La Voce - anno I - n. 5 - 14 gennaio 1909

18 LA VOCE rimanendo nella Chiesa e nel clero. Col– la differenza, che mentre i rimasti nel clero, lasciate cadere del dogma le parti caduche, cercano di ricostruire, a norma del pensiero moderno, la vita perenne del cristianesimo elementare; ili altri, invece, a noi fanno l'effetto di gente, che rovinata loro la casa stanno a guar– darne ed abitarne inoperosi le :nconsi– stenli macerie. Se Ja vita fu sinora un inganno, più che produrre un arresto, deve creare i fondamenti di una vita novella e superiore. . .. Ci pare insomma che, fra i cinque, Urbano Segapcli con le ripetute dichia– razioni nel suo giornale provinciale so– cialista, l.tl Rii•t11dica:i011c, abbia mogi io di tuui risoluto il problema della vita ecclesiastica in Italia. Sospeuo o accu• salo di modernismo, nulla però egli a– veva pubblicato che meritasse riprensio– ni!. Tuttavia l'autorità ecclesiastica, dopo aver tentato indarno di estorcergli di– chiarazioni ipocrite e indegne di una coscienza cristiana, lo ha perseguitato con rappresaglie di carattere economico per modo che egli, occorrendogli il pane quotidiano, ha dovuto rientrare nella so– cietd. per trovarsi un impiego civile. ila con questo non ha inteso di abbandona– re il sacerdozio. Esso, per lui, non rap– presenta gi:L un esteriore fatto giuridico ma consiste in una libera e tutta perso– nale consacrazione all'amore del genere umano e al progresso del la vita spiri– tualr uni versa incontro ali' altezze infini– te. (fesi1, egli deve pensare. ha forse mai detto messa, o fu ordinato sacerdote dai pontefici contemporanei? [I sacerdozio è qualità dcli' anima, e chi lo vuole cscr• citare. ne ha il diritto da Dio. Ed egli intende continuare, anche fuori del clero, quella vita cristiana, che consta di quanti clementi vitali possa contenere tuttora il c:ittolicismo. E perciò il Segapeli ha spiccata ten– denza al socialismo, se anche non fa par• te dell'organismo politico socialista. Egli vuole, beninteso. un socialismo integrato dal principio cristiano, non nel senso di riportare gli uomini verso un passato morto per sempre, ma per contribuire a sospingere la coscienza umana, con tutte le forze vive del passato e del presente vie più incontro ali' avvenire. A noi pare che il Segapeli abbia ragia· ne. Lo scopo vero del modernismo non è, infatti, una riforma della Chiesa cat– tolica, utopia irrealizzabile cd impossi• bile; ma uno sforzo per risolvere tutti gli clementi vivi del presento cattolici– smo nel generale progresso della società umana. E perciò, se il programma mi– nimo, a dir così, elci moderni protestanti e cattolici è lo scioglimento delle chiese separate in una sola Chiesa crisliana, il loro programma massimo non può essere che la risoluzione della Chiesa cristiana nella democrazia sociale uni• versale, tendente a realizzare una for– ma ulteriore e più vasta cli cattolicismo. La tendenza dei preti modernisti al socialismo non è, dunque, un bizzarro capriccio, ma un fatto profondo di co– scienza, e la interpretazione ultima elci principii evangelici a cui, nella loro edu– cazione in seminario, bene o male, essi furono formati. Trattenuti sin dai loro pii1 teneri anni in una specie di reclusione assoluta, fin– chè dal seminario uscirono preti ; impe– diti a forza, per lo meno fino a ieri, di prender quelle licenze di studi che loro facilmente aprirebbero l' adito ad impieghi governativi i minacciati di rap– presaglie, se di queste licenze espres– sero un giorno il desiderio, come repu• tati privi di vera vocazione; ingannati finalmente con una falsa scienza e con una snaturata educazione, poi sfidati e portati ad assumere impegni sociali e mo– rali che non possono essere valevoli nel giure umano, nonchè in quello divino ; questi preti, in un fatale momento della vita, sono fulminati dal pensiero di aver vissuto indarno, e coraggiosamente vo– gliono ricrearsi una vita degna della loro libera e onesta coscienza. Essi sono, è vero, più o meno, dei