Via Consolare - anno II - n. 4 - aprile 1941

~egisti del Ieatra-guf Ogni '!'eatro-Guf à i suoi registi ai quali è affidato il compito di mettere in scena gli !,pettacoli. Appunto a queste personalità fusive è affidata In maggiore responsabilità sulla riuscita artistica dello spettacolo. Chi sono i registi dei Teatri-Guf? Sono universitari che per presunte qualità sono stati indirizzati " questo compito. Quale preparazione ànno o dovrebbero avere? Questo è forse il punto più scabroso da esaminare. E· facile improvvisarsi regista, ma è difficilissimo diventare un buon regista. E' indiscusso che i .-egisti che escono dalla leva dei Guf sono assolutamente diversi dagli altri. La loro differenz:i - direi - costituzionale, consiste nel fatto che lo loro attività per mettere in scena uno spettacolo, parte da difficoltà p2rticolari e svariatissime. Prima di tutte il regista universitario si trova di fronte ad attori universitari, spesso privi dei più elementari canoni di recitazione, ed è obbligato, con molta pazienza e molta buona volont~, ad insegnare ab ovo ogni elemento tecnico indispensabile: dall'impostazione della voce al gioco mim:co, dalla sincronia col suggeritore alla controscena. E lo spettacolo nasce studiato e sudato fin dalle radici. Questa causa dà spesso effetti notevoli quando lo spettacDlo è sorto da una collaborazione intelligente, dove la cultura e il buon gusto ànno supplito e sostituito egregiamente il mestiue. Ma quello che è degno veramente di attenzione è come, spesso, sedicenti registi, privi o quasi di prep.arazione tecnica, raggiungano dei risultati notevoli. qu.alche volta superiori a quelli del Teatro militante. li regista universirario, con la sua sudata e completa regia, diventa I 'e.sperimentatore che, basandosi sulla intelligente sensibilità, ins·egna imparando, per quel fenomeno, CO· mune ad ogni Teatro-Guf, di osmosi ed endosmosi. Se ques,o metodo, che chiameremo ab ovo, da spesso buoni risultati, è anche vero che spesso, per ragioni ovvie, conduce a effetti mediocri e dilettanteschi. E' inevitabile. E così è anche difficile accertarne poi le responsabilità dal momento che gli elementi costruttivi che concorrono all'allestimento di uno spetu,colo del Teatro-Guf sono mohissimi e di variia origine. Bisogna evitare - come in qualunque giovane organismo polemico e di punta - che ci siano queste stasi negative e queste dispersioni di forze. Bisogna partire da presupposti spirituali e organizzativi ; vale a dire : senso di respor.sabilità, collaborazione, disciplina, autorità, antipadreternismo. Sfuggire la faciloneria, il dilettantismo :nrorme, gli effetti gratuiti, e improntare ogni elemento alla massima serietà. Con la serietà e la coscien1.ascrupolosa dei propri compiti si possono determinare componenti di forze che porteranno senza dubbio a notevoli effetti. Inoltre si presenta l'esigenza sempre più sentita per gli aspiranti registi, a prescindere dalla loro indispensabile preparazione spirituale e culturale, di una, anche miniLa F. U. Daria Dalla Riva, in un'espressione della ApparP11za della Donna Uccisa, in "All'usci.la" di . . . , Pirandello Fondazione Ruffllll- Forl1 ma, prep:1razione tecnica e una, anche breve, esperienza di p2!coscenico. Insisto sempre sulla necessità di scuole di regia e recitazione, interne ad ogni Teatro-Guf, tenute da autorità competenti in materia. Magiari con una lezione la settimana, magari con una consulenza, una facilitazione e una sorveglianza attiva durante le prove. Il regista del Guf deve riconoscere l'utilità per sè- e per gli altri di minimi elementi teonici, che riducano le sue fatiche e le fatiche dei suoi attori. Forse è proprio vero che anche la regia si impara e non si insegna. E' opportuno quindi che I 'u~iversitario prima di accingersi a questa responsabilità, maturi in sè quegli elementi pratici utilissimi, assistendo e partecipando come aiuto ali.a regia di registi di provata competenza. Dobbiamo segnalare che fin dall'anno scorso si è verificato uno strano fenomeno fra i giovani ; stiamo passando un periodo in cui è furiosamente di moda la regia teatrale, almeno a Roma, a Milano e nelle altre grandi città. Dopo il grande successo de « la piccola città " di Wilder (successo personale del regista Fulchignoni) si è inasprita la J;bidine registica di tanti giovani che la portavano allo stato latente dalla precedente moda per la regia cinematografica, e da quell.a, ancor più precedente per il u divismo u. O' segnalato questo fenomeno per un semplice scrupolo cronachistico e per invitare gli universitari, come sopra, ad un senso di serietà e di moderazione. Per concludere, credo che molto, se non tutto. dovril aspettarsi il Teatro nazionale dai migliori registi dei Teatri-Guf. La lo•o costituzione spirit~ale ed ,artistica è sorta da difficoltà ~· da esigenze culturali e polemiche scaturite da un substrato di cultura e di gust6. Al Teatro che fanno e che ànno fatto ànno dato tutte le energie e tutta la ){lro entusiasticl. feconda verginità. Essi sono partiti da schemi minimi e ànno dovuto risolvere e conquistare ogni elemento attraverso le varie difficoltà, direi quasi regionali, dell'ambiente culturale e sociale ove si sono sviluppati. Esempio ne siano due personalità : Pacuvio e Fulchignoni, registi provenienti dai Teatri-Guf, che ànno dimostrato .assolute qualità, feconda esperienza e indubbia preparazione culturale. Usciranno dai Guf altri buoni registi? Speriamo di sì. La loro !unzione rinnovatrice è attesa nella grande famiglia del palcoscenico ita• .,, liano, perché se I 'aclore è l'anima del Teatro, il regista è l'anima dello spettacolo. ALBERTO f>ERRINI Pag. 23

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