Vita fraterna - anno IV - n. 1-2 - 15-30 gennaio 1920

VJll'A l'RAT.HtNA II qualcosa d' irnt_et] o e di <lelicato, quasi quale-o a di sacro alla breve · cena, ed aJ ricordo di lui; silenzio di pudica umiltà, ,che la fa ritro a quando i tratta di e ste sa, mentre non ha esitato a <largJ,i aiuto. ella mossa piana e 'lenta del verso, nelle ripetizioni, entiamo la quiete e la caldura dell'ora meridiana nei paesi del ole. Chi vi ha vi suto ricono ce anche le voci lontane delle <l-onnc• che ritornano da'lla fontana e mandano un grido di richiamo .a chi v'indugia, ancora .... (54) N1tlla ti ho chiesto: non ho .prommziato -il mio 11ume al tuo orecchio. Al tuo saluto -io sono rimasta silenziosa. Sola io ,ne ne stavo press_o il pozzo, dove l'albero omhreggia obliquo; le altre a·vevano empito le anfore brrme e sen torna~ ano alle dimore. Da lungi ancora volgendosi chia111avano: e Vieni, chè la mattinata scorre, e l'ora meridiana s'avvicina> . .\Ifa io languida 11,à tgia-o, perd1tta in ozio sognante. Non udii il tuo passo ve-nfre. Levai gli occhi ai t1wi, e li vidi sì tristi posarsi s1t me; la ttta voce era sta11ca q1w11dopiano dicesti: « Sono 1m viandante assetato>. 1Wi scossi dal sogno e ~ er- ·sai dall'anfora mia l'acq11a nelle t11e palme congiunte. Su 11oi tremola,van le fronde; nell'ombra cantava -il c1,c11lo,e il profumo del habla fi01·ito ci veniva dal c1tn10 sentiero. Q1wndo hai chiesto il 1iiio 1111meio son rimasta ergog11osa e muta. Che avevo io fatto perchè tu volessi ricordarmi? Jl,Ja ho potuto p-0rgerti l'acq1w per dissetarti, e tale ricordo s'abbraccia al mio more e di dolce:;za lo avvolge. E' trascorsa la 111atti11ata,seguita l'11ccello con nota. sta-nca, sussurrano i11 alto le foglie del 11ecm, ed io rima11go a pensare, e pensare .... L' altro canto, anche se con i.derato parola di doTIIIla serba figura di fiaba e di mito. fot-eniso e misterioso canto. La molle donna che vuole Je rose trova invece un dono 11obile e terribile, un peso che overchia le ue deboli forze e la feri e, ma che per amore ella aprà portare; <loloro a e dolcissima nella sua appa - sionata umiltà e in ieme a ogni iblandizia nella ua liberaz-iol'fe da ogni fralezza. (52) Volea chiederti, e 11011osava, la ghirlanda di rose al tuo colf.o. Onde attesi il mattino e la t11a dipartita per trovarne sul letto qual.che fiore. Quale mendica, nei primi cMarori, ·o ricercai, fosse pure 1L11petalo solo. Ahimè lassa! Che ho dunque trovator Q11ale pegno ha la- .sciato 1"/, t110 amorer N è fiore, nè aromati, 11è fi.ala odorosa: è la t11a spada possente, pesante come la folgore, f1dge11te come 111w fiamma. La giovane lttce penetra dal verone e sul ttto letto si Biblioteca Gino"Bianco

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