poveri spostati, che vanno incontro a tanti sacrifici per vivere una dta sincera ed utile, perciò, alla società intera; ma la società, che può comprenderli, farà opera umana ed encomiabile, se li aiutcrù a rilevarsi dalla rovina in cui caddero per colpa d'altri. Salvatore Minocchi. Lapolitica di molti giovani. I tempi sono mutati : le buone famiglie borghesi, che prima si sarebbero sc:rnd~ zate, sentendo il figlio, da poco alfacciatosi aila ,·ita, parlare da saccente di politica, ora si sono dovute adallare al costume novissimo e son rari i padri dt vecchio stampo, che si sentano il dovere di raffreddare, burberi, gli ardori dell'adolescente precocemente evoluto. Oggi la politica è penetrata O\'unque vitto– riosamente i ha invaso la scuola e i collegi, si è insinuata nei cuori giovani ad ha tur• bato la comoda pace del focolare domestico. Dire «politica• equi\'ale naturalmente a dire « dimostrazione, protesta• ; è quindi naturale conseguenza che le agitai.ioni, già prima mo· nopolio esclusi\'O degli studenti dei nostri Atenei, siano passate anche a portare un sor– fio di nuova ·,ita nelle schiere costrette a po– polare i nostri licei e da queste per con– tagio si siano trasmesse alle garrnle turbe dei Ginnasi. Lo studente, cosi, mentre sale di gradino in gradino il Calvario degli studi ufficiali, \'iene anche svolgendo quella che SI compiace chiamare la sua coscien1.a politica col contatto continuo (con giovani di eguale o maggiore età} che la scuola porta seco per le facili discussioni che in questa sorgono e per quello spirito di imitazione e di varia emulazione che è in tutti gli adolescenti in procinto di,divenire giovanotti sul serio. Il salto, per il quale il giovane viene limtieto nel gran mare della vlla 1 avviene solo, però, col suo ingresso nell' Uni,·ersità : allora egli si sente piu libero, scuote di dosso le redini degli obblighi giornalieri della scuola, assume un'importanza indiscussa in seno alla famiglia e sente la voluttà di assaporare ogni ardimento. Allora anche la politica di,•enta un' occu• pnione gradita del foturo professionist:t: J1Uni– versità fomenla le attitudini del politic:rnte, di· nnta l'agone ov'egli si addestra, risponde come un'eco alle agitazioni, che si svolgono giornalmente nel paese. Ecco dunque un immenso campo dinanzi a lui. La ricetta politica sarà presto co□fe• zionata. Se anticlericale sarà naturalmente e indiscutibilmente posith,istai pronto ad usare come armi di polemica facile ed eflicirce gli imparaticci tratti da Spencer e da Ardigò e pontifiched fra i colleghi con Jlaeckel e Darwin 1 asceta improv,·isalo della Dea Scienza; se socialist.a vorrà immediatamente la sua ca– sella nella classificazione delle tendenze e me– scoler:i ad ogni suo discorso il formulario dei catechismi marxistici, con b sicurezia e la disinvoltura dell 1 iniziato; se clericale vorrà barricarsi dietro, per difesa, alle riduzioni più o meno fogazzariane dell'evoluzionismo e dcll:1 scien1a positi\·:t per uso delle sagrestie e spezzerà una lancia a fa\'Ore della moralità del teatro e contro il novello corrotto este– ticismo; se conser\'atore si guarderà bene dal· l'avvicinarsi a certa scien1:1 pericolosa, si li– miterà a citar Cathrein, Sch:iftle 1 Malthus come antidoti contro il socialismo colletth·ista e con temerario ardimemo giungerà a dir bene in pubblico di un articolo della Critica Sociale. La politica diviene cosi uno sport, indi· spensabile per il giovane di belle ,;peranze, che gi3 la vagheggia come strumento facile per farsi largo fra b gente; diviene un di• lettantismo gretto e intollerante, che fa ru· more ad ogni notizia sensazionale e per ogni scandalo politico e che si larva di retorica inconcludente e si atteggia in pose ipocrite. Politica e cultura divengono due cose bene distinte, che fanno quasi ai coz.zi fra loro. Da chi studia per scopo professionale si con· Bibloteca Gino Bianco sidera la politica come un accessorio, come un mezzo utile, per il qu:1le non occ~rre perdere molto