La Voce - anno I - n. 27 - 17 giugno 1909

llll no\'cllo tentativo di rivincita che nel plauso all'uomo ha voluto prendersi la scuola, la scuola che ha procurato qualche prebenda, ma non sappiamo se abbia aggiunto pure una \"eduta al pensiero. E non solo la dot– trina si può discutere senza mancare di re– vcren1a, ma anche il \'a\ore e il titolo di maestro di chi, per aver dimenticato l'idea– lismo cd ignorato la critica, la pretende a fon– datore di sistemi nuovi solo per avere spac– ciato in pian:1 il vecchiume di un altro abate, il Condillac, che Cousin e Rosmini avevano spaz1.atovia. Anche la canonizzazione de' santi essendo interesse pubblico, è sog– getta a processo e taluno vorrebbe a revi– sione) e poichè il positivismo talora si piace di farsi rituale, \·eJiamo un momento. i: il culto pei sacerdoti o il sacerdote per il cullo? Eh.... non è facile rispondere li per li: (Ol'se è un po' una cos2 1 un po' l'altra. Oggi che nessuno il quale rispetti la cultur,1 e !-e stesso O'-a piìi profes5ar,i positi\'ista, il cullo pubblico di Roberto Ardigò non può st:lbilirsi sen1a cs,1me. Eppute cosi si \•uole e si va focendo. Un danese che fa alquanto parlare di S\! in questo 1empo 1 ebbe l'idea di mettere in– sieme in fre1111una storia della filosofia mo• derna: impresn spa\'entosa a un tilosofo 1 fa. cilissima a un compilatore. - N,1turalmente, diss' io 1 delP Italia non si parla. Si parla di Atdigò, mi avverti un amico. - È 1roppo I E l'altro giorniJ ancora, come se il giubi– leo non b,1stasse, ci volern anche la comme– morazione del giubileo. Mi venne sott'occhi 1 a caso, il giornale che fa i ser\'Ìzi pii.i grossi a Giolitti ed ecco che ci ,edo (o forse è un:t resipiscenza del padrone?} un bel trafi– letto per ricordare, colle frasi pili untuose, la bell:1 fest:t dell'anno scorso .... Si tratta pro– prio di farne una /es/a immobile coli' ufficio proprio del santo ecc. ecc. E non solo la persona si onora, migliore senza dubbio di tanti altri, ma i libri e le carte, e i quaderni, e le lettere, e i biglietti. e i ritratti nelle valie pose e nei di\'ersi abiti. Si c11pisce 1 di questo cullo beneficie– r:1.nno an1.i sono già bell'e beneficiati i primi e i secondi discepoli e più fedeli del facile maestro, i quali, per il gran merito di a\Ter• gli fatto i caudJt:trii, sono stati premiati nella presente \lita e lo saranno ancora nella fu– tura glori:t del paradiso dei nomi positi\'isti: e avremo un piccolello san Tarozzi e i san– tini ~1arches111i: non parlo poi del beato Enrico al quale daranno certo uno scanno pili alto le turbe elettrici e i pezos argen– tini. Nè solo le opere e i seguaci, ma pure i cimelii preziosi. L'anno scorso naturalmente nei giorni del giubileo si è fatto già un gran parlnre di qllelln famosa rosa, e rose gli hanno onCr10 i maestri elementari che profesc:ano ardimentosamente di educare i bimbi d'Italia a non parlare cli quello che non capiscono. Ed ecco che il pio autore del trafiletto di qucM'anno nell'uflìcioso della capitale ri– corda con estrema compunzione lr-. solita rosa e la medi1a1ione del filosofo canonico il quale, avendo la fe:ic~ aniertenza di farci sapere che egli non ha Ictio questo e quello, non c:i sentir:\ mai neg<1re l'originalità da coloro che sapevano la ro"a avvizzita da un peno sotto il 11a~o della statua condilla– chiana. ~la che volete dir altro