La Voce - anno I - n. 35 - 12 agosto 1909

142 che, se si stesse alla lettera, non differirebbe da quella Jel Pascoli. A che destino ignoto si soffre? \'a d1spcr5;1 la lacrima che \'Crsa l'umanità nel vuoto? E la risposta : Amare giova! Sullè nostre lfste par che la falce sibilando avverta d'una legge di pace e d1 perdono: e Non fate agli altri ciò che non vorreste rosse a voi fatto! • Nella notte incerta ben questo è certo: che l'am:usi è buono! Chi ha assaporato la leggiadra malignità delle e Due Strade • e della « Signorina Felicita », sorride e tira di lungo. E non d:\ d'imbroglione al poeta, soltanto perche 11un– zione di quei suoi ,,ersi evangelici non rie– sce a far sospettare della sincerità del suo equivoco. Cosi dicasi del bacchettonismo ado– lescente degli ultimi Sonelli del ritorno. Dopo aver sentito, in un canto di ricordi infantili, con altri nomi, che significherebbero gli initii della tradizione letteraria del poeta, il nome di Manzoni, fra altre immagini spampanate leggiamo: Ritorna la viola a tardo autunno .... non morirò premendomi il rosario contro la bocca, 111 graz.ia del Signore? Verlaine, nei più laidi dei suoi poemi mi• stici (oh ineffabilità di un Oscar Wilde che lo chiama il più gran poeta cristiano dopo .... Dante !) 1 non giunge a tanto. Ma avremmo torto, a disgustarci seriamente e romperla col poeta. Gli è successo quel che succede più di frequente nelle autodefinizioni 1 dove dell'accessorio vien (allo il centrale, dell'a– bortito il riuscito, del negativo il positivo i dove si sbugiarda ingenuamence, nel porlo davanti a noi medesimi, quel che in atto è tutto diverso. Non bisogna offendersene, ma riderne piuttosto, benchè non ~i possa riderne del riso tenue e schietto che ci piega i )ab• bri quando sentiamo: e Kaciate la mano alli Zii I • dicevano il babbo e [li. mamma, e alzavano il volto di fiamma ai piccolini restii. o cosucce altrettanto deliziose. Riderne si 1 perchè la figura del poeta non è là altro che buffa. Quando infatti, uno scherza, e noi siamo assorti nella perfezione del suo giuoco, nulla ci può muover l' il:1• rità come \·ederlo perdere il bandolo delln propria burla, e fare un capitombolo nella serietà, smetter la parlantina del c/ou:tt per chiedere un bicchier d'acqua, e avviare una filastrocca che non si sa come ander:\ a finire. Se un pagliaccio dice sul serio: < Signori, debbo parlare un momento <li affari, ho da farvi una confidenza, ho bisogno di sfo– garmi. ... • è quando il !entro subissa di risate. Ed è giuslo e niente affatto indegno e crudele, perchè la , eri1!1 e la serietà del pa,t<liaccio, delle quali si può rider di buon riso, senza equh,oco, son nella sua smaccata buffoneria. Il Gozz.ano sa, in fondo I tutto que– sto, e ri.abbassa la mascherina e ripiglia il lauo appena sentito che la su:1 ,·oce suona in falsetto nelle espansioni cordiali, nei mo• menti teneri. « Ho fotto per chias!<o • si affanna a dire, con la frella del « , 1 ole\'o scendere • di quello che ca~ò da cavallo. .... Ed 10 fui l'uomo d'11hri tempi: un buono scnt1menl.tle gio\•ine rornant1co.... Quello che fingo d'~re e non ~no. Non totalmente d'altra tempi. ma roman· tico, certo, e di che specie l'abbiamo visto t Stanche. esaurite le vene d:1lle lussurie dei padri, come altri poeti che l'hanno preceduto cd altri che cercano di imitarlo, sta col cer– ,·ello vuoto e i c:en:ii dispcrc:i, come uno, la mattina dopo un'orgia, colla spina rotta dalla crapula e la bocca amar2 del rigurgito del , ino. ~la. in realtl, ~ un'orgia che non egli godette e la su.1stancheua è \·ana e irrime• diabile perchè è una 'ìtanchezu ereditaria. ! 1uoi padri hanno \'UOtato la coppa della roesia e non gli hanno lascrnto che da sgocciolarne un rimazzuglio inacidito. Gli hanno las.:iato come il peso di un' rngiu~lllìa prenatale e la CJ"-Sa forte 1:guernita. E~li 1:icompiace, perchè ~ un debole, della loro prepotenza. e le so~- LA VOCE giace e lentamente si suicida ripclendosi la loro 1>0esia 1 facendosene un fantastico nirvana. Si indovina, perciò, che egli es.1urisce metà della sua vita intima come le/lor,. Per agire, per poetare da,•,·ero, de\'e allontanarsi. de,·e rinunciare a questi sfoghi che lo risoh-ono 1roppo immediatamente i scostarsi dai padri. la cui esperienza :mistica egli non ,,:iJe a do· minare, e rifugiarsi dai nonni e dai nonni dei nonni. ~ella casa dove questi l:1,·orarono e lessero nei riposi il Metas1a1:io e il Prati, e do,•e gli altri, partiti per le città. 