Vita fraterna - anno I - n. 5 - 10 maggio 1917

150 VlTA FRATERNA è necessar~o può c.sscre giovevole, o in vece può essere inu– tile, o può anche. riuscir danno o; Yi sono dunque varie qualità di superfluo, e il nostro doyere verso di e so può Yariare n1olto. Talvolta« superfluo » si contrappone a «utile»; superfluo ciò che è inutile, 111a uperfluo anche ciò che sa– rebbe utile ma non lo si vuole per poter invece avere qu:11-– cos'altro di più utile. Così, utile 111i è una mela, n1a super– llua io la dichiaro se 1ni dà più piacere regalarla, o se pre– fcri. co impiegare altrimenti i soldi che dovevano comprarla, o se per averla dovessi rubare. «Superfluo» può signifìcarc • dannoso »; in questo senso si qualificano superflue le cose di cui è giusto fare a n1eno perchè senza arrecar bene rc~1 le i11 vado no te1npo e spazio, cacciandone via ciò che di bello e di buono dovrebbe trovarvi posto. 1[a non sempre l'idea del superfluo irnplica cotesto dovere di rinunzia, tutt'altro .... Così studiando i viri a petti del_ superfluo, esso 1ni ap– pare diviso in tre categorie ben distinte, che comprendono le 111inin1e quanto le massime cose superflue: I - Le cose usate dal mondo che noi di. approviamo o non desideriamo. II - Le cose di cui godremmo se le avessi,no, ma alle quali noi rinunzia1no, o accettando volonterosa1nente circostanze che non possia1no 1nutare, o perchè la rinunzia è condizione al consegui1nento di qualche altro bene (nostro od alt1·ui) al quale tenian10 di più. III - Le cose di cui godiamo ma che non c1 sono necessarie. Quale sarà l'agire nostro verso questi cliversi superflui? Del primo facciamoci un criterio nostro, personale, indi- .. pendente. I on ricerchiamo od accettian10 una cosa sol per– chè così fa_nno gli altri. Abbia1no il tranquillo coraggio cl i seguire i nostri gusti, le nostre idee, invece di riempirci la vita di cose che in realtà non de ideriamo; ci toglieremo d'addosso un viluppo imprigionante, ci sentiremo la vita semplificata e rasserenata. Le sole limitazioni a liberarci da cotesto superfluo ci debbono venire dal bi ogno di non ca– gionare dispiacere a quelli che ci amano, i quali non sanno veder le cose nella ste sa luce in cui le vedia1110 noi. « Non scandalizziamo i fratelli più deboli », diceva San Paolo; e i11 dubiis Iibertas , , sì, ma « uz 0111uia c/l(trilas ... » E con1e ù i- BibliotecaGino Bianco

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