La Voce - anno I - n. 29 - 1 luglio 1909

118 LA VOCE ribaldi invocare la dittatura. Tutti questi compro1nt'ssi - ;\ nchc SC' ebbero qua lchc buon effetto sul momento - abituarono un po' troppo ~li uomini alla possibilità delle trasformazioni. alla debolezza. alla volubilitù, alla castratura, sia pure mo• mcnlill1C"a, dei loro principi. A forza di far clcllc concessioni su punti speciali, si venne a poco a poco a din1cnticare la necessità dcli' intransigenza per la vit– toria e col cambiare bandiera secondo te occasioni, si preparò la strada ali' or– ribile trasformismo della politica par– lamenta.re italiana. L'incostanza e l'in• con-;istcnza che oggi notiamo nella nostra vita pubblica non son dovute solo alla viltà presente ma risalgono al Risorgi– mento. Un altro singolare carattere della no– stra rivoluzione nazionale è la S'tla poca nazionalità. I.a frase l'f/alia farà, da st è rimasta, per quanto celebre, una frase. La resurrezione italiana è don1ta più che per metà a degli stranieri: è stat~, in certo rnodo, un prodotto cl' importazione. J\bbiamo prr~o le costituzioni dalla Spa– gna O dalla Francia - i denari clal- 1' .Inghilterra e dalla ·Francia - i volon– tari dalla Polonia, dall'Ungheria e da tutti gli altri paC'si cl' Europa. I liberali del 1830 e i repubblicani del 48 aspetta– vano l'aiuto dalla Francia - la guerra del , 8.;g fu possibile soltanto con i sol– dati di ~apoleonc III e la neutralità del– !' Inghilterra la spedizione cli Sicilia fu fatta colla protezione degli inglesi - Venezia fu ottenuta colla dttoria dei Prussiani a Sadowa, e lloma colla vit– toria dei Prussiani a Scdan. Senza Ka– poleonc Hl, senza Bismarck, senza Pal– rnerston, senza Gladstone l'Italia non si sarebbe fatta: noi dobbiamo la riconqui– sta della nostra nazionalità agli stranieri, e l'abbiamo pagata con pezzi di territorio, con sconfitte cd umiliazioni. La digniti, nazionale non s'(' certo a,·. vanta~g-iata da qucMa SJ)('ciC" cli elemo– sina politica d1C' l{li ~tranicri ci hanno fotta per t.'.lnti anni NI anche oggi l'Jtalia è incapace di pensar<" che possa fare da sè, spontaneamente, di s110 capo, con le solC' ~uc forze, M•nza gli aiuti, i sug– gerimenti C' le- allcanzP delle altre na– zioni. ~la la più grave C'dolorosa eredità del Risorgiinenlo i· eh' esso non è stato com· piuto, ch'e~so 1~ un'opera lasciata a mezzo cela parecchio tempo abbandonata da tutti. Perchè il Risorgimento italiano non è sta· to, almeno uci propositi del le più grandi anime che l'hanno preparato, soltanto un movimento politico. L'unità d'Italia avc,·a nelle menti di Gioberti e di ~laz– zini la sua giustificazione in una mis– sione cli ci\·iltà e di cultura rhc it nostr~ -– paese doveva avere- nel mondo. :\fa, co11• quiMata alla peggio l'unità e l'indipen– denza, questo prolungamento spirituale, questo fine- ultimo della resurrezione ital,iana fu dirncnticato a poco a poco da tutti, anche eia coloro che hanno )' impudC'nza cli rhianrnrsi mazziniani. La parte pili nobilC' del programma nazio– nale fu messa ìn disparte e a noi tocca oggi riprendC'rC' l'opera lasciata in tronco. Il Risorgimento, dunque', non è compiuto e non solo pcrchè due provincie sono in mano dcli' Austria, ma pcrchè l'Italia non è riuscita ancora a ridi,·cntare uno dei fuochi più