1urbinose, alla loro ,·ita combattuta e trionfole 1 non han lasciato traccia, egli, ritraendosi dal contatto dei vivi che lo de,101isce 1 può lavorare e crear cose di esile ma ,,em poesia. La sua \'Ìa poetica è la Via dtl Nijugio. i\l:ii titolo di raccolta di versi contenne, e tnnto preci– s:tnurn1e1 più ricco scorcio di storia le1te· raria. E una via. frattanto, ch'egli deve ancor per· correre nel ritorno, verso la negazione ,·issuta che lo de,·astai ma de\"as1andolo lo feconda. l.a sua poesia, poichè di fiato esiguo, non può animarsi che per assidua virtl1 di contrasto. Il suo dramma interio,e non ha che questi poli: la sconfitta nella praxis, ìl rifugio nella contemplazione delle ,,ecchie st:1mpe ingiallite e dei Loreto imbalsamati. In questo rifugio ora egli insiste, a gran gioi:4 di quanti accolsero con ampie risen·e il suo libro (1907_ 1 ed hanno ultimamente fauo applau-.o illimitato alla • Signorina Felicita, onero la Felicità » (l'aggiunta è significatin) che, rispetto a quello, non è che rifrittura di cavoli gi:\ assai spre· muti, ripetizione di situazioni gi!t espresse, coordinazione fittizia di piccoli miti che si de– formano e si sfiorano, se tolti dalla loro prima tremolante e un po' sulizzata infantilità. Gli innamorati dell'Amica di Nonna Speran{a mi capiscono. Ma è questo il destino dei poeti di ansito breve : far sentir più gra\'os.1 la percentuale di quelle poesie di scarto che sembrano neces– sarie a sostenere nella produzione di ogni ar– tista le cose centrali, i piccoli o grandi ca• polavori. Fra i quali, del resto, mi piace .chie– dere, se sarebbe proprio impossibile tacere. Emilio Cecchi. NEL MONDO DEI PROFESSORI Quando un professore di scuole medie, dopo molti anni di carriern, può con animo pacato riandare il cammino percorso e ripetere ao• cora una volta l':rntica domanda: se ciò che egli ha visto e fatto, gioi10 e sofferto sia stato una reah~ o una fantasmagoria, gli spiccano di11anz1i tra l:1 folla grigia de' ricordi, alcuni tipi che non può dimenlicare e in cui si con– fondono, come immagini gahoninne, nume– rosi compagni Ji la\'oro da lui incontrati. Quanti ce n'è, infatti, nella gran famiglia degl' msegnanti, e come differenti ~li uni dagli altri! Si potrebbe cominciare col Jis1inguere due grandi categorie: quella degli sl11Jiosi, che, essendo stati chiamati alla carriera da una passione o da una simpatia particolare per qual_che disciplina, h1vora110 con entusiasmo, coltivando, come possono, i loro studi e sem• pre più affezionandosi alla scuola, in cui ri– cono<cono un prezioso vivaio di forze I y_ueUa dei mtJlter.1111, 1 formata da ripetitori mecca– nici, 1 quali, priYi di ogni fede non studiano nè leggono più nulla e bada~o '-Olo a dire; tiriamo ancora la carreua, preparandoci agli ozi del collocamento a ripo,o. 1\la sarebbe ques1a una distinzione troppo generica, 1roppo indeterminata, perchè le \'arietà delle due classi non è (acilt contarle. C'è anzilutto qualche s~cie che ,·a scom– parendo, come le specie ;mimali di certe epo– che gtologiche, per e-.. il proj,sMJrefJlriolla, ch'è difficile ner conosciu10 personalmente. S1 tratta d1 un ,·ecchio garibaldrno, o reduce o cospiratore (a \"Ohe potrebb'e-..sere un e/ frate, o un ex-prete), che (u impro,•visato in– scgnan1e, non perchè a\'esse titoli di abilità didattica, ma unicamenie per meriti patriottici: e 1:u quuu tron modo d'1mbas11re intermi– n1l:,ili filastrocche. esibite all2 -.colaresca in luogo delle lezioni, che non saprebbe fare; ma che, nonostante, è ben \'Ìs10, anzi acclamalo ne' suoi frequenti ev\'iva ali' Italia, perchè; dopo 1Utto 1 è un buon dia\'olaccio, dall'animo indulgente. Non raro è il professore ,-ollo·liJ1 lo. A' bei tempi, ,;arà stato magari un gio\'ine di belle speranze; ma in sèguito 1 o per vecchie tra– dizioni