se tulio si riduce Il : la storia è vecchia, ma io non posso inventarne un'altra. I.a rosa, chi non lo sa ? ha una parte di primo ordine, :1111.i, diciamolo pure, lit pii1 gran parte nella cele– bre con\'ersione 11011 so se dell'abate filosofo o meglio del fHosofo abate. E chi non lo sa? È s1a10 liut:rndo una rosa che egli di 1111 tratto si accorse che 1utto il suo edificio filo– sofico era minato dalle fondamenta e che I' ideali-.n10 non poteva reggersi, poichè colla sensazione del,'odore delle rose e coll':1ltra del suo colore si spiega iutto, e Platone si può andare a riporre 1 che come un Giuseppe Petri qualunque ( 1) pretende nel Tuie/o di (1 (;iu'iCJ)J>C P,•tri h1cch<.-'>t.·, d;t nessun Uac– cclli sollt.•\,IIO dalle fatkhc <!ella scuola normak :-illa gloria dcli' l'ni,·c:r~it,ì, ha l:t'><·i:ito in c1uclli che lo hanno lt:ttr, e cimo .. ciuto opinione di pro– fondo i..' 'iicuro filo<;ofo e di scriuore chiaro e 1x:r~uasi\o. LA VOCE a, er trO\':tto nelle idee, certe note di assoluto e di eterno che nella sensazione .... non ci sono ancora : e con lui può andare a dor– mire quel noioso pedante di Emanuele Ka□t, profe!-sore universitario senza Bnccelli, il quale alla sua volta pretende che per fare della sen– saz.ione un 1 esperienz;1 ci \'Ogliono certe ca/e– go, ie.... che c;ono poi dt:I le corbe I lerie poichè il canoriico non ne h:i punto bisogno per sentire l'odore della rosa .... E cosl un giorno sentiremo i futuri mae– stri element:ui, e le maestrine degli Asili re· clutate ;1lla Camera del I.:woro, insegnare :ii marmocchi insieme o in\'ece dei oue celebri esempi della lampatl,1 tli Galileo (peccato che fosc;e in Chiesa I e della mela di }:ewton, anche la roc;J del canonico. E un giorno pure si ,·enderanno i cocci del \"d<:O do\'e era piantata la famosa rosa i e bisogner;\ a soddisfazione di tutli i feJeli moltiplic,~ come le pelli dell.1 fomo~a galla del Petrarcl in Arquà .... Eh ,•ia: concedete un po' a uno scrittore non letto l'innocente s0Jtli,fa1io11e di citarsi. Esso costa allo St:110assai meno che certi ca– nonicati. Gi/\ un'altrn \'Olta ho dovuto 0ccu– parr11i di questa rosn .... non pili fresca. l'n– dici nnni (.1 nelle onibili giornale di maggi<-', mentre a i\lilano correva sangue, sangue di stolti, ma sempre ~angue, e insieme anche sangue di vittime innocenti degli altrui tra• scorsi, ,1 Torino qualche giornale s.:oncia– mente inveiva .... e un Re i'nfelice per recenti sconlitte e che non temeva un prossimo la– crime,•ole indegno fato era ,·enuto a inaugu– rare la Esposizione e le feste per quel lo statuto che cont:wa appunto cinquant'anni non interrotti dal giorno che si era comin• ciato a violnrne 1:t lettera e lo spirito. E come un tacchino fa la ruota, se uno lo guarda, anche \'icino ,1 una pozza di sangue, tra i festt'g~iati cli quel giorno, sebbene io non l'abbia visto ( che cercai nè vidi altri che Fedele Lan:pertico e Romualdo Bonfa– dini) mi dissero che pri111eggi:1va Baccelli, proprio colui che dieci altri anni prima, in premio della fiutata rosa e del proclamato ate!smo, aveva di sua testa el:vato il canoni~o d:11 liceo di i\lnntova :11 canonicato maggiore dell' Universi!:\ padovana, collo stesso animo col quale alcuni anni prima, pe1·zelo di sud– dito leale intenso ai professori liberali come il i\laggiornni par\'e benemerito alla polizia pontificia e in