splendidi dello spirito umano. Fino al 70 il problema del Ri– sorgimento è stato militare e diploma– tico e oggi è problema di pensiero e di cultura. Gucrrazzi afferma,·a rettorica– mente di scrivere un libro perchè non poteva combattere una battaglia e noi di– ciamo, più sincecamentc, che scridamo dei libri perchè non dobbiamo combat– tere altre battaglie. Giovanni Papini. "IL MARZOCCO,, lii. Tulti lo s11nno: tulli lo rticono. Il Mar=ouo non è più quello. No I lo !lipub leggere. Non c'è vita. Non c'è a1111n11. ln~mnu,: è mediocre. l giovani lo ~ntono troppo vecchio, i vecchi non 11bb~stan• za st..g,onato. Coloro che lo fauno sono, in m11g• gionrn 7 .A, cx giovani; anzi, direi, rinneKali della loro .:io\•c111t),che si \•erj!ngnano cli quel che fe• cero nei l,1ro 1>rm1ianni, q1111ndo non s-a1>e,·;rno Rncora metter la ~rd n I ai loro sd,..g11ie all~ loro simpalic. I I anno c-.. i qnell' elà meclia spirituale che 11011 è a11c11ravencruhile come cene sante ca• niz:•e, :tlmbulo d1 111111,tn fatica; e che non è P ù simpatie.i n11uc 11n'111lolt!ic·cnzasbdgliata e scapi• g\htta. 1::v'è dii si tinge i ca11elli. C'è, nel /1/tH":ouo, lo -.e 1c-rzoe 1roppo spesso il KÌl.iC0cli p.m,I ... , 1111 non 11riso franro e cordiale; c'è 11 bia,i1110 1,ta1 halo, ma non I' iudi):!n:izione morAle; se 1ocd11 con I,· nocche, da qu 1luuque pArte tu hitrn, St'nli suono di fes"o che svela l'm• cnmtiura, and, .. -.e 111r;1tacol m,1sticc J-t quakhe abile i.ni ,tH. In f,tti l'cruchtione non può pro– dui'li n.-lla su.t vc-~le -.chidla el'òinrern, bibhogra• fica, secc-,rnte, pr.-d~a. :e rida e si ammanta di pe• riodi che 11011 srt f"O<ilruirl"'; la vira 11011 osa t"s1>0r– visi tu!IA, 1)erd1foh, rcahà i'IUII è, spe:--sn, uri.tute e :,;gwrb,1:c: e allora s, velA ~ s1maM:herA; la poe– sia l1'ce da un ltt-1 JkUO l>t"r11011 fare scomparire la 1uu-.:c,e 111'111.t(.'\:hu:rio dti S.tlolli no: ha preso il po'lto. A11col1b1111v. Un frull:cr cli fr.,si in gabbia, che ad og·ni istan– te 11r111n11 coni ro i (erri; un r, u-:cio cli (rn-.i ben 11111dte ,li srehn e Hhh11nchrnte he.;1"11i111e. f)a 1111:1 poltl'o11itc•1111,1d • a una setgio1a prntit-a, da un div:cnoa 1111 : lt111 rliv:111•1. d si -.(·ambi:, il discorso: mi•rnr:cto c• pru-1, nl,. - in):.U,111t:110 :111rheqmrndo ha 1111t-n1.,,n .. ,t·,,nc~1; 111111 -.'Al1:a1111il:c voce, nun .'li 11ro1111Hl.'A110 \I ,rule sgu 1iale, ci ,i intende su11r.1t11t111 ,·,.11 il )(t"' .. to. ,·on 1111a 1•111 ...1; tutto \'3 b~ue III ttn,....1u 111,111d 1, 111:"-t .. uno suflrl"', ne.,,una c,.-.,1 l'IIÒ 11·r11.,rc. '" p.-r qud 1io' di nule che ci si può cl,..J;::IIHt"' ,li -.t•11rg' "re.uu- -gho è lac,,re. Il .l/a, :oao i- ( ,llu IH."r i ,aloni e s.-mbra mia co11v.-r-..t1in11,.; '" l'~h·li1à 1lel •mo d1rc-tl11re11111 è che l',4bil11fl ,I s •r..ia d· u H4 signora che. ncc\·e ~cute 1'<:eltae 1110,a•-4. 1)1vila. d1 verità, cli movimento si d1-.c111e qu-·1 1111•0cht' 1>11ò pt-11e1r;irc: in 1111:c casa bene unl111,,1a111un I r~miglia llc:lla mcdi:c burghe• sia, col ritrauo del re e d~lla regina, cosicchè, come un.t volta, <1uando Il 11/nr:occu si mise per b. via cht: fiu qui I' 111, cowlouo, dii.sero alcuni giov,rni ch'ei sembrava l":ippcndice lt-:tteraria della Nazione, oggi, che un uomo ca1laCe negli affari l'ha saputo sp:.rger per tuua I' l1alia, altri giovani potrebbero definirlo .st=nza tema d't'rrore: il ~ettimana1e let– lerario Ilei Co,, itrt della Sera. TAnto è veroM.. T .t1110 è vero qut>I che dopo vcclrcmo. Sicuro: tutti h.