domesti;he, o per contrarietà patite, s'è dstto :mima e corpo alle pr:itiche religiose, in cui trova un bal53mo salutare. È capace di togliersi il cappello ogni volta che passa davanti a una chieS3 o a un tabernacolo, di andare a prendere l'acqua•santa e la benedi– zione prima della scuola, e persino di :lltac• care alla parie imerna dell'uscio qualche im– magine di santo. Se è scapolo 1 fa il casto Giuseppe; se ammogliato, non m:mc:1 di dar esempi edificanti in famiglia, recitando il ro• sario 1u11e le sere. Vorrebbe for delle con\'er• sioni tra i colleghi, con l'ottima intenzione di avere qualche compagno di più in para• diso i ma la sua aria untuos.1 non gl' impe– disce poi di malignare sottovoce sul conto di questo o di quell'altro, nè di accarezzare, quanto può, il suo piccolo egoismo. Inchiniamoci ad uno de' più eccellenti pro– dotli della razza, a colui, che potremmo ome– ricamente chiamare l'a/1111110 di Giour o l'amor di Giove, generoso Achille. Carissimo al suo illustre e univel'!itario padrone, egli è l'eletto, l' rn,·incibile, l' in\'ulnerabile, il filologo ,•alo– roso che s.1 essere anche un geniale artista: perchè ha imparato che oggi non basta limi· tarsi :11le ricerche erudite, ma è bene pubbli– care il libro di versi o di novelle far la conferenza elegante, figurare con un' articolo di varieti nella terza pagina de' grandi gior– nali quotidiani. È uno che si fa molto sen· tfre e che ingrossa la voce in ogni occasione: la sua dotta parola, che tuona in iscuola e, dall'uscio sempre aperto, invade i corridoi e scuote chi passa, non riesce meno gagliarda e autorevole nei crocchi, in cui egli sentenzia su tutto e su tuttii lancia paradossi, giudica a faccia franca gli stessi autori che non conosce, insomma ha in tasca antichi e moderni. Il capo Jell' istituto si frega le mani e non si perita di proclamarlo il migliore degl' inse– gnanti. Un tipo assai di\'erso è il pro(eSM>re Aiar• gulle. basta guardarlo per capire chi è: il viso congestionato, le grosse mandibole e gli occhi piccini riflettono ì suoi istinti animaleschi. A lui poco importa che la popolarità, che sta tanto a cuore del precedente, sia accattata nelle uni– versità popolari e nei salotti, o (in propor– zioni ndo1te) nei circoli e nelle farmacie. Non crede a nulla, neppure alla materia che in– segna: cioè sbaglio, non crede a ciò che di– stingue l'uomo dal bruto, ma ha fede incrol– labile nei maccheroni, nel gioco, nelle donne, m:1 specialmente nel buon vino, e crede che s,i, s11lt•ochi gli credt. Fa dell'anticlericalismo a tutto spiano, ma di quello doninale, senza alcuna serie1à di convinzioni, forse perchè la preoccupazione delle cose spirituali gli to• glierebbc l 1 appe1ito e il buonumore, facendolo diminuire di peso. Naturalmt:nte, per alimen– tare i suoi vizietti, occorrono quattrini: e lui, non dubitale, s'ingegna in tutti i modi: basti dire che, appena è capitato in una residenza, le propine di esami, gra1.1e alla sapiente in– duslria con cui sa allettare i candidati priva– tisti, hanno un rialzo inaspettato. E poi, al biso~110 1 s, adatta a pigliare studenti in casa, a rice,·ere dei regali, a mtascare dip:nitosa– mente qualche sommetta, purchè nessuno lo sappia. Son piccole arti che frullano; ma, del resto, con la sua linguaccia e con i suoi lazzi egli rallegra le conversazioni ed è il pili onest~ Gargan1ua del mondo. Ma ecco altre \"arietà, che d' insegnanti hanno solo il nome, non certo la coscienza: il bolltgai'o, il propaga11di"sla,lo 'ibu,.-,ione. Il primo, appena uscito dall' uni\'ersità 1 in\'ece d'imitare quegl' illusi. che fanno gemere senza requie i torchi, preparando casse di carta stampata per i concorsi, ha creduto cosa assai pii, pratica e positiva convenire il diploma d'insegnamento in una specie di sorgente aurifera e procurar di arrotondare lo stipen– di<>,guadagnando per lo meno quanto un uni– ,·ers1tario1 c:enz'accorciarsi la \"Ìla con jtli -.rudi; e però si è buttato a dare delle ripeti7.ioni, Bibloteca Gino Bianco come un nutoma parlante o un grnm mofono, accogliendo alunni d'ogni provenienza e fa– cendosi pagare c11m grano salis, tanto per 