La Voce - anno I - n. 3 - 3 gennaio 1909

10 LA VOCE gior numero di spostati ; e Cocò è costretto ad una concorre1,za piit feroce, e non ha modo di fare le cose per benino e di salvare le apparenze come fanno i suoi analoghi nel· l'Italia settentrionale: 3. 0 Nel i\ord la classe dei professionisti affamati costituisce soltanto uno fra gli elementi della \'ita politica ed amministrativa e deve coordiiiare e subordi– nare la propria azione a quella delle altre classi che h:rnno peso politico: borghesia in– dustriale e commerciale, proletario industriale, proletario rurale, professionisti competenti e non affamati i nel Mezzogiorno la borghesia capitalistica è poco S\'iluppata, il proletari:uo industriale è agli ini1i, il proletariato nirale è escluso dal voto perchè analfabeta, profes– sionisti competenti e non affamati ce ne sono pochini assai. E cosi gli spostati - il cosi detto proletariato dell'iniellige111a - formano la granJl! maggior:rnza della classe politica– mente attiva 1 sono ovunque padroni del cam– po, s:1ccheggiano sen1a limiti e sem.a freno i bilanci comunali; e si possono ~tare anche il lusso Ji dividersi in partiti, secondo che sperano l'impiego dal gruppo amministrnti\'o dominante o dall'opposizione. E le spese di tutto questo lavoro le fanno sempre alja chm– surn dei registri, i contadini. h il deputato meridionale è, sal\'o raris– sime eccezioni individuali, il rappresenlante politico di una delle due camorre di profes– sionisti affamati, che si contendono il potere ammir1istrati\•o per mangiarsi i denari del municipio e delle istiluzioni di beneficenza e per tosnre i contadini. E l'ufficio del rap– presenlantc politico consiste nell'impetrare l'acquiescienza delln prefettura 1 della magi– stratura1 della questura, nlle catlive azioni dei suoi elettori e seguaci e di votare in com– penso la fiducia al governo in tutte le vo– tazioni per appello nomin:de. Cosi la con m.ione del la borghesia meri• dionale arriva a Roma e da Roma impesta tulla Pitali:,. Con questa differenza : che le provincie settentrionali presidiate da una bor· ghesia non indegna della sua funzione poli• tic.i e sociale, e forti di una vigorosa vita autonoma, reagiscono contro l'infezione della Lillà Elcrna, e: bene o male fanno la loro str.ufa. Nel ~lezzogiorno la corruzione pro– pinala dal governo centrale si accumula a quella che pulluln nella vita locnle 1 e tutto il paese si sprofonda in una fetida palude di anarchia intellettu;1le e morale e di volgarità. E in tutto questo processo pntologico una parte grandissima di responsabilità tocca ai professori dell'llniversit~ di Napoli che sono venuti meno sl spese.o al loro dovere di far servire I' Universil:l a selezionare intellettual– mente e moralmente senza debolezze e senza colpevoli pietà la borghesia meridionale; e hnnno l.1sciato che essa funzionasse' come una scuola superiore di mala vita, e contribuiscono cosi poderosamente a rendere impossibile nelle classi dirigenti del Napoletano ogni iniziativa illuminnta e benefìc:11 a dissipare in esse ogni coscienza di dovere e di solidarie!:\ sociale 1 a distruggere nel ,\lezzogiorno ogni capac~à di vita locale energica e sana. Gaetano Satvemini. Il valore morale del sindacalismo. Pubblithiamo questo aJ fico/o 110n pen:hè la IIO!ilra \'oce sia l(/1 .eior• nale sindacalùta, come si a/Ji·ellcrauJ10 a. dir .![li ÙHbeci/li. ma pe, mostrare che lul/f le ofinioH/ sù ,cc.rc r /orli 'lii ;,osson lrm,an· aao,t;lic11za. E pochi, come il dirci/on· ddla famosa I nlcr• na1.io11ale f0S'i0II0 i111fcrso11are quelle tiri .'ìindacalismo. Il sindacalismo rivoluzionario è un movimento profondamente morale, una dottrina che tende a dare a LuLta una classe nuove vigorie di fede e di vo– lontà. ll vecchio movimento socialista prima ed il riformismo parlamentaristico poi, operarono su tutto il movimento ope- raio conw dri deprimenti morah. dove il socialismo operò delle rinascenze di anime, ciù avventw m~thrrado la dottrina socialistica. È inutile ricordare qui. a lettori ~olli, le caratteristiche fataliste- della \ eccl1ia dourina socialistica: la soil1z1ù11e , 1/c..