> dicono. I.o dirono i lettori che lo ..:nmpnrno ,~r ;tbitu1tine, 14li amici che si addo– lorAno rko1d.1111ln. I~ (,•r:.e c11rnlc11110 l'avrà ::i.nche detto a Adolfo Orvit'IO: io almeno lo spero, per– chè ci s:irl:"bbc ,l,1 (\uhitar ddl,1 sincerità di tulti gli uomini Sé ,,e~s11110 glie l'aves-.e ancor delto. Nè forse tut1i sar:m :tlati giusti, o d:\ntlo e..empio di qud che !;i \lolt'va f,1re, o calcolando e pesan– do le d10kol1:\ del co111pilo. Per conto mio, che hu la co~1iemm tr.1nq11illa, 11011mi 11:csconclodav• vero le lotte che :1vrebbe dovuto sos1e11ere un direuore perchè rima11csse nel ft!t,r::oao l'ani– ma1:ione e I' iml·veudenzn primic-ra. E i-ebbene in tanto diverse condit•oui eronomiche ('e quali, per tre quarti, ri~lvc-rehbero il prubl~ma) c:1pisco che un itiorn11l~ do1K>v11ri1rn11idi vi1a corr;1 ri– schio di stcrilinarsi e sl"CCarsie di divent;ere non ll'Ù u11 nllo, mli 1111 fallo, n,111p1l1 u11'a::ione, ma 1111' abitudine. Una vuh,1 es:111ri1ala propria uITs– sionc::, com~ vedem•w ., IAtto Il Alar=occo (ed un 1,tiornalc::è un Rllv 1•1ntico che non fa talllo 1> irte della -.tori I del 1,,.11 ..iero e cieli' immayin.1• 1.iuue quanlo d1 c1uelhi clc.lla coltura), riescito a sp.1r14ere il g11s101>ercerti libri, pt:r certi ;mtori, per <:erli pruhle111;1 per C('rtc::c\i..cu.:;-.ioni, aperto il varco a 1111 Ct!rto uunu:ro di giovaui menti. radu– nale varie :rnimt: :t convegno e ad opera comune che cos'altro 1>11ò f ,re 1111 Jforn tic SI! non cor• rompersi o morire? ~le.:llo di tutto, dicerto, sareb– be rinnovar.si: ma riunov:Hnt'nto vuol anche dire sileuziu, medi1.1zone-, contl4110 con 111 s1ori11, con la col111rn, t•.,n la \•ha: e ,l11>encle cht.l rinno,•a• 1111"1110 non solo clelle idee e dei p,ohlcmi, ma a11d1c ,leJ;::li1101111111, p i1f.i<'ili ad e.-.aurirsi i.opra tulio se t·o•ureui a quel l,1Voro a getlo continuo che è il gionuli-.1110 p1e~e111'",d,we ogni sciiuore se111brn v1ve-rn111eu.o c·ongt'.-.1io1uto e a"fi.s..iato cli quell,t stcs,;,,1 boccata d';iri,1 che a\•ea preso ver«<> i \'t:111' :mn e ,la\l:c q11,1le1>re1enderebbe aver l' ossigeuu per tutta lll v11:t. Bibloteca Gino Bianco Seppe morire // l..eo11a,do; Il ,Ila, ::oao non mori, non ,;i rinnO\'Ò; "!('Cl"lt- la ph• facile e l:l peg– giore vi.1: si eturuppe. E 1>•·rqu:into non sia fa– cile lott:cre conlro <1ut-lla <lt'generaz:1011e adiposa che colpi,;;ce le rivi,;,te 11011 mtno <legh uomini se• dentari e occupati 111110 il Kiorno :etavolino, quan• do si 1>e11,;i cllt" Adolfo Orvit:lo .iveva 1111apiena e ahbo,:chrnle i11dipe11de111.11 ·co110111ira,tale eia renderlo i11se11sib1leal pos~ihili c.ipnrci d'un pub• blico che pur s' :111cl:n1aconvertendo, si prov;i profoucla mestizia al ronlro11to di riud che era e di <1uel d1e è oi,;:gi li Jlln,·zocco. E 110111>ernulla ho fallo il nome di Adolfo Orvieto, 1>erchè la sua psicologia d1 scrillore coincide cs:,1111111entecon le r:cgioui di decn<len:t.t che 1111 esame attento del 11/ar::occo mi ha f;11 to scoprire. Cominciamo ehm• que dal vedere chi è Adolfo Orvieto, premeltendo che non lo conosco 111•1>pur d1 \•ista e