11011 restar indie1ro a qualche collega. che più pra• tico ancora di lui, trova il modo di fare, n<-n solo il profossore, ma anche. supponiamo, il vinaio. - i\ligliore di lui. per una certa ver· nice d'idealismo, è il secondo, che, una volta massone (si becca\'a anche dei sussidii), ora spiega la su:1 attività di socialista militante, e nei modi più vari i: cambia la cattedra in tribuna, fa l'agitatore di piazza in caso di scioperi o di tumulti, arringa ne' comizi e nelle camere di lavoro, scrive articoli e \'O– lumi pregni di sapienza positivistica e socio-– logica, si atteggia a martire quando, per le sue t0rbolenze da mattoide, si fa sbalzare da una sede all'altra. - Quello poi che è la ne– gazione assoluta dell'insegnante è il terzo, che. sia per preparare articoli di riviste o cor• rispondenze di giornali, sia per attendere a' suoi lavori di critica o di non so che altro, spesso e volentieri alla lezione sostituisce un esercizio scritto in classe, e intanto fa il co• modo suo, seri ,•endo o correggendo bozze di stampa. Si racconta anzi che una volla, siccome gli alunni erano un po' rumorosi, egli, in tono di minaccia, gridò: zittì, ragatzi 1 altrimenti fo lezione I Del professore oca e del professore pedante non mette conto occuparsi: ma non va di• meoticatoil professore sullico. Forse un tempo, ebbe le ali; ma poi l'aria :tsfissiante della scuola fini per avvelenargli il sangue e intor– pidirgli le fibre, sicchè adesso, ch'è sul decli– nare, non crede ph'.1 a nulla: nè a riforme, nè a ministri, nè a superiori, nè a colleghi, nè a scolari ; non studia più nulla, perchè non ne val la pena; è stanco, disilluso, va· letudinario, e, considerando i suoi compagni di greppia, presenti e futuri, vede con gioia avvicinarsi gli onorati riposi della giubilazione. Qualche volta lo scettico può rappresentare, non solo l'abitudine meccanizzata e il pe· riodo d'involuzione, ma addirittura la fase degenerativa, l'egoismo senile e malsano che ha estinto in lui ogni affettìvit:\ e gentileu.11 1 che l'ha cambiato in un Moeno beffardo e sfacciato, che gli ha imputridita l'anima a segno da farlo persino gioire della malattia di un collega, o della morte di un superiore. Ad insegnanti di tal conio, che crescono ne' fondacci della palude scolastica italiana, si ap• paiano sovente mogli in tutto degne di loro: intriganti e pettegole, quando non siano qual• cosa di peggio. Quel di Michele Losacco. che rimane Calvino. Je n'enMd~ne 1111re~ho11equc ce qu'un chacu11 f,dtle ort,, (h,nn, I, 7, O, Ginevra, 1 .. Roma Protestante, ha di recente celebralo, con grande apparato di feste e coll'ap. posizione della prima pietra. di 1111 brutto monu– mento dedicato alla Riforma, il quarlo centenario della nascitR di Calvino. Il &"iornalismo ilRliano vuoi per quel clericRlismo negativo e scettico allR Gioii Ili che è la forza ed il nerbo cielclerlc11lismo vero, vuoi 1:>er ignonmza, vuoi 1>erqucll' autago• nismo di r1UU4 irreducibile che impedisce <hcom– prendere e grnd,care serenamente, non lut <1uas1 detto parola della commemorazione mondiale cli un fatto che ha avu10 così grande importanza nella storia dello spirito e delle istituzioni umane. D'.altroncle Calvino ~ poco e mal conosciuto da noi: la storiogrRfia di parte suoleesercitnrc la.sua tirannia interessata sugli uomini la cui Influenza dal carnpo della pura speculazione si eslrinsecò immedial:rnumte nel mondo dei fatti ; 110 11 può fare menwiglia quindi se questa potente persona– lità rigidamente a.s~ervita ad un11 ide 11 e quindi ~lusivista, intransigente e fanatica, .s111 slata giu• d1cata e condannala nel modo più superficiale, non discernendo trn quello che è del tempo e deve <1uindiessere 1>os10nel suo sfondo naturale J:>er ac<1uistare 1111 valore qualsi.tsi e quello che è e ri– mane al di 1fteh:\ tt:mpo sostanza viva e virente. I tempi ernno maturi per un'aflrancazione dalle ultime ve.s1igiadel\' eredito\ romaiu1, quando nac– que Giovanni Calvino. Il peso di Roma aveva gravato lroppo lungamente sui des1ini del mondo perpetuandQ!<i nelle islltuzioni del Cristhrncsimo

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