La Voce - anno I - n. 4 - 7 gennaio 1909

14 st' uomo abbiamo pianto un'idea. i\la come l'uomo è vivo e, auguriamo, forte nella tetra tragedia che lo circonda, così abbia vita finalmente la causa che ab– biamo sentito con lui congiunta nel momento della trepidazione. È la causa della cultura che si agita, lontana dalle lotte accademiche, nei più profondi moti della vita nazionale. Giovanni Amendola. Secondiasterischi accademici. L'insegnamento uni\·ersi1ario è un casel– brio, un alveare do\·e ciascuno deve scegliere b propria C3sella o In propria celletta. Non bisogna più usci me. La specHicazione è senza dubbio utile alla scienza. Sta però di fatto che ci sono : n) delle guardie doganali del pensiero che proibiscono ogni attività scientifica estrin– seca, :111che quando è imposta dalla natura. degli studi :1. cui si \"UOle :1ttendere. La carta geo– grafica che segna i confini delle diverse scienze ha confini non meno mutevoli cli quanto non abbiano le frontiere politiche. Ci sono anche per la scienz:1 i pangermanisti, i;li irre– dentisti, i sostenitori degli Stati Uniti d' Eu– ropa: quelli che vogliono assimilare, ampliare, omogeneizzare, quelli che vogliono dividere, frammentare, eterogeneizzare. Si sente rimpro– verare un anatomico comparato con J>accusa che egli è un fisiologo. I clinici non ,,ogliono saperne degli anatomo-patologi. Spesso accade che ci siano dei professori che sono ottimi sarti 1 ottimi calzolai, ottimi fabbri. Fanno e sanno il loro mestiere. La loro scienza è il loro mestiere. Fuori di 11 non sanno nulla. Non riconoscono le esigenze e l' utiliti1 della sintesi, della colturn, della filosofia. Si van– tano della loro ignoranza, perchè sono con– comitantemente uomini dottissimi ; b) ci sono degli studiosi che non hanno potuto classificarsi o esser• classilicati in nes– suna di quelle caselle: costoro tendono sem– pre più ad essere esclusi dal!' insegnamento superiore anche quando non lo meriterebQero. Torno ad insistere eh' io non propongo ri– medi : fotografo. ~lolti mali si guariscono soltanto metten– doli bene in evidenza. . .. L'anno scorso io pro;,osi nel Giorno/e d'f. /11/ia che si introducesse il contradittorio, la discussione, la pubblicità nei concorsi ac– cademici. Ad un anno di distanza la proposta ha ri– cevuto molte adesioni, pubbliche e private. Queste in maggior numero : perchè la pru– denza accademica non è mai lroppa. Il prof. Manfredi Siolto Pintor in un ot– timo articolo nei Nuovi Doveri ha proposto una riforma del modo con cui sono compo· ste le commissioni. .-\Itri sarebbe favore\•ole a che i candidati :wcssero diritto di presentare le proprie ecce– zioni alla rel:izione dei commissari davanti al Consiglio Superiore della P. I. (Se ne ralle– grino i signori deputati ; essi diventeranno presto competenti a liquidare i conti di Gali– leo con la Bibbia !) St~ di fatto che i concorsi attuai men1e pre– sentano l'inconveniente di essere un giudizio inappellabile senza che i condannati abbiano potuto formulare le proprie difese: talvolta i concorrenti sono linciati con l'accusa insus• sistente di avere commessi errori di fatto. Questo non dovrebbe poter accadere: il com– missario convinto di a\'ere errato dovrebbe essere eliminato dalla funzione di fare gra– duatorie future. Ma chi lo sostituirebbe? C' è poca libertà di scelta. I nomi sono sempre gli stessi. Inoltre i concorrenti non possono sperare di venir presi in considerazione se al meno non si sono preparati un treno blindato che porti sul luogo della discussione i loro ti– toli. Se no, non ci arrivano. Questo treno blindato è il commissario favorevole. lo vedo quante difficoltà ci sieno nel tra– durre nella realtà delle cose le riforme di LA VOCE cui tanti