La Voce - anno I - n. 13 - 11 marzo 1909

50 dunque nota che nel 1904, in luogo delle galere tinte di sanguigno la nave della Te– cnica manicomiale armava la prora e salpa,·a verso il mondo e nel 1 908 tornaya da Vienna un po 1 malconcia e non senza amarissimo sale. Se Dio salvi i paesi di lingua it:iliana e l'egregio scri1tore che sì è occupato anche di estetica, fatti simili non sono purtroppo nuovi nella nostra !.toria. (co11/i,111a) Dott. G. Vedrani del ll•ni:omio di l.ucca. Miserieelettorali. Come fre•vtdez'fl t·aulorc, questo articolo ci è giu11/o troppo tardi per poter uscire nel numero scorso. Lo p1ebblic/1101110 lo sltsso, jJcrcld andu: 11oi crediamo che le avvc,11tlc eleziOni 11011a/;/Ji'a110 diminuito affatto la sua opporl1111itti. [o non voglio occuparmi di tutte le miserie in generale, sono troppo stanco per ripetermi: fra tante ve ne è una, che non mi fa così schifo, ma mi accora di pili: ed è di questa solo che voglio par– lare: e non importa se l' infermitl1 che mi fa tardo allo scrivere non lascierà uscire queste lince che a elezioni fatte: io scrivo per Jc idee, non per dar voti o toglierne a nessuno. Kon che io sia astensionista o lo sia stato mai: anche in minima parte ognuno deve fare il suo dovere: e nulla trascurarne: ma ci sono diversi utJici e la parola può averne uno, se non pili alto, certo diverso da quello di decidere di un fatto particolare. La miseria che di tutte mi accora di piì1 sono le istruzioni che da R.oma sono ve– nute, o si dice, « agli elettori cattolici ». Non che in esse non sia alcuna sapienza e qualche mira piì1 elevata e più umana che nelle altre direzioni; ma il mio do– lore è appunto per questo contentarsi di così poco chi potrebbe salire e chia– mare assai piit alto. ;\ncora: non io mi dovrei lagnare, nè mi lagno di quanto è, e fu agevolmente notato in queste istruzioni, di assolutamente contrario alla costituzione di una frazione o fa. zione parlamentare cattolica che sarebbe una nuova grave cagione di confusione e di malintesi e di rovine sia nell' or– dine civile che nel religioso: e qui non me ne lagno io che (o che non è le– cito a scrittore non citato citarsi da sè ?) più volte e anche recentemente ho dato contro tale funesta costituzione l'allarme di cattolico e di italiano (1). O che non è opera cli padre provvedere prima al bisogno dcli' universale che alle impa– zienti ambizioni di giovani cli esuberante energia i quali hanno bene compreso che per agire, imporsi, dominare la cosa pub– blica hanno bisogno di essere gruppo parlamentare, non soldati randagi? Ma le istruzioni se disturbano e impacciano le ambizioni e le direttive delle ambi– zioni che ho detto, le quali si divinco– lano sotto la stretta, non volendo nè ub– bidire, nè ribel !arsi, lasciano ancora in– soddisfatta l'anima desiderosa di quella Parola che vivifica e crea. Prima di tutto ci siamo: Istruzioni ai cattolici. Che po– vertà di pensiero! Per il Papa tutta Italia è cattolica, tutta Italia è suo gregge: no, si fanno i cattolici parte anzi partito: e cosi, chi lo cred6rebbe? il Vaticano finisce per parlare come 1 1 as<.;cssore del- 1' istruzione che rappresenta in Campido– glio il blocco della villania. Anche per lui i cattolici sono una frazione, almeno le, dice ed è comandato a dirlo. E poi che cosa dicono queste istru– zioni ? Di andare o non andare a votare secondo che il Vescovo dirà: e di votare in quel modo che il Vescovo dirà. È una presa di possesso dcli' Italia politica, al• meno fin dove i Vescovi saranno ascoltati, semplice e grandiosa. Dirò io che non (1) E<1ui\'OCO politico e pt:ricolo rt:l,gioso. Fi– ren.tt: 1907 Estr. d. Rassegna Naz,omrle. LA VOCE ne abbiano civilmente il diritto? Neanche per sogno. Cittadini come gli altri, al– meno, ordinati, influenti, essi recano in