Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917

VITA FRATERNA 169 il nostro settore ed ho avuto modo di sollevare qualche spirito soli– tario e di goder fraternamente dell'atteggiamento consolante di queste nostre salde schiere: il morale è alto e sereno; la letizia era pueril– mente cara, per i pacchi giunti dai vari Comitati di Modena e di Bologna. E fui contento di constatare, finalmente, che quest'anno, i regali ai soldati in linea non si sono fermati nelle retrovie. In tutta la giornata non si ebbe che un colpo solo, lontano, evi– dentemente sparato per prova di qualche pezzo nemico, nuovo. Del resto, tutto silenzio e calma e pioggia e nebbia e fango. Tornando in giù ali' imbrunire cominciò, non in me soltanto, la melanconia acu– tissima; l'ambiente non poteva essere più tetro, i camminamenti erano ruscelli di fa_ngo,la nebbia stendeva cortine fitte, strappate qua e là da vaghi profili di cose, di uomini, di alberelli, di ricoveri ; e c' era tanto freddo d'intorno; il pensiero lontano ed il cuore stretto. Tor– nammo nella città che era più che mai squallida e deserta. Mi cambiai tutto e andai al pranzo del generale; pranzo che sarebbe stato una magnificenza date ... le parche abitudini e il posto di guerra.,. per chi avesse avuto fame; ma io non ne avevo affatto. Gran pena nel dover parlare, cercando di essere brillante e interessante, gran pena parlare di guerra e di pace, di letteratura e di politica, di uomini e di cose, di arte, di storia, del passato, del presente e del futuro ... gran pena per chi aveva il cuore e il pensiero ben lontano e tutto raccoltò costi tra voi, alla vostra mensa, rivedendo i noti e cari volti e le cose e gli angoli _tra i quali attesi, per tanto volger d'anni, l'ora dei placidi riposi. Alle dieci ero già fuori, tra il buio fittissimo, rotto solo dal cir– coletto luminoso della lanternina elettrica, fuori, lungo le strade de– serte, verso i baraccamenti del canale, alle visite che m'ero proposto. E vidi cose dolci e tristi, amene e commoventi; e udii cantare sotto– voce i ritmi dei paesi lontani e udii mormorare il rosario; e vidi giocare a carte, fumando le pipe e vidi - scena che non dimenti– cherò mai - un presepio bellissimo fatto dai soldati con statuine di legno, di cera, di mollica, di stracci, fabbricate, dipinte e vestite da loro, con cura ed amore squisiti. Il presepio era in un angolo della baracca, illuminato parcamente (perchè le luci intense sono proibite anche nell'interno delle baracche e dei locali) e intorno, nella penombra, gruppi di soldati silenziosi guardavano, continuavano a guardare e chi sa se gli occhi erano tutti asciutti! Io non credo. Quando il Tenente entrò, si alzarono tutti mettendosi sull'attenti. Quando il Tenente guardò, ammirò, lodò, e strinse nel buio tante mani, e disse tante parole fraterne e commosse BibliotecaGino Bianco

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