non ho con· tro lui nes... un:c r;igione d' ;islio i>ersonale, nessun motivo d1 comballerlo se non l'amore a quel pri• mo iJla, zoao che egli ha tradito. Uomo di nusuna hafln2lia e di ncs-.un profondo interesse per le cose d'arte e di t)f'nsicro; uomo di salouo horght:"se, di stile chiacchierino e sorri– denlt:; uomo se111.t e111u-.i11s111i e senza S<legni; pcrchè 111 .. i Aclulfo Orvieto è dive-111.ito direttore del JJ/nrzoccof Non 111>ere,11011Rcntti, non cam– pagne, 11u11 i111ziat1ve per ,·111 si fos.:;e mostrato c:11,ace cli reg141•re1111 periodici) n che :1ll'nr1e te• neva q11-1-.i esclu,iv:1111c111efis"i gli occhi> [1S,9. 11) e che si vuleva f,,s"e e !tClllprc. p il rtCc:nimo nemico d1 vot14;1ri1tl"'di 111e11zogua nella ,,irn come nell':irte • (1891.)-38] D1rau110 che facciamo delle 1>ersu11al11à: ma cume pos'li.11110 trattenerci dal notare che. f'gli d1ve11ne direttore per ragioni estranee all:1su.1 h\;:ura intellettuale? In quei primi anni d'.tudacia e di monl:.ci;4, egli nnn s'era mai !Ano no1are, se 11011 per i suoi gu'1iti retrogradi e per la nes--u,u imp11rla111.adella sua 1>ersona: ed al principio del secun1to anno // /1/c,r::ouodando l'elenco d,..i pri11cip;4licollabonitori 0011 \'e lo com– prende.va 11e1>p11rt': e lo la<iehwa nel limbo di quell'ecu/tr11 che nelle fiaii enumeralive sta a indicare i personaggi di second'ordine: egli era oel coro. Anzi neppure nel coro: piuttosto una stonatura. I suoi gusti erano per Sardou e per Golcloni [1897. 52], giudicava lbsen un fabbricante di sciamele e cli rebus [V. 7]. la su:. speci;1li1~era.n gli artisti e sopratutto le Artiste drammatiche (Tina di Lore111.o[Il. 34] la Dnse (11. 41), poi Novelli, la Franchiui, 11ncurn h1 Duse e g,ù giù fino a Dina Galli [1905. 19] e persino Lina Cava– lieri, alla quale dedicò due intere colonne (1901. 41], scendendo ci~ al punto dove quella, che non so pcrchè, chiamano :erte dra1111natic;1, è di– ventata, senz'altro, es1>0sizione di femmine pia– ccnt•), tRnto che un suo ar1icolo, d'esordio se non erro, trattava della eminente ed 11rcimportante questione:: dei lk:.ll~golezzi e dei diss..pori tra la Duse e S,m1h llcrnh:cr<ll a P:crigi [I I. 1.3] Ora a questo res<>4,,on1ista teatmle, dotato di qnd genere d' ingt"gnu e d1 coltura che pi:cce soltanto nei s;ilotti, An~io 1 o Orvieto nei primi del 1901 lasciava J'intern e p1t'na 14Uloriu\ tli1ettoriale, e co,1 ciò Il /1/ar=occo subiv:c un vero e proJHÌO nmt:cmento di idee e di metodi. I.a decadcu1.a intellettuale e il succes-.o materiale: di d1f111i.iom:hanno origine da <1ud 1110111e1110 e se 11011 :,ii possun constnt:ire irumedh1t1t111e111e, si è che Adolfo Or\'ido, uomo di socie1fl., 11011 è ca1>:u:e e.li ntl1 nulu;nli. Per pa• recchi .tnni 11011ci si accorJ;e dd c:unbiamento, che per qu:11110 iusens1hilme111e avvt:nuto, pure esiste, e cfalla bella luce e dall'aria a1,erta che c'era nel 1>rimo JJ!a,::oao, come in una loggia fiorentina, a forza cli vctrAle e di tende e c.h pa– ravtnti e di 1:>ersianese ne ,·cde (are una sala di ricevimento d.1lla luce discreta e dall'aria che sa di rinchiuso. L'anlipalia che gli uomini di 1eatro e di società han 1:>er le idee, si rivelò pian 1>iano in 1111parti• colare che nou è di !