questa competizione il diritto supremo che danno loro gli interessi più alti dello spirito e della società. E se non colla semplice persuasione, ma colla direzione di classe e di corpo conducono alla bat– taglia elcttorale 1 come soldati i loro adepti, i trusts industriali e bancarii, i sindacati agricoli, la Direzione del Par– tito Socialista, la Compagnia lillipuziana della R.epubblica avvenire, il circo buffo radica le e perfino una riconosciuta asso– ciazione a delinquere quale la Massone– ria, sarebbe pili che enorme, ridicolo misconoscere, calpestare o anche solo ignorare un almeno uguale diritto nella Chiesa nella sua esteriorità. ~[a dall'avere un diritto incontestabile al dare tutto quello che l'anima invoca c'è pc-r.~ meno una certa differenza. È lecito do– mandare: l'elettorato, per quanto poca e spesso illusoria cosa esso sia, e 1a depu– tazione sono fumdoni di sovranità. Le direttive papali tengono o non tengono conto cli questa particolare natura del- 1' ufficio e del potere giuridico del de– putato e dell'elettore? Non domando se il Papa sia o non sia superiore a queste cose: domando solo se ne tien conto. E attribuirgli che egli ne tenga conto è, mi pare, atto rispettoso perchè altrimenti si comanda o si consiglia un sovrano, sia pure in minima parte sovrano, e altri– menti si comanda o si consiglia un servo o un manovale. E se ne tien conto, sono i suoi consigli o comandi? Consigli degni di ogni ossequio, ma lati, ma soggetti al probabile, oppure comandi stretti, obbli– gatori? E neanche voglio dire che il Papa fa male qui a comandare: facesse anche n1ale non tocca a me a dirlo; nè che fa bene, sarebbe una sciocchezza: se fa bene, non ha bisogno della mia appro– vazione. Io parlo quì per essere istruito, non per insegnare. Lo stile delle istru– zioni, se le hanno ben riferite, è di co· mando. Orbene misuriamone la portata. Il Papa avoca a sè l'esercizio del diritt~ elettorale in tutta Italia. Se non riesce ne' suoi intenti avrà acquistato egli una prova della sua dt:bolezza, se riesce avrà insegnato al governo e a tutti che è con Lui che devono fare i conti. Questo un ri– sultato. ~Ia con quali mezzi? Col coman– dare a tutti i fedeli di regolarsi in un certo modo non in generale nella vita e nel costume, ma nell'esercizio della loro sovranità: in questo modo si può cre– dere che essi abdicano a questa sovra– nità nelle mani del Papa: e se credono in coscien1.a di dover fare così essi fanno benissimo ... ~ se l' ubbidienza al Papa manderà in Parlamento molti massoni, questi 11011 piangeranno sicuro: dal Par– lamento alle forniture è breve il passo. [ntanto il Papa avrà ottenuto questo: potrà dire: questa volta è in grazia mia che avete codesta vostra Camera; do~ mani se voglio avrete la mia Camera. :Magnifico. Eppure io vorrei che il Papa avesse molto di più. Egli ha esercitato. colle più paterne inte111.ioni e colle pii1 patriottiche, ne sono ccrto 1 un atto di dominio: egli si è sostituito al diritto di ciascuno. Sarò io meno reverente se de– sidero a lui una vittoria pili grande e pili duratura? E se egli ottenesse lo stesso fine, anzi un trionfo pilt 9ieno an– cora non per un atto meccanico e colla soppressione delle energie spirituali, ma precisamente per la conscia libera attua- 1.ione di queste energie? Egli ottiene un atto esterno, come il caporale dalle re– clute: ma non oserà forse farsi imitatore di Dio che ottiene i suoi fini col libero operare <.Jellc intelligenze? Certo egli se vuole è padrone di fare anche il 111e110: ma chi ci vieta di nver bisogno che egli faccia il j,//ì? O forse qui, per quanto paia strano a un'ontologia meccanica, il più esclude il meno. [o non lo so, per– chè non so niente; ma è da qualche giorno che un dubbio mi incombe, che forse il più, qui. esclude il