La Voce - anno I - n. 10 - 18 febbraio 1909

Esce ogni giovedl in Firenze, via dei Robbia, 42 ,:I, Diretta da GTUSEPPE PREZZOLINl .:I- Abbonamento per il Regno, T renio, T riesl<, Canton Ticino, L 5,00. Un numero cent. IO Anno I .,,. N.• 10 > 18 Febbraio 1909. SO~l~IAl<IO I ltrlonl, ,r. p,. 1.,11, ,,, ,:inr ,mr Il xlollnc 5Crl11orc ll1llano, G1m AS"-1P.,1•1,1 La chlcu hc1cll1n1, G!O\'ASSI (. :-.nt, IUcurdo ~1,11111, (,: • ~ono Jh~n.,sUl..l - Nel 1 1ornallimo 1orlocu: La "Stampa," li 1, 1, 1 Rn. 1 .o r;11,n·,a ~ f llali1t, G1on,ss1 H01,1 I' ,,,, du li.ttd, \. S. llollm i, j,n,f~nci,-·,, t ·/,-, ,, \. ~- l\'1111 pt1/011fo n~,r {(ll/fmM ddlr .sowlt, dtllt rii·islt, .l,·i p,o{ns,Hi ,- ,kg/i s,i>lt1ri d'Italia, '''-"'" Ji 11111~, 01, 1 ,t rcp,imat /111/,1 /11 mùt pr,Jj1'llflt111ftl,lis/,PÙnuffY i mi,mlri, pc.·r1 •ltf'lllllÌ t, g/1 t/'1t»i· t d, cr,•i,> e ,r/, dt/1,1 t·i1t1 i111dltt111ttlr J,irmi p,mtttrisld p;,,. ,lt,rirt1 di qudl,1 pt,litiw. F,, lc111t<1 ~wt al ru(ltt p,1/0 ti mt11ww11,1r1· 11/num,ptr q,wlc!Jt ,,rn tiri/a /'' 11p1 ia ni.1101'\,tt I Ala ,upp111 t/llt.fltl wddis)ir'\,iour mi ; rt,11- rrsm. Ahimn du "''-'" mai d' tle'\,.ii111i si (t11'1t111111, . · di /11/h i prilblcmi rhl' oggi si d,w,l'Mirro 1iw!Nu, t/llt.Oiourmililart·,politica nto11 1 dom,lirn,,,, 11o·H11M iu /mulo app11s– Iimm il par.,,' , iutnr.un il gm•t'ruo,a/trae il pub/,/i(,, r mrtf( i nw, i ;,, subbuglfo t la t·,Jlc,,il,l ;,, "1J.'t111110? Cdttt1t, po /,, mm11, ,111nltl frtdde:;,,,111m1 di q11tlli- 1iJ,,/11\iv11i touui dH i pt1pt1/i prm– d1'11t' d,,p,, ,ijltHi,111( 111,1/tutl ( dJt /ll)ll SI /11uit1111• .~1t 11,01 dt1 11tum1t•mt,, di fi1rltmt1. ,\111 ,I,, quot,, ùlMI,· ù,wM l•mt hmftmi ! Ot1,•i btttt"i,11u,,lt l•,m,hot gialle t ,ure t d~)lffllllimt1_,:,11 i Ht1pfar'mo ,li fr nit ai ,,._ drn·lii. H Nt,'J:11" p,trlt11t d,iiu,,, &i11itbè ,li lt•tli i mah ma,t1/i, Ji11~ 1 ,t1 1111 nudito S(I/J j'i ,,~ .... .. ,.,.,.. ~.. ..a,:U 111111,, t' d111Ul • • \ 1 1 ,iaml,, t,mu n ~,l.-s,\ /11/1,1 111 slv1ia dtl/11 Tfr'\..a liti/in. 1111 p1,p,,fo r,tp,,a di d,rrt i11dirid11i ùmj:11i, ,rtt, ,li tr(,iHII(), tpi.(t"\li ,,1111rtt'l1/i, pagiur rarllm11 - ma 1111pt1/mlt' mm•ra tt 1111 111111,, niu11111t, ,, 11n' nplositmt' pn·parctltt ,. si– rnra, a n11'a;Jo11t ,wu,irtfr. Ctmu urll'arlt·, n1mt 1ti'I pmsi,·rc1, rt1sl utlla 1"ilt1 p,,/itira siamo assai h111tm1i da/1',.ssaci formati 111111 rMrimz.a. L'//r1/it1 du pmw? 1\ltt p,ima di pmsart, tshtr? Q1usl11 co~i10, ergo ~um, ,li 1111t1 1m;J,111t: q11t1/11 .~•suJ ,, dtllt UMlrr J,,,,, mc•t ,,li t mt1- la1r1/i. q11olj1 ,·i.f1c,11t mloiutt fht f><m, prt• p,rr11, t ,là alla Jisic,1wmù1rrltflld 1m 0 t1rit1di Jantil,l r di t\1/,i111ti 11,111 i_g11,1rt1 dà srwiJini: mm nci,,11111,, u t,, ,/cJ/lt- p,esmti tlt'-.h1ni. Il me,:li11rii,· ci si /'t'HII 1t11g11r,u1 t che g. pr. Il giovane scrittoreitaliano. Cosa ha da farC', secondo voi. un gio– vane scrittorn italiano - dico italia110 perchl\ g-li altri paC'si non li conosco quasi punto cosa ha da farC', domando, s~. pur <',sendo giovane, scrillorc e italiano non è ricco t.