La Voce - anno I - n. 5 - 14 gennaio 1909

OCE Esce ogni giovedì in Firenze, via dei Robbia, 42 ,:I, Diretta da GIUSEPPE PREZZOLINI $ Abbonamento per il Regno, Trento, Trieste, Canton Ticino, L. 5,00. Un numero ceni. JO. Anno I .~ N.• 5 .:,. 14 Gennaio 1909. SO)DIAR 10: l' Unhcr1ltii di Messina, R. McRRI e g.pr. La crisi del clero, SAL\'ATORI ~hxoccm - la pollllca di molli giovani, .h"TO~IO .\:-:z1LOTT1 - I tcr~moll c.alabro-slcull, Gt'sT.WO t:'ZILLU - La Olbllolcca L'Univer ifa di Messina. Ct111l Sir. Pu,~cihui, La s;.·mtum in1111rmt rht' ha rolpitoil pat'St rn/ Urrtmtlh> dtl 2S tltamhr um, è, di ptr s(, m~ pr,n:t:ida ,,;. imprfrt.·t'ida : ,m.;J, iu qwmlc> dislru;Jt1tudi rwmiui t di <'f>at 1mt111e, rsm ; sh1/r1 urt11111mlt imprt•i:1·id,1. Gm11m,11u, lcJall tlrtJ a,:li m1mi,,ifare cbt' siaprot'l'ida; rlu siti cù,,~ pa t'Ssi 111ft' stiuwfo fl pro\'n.:<l~rc:, in lull,• fr t•,11 it 11u111itre utl/1• quali q1us1t1 , 1 p,mibifr. 1~· jtlrst' oppvrllmo in– dicar qui 1111c, di q111•sti pnn.•1.:rdimt·111i r/u si dm•rrb/iao s11bitt1 prnula,· ; .wbito,ptrrhÌ' q1w11- 1(1 piti si lt1rda lt111h11w1,:gicni dijfinl/Jà, d' in– d11/e smtimrntalt, pMs1111<, S 11-,;ert: d;rlJiarnr s,1pprtssa dt1in;,;. c1111mt,· I' 1111frc"rs;1ti ti; .\lrs– s111t1. Qutsl,• ddlt tn1ppt 1111Ù.'frsitti, imirmr rtm /'a/Ira tifi pr,5imi n1s/11111i di urt1111e ,mi– t'r'rsitci,rbr s,11/l, Jl1c,1/ari< pafrslrt di 1111 rt1- mo1 rist;ropn>(t1uùrrsi la l'ila rcmuapp,mt,, nwstnn•a il Saho11i11i di 1111tlla di Xapoli - ( 111w ,fri ptggfo,i ,hmni dd ,wslro iusrg11a– mml,1 sttpt"rfort. 0111 rb<il lt'rrtmt1lc1 s,,pprimt tlllll ritl,i i1t11ia1tt1, ( (tlll (Htl 1/llel tmii.:crsilti, ,hn.·r,·bbt'SS!'rti111t·s,1 che 1111tslt1 S((()t1tfa sor– prts.tÙIIII' 1~ d,tinitii.·a.h, s,· ,\lrrsi11a tf,n:n;ri– sorg,-rt, si polrri nw1pow1rl,1 ;,, altrn modo; fl' pure ; il ftHIJ di pttrlt1r1· ,li f\impmsi t' ,wn di 1111 r,mt,, m1tn·,1 di dart" t dì arat. Ad ts. .ti p,,trti istilt1ir,· udltt 1ttl(l~·,1 .\frssimr dtlle •r11,1I,· nr,1(,·s(Ù'II tli. 11,!,1lf.• t11 :r s:.-a, 1 ft ""!: srnoltt's11Ì,tridre cli rt111111urri,,. ,\la cli 1mi1:er– sitti mm si parli pili ; td ai pn~/i·sstiri super– stiti si prm.,.:tdadh:,-rsammlt,si,, dtt l'"'· .Ym, I, par, ? C11a/,lo di ,1/11cuaM, 5 1:011mio 1909. /J'arrordo, raro M11rri 1 d'arrordissimo. li prt1blt11111 ddlt lroppt 1111ii•1•rsi1tl paJ sta ar– fllllt,, Il qudfo delle porhr. l.t1 Sirilia ur ha tn,ppr. td è bmr ((w/irrt /'()(((ISÙtllt ( rana/– "'' qurl/11di .\frssùm, wa il .\lr;,z.11.i:fonw ,,e ha pt1r/1t·, r l 1 is,1,:,1rr<bb,· rrmrt q11rllt1 di /Jari, 1111tirn aspira;,ii111t• ddlt l'uglit, t mt;,;,o di sz-,·,wr,· 1'1tf>11plet1in1 e 1wslrutJS11rrnm11/a– mmt,1 di J>n!fc·ss, 1ri I' di st11do,ti'rhe 1/; a Xt1p11/i.Sttrrbbt ,111rs1i, I' 1111in, m1111rnl<1 Kiu– st,,. Po il rrsf(Id' flt1/it1il n1//dft, rhirnrgini mm !tn:,,ri·rtbbt'mt1i t1bb,,st,wz.11. Pmsart rhr it, mw ,wstrn rrgimtt, e ,w11dr.lit ,:,muli, si ptJrnm smlifl' i,, 1111 ,:forno lrt lt;,foni i11lrt 1mii.