meno. Il Papa è, se non l'unico, certo il supremo custode dell'ordine morale. Er;;ercitando questo ufficio, il Papa comanda, anzi i Papi hanno sempre o almeno molte volte co11u11ulnto e severamente ai padri 1 ai ma– riti: comandalo, insegnando, di eseguire i loro doveri verso le mogli e i figli : ma forse che cosi facendo si sono presi le loro mogli e i loro figli? Tutt'altro: il comando stesso supponev.t il ricono– scimento elci loro diritti I non già la sop– pressione, dirò di più, ne importava anzi la consacr,tzione. Orbene non potrebbe farsi qui lo stesso? Ispirare cioè tanta carità del prossimo, tanto amore del bene, tanto zelo della religione che gli elettori di pessimi divenissero ottimi elettori: e, lasciatemi un momento abbandonare alla semplicità socratica, non fa male a nes– suno; gli ottimi elettori non sono forse i piì1 sapienti, e i pili sapienti non sa– rebbero forse quelli che sanno quel che fanno? E qui mi torna appunto i 1 ,mio dubbio: che questo più escluda il 111c110. ~_[i servirò anche qui cli un esempio estre– mamente umile, e ne domando perdono non al Papa, citò non parlo di lui. f'lè al Parlamento pcrchè parlare cli cose che puz1.ano non è un confronto sconveniente. Un buon padre di famiglia comanda a tutta la casa, e il suo comando implici– tamente comprende anche la rimozione dalle camere da letto cli quello che per le offese nari avvele"nercbbe il sangue. Eppure non solo il buon padre cli fami– glia, dove ci sono altri per ciò, non deve eseguire egli questo ufficio. ma perfino il comando deve essere pii1 che si può sot– tinteso. L'autorit,ì. non discende quando un S. Francesco conforta un lebbroso, ma discende davvero quando usurpa o ha raria cli usurpare il diritto e l'ufficio sia pure dc' suoi sog-gelti. Almeno così pare. E che si possa qui desiderare il pilt, e che i I piì.1 escludesse i I meno e questo appaia al suo confronto una mi~ seria si vede qui dal fatto, dal I' ef– fetto. Che cosa dicono in fine le istru– :ioni? Due cose. 1.' una che non si devono presentare candidature di opposizione dette cattoliche nè presentatesi appog– giarle colla propaganda e col voto se non nel solo caso che si tratti di con– trastare per il supremo bene sociale e precludere la via a un legislatore che abbia dichiarato guerra alla religione: e che anche in questo caso bisogna doman– dare il permesso; che sarebbe come dire: se vedi uno che vuol ammaz1.arc suo fra– tello, siccome ammazzare potrebbe far male, domanda al Vescovo o al Papa il permesso di difcndc>rlo. L'altra cosa che si poteva omettere perchè implicitamente contenuta era che quell'arnese di guerra «: contro i battezzati » che, castigo del nome mercantile, si chiama il 11011 cxpc– dit, è in tutti gli altri casi mantenuto. Diranno: e non vedete il cuore italiano di Pio combattuto tra il ritegno di dare dei pagani a' suoi antecessori e la ripu– gnanza a continuare il sacrifizio del suo popolo? To non mi fo lecito di sottoporre il cuore del Padre Jei cattolici a un esame psicologico: io intendo il rispetto un po' pili seriamente, io parlo de' miei bisogni e non della coscienza del mio superiore. Ora quale è il primo effetto che contro le sante inten1.ioni del Papa otterranno le istruzioni? Questo: che in molti col– legi d'Italia se si presenterà, e la sup– posizione è lecita, un asino o un imbro– glione, magari un venditore di miniere che non esistono, ma che negli ultimi tempi, visto che i parroci contano qual– che cosa, senza andar lui a messa, avrà smesso di sputacchiare quelli che ci vanno, se contro di lui si presentasse un altro, non asino, non imbroglione, ma che per disgrazia va a messa anche lui, i buoni cattolici devono votare pel primo. Altro effetto conòeguentc a questo: che molta gente spericolata dirà che gli asini e gli