~ non vuole nè bruciare (\ in~udiciare Il suo ingegno nel gior– nalismo nl\ soffocare l(\ntamcnte nelle scuole nwzz;.rnc? P<'r non ricco non intendo già la mi– seria pura C' a~oluta che fa morir di fame, ma qurllJ. odiosissima mediocrità che ti t;.l viver<' a forza di ripieghi, di promesse, di piccole fortune e di lunghe att('sc. Faccio u11caso ch1.'può sembrare a11chc personale. ma chC' potrebbe ma– gari cssrrc comune e ridomando : Cosa ha da foro codesto uomo? Aggiungian10 1 per ombr"ggiarc meglio la figura, che codesto scrittore giovane o italiano, a cui m'interesso, sia anche una persona p(\r bene o per conseguenza 11011 voglia imputtanarsi scrivendo roba qualunque per piacere alla gente e senta invece la difficoltù C'grandezza dell'arte, ciot• il bisogno di studiare senza remis– sione e S(\nza formate fino alla morte. Aggiun~iamo un'ultima qualità: che questo giovan<' senta o creda di avere in <.orpo qualcosa <li forte e di nuovo che non può c~cr gus t.no e capito su• bito eia chi vrnclc e compra letteratura. t'ppur(• abbia bisogno cli Yivere col rica• vate di fo1,tliscritti r stampati. e domando per l'ulLim.t volt,l: cosa ha eia fare que– st'uomo? Tutti noi sappiamo quali sono le dure porle alle quali debbono battere coloro che fann(1 qurslo clist:rraziaLoe malfamato 111(\Stirrr di scrivere. Ci sono, prima di tulto, i giornali. Dopo quC'l che ha serino qui. pochi giorni fa, Hcn(\dNto Cr<..~ct..•, non ho bisogno di spic– g-armi tanto. Son d'accordo con lui r basta. :\fa nei giornali. dicono. si può scriver d,t lontano. di tanto in tanto 1 ~.cnza :, ciupar.si o compromettersi troppo. E vrro: nM succeclp assai spesso~ a chi \'iVC' lontano d,d lr- reda1.ioni. di non im– brocc:tn• :;c111pre il punto giu~to che fa comodo al giornale e di 11011 saper tro– vart• ciò chr chiamano, nel loro gergo, l' intonazione > precisa I E a codesto modo articoli so ne stampano pochi e pa~ati poco e non bastano per andare avanti. ~fa ci son le rivi.st( \ ! Qui le difficoltù son minori. Si può trovare, dopo qual– che anno di lavoro e di pazienza, una buona rivista che con~nta a pubblicare ogni stagione. o una novella o un saggio di critica, o magari una poesia. ita anche qui ci sono gli stessi scogli: non sempre gli argomenti che piacereb– bero allo scrittore sono adatti per la rivista e nel modo di trattarne bisogna aver l'occhio alle fissazioni dei direttori e alle simpatie degli abbonati. Se no ce– sLinamenLi o caslraturc. Un racconto troppo sincero, un giudizio troppo acerbo, in molte riviste non vanno. O piegarsi, o rimanere a tasca vuota. E neppur se ci si piega, la tasca si riemp!e proprio fino alla bocca. I.e riviste italiane, non certo per loro colpa, pagano poco e quell(\ che hanno ,·oluto far le ma~nifiche son morte dopo pochi mesi di sperpero. E quelle che pa~ano. si<.tpur poco, non son molte (\ .sono ~pcsso in discordia. cosicctu:• se scrivi in una non sempre puoi scri\'ere in un' altrd e m ogni modo di rado. Se poi volete pubblicare scritti su argomenti sp<.'ciali. oppure vi piace sfo– gare il vostro cuore dicendo tutta quanta la santa vcrit,ì, vi conviene mandar le cose vostre o alle cosidcttf' riviste scien· tifiche o a quelle giovanili e rivoluzio– narie e le une o IC' altre. per quanLO appostissime per caratteri C' fini, son crac· cordo in que.'it0: che non posson pagare. ).'on parlo di proposito del teatro eh'~ un'inrlustria a parte. Gli « articoli più spacciabili C'm<'g-liopagati sono i libr..tti d'opera <' lt• commPdi<' borghesi spiri– toso-sentimrntali. ,on è roba per uno che si stimi. Ci son poi lt>confort'nu•, le quali però s'av\'iano a di\'C' nt.lr odiost' .1 chi le fa e a chi le ascolt,L Prima dì tutto molte si fanno o pC"r 111t•ttrr~i IT1 mostra o per Bibloteca Gino Bianco be-nrficenza o per aiut.tre socìct,'t o idee u allora bisogna farle per l'amor d'Iddio, c... li'. col solo pat..:"am(\nto di un pò di st>attìo d1 mani alla fin<.' e con dieci ~gt !. dJ;SU,H.