si occupano. ~la è bene che se ne di~ scuta. Per ora è meglio non precisare troppo. Siamo in una fase di rinnovamento, ed è meglio che le istituzioni si modifichim, len· tamente con il concorso dell'esperienza di tutti. Ciascuno cli noi non domanda altro che di poter modificare logicamente le pro– prie idee con il concorso dell'esperienza al– trui : dopo aver po1rnto sul mercato dell'o– pinione pubblic:t il proprio sacco di argo· menti buoni e c:lltivi. . .. T,dvolta la vita d'un uomo si divide in due fasi successi \'C : a) fase di concorsi a cui egli, A 1 par– tecipa con gli individui B, C, D, E. In que• sta fase è pacifi..:amente riconosciuto che D è un solenne bestione ; i,- hj successiva fase di concorsi in cui D è diventato commissario, per un caso qua– lunque. Allora D è ipso facto diventato un semidio, un paraninfo della scienza. Ora in questo caso il commissario D non esercita nessun ascendente intellettuale, manca di pre– stigio. Questo stato di fatto tende a deter– minare :1tti rivoluzionari in A, 8, C, E. Que– sti atti ri\'oluzionari sono molto utili alla sincerità degli studi, anche se qualche volta i ribelli eccedono e vengono imputati di estrema violenza. i\la questa ,·iolenza è utile quando fa l'effetto di una iniezione di caffeioa. Deter• mina :.e non altro una reazione. Si reagisce cosi poco ! Ecco un altro fatterello : un per finire. Lo raccont;a il Siotto Pintor nt:llo studio citato. Il ministro della P. I., per lodevole scrupolo di coscienza, pensò bene di interrogare tutti i professori ordinari della materia per sapere la loro opinione intorno :ii candidati acl una cattedra. Resultato: quelli che erano i primi secondo il profe~sore A, ernno classificati ul• timi secondo il 8. 1 C .... Ciascuno avev:1 un'o· pinione assolutamente diversa. di ogni altro. li metodo fu dovuto precipitosamente abban– donare. Gli economisti studiano il credito, e ci fanno su delle belle teorie. Ebbene i com– missari potrebbero esseri! definiti come uomini che credito assolutament~ non ne fanno, se non a chi non se lo merita. Nelle università inglesi le facollà predili– gono giovani che per le loro doti intellet– tuali e morali promettono di diventare buoni professori e valorosi scienziati. Esse alle\'ano i futuri professori. In Italia no. Si giudica il concorrente per ciò che ha fatto, non per ciò che può fare. I lavori scientifici non devono servire a dimostrare la presenza di una buona organizzazione cerebrale, di un meccanismo atto a produrre bene e di più. L'anzianità è un merito, non un demerito .. Chi vince il concorso è spesso un limone spremuto. Ora i concorsi dovrebbero appunto sen·ire a re– legare nel!' immon l~zzaio i limoni spremuti, perchè hanno compiuto la loro fum.ione. Que– ste buccie non servono piì.1 i dunque perchè non liberarsene? Almeno questa è la solu– zione che meglio armonizza con I' interesse della scienza e che pii, ne seconda lo sviluppo. . .. i\loltissimi concorrenti piovono a Roma quando la commissione vi siede. 1'la_vi sono dei concorrenti che :1 Roma non ci vanno, perchè repugna loro di do\'ere prostituire la loro dignità. Ora è indubitato che il sog– giorno di Roma fa male all'anima. Vi si respira un tale pul\'iscolo di scetlicismo e di cinismo che finisce pel' decomporre lo spi– rito più puro. Bisogna starne lont,mi, o an– darvi soltanto per trarre dalla città mo-rta l'aspirazione e l'ispirazione a compiere mag– giori imprese. Ora ci possiamo domandare, perchè i concorrenti non sentono quanto antie– stetico sia il rec:irsi a Roma quando vi si giudica un concorso? Non è un fatto che attesta una deficienza morale? (Co11/ù111a). Emanuele Sella. dell' Uninuit;l di Puug~. Le Collezioni Editoriali. Son venule molto di