imbroglioni con un po' cli ipocrisia vanno alla Camera pei voti dei cattolict BiblotecaGino Bianco anzi per ordine del Papa. L'eccezione al 110 11 cx pctlit è ancora in quello stesso spirito che informa la regola: guerra, dominio. E l'anima ancia carità. Il 1101/. cxjcdit è stata una ciel le pii, crudeli, delle piit spietate, delle pili mondane guerre che siano srnte mosse non ad un governo, non ad uno stato, ma ad una nazione: perchè è verissimo che il Par– lamento non è la nazione; ma imporre un sistema cli astensione che ha per ef– fetto di dare al lo Stato i legislatori meno scrupolosi o anche solo i pili grossolani è rovinare la nazione stessa, non solo il governo. Dic<"vauo: non bisogna fare il male per ottenere il bene: cooperare allo stato usurpatore è male, ergo... Oh per– chè non applicavano a sè la stessa mas– sima : proibire di fare i I dovere di di– fendere lo Stato è male, dunque non bisogna farlo per ottenere q11el gran bene che è la difesa cli un potere per– duto per sempre e... che alla religione ha portato quei bei vantaggi che tutti sanno. Ecco la m:seria, la miseria pro– fonda: temere le altezze: combattere la piccola battaglia del meno, dcli' in– Aue111.a,ciel potere, del òominio: invece di bandire la parola eterna che sveglia 1 che vince, che crea: spuntarla nelle ele1.ioni, perdere le anime. Io ho detto funesto il 11011, exj,ctlil all'Italia civile: ma non intendo esagerare, e attribuire a quel di vieto pagane, (che del resto non fu mai universalmente osservato e contro il quale la coscienza di coloro che non sequestrano malignamente il cattolico dal cristiano ha sempre prote– stato) tutti i mali dcli' Italia civile e politica e anche solo la perdita di tutti i beni che non ha avuto ; sarebbe una cieca esagerazione che eia una parte aumenterebbe a capriccio l' importanza e l'efficacia della Camera, dall'altra a favore di un solo dimenticherebbe tutti gli altri fatiori della vita nazionale. Ma vi è un male che persiste anche alla obliterazione del 11011 t'Xft·dil di_pa.c..o_. buona memoria, ed è un male religioso: le coscienze falsate : i I pregiudizio insi– nuato che un ordine o un divieto possa rendere giuJto l'ingiusto, e ingiusto il giusto: e che l'autorità sia un interesse, una signoria, non I' altrice della libertà e dello spirito, che si sia qualchecosa al di sopra di quella Carità che non è solo i I comando di Cristo, ma Cristo stesso. Dunque.,. il prof. Michelangelo Billia dall'alto della sua cattedra di liceo (1ì pronunzia che il Papa ha sbagliato, e gli vuole un po' insegnare a governare la Chiesa. Il poveretto 11011 si ricorda pili come ha cominciato, e non si è accorto di aver dipinto se stesso nel goffo che trovava miserie nell' eleganza perchè ilon sapeva leggere ! A chi mi giudicherù così posso dire: 1 ° che può· darsi benissimo che io non sappia leggere. ma che appunto per questo, che appunto per noi che non sappiamo leggere sono a deside– rarsi dalla carità ciel padre che soccorre istruzioni chiare che soddisfino e che non lascino pensar i I ma le. 2" che a legger male non sono il solo. A chi mi giudicher:~ così pos~o dire che non legge bene nella mia faccia e nell'animo mio. Io ali' autorità non mi arrogo di dare nè torto nè ragione, che è forse una impertinenza non minore: io all'autorità non mi arrogo cli insegnare: io mi contento soltanto cli star male, di soffrire, cli avere dei bisogni spirituali non soddisfatti, e che pure sento che sarebbero soddisfatti 1 quando in ogni anima scendesse, non impedito, il Venite ad mc 011111cs. Le elezioni del 1 909 sono un piccolo episodio: l'anima ha sete dell'eterno. L. Michelangelo Billia. (r). L'espressione, che mi onor,,, è dd Card. Merc1er, grande .1postolo del positivismo.

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