\l ~1,ropo.:,ìta:o e "om– pltmentoso nei giornali. E quando an– che le conferl'llZ(\ son pagatf' non e' è gran che da :;tare J. t..i.,•ola: le spese del viaggio e poco pii,. A meno che il confrrcnzif'rr 11011 sia «·elebrc e qui, ramm{'nt1amolo, s1 parla dl'I giovane scrittore eh<' non i.· nt'• ricco nl• troppo conosciuto. Tra i lavori adaui per un letterato, e che un editore t· disposto a pagare. ci sono le traduzioni. F anclw qui siamo alle solite. Manca. ,pesso, la scelta del libro da. tradurre <' mancano i grossi guadagni. I.a tr.tduzion(' ùt un libro, anche difficile e voluminoso, non i: mai calco– lata più di qualche centinaio di lire e per farla brnt" ci vogliono parl'cchi mesi. Eppoi non sempre gio\'a il tradurre a chi deve scrivere la linq-ua sua, con arte, per conto suo. Qu.tlche volta sì, ma non sempre. Ci ~i J,{unsta e non si gode. ~In cosa f.t mai qucl)t0 scrittore ita• liano, diranno, chr non scrive libri? Eccoci l\i libri. Sì. lo scrittoro italiano giovano <' povero scrive anch<' libri e forse nt' scrive troppi e può :i.ccaclcre che non solo li rC'puti, lui, buoni r nuovi - questa è crNIC>n1.a comune a tutti - ma che siano crrt<• voltC', proprio da,rvero a quel modo. àfa cr<'dNc voi, o signori ben seduti e ben l)C.tldati. che sia tanto facile stampare un libro in Italia? Ecco,•1 qui tutti i ca,i possih1li: o lo scrittore fa stampare da :si.•, a spese· sue, ti libro. e allora bisogna che si,l abbastanza ricco per arrischiar(' i quattrini che bisogna dare al tipografo e che abbandoni quasi la metà del possibile ricavo a quel li– braio che consente a mettere il suo nome sulla copertina e a spedire le copie agli altri librcli o trov~t un editore il quale gli fa i I gran piacere cli stampargli il libro ma non gli cl,\ nemmeno un cen– tesimo oppure, se il libro fa sperare una certa vendita e i I nome non è pro– prio nuovo nuovo. l'editore si adatta a promettere un tanto pC'rcento sulla ven– dita o una piccola l)Omma subito. ~el primo caso è giù molto se lo scrit– tore ripi~lia le spese di stampa - nel secondo si può contentare se ci guadagna un pò di gloria - e nel terzo i gua• dagni son m,,q-rissimi <' non sempre si– curi, pt.•rch.) bisogn~t st..i.rsene alla parola degli editori, i qu,di sono ncgo1ianti e perciò natur,llmentc portati alla bugia e all' imbroglio. Si gu,1dagna poco e quel poco non subito. .Soltanto la g-r,rndc Lir,llura e la improv– visa notorietà può dare al nostro scrit– tore p0\'('ro e non celebre (lualche vaga idea dell'ag-iaL(\lZa. ~fa p<'r ottenere quei duC' scopi hisog-11.lscriver<' o libri per le scuole o roma111:i sudici 1 e non tutti hanno I' ins.rt• ~no del compilatore bam• bolc,lr{;...i,,nlt.: o l'btinto ruffia,wsco. Dico per chi \'UOIP ott,•n('rlì !,,ubito, pcrchè coll'andar tiri tempo, hatti e ribaui, a forza di famf', di ~arrifi1:i. di silenzio e di canzo1;,.. turt'. !,,Ì arri,·a ~mche alle forti tir.1tur1.' con dt•lll' ,·t•rc e serie opere d'arte. Cr"-•do, ,Hl 1.