·tr.si1ti dfrast, sm.z,n urppurr ndoprare i lrmi dirrlli ! li· pr. LA CRISI DEL CLERO Vn monsignorP romano, interrogato da un giornalista sul modernismo, dopo l'enciclica Pnscc11di, rispose : e Il mo• dernismo? È materia d'archeologia t » Naturalmente il monsignore non era ar– cheologo. Della stessa opinione mi è stato assicu– rato rimanesso, durante alcuni mesi, an– che Pio X. Egli era propenso a credere, e gli fu fatto credere dai cortigiani, che il modernismo fosse un affare finito. dopo che vescovi e seminari e accade– mie ecclesiastiche a,·cvano aderito al– i' enciclica, e taluni sacerdoti professori sospetti erano stati rimossi dall'ufficio, e alcune riviste cattoliche, souo le nuove imposizioni draconiane della censura pre– ve11tiva, erano state obbligate ad ucci– dersi. ila non è passalo un anno dall'enci– clica che in Vaticano sembrano un po' tuui a,•er mutato parere. Ed invero, bi– sogna riconoscere sinceramente, che il modernismo è stato proprio levato a battesimo dall'enciclica Pasce,uli. Per– chè, se prima di quella i così reputali modernisti, specialmente nel duplice cle– ro secolare e religioso, amavano ancora di illudersi che una riforma seria e ade– guata del cattoJicismo potesse farsi, se non per iniziativa. alm~no in buon ac– cordo con l'autoritA del la Chiesa ; in forza dell'enciclica, essi furono tutti vio• lentemente spinti al limite del bivio fa. tale, lù dove Pra da scegliere la sotto– mis~ionc o l'anatema. A lcu1,i di loro, i forti, hanno acccuato la sfid.t e affron– tato coraggiosamente l'anatema; i de– boli si sono sottomesi,i. Parleremo oggi di quelli che hanno risoluta per conto loro la questione, uscendo dal clero per entrare nella società contemporanea. ~e conosco finora cinque: l'ex-ge– suita Giorgio Bartoli, professore e pre– dicatore; Xino Rusciui, parroco della calledrnle cli Città di Castello; Leone Stoppani, professore in un collegio del i\[ilanesc; il canonico Giovanni Sforzini di Macerata, già direttore della Riz.iùta delle Ri<ùtc f>cril Ciao; il parroco Ur– bano Scgapeli, pure di C,tt.i cli Castello. Altri casi del genere, certo, non man– cheranno in un prossimo avvenire; pos– siamo anzi essere sicuri, che i cinque, capaci cli osare, indicano per lo meno i cento che tuttora non osano. Xoi siamo quindi in presenza di un fatto sociale, che ci pare meritevole cli alcune consi– derazioni. . • Durante la passata generazione del nostro risorgimento, una crisi simile era– si prodott<t nel clero italiano. Fra i molti spretali d'allora, che lasciarono la reli• gione per fare della politica - e tal– volta una brulla politica - vi furono anime nobili cli sacerdoti, che vollero separare, come Atto ,·annucc1, la loro causa da lluella di una chies..lstica auto– rità che imponeva, in nome di Dio, l'ol– traggio .:ti la (latria .. Altri, invece, come Roberto Ardigò. abbandonarono la Chie– sa non potendo piit accettare in coscienza di faccia alle esigenze del pensiero mo– derno, i postulati dogmatici della teolo– gia cattolica. ~ra ormai da qualche die• cina d'anni, tutto pare,·a essersi calmato, e una crisi cli coscienza nel clero ita– liano propriamente non si dimostrava. Senza dubbio, vi sono stati molti, nel fraucrnpo, che hanno abbandonato con– vonto o parrocchia per rientrare fra i laici. Ogni anno, si può dire, ebbe i suoi. )la il loro grave passo non è ser– vito .. in genere, che a diffondere nel pubblico intorno a loro un vago senso di