>OCR importanza: negli an• nunzi eh• nei l)rimì numeri d'og11i .umo soglion fare le rivis1e del proprio 1>rogramma. Nei primi anni, come in fine Vellremo, Il il/111·::occo soleva ripresentarsi ai ltttorl conte un sovrnno custitu– zion::i.ledi fronte alla Camera dei Depulati, con un nuovo ginrameuto di princi,,1 e c.h fede.. Sollo la dire1.iune tli Adolfo Orvielo ciò lenclc a scom~ p:1rire i ni pri11cipl si prt!fcriscono al!eu,unenti giornahstil-1 di 1101i1.il! ;e all:c direzione loglie la parola l'amministrazionl:!. È 1111crescu1do. Nc:1 1902 si aflcrnrn ancorn che// /1/ar::occo propugna da Fuenze e l'11almui1à del pen,,ero nell'arte e ne.Ile lettere > ma :d conuut·ia ad accennare al bisogno che 11gior11,1lcsa t-ivo, ri,11ecchi la \ 1 ita intdlettu:cle dd p,1e~e ecc. ec.·c.·.Nel 1904 pirla hl\•ece con orgoglio l'Amniiui,trazio11e: • Il Jlh11·• =ceco si prep,1r;4 a s,·olgere le felici innov,1zioni di cui dette ampt ,aggi ,u11o ~orcio dell'anno testè trascorso •· Voi vi aspclL.cte chi s:1 qu~li novellt', chi sa che oromes;;e, e continuale: e Quin• di ai numeri cli ·1 ahetuerenio, ogni ,•olla che se ne prese111i l'occasione oppo1tuna, i numeri di 6 pax;,,~ ... •· Ecco che alle idee è sovrapposto il peso dell.i rart:t stamp~la, C'riterio che va sempr~ più dornmando nel Atn,zouv d"oggi, dove 51 crede <li progredire ogni vvlta C'he ~i acat.utano dieci ar1icoli in un numtro, cli cui cinqut-: 'i ritti a r,ro1>0sito di lihri in,ig1uficJ1nli, tre intorno a alli seur.a valore e due appena J)0'1i~ihili.Ma l'an- 110111.io co ntinua; e contin:.m cosi: e .. e alle squi– site primi1.ie letterarie [notate ht:ne quel p, imizie: c'è la riveh1zione di tutto lo l'lpirito giornalistico in allesa del nuovo e dd curio,o, d1 quello spirito che fa locl.trc nel Co,, lere della .'}"e,·a 1:t primizia dell'infelice Canzo11e del Cnrroceio di Pascoli) agli articoli critici alle notizie e alle discussioni artistiche accompagneremo talvol1a di.sev1i origi- 11ali ... •· Alla fine del 1905 la cosa !>i fa pili grave: e la pili ambita ricompensa è il favore sempre più largo e più cordiale del pubblico >. Ah si? e che cosa dice\'ale della Cn::::ella Lei/era, ia quando vi buttava in faccia con insolenza il r,1,ddoppiare dei suoi abbonati? Ltg,c:i.imo ancora: " Cerche• remo per altro per l'avvenire come sempre cer• cammo pt:r il p;issato Ji non alterare il carattere fondamentale del 11/n,·::occo •· Davvero? No, que– sto non ve lo lasceremo dire, 1>erchè il c::irattere fu molto e profonc.l:uuente altt'r;ilo. Volete una sola delle tanle prove che si l>ùlrcbbero d.ire?,. Quindo Angiolo e 11011Adolfo Orvieto, dirigeva Il ft/ar• zocco scnvc:vale: 11 Il /Jlar::ocro 11011 ha l':ibitudinc di occ111>:trsi di cose: monchrne > [1Sg9. 3]. Potre– ste oggi dire al1ret11rn10 con Diego A11g .. 1i e le sue rubriche 1011rn11t:: e C11cciaa\l;i Volpe•· e Grand J--lòlel • e Gli mgh:si :. Roma• t>CC. ecc.? Potreste dirlo con quell'abhondan.t;t d1 notizie, notiziole, marginalia e premarj ,l.in ,1\ia che per met:i. <;011 fatti di I inmsugh di conversazioni parigine e fiorentine::? Potr\"ste chrlo con gli s1re1ti legami che passan tra voi e l:1 Socie1à Leo,,urdo da Vi,uì 1 Fu questa fondata nel 1903 a F1re11ze, e fu ed è rh·elazione del caratteristico ·1i(ello della classe colta ddl.1 nostra città: :,uobi~mo -e mondanità. Joaugurat.