tempo e che nessuna relaz1on~ può avere con ciò che s' impara dai manuali e d:lile dispense; dal pedante, dall'erudito, dal giovane che si copre di gloria dinanzi alle commissioni accademiche è guard:1ta con diffidenza, come un lusso da concedersi ogni tanto, come una distrazione pericolosa. I ,·a– gheggiatori più :1rdenti, più costanti dell:1 po– litica, coloro che discutono ogni problema che a questa si riferisce, hanno ill\·ece pronto sul labbro il ,·ocabolario delle idee più in voga: corrispondenti alla psicologia ed alla patologia di ciascun partito; f" si p:iscono cli quella sedicente e \'UOta mezza coltura, che i comizi e il giornalismo parolaio ammanni– scono al gran pubblico. È cosl che dalle Universit3 escono o il saputello, specialista in qualche materia peregrina, che ignora com– ple1:1mente la vita moderna in genere e quella nazionale in ispecie e dice le più grandi be· stialilà sul movimenio delle idee politiche d'oggi: o il giovane professionista, pieno della voglia di strombazzare il suo nome, che si balocca con le formule qua e là accattate, legge il giornale dopo pranzo e getta giù l'articolo di attuali1à. Si capisce che la cultura uni,·eri-ilaria di ciò non può occuparsi: essa si libr:1 sulla gran turbJ studentesca, come dea rifuggente dai contalli con la ,·ita mondana e si cri· siallizza nei cen 1 elli dei docenti e degli sco· lari. Gli echi delle discussioni del mondo, delle correnli d' idee politiche, che si legano strettamente con particolari concezioni filo– sofiche, sono per una cattedra universitaria una cosa del tutto profana: gli studi, per certa gente, debbono ben guardarsi dal mescolarsi con le questioni del giorno e dall' abbando• nare la loro aris1ocratica compostezz.t. La nostra borghesia 1 la gioventù che deve ad ogni costo studiare ha ben ahro da fare: essa confonde gli uomini con le idee, la ciarlataneria dei demagoghi con l'assiduo studio e la critica sapiente dei pensatori; ed assiste indifferente o commossa alle fiammate perio– diche degli entusiasmi e delle ire più o meno spontanee dei politicanti di ogni colore, igno• nmdo la stretta e feconda connessione, che può esistere fra cultura e politica, non sa• pendo quale impulso vitale, quale efficacia di orientazione porti seco un moto intellettuale profondo e sincero. J\lentre col movimento ascensionale di nuovi ceti nella vita sociale e con la sempre mag• gior complessi!:\ di S\'ariati rapporti nella \'ila internazionale anche il ritmo della cultura si è fotto più rapido, più intenso; mentre ideo– logie, già divenute feticci ideali, si sono sfa– sciate sotto la critica inesorabile; la politica, che è nata e cresciu1a fra i giovani, non ha trovato una ,•ia propria, si è indugiata quasi direi a pargoleggiarei ha voluto continuare a trastullarsi coi ferri vecchi. Da molti ancora si considera l'opera dell' in1elletto critico e speculativo un lavoro puramente teorico, il cui regno indisturbato è uno studio silenzioso, fra i libri e le carte; e 1':lZione politica una questione semplicemente pratic:1 e di senso comuae. È questo divori.io proclamato ed at• tuato della cultura dalla vita attiva, quale è appunto la politica, che è stato causa prima di certe discussioni oziose ed erronee, di certi movimenti impotenti e ciechi i mentre una ~intec;;idelle due correnti e un avvicinamer.to dei due mondi ideali avrebbe gettato ampia luce su zone ancora oscure e inesplorate ed avrebbe smascherato gli schiamazzatori delle piazze, i gesticolatori chiacchieroni e gli im• becilli eterni amici dei voti platonici e dei banchetti d1 gala. Ma questo è troppo difficile; per questo occorre uno sforzo di volontà ed' intelligenza i al gran pubblico, ai professionisti, che escono dalle Università e aspirano al seggio comu– nale o parlamentare, bastano quegli articoli che un furbo direttore di giornale definiva : « fritto misto di belle idealità con qualche cosa di scientifico ~- Antonio Anzilotti. Le opere di flan Nyner, si trovano a Parigi, presso