malavoglia e disistima, che tuttora pen,btc-, e non senza 1notivo. PcrchL•, se vogliamo cs5er siÒceri, una buona parte di essi laicizzandosi non aveva in n•alt;:°l cld far altro che ripa- Bibloteca Gino Bianco ore, tardi, agli effetti elci pubblico di– c;1.1·usto per un qualche intollerabile scan• '· lo. cd erano talvolta spinti al loro ~-·o c,mo ùa!la frc.netia di socldisf:t.re appetiti mondani, sempre stati irrecon– ciliabili col carattere sacerdotale. E mol ti altri di loro. quelli che si son falli protestanti, pure dando al loro atto un valore solenne di coscienza, non son riu– sciti a persuadere il pubblico della loro sinceritA. Si sa che alcuni presero mo– glie prima cli dichiararsi protestanti; se avessero onestamente confessato il loro desiderio cli far.,d una famiglia, la so· cietà moderna li avrebbe facilmente ca– piti e rispcllati. ira col dirsi protestanti. col farsi pastori evangelici, e natural– mente poi rol prendere o tenersi in santa pace la moglie, hanno teslimo• niato Vl'ramente della loro coscienza, o commesso un altro fallo di visibile ipo– crisia? Ecco il dubbio vagamcnt<" dif• fuso nel pubblico. e il motivo di un tal quale dispregio che li ha sempre accom– pagnati nella loro vita. D'altronde c-ssi erano persone, in genere, cli ben super– ficiale cultura religiosa; e non è in un giorno alla leggiera che si può definire il vero termine cli una così complessa lotta, come quella del secolo X\'I. Mi è stato detto che alla fine gli stessi veri e sinceri protestanti hanno .:trincipiato a .·,c.•\!clers1nclic spcrnnzc concepite gt.'t su questi loro proseliti cd apostoli; ed hanno preso a diffidare della facile ac– cettazione di nuovi. . .. L'avvento del modernismo ha dato alla incombente crisi segreta ciel clero italiano un ,.,1U spiccato carattere. La nuova propaganda religiosa, scientifica e sociale, progressivamente fatta dai modernisti tra i loro colleghi ecclesia– stici, ha messo in luce finalmente nelle anime di buon volere, assetate di ideale giustizia e verità, i principii atti a gui– dare gli individui in un esame cli CO· scienza capace cli risolvere i tormentosi e sempre rinascenti problemi della fede e della scienza, ciel sentimento e del pensiero. JI modernismo è stato per i I clero, ugualmente vacillante ed incerto fra la teologia meclioe"ale e .i I materia– lismo positivista odierno, come una fiac• cola al cui lume esso ha superato la buia landa delle formule dogmatiche scolastiche, per rientrare nella luce della vita contemporanea. Tutti. pili o meno, se ne sono serviti ; gli uni per crearsi un orizzonte fra la intollerabile notte in cui vivono; gli altri per vincere Lutti gli ostacoli frapposti tra un principio e le sue conseguenze. Tutti si sono tro– vati costretti col modernismo a risolvere di nuovo il problema della loro esisten– za; e<l alcuni lo hanno risoluto Slaccdn· dosi dal clero. Vi sono ben riusciti egual· mente? Ci sembra di no, cd ceco per quali rag·ioni. Prima di tutto Giorgio Bartoli e Gio· vanni Sforzini, che avendo lasciato il cat– tolicismo per entrare nel protestantesi– mo, ci sembra abbiano del tuuo fallito ncll' impresa. Protestantesimo e cattoli– cismo sono, infatti, due Chiese separate, che