la provincia molte volte nou fanno nulla; ma quelli che in provincia non fanno nulla, 1>0stiin una e grande sede• non farebbero niente. E siccome anche al dolce far nulla in certe ~cca– sioni una scusa ci vuole, essi dicono che in pro– vincia non si può lavorare pcrchè 11011 c'è biblio– !eche suRicienti; salvo poi, quando enlrassero in una biblioteca bene provveduta, a res1are sulh, so– glia spauriti e annichiliti dal pensiero di rinumerc sepolti per qualche 111100 fra dit:cinc di migliaia di volumi per il gus10 malto di volerne mettere alla luce un altro o due altri. Tutta via c'è :.nche chi non dice e non pensa cosi : c'è chi in provincia si dà auorno studia e lavora. Giovani sbalestrati in regioni lontane e dh•erse dalla propria regione nativa; per un moto spontaneo di simpatia, e per un sentimento di no– bilissima italianità si fanno uel nuovo 1>aeseuna cittadinanza nuova, ne indagano curiosamente e religiosamente l:t :-toria, t1wolla dive11gono fedeh e acerrimi custodi d1 memorie, che, dopo tutto, non sono quelle dei loro p11dri. Nei vctusli foco– lari delle culture e delle lettcrnture regionali e cittadine essi riaccendono unn cara domestica fiam• ma da tempo s1>entr1 : un vecchio grillo stremen– zilo che vivacchiava e cr1nterellava una monotona canzone fugge saltc:llaudo sulla cenere. Egli c:ra, quel grillo, un canomco della catte– drale, universalmente ctlcbre 1>ercomporre epi– grafi classiche su tutte le va11i1àmorte e per det– tar sonet1i alla Monti in occasione delle nozze o degli onomastici delle ptrsone pie e per bene d~I luogo; ed anche era lo storico ufhciale della co– munità. Non etico che, ai suoi tempi, se là cavasse m;1le; anzi, mcnt,e gli allri poco o nulla facevano, egli e I suoi predecessori fecero quel po• di buono che anch'oggi rimane. Ma oggi tocca ad altri. Ad allri, con pili St:vera diligenu di metodo e con pii1 lume di scienza e con più libero ingegno rac– cogliere in una !KHnma definitiva Rii sparsi e tal• volta dispersi elenu:nti delle singole storie citta– dine, che sempre furono le pili vive e le più fe– conclc <l'eHetti nella comune nostra storia di popolo. Ed ecco 1>erchè uu volume ass.ti riccamente stampato. con adeguata copia di nitidissime illu– strazioni, dalla Tipografia sociale facnliua di Edoar• do Dal Pouo su Faenza nella storia t ,utl'nrte, noi, che non facciamo receusioni, l'annunziamo vc.,lentieri per quello che è, cioè per un documento se non della patria cultun, almeno di una seria e profittevole atth•ilà letteraria dovuta appunto a professori che vivono e la\'orano in provincia. Que– sti sono Antonio Messeri che insegna storia in quel liceo e Achille Calfi. L'uno ha f.ttto il som– mario della storia civile, e l'altro dell'artistica. Faenza, di cui ranta l'anlica lode Lino, 1r111i,,tunplis, cl.retquc r,nntì.l vasi, si trO\"a riassunta in queste nitidissime ~gine, con grnnde suo compiacimento. CRPPEltRLLO.

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