•sNnp10, che, ad onta di tutto, l)i sian \'endute di più IC'poesie del Carducci (leviamoci il capp<,llo) che i ro– mJ.nzi del Xotari '.con rie.prue parlando). ~fa qui ~i pitrla di chi comincia, e bi– so~a comrnciarl' coll'andar a genio al– l'editore. il qu,dc non ha altro pensiero che di COntt>ntare quelli che c-omprano. i quali compratori non S<'mpre son di– sposti a comprare e capire un libro buono se non è condito col pepr della. lussuria o incoronato dalle fraschl' della rl ..l,mtt. Gli editori, ora, hanno formato una specie di lrusl e siccomC' i plì1 forti ~i son IC'gali, gli scrittori che non vogliono crepare nelle veLrinl' di prO\'Ìncia debbono sot– tostare alle loro condizioni. E questi editori hanno lor privati consiglieri o « lettori », i quali hanno simpatie e anti– patie lcuer,lrir, comC' tutti gli uomini di penna, e po'<sono aprir(\ o chiud(\rc gli usci dcll.t fortuna con due paroline. Biso– gna piacerC' agli editori, ai loro lruori e non basta: anche ai giornalisti. Senza la grande stampa complice un libro J1fficil– mente si vende. ~la come si fa ad andar d'accordo con tuui i criticideigra11d1 gior– nali? Bisognerebbe che il glo,·ane scrit– tore d1 cui parliamo face~c comunell~t con loro, li abbracciasse fisicamente e metaforicamente, chiudesse gli occhi. gli orecchi o il naso in molte occ~tsioni. fosse disposto a diventar lui strsso critico e critico indulgente quando ai suol critici piacesse diventare autori e così via di seguito .... "No, no : '-' troppo! EppurC' le cose stanno così. O esser gl;\ ccl<'bri o di– ventar celebri a forza di striscia.ture. leccature, finzioni, bassrzze. e simili lor– dure .. \ meno che non si abbia alcun bisogno d1 soldi o che si guadagni da vivere in altro modo. Lasciamo sta re i ricchi cli nascita : fra loro pochi ar– rivano ad essere veramente scrittori grandi e non par<' che c1 si metta– no proprio sul serio. E che dire poi cli que' ricchi, eh<' pur non avendo bisogno. fanno IC' loro brave sudiceri<' con persone, giornali e riviste pur cli ac– chiappare per aria qualche fogliolina d'alloro? Disgra1.iati I E pensare che I' indipcnden1.il dalle borse degli altri sarebbe la feliclt,\ enormP e suprema per quelli che non possono dir tutto, che non possono dir tutto in quel modo che vogliono, per l;l paura della miseria I Quelli che hanno una buona rendita e fanno i vigliacchi andrebbero fucilati. La soluzione migliore, dopo questo catalogo di miserie, mi par l'ultima. Fin <la rag.tzzo, legg('n<lo le memorie di Giovanni Stuart ~fili, mi fece effetto il consiglio ch'egli dlL a chi scrive e pensa di non ricavar(\ i mezzi cli vivere dagli scritti e dal pensirro. Qu(\I consiglio mi piacque tanto pili venendo da uno che dava il buon rsempio. lomr molti sanno il gran ragionatore inglese (non dico fi– losofo per non offrndcrc certi amici miei che negano l'uso di questa parola a chi non la pensa come loro) era im– piegato alla Compagnia delle Indie, ,\n– che in Ttali,t del n•sto, e pr(\cisamente oggi, abbiamo uno storico e romanziere eh'~- fattore in campa~na, un lellerato che fabbrica l'olio, un poeta che fa Il farmacista e un altro eh{' dirige una fabbrica di carburo. )fa non basta: ci son ancora troppi g-iornalisti e troppi maestri di scuola.

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