tutt'e due- si fondano ugualmente sul concetto statico della reliq-ione. col voler fissare, cioè. la società umana pe• rennemcnt" nello stato di una data epoca storica vissuta d:ll rristiane1imo · per gli uni, l'ctù. apostolica e dei primi secoli, per gli altri la medioevale col concilio di Trento. ila, per questo lato. il pro– testantesimo i· anzi inferiore al cattoli– cismo, pcrchl• dc-finito tutto intero e ir– rigidifo ncll' idea dc' suoi ,·cechi fon– datori; mentre- il cattolicismo conserva almeno la forma, se non la realtù, di un principio dinamico cd evolutivo del cri– stianesimo, consistente nel vivo magi• stero della tracli1.ione e del papato. J I cattolico chC' oggi si fa protestante rien– tra da sè nel secolo di Pietro Valdo e di Lutero. chiudendosi ogni possibile uscita per la finestra come p<'r la porta. In Germania i protestanti lib<>rali. che sono i modernisti ciel luteranesimo, in ciò convengono tutti, che bisogna una buona volta uscire dalla Chiesa ortodossa lute– rana. E mentre da ogni part<' si vuol rompere i confini ùclle Chiese partico• lari. pc-r fondere le for1e religiose cli tutte le coscienze cristiane in una Chiesa unica e vasta come il genere umano, lo speuacolo di preti italiani che dalla pa– della cascan nella brace, cioè- nel pro– testantesimo dogmatico, non è, bisogna convenirne, molto soclisfacentc. Se il pubblico li guai da senztl troppo curar– sene, occorrcr.'t che se ne stiano paghi alla loro coscienza personale. . . . Non si conosce la situazione d' artimo precisa cli ~ino Ruscitti, che è partito per l'America ciel Sud a « rifarsi una vita> e di Leone Stoppani, or,1 impie– gato in un'officina metallurgica. Sembra però. se documenti privati rappresenta– no csa.ttamente il loro stato cli coscien– za, che essi abbiano voluto, deponendo l'abito, anche lasciare ogni carattere sa cerdota.le annesso, come accenna uno di loro, a un passato dogmatico ripudiato per sempre. Tutfavia essi mantengono i criteri direttivi della. morale, aJ;:'giungia– mo noi, cristiana. Perduta dunque la fede nel dogma. conservano, tra i sem– plici laici, la vita morale (cristiana). Così enunziata, non ci pare che una tale ri– soluzione del problema religioso, sia pri• ,-a di difficoltà logiche, per quanto in realtà rappresenti l'opinione cli molti che hanno lasciato il clero e il cattolicismo. In fondo in fondo, essi vorrebbero dire che, senza alcuna fede nei dogmi pur• chessia del cristianesimo, si può essere ancora, nella vita morale pratica, cri~ stiani. 1'Ia è possibile questo? Esistono azioni pratiche « morali > non informate per ciò stesso a certi loro principii tco· rici? ~o certo. E quei principii teorici intuitivi o raziocinativi, formano il do– gma, dentro e di lù dai limiti cl' ogni scienza sperimentale. È sempre un do– gma, o cristiano o razionalista, o posi– tivista o monista, che dà valore di atto morale ad un' azione pratica qualsiasi. [n realtà questi tali laicizzandosi hanno dun– que soltanto abbandonato quei concetti della vecchia scienza cristiana che oggi sono superati dal progresso scientifico. i·la non è, questa loro, una novità; in finiti modernisti lo fecero e lo fanno.

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