L'Édition, 4, rue Furstcmberg. I terremoti calabro-siculi (Previsioni e rimedi). Questo mirabile motto di L,onardo eta \"inci può esser preso sotto diversi aspetti. Uno di essi è manifestato dal pensiero domi· nante nella maggioranza delle persone: un in– conscio sentimento della instabilità possibile del }.Jondo e il pen~iero, in generale dormiente ma 1erribile quando si risveglia, dell:1 morte. Questa paura che il Go~the h:1 accennato col motto: 1i1lle lt rdigioni hanno 11110 St:Of'tl 50/0: fare aut/lare l'i11et·il,,b,1e all'uomo, spiu~~ ogni mente, più che n pensare :d presente, p1u che a ricorrere al passato, ad esclamare: Cosa mai sta per av\'enire? Dopo Messina e Reg– gio sprofonderà un giorno, come ha predetto il Sues,;, l'mtera isola di Sicilia? E se è v~ro che questi terribili movimenti si sono man1fe• swti nella Calabria e nella Sicilia, perchè i monti sono in via di formazione e non con– solidati come le Alpi, si estenderà il movi• mento ro\'inoso a tutta la Penisola Italica? È certo che, come veniva osservato in una recente gdunanza <li un grande Istituto Brit· tanico, l'azione dei terremoti sulla emoziona· bilità e sullo spirito religioso um:1no è gran– dissima. Questo mi ricorda il detto cli S. Paolo che esclamava: e I Giudei chieggono i miracoli, i Greci cercano la sapienza; ma Cristo \'UOle la fede» ; perchè quando avviene un terremoto la maggioranza degli uomini che omai hanno perduta la pura fede diventano i Giudei di S. Paolo, mentre i veri scienziati serbano il si– lenzio o, se interrogati, dicono ignorare b vera causa di un dato tc:rremoto. 1\la gli uomini ascoltano pii, volenlieri con l'animo ansioso coloro che si dicono conosci1ori delle occulte leggi della materia e che se ne fanno i profeti; fra i quali molti_ in buonissima fede, abituati a conoscere la verit:1 1 con assoluta ce1·tezza, per influsso divino. Infinite son<• le teorie per spiegare i terre– moti e in particolare l'ultimo Calabro-Siculo, quali ciascuno ha potuto leggere in tutti i giornali ; ma, come ha detto Leonardo : la tierilà ha un sol lermùu-, il quale, essendo pubblicato, il litigio rCsta in eterno di– strutto. Quindi io lascio ai lettori di scegliere quella teoria che più piacerà loro, contentando· mi di ricordare che il Professor \'enturi ha de• dotto dalla distribuzione della gravilà nell'in– terno della terra sottostante alla Sicilia, esser del tutto errati i criteri sui quali si fonda l'affermazione del Suess 1 che tra qualche mi• !ione di anni il navigante passando sul centro dell'isola ove è ora Caltaniseua esclamerà: Hic Sici!it1 fui/. 11 presente può essere studiato sotto molti ai-petti, lo scientifico e l'edilizio, ecc .. i\la lo scientifico implica misure e quindi mi auguro che l'Istituto Geografico Militare sia incari• cato subito di rare una livellazione di preci• sione di tutta l'area terremossa, e perciò pa• ragoni le nuove misure con quelle della li– vellazione precedente. Quindi non ne dirò nulla. L'altro fenomeno presente che s'impo– ne è quello della ricostruzione di Messina, Reggio e altri paesi finitimi. Soltanto quell'eccessiva emozionabilità de• stata sempre dai terremoti, e a cui sopra ho accennato, può spiegare il pensiero di coloro che volevano lasciare deserte quellè spiagge o,•e sorgono o meglio sorgevano quelle due famose città. Ma è inutile insistere sull'argo• mento, una volta che il Parlamento ha de– liberato, con molto senno, la loro ricostruzione nel luogo ove prima sorgevano. Circa questa ricostruzione è chiaro che solo le persone tecniche possono esprimere giudizi e scegliere fra i varii metodi che sono stati proposti e di cui sommo maestro è il Giappone. C,pango 1/ocel. Fino dal 1887 ristampai quanto a\'evano detto due insigni sismologi : il Mallet e il Milne - questi stato per molti anni direttore dell'Istituto Sismologico del Gi:1ppone - cioè che se fosse avvenuto in Jt:1lia un terremoto analogo a quelli di quel paese le sue città, e

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