questi giorni promosse in Roma il monumento al capo degli assassini di Pellegrino Rossi. Dicono che l'Ardigò, a differenza degli altri preti spretati, sia un uomo serio. Come il giorno ha bisogno della notte, così noi conosciamo la serie1à dell'Ardigò a traverso le gest:t e i gesti di Enrico Ferri e di Guido Baccelli. Commosso :t quel contrasto di fede e di sanglle 1 di insolenze di fratelli a fratelli nella S\'entura, pensoso di quel nesso di cause cd effetti io mandai allora a un giornale di Mi• lano un s;,luto di soldato che :una la patria senza pompe, un saluto di chi sapeva distin– guere la follla importala di qualche istante dalla \'inù costante delle cit1à nobilissime del ,\lanzoni e delle C:inque giornale e risa– lendo alle origini 1 col dtolo di complici esa/– /,1/i face\'O no1,1re come mentre a Milano corre\'a sangue di Italiani, a Torino si fe– steggia"a Baccelli, Baccelli il ministro che a\'eva es,1lta10 il canonico, il canonico che a\'eva educato Ferri, Ferri che a\eva educate incitate, guidate le turbe che a ,\lilano m•;. \'ano versato e fatto versare il sangue .... ln mezzo a quegli orrori spuntare pure la rosa del canonico. lo la ricordai colle eloquenti vedute di Gae1ano Negri. Povel'O Negri; ;1nche lui così fino, cosi cri11co avea bruci;1to il suo grano d'incenso al canonico e lo a\'eva addirittura dipinto nell'atto che fiuta la rosa e cambia filo~ofb. lo :1vevo 1101atosolo l1uec:to: il colmo dcli' ironia, l'ironia delle cose 1 Kegri l'a\·ea fat1:1 sen1a accorgersene. 01bene i petali della rosa sono tutti cJ.– duti. Dov'è il sistema di filosofia? e non era la turba che si è accolta :ttlorno e gli ze• lanti che stettero pili dappresso, se non er,1 Baccelli fautore senza nulla capire e Enrico ardldo che capisce molto bene il suo conto, Don Roberto s;1rebbe rimasto uno dei tanti spretati che tro\'arono posto anche nei licei. Per fondare un sistema di lilosolia ci mole un' idea ; bisogna comprendere, superare. La filosofia spiri1u:1Jic;ta che non disse altro che il vero quando per bocca di I uigi Ferri, con un pem;iero che I !egei avrebbe appro– \'ato1 rivendicò a se stec:sa il merito di a\'er fatto I' lt,tlia, non era perfe1rn da ogni p,1rte: sicuro. Bisognava salire, perfe1.ionare, correg– gere. 1\la prima bisognava capire. E non si perfeziona un:1 ca5a riducendola ai mattoni. La filosotia di Ardigò è b lilosoha dei n1at– toni. Egli non ha mat c:tpito che non sono i mattoni che fanno l.t ca5a. 111:tl'architetto. E chiamare sic;lema di lìlo!-olia un regresso così puerile, un atomismo cosi destituito di pensiero è una burla Ji callÌ\'O genere : e dare un co!-i fatto maestro per rnpprec;ent:mte de!P Italia sarebbe un 1 ingiuria insopportahile se l' uso non a,·r,se tolto la distinzione fra 1ca1alogh1 delle librènc e le opere di :.tori.1 dell:t hlosoha. Sono trent".urni che il po\'ero canonico ripete le sie,se cose, e si sforza di fugare i fan1asmi 1nctafo;ici che sono ìl suo incubo. Egli è come un bambino che piglia una manata di terra, poi una pietra. poi un po• di grano, poi un po\10 1 poi un gatto, poi sua sorella e dice: vede1e l.l pietrn f.1 il grano, il grnno fa il pol10 1 il pollo fa il gatto e il gallo fa mi:, sore\111. Possibile che in t:lnti anni non si sia ac– corto che quando egli analizza un fenomeno c'è lui che analizza prima che il fenomeno an:tlizzato? ~la si