· slro_/ìca Loglicva ogni carattere di vvlon– Larietà alla rivoluzione operaia. pl'r f 1r d'essa quasi una incombente apoc..i.Jì~!,i se· ciale; la lotta delle classi, secondo I t•ol• gare contaminazione d<"lla teorie l n1(trx– isLica - contanunazionc faua sp,•cial– mcntc nC'I timore dei procuratori del re, poi divenuta canone della nuova csege:,i marxisLica non era più qualcosa di volontario e di soggctth·o, ma 1111 feno– meno storico oggettivo ed indip,~ndC'ntc dalle volontà individuali. Così il riformismo parlameutar'.!:,tico. Esso rendP\'i\ e- rende compld , tllc nulla l'azione delle personalità opcr,tie individuali e collellive, esso ridm.·,.. la trasformazione sociale ad un fatto di per– suasione morale. Gli operai devono per– suadere i ceti horg-hesi meno rcnzionarì - più intelligenti. dicono i settatori della nuova scuola - della cquit.i fon– damentale, della bontà ed utflità sociale, della bellezza delle loro richieste cd i ccli Lorghesi opcrerannoi o almPno con– tribuiranno ad operare, la trasformazione sociale. Evidentemente per Late scuola. 1'ope• raio solo e nella sua organizzaziQne è, dinamicamente, un impotente, un non valore. Si può dire che il riformismo p<'rla111f'11- tarc significhi l'annientamento d li.i. per– sonalità morale dell'operaio, si:, c.:1.p.1ce di destare correnti di simpatia, o piut– tosto di pietà, ma incapace d'ogni <'spres– sionc di volontà e di forza propria. TI sindacalismo invece, di fronte a co– deste dottrine di avvilimento dcli~ masse lavoratrici. rapprcscnLa una salutire rea– zione. La rivoluzione operaia, esso am1ur.cia, non può essere che un faLLOdi n.1l<1~1t,ì, che il compimento di tulla una lunga fa– tica cli elaborazione tecnica. economica. culturale, morale, operata dai lavoratori nel seno delle loro organi1.zazioni di classe. Gli uomini della borghesia, dice il sindacàlista. non si persuadono, si vin– cono i la trasformazione sociale non è un problema di persuasione, è un pro– blema di volontà e di forza. nel senso piì.1 ampio della parola. Ritornando alle più pure scaturigini della dottrina marxistica, il sindacalista afferma che i criteri di giusLizia ccl il diritto codificato, come tutte le altre norme contingenti della morale sociale sono soprastrutture economiche; perciò i criteri di giustizia dei ceti borghesi giustificano e sanzionano pienamente il loro dominio economico, ch'essi conser• vano in virtù del diritto codificato; perciò non si può che per eccezione persuadere il borghese dell'equità d'una causa che, secondo i suoi criteri morali. non può essere che ingiusta. Non si può operare la· rivoluzione morale di tutta la socictA, se non dopo operata la sua rivoluzione economica; per ciò fare bisogna dar principio al– l'educazione dell'operaio per prepararlo ad una più alta funzione economica, aggiungendo alle sue eccellenti qualità tecniche, acquisite nel lavoro dcli' of• cina, quelle doti di coltura, di abilità amministrativa, di educazione morale e sociale, che nell'officina non ha potuto acquistare, e che tutte insic-me preparano il perfetto homo occo11omic11s di domani. Ecco così l'operaio nell'organizzazione di mestiere, dove autonomamente, nelle sue lolle e nella preparazione di queste stesse lotte. si addestra per assumere la direzione economica della società. Vediamo ora l'uomo che ieri non <"'ra. che oggi non è nulla, posto cli fronte, solo coi suoi compagni, al grande ideale Bibloteca Gino Bianco ùi dominazione del domani. Tutto il lento e salutare lavoro di trasformazione psicologica che occorrl' per mutar la vo– lontà del servo cli ieri in quella del do– minatore di