ì e per omaggio a colui che scrisse contro gli uomini che " 11ltro che transito di cibo non sono da essere giudicati " con una delle fun• zioni più animali dell'animale uomo, con un pranzo [Leo11a,·do, 1903, n. 1], fu subito iugenuameute lodala da uno dei suoi componenti come e una società di mutuo soccorso intellttlUalt-: fra un certo numero di persone colle • ullle sopratutto e per la bisogna giornalistica • [Afc,,-:occo, 19112) ed è la quintcssenu. della inuulit:'I spendereccia con pretesi fini <liintellt:ttualità: salvo pochi con• certi e poche con(c:rcnze e qu11lche rara esposi– zione di <1uaclri nd'n sempre buoni, che cosa ha dato a Firenze cotesta rncictà, dove i servitori stanno iu marsina e vi dispensano tè e le signore ci vanno in grandi to1lettes? Ah, perdio, una marsina di meno e <1ualche r1vis1a di più! Meno tè e qualche iniziativa che giovi! Altro che chiac– chiere di gente educata! : :,,,.i comprino dei libri, si d1ffond:cn sul scrio le idee e non si faccia una cor pora.done di gente ricca. Che cos.1 \'Uole la gente ricca nel no:,.tro ciommio? Perdi~ pretende anche essere intelhge111c? Quando io penso a cotesta soc-ic.t:\, mi v1c.11 st:1111>rt: 111mente l:i rispo– sta di un frate o d1 un filosufo o di un v,1g.-1lxmdo a tm;i ricca signora che prcltnclev.i le fosse- di– mostrata l'i1111no1t.-1l11h dell'.-1ninm: e Come? :cvcte dei 111ilio11i c. vu,restc, per sop1t1pp1ù, ;mchc 1111'ani• ma immortRlc? • Il pe1a;io sì è l.hc. uella !:iucic.1à . l~eo11a1 dv dll llt11ci ci sono :111che delle 1>ersoue i111cll1gen1idavvero: ma o sono n1inor;i11za, e se ne stanno a c.t~:c 1>11gA11do le 1asse, o h,111110 co:-..ì poca coscienza cli quel che è cli grande lo-1 vita delle idee da sacdfic•ul.i ~Ile convc.u.tioni ~ali: e non osano ri\'ollar:ti. Di que!lta sodctà snobistica, mondan:., sorri– dente, ben educ,,1a è porlKVOCc il 1'/111:ouo; e l'espressione più chiara fu <1uella se:11edi d1r,uti detti • Istantanee • firmate e KodAk •• CIie for– maron la gioia cld pubblico colto fiort:utìuo.>e il d1s1.1etto di quanti h1rn110 un cuore sul scrio e 11011 l'>clnnouuu indigna1s1 da r,onte :ili' abb.tssa– me11to d' una nobile i111pres,, quale era stHtO Il ,1/ar::occo. Queste " lst;inta11ec .. furono 11modo di 111tercssa1e con 1>0eo spazio un put,t,tico aviJo di peucgolezzo, dcscrivetlllU person;ihueute degli individui (m;igKri nell' uhitu) 1111111011 toccando mai a foudo 11è il loro vulore, nè l'cflicttciR della loro opera, bensì intes:.endo sui loro 1101111 e sui tiluli delle loro 01>ere un:c serie di giuclu cli pa– role, innocenti cp1anto scioci hi, .:mn~e-ndu. cosi al lh•ello ,lel Jllol/o per , id,re o dei per /iuil-t di qu;ilunque giornale cli 1>ro,•i11ciA.Li ncvrdAte? eccone qu,1lche esem1liu: D'A11n1111zio: [ ... 1111 <\ ,•ita d1 e piacere • non sempre e 1n11ocen1e • nè e giuc:oncl1t•• lempr.11:1 :il e fuoco• della e g•ori,1 •• fra sogni e I.mdi > e Cilnti: tutto un e poema pa– radisi:cco > de-.tiualo a e trionfar della m•1rte •• X, 30). Pia.cd: [,,c<;'l.1111 go,•erno :.:li avrebbe ne• gato il•.•. piacei X, 6]. Tocco: (111111 po-. ... o dire che bel louo d'uomo, X, 8], R,1si : [,:' è la stofl.1 del mae-.tro; una stofla •••oprAffinc: di l{,4si...., X, 18). E b11s1a,che se 110111'11rrabbio davvero.

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