Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917

VITA FRATER JA 165 LETTERE DI GUERRA ~ . Pubblichiamoqueste lettere, scelte nella corrispondenzadi wz volon- tario non più giovane, che ha voluto mettere al seryiziodellapatria l'a– nima ancora ardente di intensa idealità, le forze ancora validee pronte. La lettura di queste pagine spontanee e schiette, recanti il soffio aspro ed augusto della vita di guerra, non potrà non esserefeconda di riflessioni; e certo aiuterà a tener viva in noi la fiammella di quella fede che egli spesso raccomandaconparole veementi: « Fede,fede,fede, ci vuole; abbiatela voi nelle ciltà operose e negli industri villaggi, abbia– tela nelle case, nelle famiglie, nelle opere varie dellevostregiornate,ab– biatela e alimentatela e suscitatela negli altri, nelle piccoleanime e nelle coscienze oscure :o. Fronte di .... , 10 agosto 1916. Mia cara, Stamane io e i m1e1colleghi abbiamo ricevuto l'ultima posta : io ebbi la tua lettera del 6 da Locate. E tutti e quattro leggendo si piangeva, ma tanto si piangeva. Era una reazion~ sentimentale, ma indispensabile, dopo questi giorni tremendi e gloriosi. Ancora ieri alle 11 del mattino (ricorda le date dal 4 al 8 e 9 agosto) non ero sicuro di ritornare dalla collina. La quota 85 la conosco come casa nostra. Le bombarde terribili che ci han dato la yittoria nel nostro settore, le abbiamo puntate noi, noi soli, con sforzi grandiosi, in linea, sotto un fuoco d'inferno. Oh, questo tuo piccolo marito come è stato fermo al suo dovere, con la rivoltella in pugno, perchè tutti compissero il pro– prio. Io piango, ma di gioia e di fierezza e di ebbrezza. • Se Gorizia è italiana lo si deve alla nostra azione. qui, che fu miracolosa. Piango con una voiuttà che non conoscevo ancora. Vitto– ria su tutta la linea ! Stamani alle 10 il Kosick terribile, che ci fulminava da 4 giorni è stato evacuato dagli austriaci; Doberdò tace; Duino solo fulmina an– cora, ma per poco. L' Italia è grande ed i suoi soldati sono degni di essa: ho baciato le mie stellette, come bacio te e il nostro figliolo. La nostra Patria e voi, povere creature care che soffrite con noi ogni ansia, siete tutto il mio mondo. Non pensare che io sia esaltato; son calmo e fermo; ma bisogna vivere qui per provare che cos'è la Patria. Adesso pare che avremo un po·- di quiete. BibliotecaGino Bianco

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