domani. l'operaio sindacali• sta Io compie perfettamente solo. senza l'ausilio di pedagoghi borghesi: il la– voro ciel suo laboratorio o della sua fucina e le lotte della sua lega sono tulta la sua pedagog-ia. Quale gran forza morale- porteranno domani nella società quesLi uomini. che non si trascinano dieLro come noi l' in gombrante bagaglio intellettuale di vec– chie tradizioni e d'una cultura che nata in mezzo alla vita è da gran tempo esulata dalla vita? Essi, questi barbari nuovi. paneranno nella vita sociale la loro panicolare filo– sofia: la filosofia del lavoro; la loro par– ticolare morale: la morale dei produL– tori. Quale differenz;i fra questa doLLrina sindacalisLa che chiama gli operai a rinnovare la morale e la vita, incomin– ciando dall'economia sociale; e la Li– morosa dotLrina della nuova scuola ri– formista, che mendica dalla pietà e dalla scntimenta!itc.l borghese la grazia d'una vittoria op~raia, e che vuole instaurare la nuova civiltà per l'esaurimenLO del– l'antica, che abdica nel nome di una giustizia ancor non nata! Anche se la dottrina sindacalista non fosse che l'errore di alcuni utopisti, il fatto solo di porre gli operai cli fronte al loro avvenire, di csalLarne la loro potenza, cli attend('r dai loro muscoli la nuova filosofia, basterebbe :\d elevar il valore morale delle classi lavoratrici. chiamando i più inLelligcnti fra gli ope– rai ad esperimentar(' le loro virtì.1 do– minaLrici. Se anche il sindacalismo fosse utopia. sarà sempre stato una meravigliosa gin– nastica delle menti operaie, chiarnate ad esercitare il loro pensiero accanto al loro lavoro, e questa elevazione morale degli ulLimi ceti sociali non put, che rialzare il livello morale di tutta la so– cietà. Le tesi e le antitcs1 si inseguono an– cora nel pensiero umano, e dopo il so– cialismo. elegia cli tutti i dolori prole– tari, noi abbiamo il sindacalismo, diLi– rambo cli tutte le potenze dei lavoratori. Paolo Mazzoldi Scj!re111io Jell■ C.ment del lavoro di P■rm~. Uno stoico poeta. Non dobbiamo stupirci che I lan Ryner, nuovissimo seguace di Epitteto, sia anche un geniale poeta. Lo stoicismo 1 che per i cro– nisti dei giornali è sinonimo cli insensibi– lità patologica, può essere fonte di grande poe– sia. Per persuadersene basta aver letto l'ispi– rato inno nel quale Cleanto celebra, sollo il nome di Zeus, l'ordine armonioso dell'uni– verso. Ciò invece che de\'e stupirci e rallegrarci è il genere della poesia, Han Ryner affa110 insolito ai nostri tempi. Egli non ha scritto molti v~rsi ed è il primo (per quantoi secondo alcuni, ;1 torto) a giudicarli mediocri. l\la è certamente poeta, e lo è nel senso originario e più nobile della parola, quando scrive in prosa, perchè pos– siede allora la qualità essem.iale del poeta: quella di essere un creatore di mili. Dotato di una fantasia singolarmente fer· tile 1 ingegnosa, pittoref:ca ed' una mente che sa co111prrmlcre, senza deformarle con angusti preconcetti o con antipatie impulsive, le con– cezioni tilosofìche pii1 diverse, come un terso l,1go sa rispecchiare fedelmente gli innume– revoli giochi delle nuvole, - Han Ryner ha espresso poeticamente in ammirabili allegorie e parabole gran parte della vita interiore de– gli uomini. E al pari di questa vita la sua arte è plastica e multiforme. Diamo un rapido f:guardo ai « Voyages de Psychodore :. (Paris, B1bliothèque des cahiers humaines 1 1903), i quali forse sono per ora il capola,·oro di 1-1.tn R yner. Psicodoro 1 tilo– sofo cinico, a\·endo perduta colei che ama,·a, v:t peregrinando in paesi fantastici O\"e ha le avventure pili strane. Egli incontra dapprima, in una pianura tutta circondata da monli, gli Abbarbicali (Lt5 wr,7t"inò, gigan1i dotati di \·ila eterna, ma per sempre immobili, percht: le loro gambe si approfonJano nel suolo tra– sformandosi in radici. .\li dispiJce di non poter trascri\·ere lutti i discorsi fatti dagli .