deve salutare capo scuola e r:tppre– sentante ma<.simo della fìlosofia. i1alica chi col pen<.iero non si solle,•a di un dito sopra il ciaba1tino che guardando il cuoio crede in– genuamente che il cuoio che egli vede sia qualche cosa di indipendente da lui che lo guarda e lo vede e dall'atto suo di vedere e di gtrnrdare? i\la il ci:tbattino non pretende cli studiMe filosotìa, e il cuoio creduto serve tanto bene :t fare le scarpe. Ma lo stesso ciabauino se sentisse dire che non solo il cuoio è da lui indipendente, ma pure le scarpe, che egli crede di fare sono da lui indipendenti, anzi egli stesso che le fa, è niente altro che il fenomeno che risulta mettendo (chi li mette?} insieme tanti pezzetli I' un dopo l'altro, crollerebbe le spalle e \'i direbbe se :t\'ete voglia di scher· zare. Ebbene io mi sento in un'ora di fare del mio ciabattino onesto un filosofo senz.'l la ros:i. lo mi valgo di questo suo giusto risentimento di calzolaio offeso nel suo amor proprio di au1ore per condurlo :1considerare che non solo nelle scarpe da lui falle, ma pure nel cuoio soltanto guardato, nella lista veduta egli ha una gran parte. Se io gli dicessi tu non vedi tutta la lista. ma ci sono tanti pezzettini cli cuoio, e que• sli =1111.i r sullano di t.rntc parti pH1 piccole, e queste d'altre, di cellule, di molecole, di atomi, e \'ia via: ma oibò, mi direbbe, ma io vedo tutto il cuoio in una volta. E se io gli replicasi:i: ma che io? Quel che tu chia• mi io, non e che il rii-ulta10 di tante sensa– zioni l' una snll'altr~, come una casa non è che il risultato di tanti mauoni; egli alla sua voha mi direbbe: ma i mattoni chi li ha messi insieme? e io: lo stesso che mette insieme 1uua la lista del cuoio : gu:trda fuori del tuo botteghino, vedi la strada, la gente che ca111min:1 1 il nnre lontano : tu\lo questo tu lo vedi in una volta cosi come rn una volta ,·edi tutta la lista di cuoio. Ritorr.a nel tuo botteghino e ripens:ici 1 ri\'edrai il mare e il monte e ripenserai la c,1~.a lontana del tuo paesello e i tuoi ,•ecchi parenti e il piaz• zale dell:1 chieM dove rincorre\'i gli altri ra– g;1zzi : eppure è tanto tempo pas!-rtto : e ti pare oggi. Se tu fo!l<.i fatto cli tanti pe21.i non ricorderesli nulla, perchè i pezzi di oggi se toccano quei Ji ieri sono separati però da quei di ieri l'altro. Non c'è colonna di mat– toni se qualcheduno non li mt:tle insieme. Se l':\rdigò fosse 1111 lilosofo, io non dico che l'odore di una rosa non pote!-se S\'egliar– gli una fuga di pensieri, 1111 sistema, appunto egli non avrebbe mai creduto che perché i pen!!iieri \'engono 1' uno dopo l',dtro po:,sano anche stare l'uno senza l'altro e senza la radice comune: fiutando una rosa non si s:irebbe dimenticato di una cosa cosl semplice Bibloteca Gino Bianco che la coscienza non risulta dn migliaia di oJori I' un dopo l'altro, ma l,1 piì.1 piccola sensazione è opera della c0scienza. lo credo di a,•er dimostrato contro A rdigò ( 1) : , • 0 rhe l'analisi appunto della sensJ1ione ridotta ai minimi suoi elementi, dimostrn che la sens;11ione elementare non esiste, n-.>n è penc:abile, che l 1 associa1.ione non iisulla dalle sovrapposte sens:lzioni, nrn è l:i mdice delle sensazionì strsse. 2. 