moda da qual– che tempo, e clesla preoccupazione il loro molliplicarsi, le « collezioni edito· riali ». Intendo con questo titolo quelle raccolte di volumi, sotto una medesima veste, formato, titolo e talora dello stesso prezzo. che trattano o dovrebbero trat– tare argomenti affini e radunare in una stessa serie opere imparentate: filosofi, romanzi, volgarizzazioni, traduzioni e via dicendo. Il successo delle prime colle– zioni tent:ttc ha invogliato molti altri editori e oggi non c' è n'è uno che si rispetti che non abbia una o due colle– zioni o collane. Questo successo si fonda sopra la beotagginc del pubblico e cli certi bibliotecari che, comprato il pri– mo volume, soltanto pcrchè il secondo e il tcr1.o portan la stessa livrea, si ingollano giù tutte le altre pillole con la medesima cialda, finchè piace all'e– ditore; e si fonda anche sopra la debo– lezza dei critici e dei recensori, spesse volte essi stessi autori di opere che ap– partengono a quella collezione 1 che non hanno il coraggio o non sentono il do· vere di denunciare le infiltrazioni cat– tive e gli errori commessi da chi, con criteri cl' affare, pretende dirigere una impresa di scienza. Bisogna invece distinguere: ci sono le collezioni editoriali, e la scelta dei volumi di queste dipende dagli editori, e vi sono le collezioni in cui gli editori han dato carta. bianca a una persona di fiducia, che può fare e disfare. Non si creda che io concluda che le prime son sempre callive, e le seconde sempre buone: tutealtro. Per ambedue ci vuole una cernita, ccl io vorrei che questo mio articolo invitasse le persone di memoria e di coltura che mi leggono ad aiutarmi e fornirmi i materiali per una revisione piì.1 completa che si potesse delle tra– duzioni e delle edizioni raccolte in quei due generi di collane di cui ho parlato. ila è certo che, a conti fatti, ci si a\·· Yedrebbe che il criterio del solo editore è sempre nefasto, mentre dove c' è una persona di coscienza e cli coltura le cose van meglio. Vi sono però casi particolarmente O· diosi e denun1.iabili: nl'i quali, alle idee di speculazione che ha naturalmente ogni editore che è, giustamente, un uomo di affari, si unisce la prosopopea e la van· teria che stridono rabbiosamente con la piccolezza e con la bruttezza. dcll'opcrn. Io rispetto l'editore, anche se non l'ap– prezzo, che mi confessa placidamente di star nel suo studio a far degli affari e che, strozzando l'autore e dando al pub– blico della robaccia insieme a della roba buona, non pretende una medaglia cli virti1 e non chiede una statua come pro– pagatore di verità: egli vuole soltanto dare agli azionisti il dieci per cento se l'anno passato ha dato il nove e si sforza più che p1iò di render meglio adempibile il suo desiderio economico. l\la non posso soffrire, invece, l'echtore che, usando in realtà degli stessi criteri, mette su cat– tedra di veritll e cli bontù, e s'arrabatta per esser posto nel libro d'oro dei be– nemeriti del la patria. E confesso perciò cli non potere sop– portare in nessun modo quell'antipatica unione e mistura d'idee umanitarie, anti– clericali, raclicaloidi, positivistiche, e po– polareggianti nel senso meno buono della parola, con quell'avvclcnatura di cat– tive traduzioni e cli raffazzonamenti che offre troppo spesso la Società Sonzogno ai suoi clienti nella Biblioteca famosa a cinque soldi il volume. Dir per filo e per segno qmlnte siano le traduzioni inesatte, tarpate, tirate giù; e quanta la roba, che, invece che clal russo o dal tedesco o dallo scandinavo, è tradotta da cattive traduzioni francesi, sarebbe occupare un BiblotecaGino Bianco lungo spazio ùi questo giornale; cosa che potremo tare a suo tempo, appena di spa– zio avremo meno bisogno