\bbar– bicati nei loro yani lentati\"i di rendersi conto di ciò che e'-iSlC dietro alle montagne che limitano In loro !erra. ,\la. il compati– mento presuntuoso col quale npprendert::mmo le ipotesi ridicole dei giganti imprigionati nello spazio è distrutto da una piccola riAes– sione di Psicodoro: « « j'ai l'angoisse de la durt!e; ils 0111l':111· goisse de l'espace. Les sollises e1 le!- folies qu'ils disent sur le monde é1endu correspon– dent sans dollle ~ nos erreurs sur le monde qui persiste .... » Et le sourire avec \eque\ il écoutail Ics gé:111tsimmobiles bl:"im:1it aussi des pensées d'hommes qui nrnrchent ». A questa pdma av\'enlur:t se ne riatt:1cc:1no parecchie altre 1 nelle quali Man Ryner mo– strn con le invenzioni piì.1 bizzarre, in modo efficacissimo, le molteplici limitazioni della mente umana e tenta aud:1cemente di soppri· merle, sia pure per un istante, aprendo degli spirngli verso 1 1 Ignoto, per mezzo cl, para– goni, di corrispondenze e di analogie. Di questo genere sono le :l\'\'enture di Psicodoro che Han Ryner racconta sotto i seguenti titoli, i quali, se pur m:cessariamente dicono poco del contenuto, sono gi:\ di pe1· sè promettenti: e l.ts S,111:,-_,•mx :t - e Lcs rllrogr,1drs > - « Lts Ephémèrts » - e O ma mèr(. lu tS IIIOfl pere :t - C l' /11/c:r– t'(ll/e « I.es Nuages • - « Les gramls ·vivanls ». l\la Han Ryoer non si limita a deridere le barriere intellettuali degli uomini; egli, che, come \·edremo, ha un ideale etico elevatis– simo, sferza senza alcun ritegno le bassezze, le viltà, le cecità morali degli uomini. Alcune delle scene che egli dipinge sono dette da un critico esser e d'une grandeur vraiment dantesque ~ e 1 leggendo «- Lrs />,l.1111nl(\ idcnlitjues » 1 « Lt's I al•orieux» 1 « Lts Fanl,imes > 1 non mi sembra che quel critico es.igeri. Pren– diamo ad esempio e Lespila11i,1/cs ida1li911es »: Psicodoro arriva in un paese i cui abitanti hanno forme umane soltanto da mezzanotte a mezzogiorno ; durnnte le altre 12 ore essi sono cani, lupi 1 tigri ed ogni genere cli be– stie feroci od immonde. Tutti sanno la co– mune infamia, ma guai a chi non finge cl' i– gnorarla ! A mezzanotte, appena essi sono ridiventati umani, s'odono dei canti impernosi ed aggressivi. « lls aflìrmaient, hymnes bru· talement patriotiques: « Il n'y a que des heurcs humaines. Les Pi1ania1es sonl les plus identiques des étres. Vivent toutes Ics heures ! \"ivent les Pitaniates identiques dont l'identité est aimée des dieux et de la gioire!»->. Psi– codoro riesce a stento a sfuggire ai Pitaniati ed a ritornare in paesi • oì, lef: hommes, doués d'une pudeur plus continue 1 ne quit– tent j:unais leur masque >. Un'altra volta. Psicodoro arriva presso f Laborio5i, infelici esseri i cui visceri sono allo scoperto e le cui mille braccia sono affaccen– date senza posa a contrarre il cuore, a. dila– tare e comprimere i polmoni ed a compiere tutte le altre innumerevoli necessità della vita fìsica - esse, i che sono per Psicodoro I' im– magine di tante nnime umane e faites de mille troubles, torturées de mille besognes, dispersées en mille petites mains de fièvre >. Anche questi brevi cenni bastano per mo– strare che i miti creati da Han Ryner non sono certo 01.iosi giuochi della fantasia) iri– descenti e fragili bolle di sapone, ma sono simboli augusti di profonde verità morali. Qual' è dunque la posizione filosofica di Han Ryner? Si può riassumerla dicendo che le sue idee hanno tutta l'ampiezz.a e la no– biltà di quelle di Epitteto. Egli ama chia– marsi « individualista }I, ma dà a questa parola un senso ben diverso da quello attri– buitole da molti moderni. Nel suo Peli/ ma• ,me/ indiVùlua/isle (Paris, Librairie française 1905) - preciso riassunto della sua concezione della vita, sotto forma di dialogo interiore

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