0 che l' inten·cnto cos1ante e necessa– rio della associazione in qualunque atto ~i– chico, in qualunque sensa1ione, atte,.ta che la cosciema non è il risultato delle molte as– sociazioni, ma ogni a'-SOciazione è opera del- 1' lo unico e costante. Nè soltan10 questo è, ma non si può pen– sare altrimenti; perchè quando pure si \'Ole!-c:e dire: l' as..cociazione è il risultalo di molte sensaiioni, e la co-.cien1:t è il risulrnto di molte ,1~soci,u.ioni, ltUcsh.: Juc c.c;prt"c: ,inni in– tanto sono intelligibili in quanto si sup~lOne e si comprende qu;1Jcheduno che fo ri!-ultare che vede risultare e che perciò è primn e dopo. E fìuute pure delle roc;e, m:1 ,;e111:, t'uuo non si capisce nie111c, e ciò che non si capisce 11011 ,\ Feste tin che volete, ma non clliamatele filo~ofo1. Lorenzo Michelangelo Billia. Nell'imminenza dell'«Unica» scuola. Quando, poco lempo addietro, fu indetto I' improv\·ido referendum sulla riforma della scuola medi:!, io do,·etti nrro~ire dell'atteggia– mento assai pedestre assunto dai « professori » che si rivelarono in quell'occasione, almeno per una buon:t metà, assai poco all'alteua del loro titolo e delle speranze che ragionevol– mente in loro si riponevano. Pìi.1 che rap– presenl:tnti degl' interessi superiori del sapere e della dottrina, mi parvero modesti mand:i– tari di rnmen del lavoro, le quali, natural– mente, hanno ben altl'O da fare e da pensare che perdersi colle ciance di quei « clericali » di Cicerone e J'Orazio. )·lo detto improvvido l'espediente di ri– correre, come a guida decisi\'a per una ri– forma della scuola media, a tutla la grossa folla degl' ìnsegnan1i 1 in quanto non teneva conto della composizione progressivamente tecnica che essa è andata subendo per effetto dei molteplici insegnamenti pratici e grafici che nei corsi tecnici e normali \'anno pre– valendo. Qui non si trattn - Dio me ne guardi I - di disconoscere l'utilità e I' im– portanza di queste e materie • come di quella salutare della ginnastica i materie tutte e maestri senza dubbio rispettabilissimi, ma, per l:t loro limitat:t specialità, insufficienti ad abilitare nella funzione di competenti legi– slatori in tema di radicali riforme scolastiche. Poichè non bisogna dimenticare che la que– stione scolastica, m,,lgrndo l'aggetti\'O speci• fico. è ben lungi dall'essere una questione puramente scolastica e dal poter avere lume adeguato dalla pura pratica giorn:tliera del magistero; essa è anche politica e nazionale ed esige in chi pretende o è chiamato a di• scuter\'i, una certa brghezza di coltura e di orizzonte mentale che lo ponga in ~rado di valutare, senza angusta unilateralità d1 vedute, la portata compless:i. di certi ardui problemi. GI' insegnanti, almeno certi insegnanti, po· tranno utilmente essere consultati in ,irgo· menti d'indole di'iciplinare e didatlic:i, di prove e d'esami, entro l':\mbito di un gi!l determinato ordinamento; fin qui siam d':1c– cordo ; ma - santo Dio ! ab amids ho11esla petamus, non mettiamo in imbarazzo la co– scienza cli questi gal:rntuom1ni col proporre loro a bruciapelo del le 1esi così ponderose che richiedono ben altra preparazione. Che cosa volevate che \'i rispondessero tanti e spi– riti minori » che sono penetrati nella com· pagrne scolac;lica, maes11i di calligrafia, di– segno, ginnastica, lingue moderne, canto e (1) L'.o~g,llo dd!tt filosofia. Rom:., l\lihrno, Firt:117.t,:. E ~l'\IO testè lr,1<10110 in fr.111Ct'SC cl" E. Be111lit:r,

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