per dir cose urgenti. J,.fottiamo in tanto in guardia il pub– blico: perchè i volumi ben fatti, come la traduzione cli Sltd!c,r elci Sanfelicc, vi sono piuttosto rari. ·E dir che ogni tanto si sentono i democratici accusare il clero di insegnare una falsa storia del nostro risorgimento: perchè non ac– cusare essi i loro compagni di esser poco coscienziosi nell'esaminare i volumi che pubblicano? I fratelli Bocca. invece, non hanno inalberata nessuna bandiera politica o religiosa. e partiti sotto l'egida del ]~om– broso e del Sergi, indulgendo per via a molte compilazioni aneddotiche, hanno diretto ora la loro casa srcondo il \"cnto un po' religioso, nn po' modernista, un po' spiritista, con un certo successo. Il loro peccato consiste ncll' aver voluto dar troppa roba, e poco vagliata. La Piccola Bibtiolca, di Sot.·11:c 11/udcr11c on– tiene ormai pili cli 150 volumi. Sareb– bero bastali 50 per renderla molto pit1 apprer.zabilc. Accanto alle traduzioni elci Mach (alcune verò inesatte) e elci James, insieme al libro elci Costa sul Buddha, al volume elci ilichels sul Proldarialo e la Borglu:sia in 1/nlia. come stuonano le compilazioni dcli' incompetente Cap– pelletti. le raccolte d'articoli ciel fretto– loso Battaini, quei maLtoni indigeribili del prof. ì\[archesini, quella scoperta cli un R.asius, scrittore tedesco che puzza cli torinese, le raccolte bibliografiche o ammassi di schede del prof. La banca! Con i volumi di uno spirito sveglio e alacre come il Fraccaroli~ vanno a brac• cetto le inesauribili chiaccherate elci }.!c– rasso, con i buoni lavori del Solc-rti si trovano appaiate le sciocchczr.c di un Agresti. Vi è tradotto bene il ìVilde, ma lascia a desiderare il Carlyle. Tutta la parte buona, insomma, di questa col– le~ione, dimostra che meglio diretta a– vrebbe dato frutti, anche editoriajmente parlando, pii1 grandi. Q~tando l'editore fa da sè, e si con– siglia, le cose van meglio, come per il Laterza che in breve tempo s'è reso be– nemerito della cultura italiana e meri– dionale in specie, per aver ascoltato, si dice, i consigli del Croce. Riedizioni di articoli. come quelle dello Spaventa (Da Socrate a Hc,!{Cl - La fiiosojia ila/iaua net/e sue rclnzio11i ecc.), dcli' lmbriani e del Labriola; raccolte come l'/Julo– logia dei pensieri dell'Abate Galiani; tra– duzioni cli volumi di psicologia elci po– poli, come quelli famosi cicli' Jlearn sul Giappone; sono altamente encomiabili. .Ma anche qui troviamo, non si sa perchè, raccolte cli articoli da eruditi, noiose e ac• cademiche, come quella elci Novati; tra– duzioni, che il dire infami è poco, come quella del Salceby; indigeribili ammassi di roba contorta per farla apparir nuova. come quella del ì\'[archesini. l\lla il buono (e cito il volume del Dc .Lorenzo sul- 1' l11dia e Buddhismo autiCo, dello Spi– nazzola sulle On',gin.i e cammino delt'arle, dello Spingarn sulla Critica lcllcraria det Riuascimculo, e il capolavoro stilistico del Croce, cioè il libro su Hegel) supera di certo il cattivo. La cosa migliore che sia cscita con lo stemma della Casa Latcrza è certo quell'ardita intrapresa, curata con tanto amore dal Croce e dal Gentile, che è la Collana cli testi e traduzioni dei Classici della fisosojia moderna, tlove finalmente si può leggere Hegel e Schelling, Kant cd J~Ierbart, Derkelcy e Leibniz in ita– liano: e dove, senza tante clispeudiose, e spesso mal fatte edizioni dello Stato, si ha una magnifica raccolta delle opere italiane del Bruno, con pn::ziosc note del Gentile. Ma che non basti iI preporre alle Col• lezioni Editoriali delle persone di fama e di coltura: quando queste poi non ac– cettino con sufficiente ìmpcgno il loro

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