Via Consolare - anno I - n. 7-8 - giugno-luglio 1940

ORIZZONTE Problema dei quadri Cos,è un Fascista Per il nostro Impero VERTJCf Solidarietà dello spirito Uniforme Nostra Romagna: Spiritualità romagnola. Cicli e paesi STUDl L'idea unitaria Puntaspilli Vetrina Falò Mondo d'oggi : Ritmi e canzoni .Mortaretto .. Spedizione In AbbonamentPoostale - Armane/o Navaf!l/o/i Arl,os Carrara Gianni /11arino 1'~ B. Procella JVevio 1l1aueini Benvolio A. Perrir,i 7'. Bulgare/li A11roi,io s,,.;,w Gustone CanP.ua Guido Ari.uarco Turi Va.si/e Mario Cicolfnani L'omino dei fune/li Disegni cli Enzo Pa.tqui _I ANNOI - GIUGNOLUGLIO - NUM. 1- 8 Fondazione Ruffilli - Forlì

AMMINISTRAZIONE MORESCHINI CESENA Caseificiodi S. Giorgio BurroExtra. CENTRIFUGATO Lattiferedi allevamentoproprio Impiantomodernocentrifuga Manaidi & Barbanti Vid Tripoli n. 33 - 35 - Telefol)O5-42 RIMINI ◊◊◊ Primaria Fabbrica Pantofole e Sandali di lusso e da spiaggia AutoStazio"nDeIESERLif,o,rnimenti OFFICINAPERQUALUNQULEAVORO BANCOPROVAPOMPEINIETTORI Sub concessione OFFICINA AUTORIZZATA Materiale ricambio Ditta PRATEL~I VIRGILIO C A T TO LI C A (Forlì) Via Mazzini N. 38 Telefono N. 10 ASMARA . Via Godail TeleFono 61 48 • Casella Postale 300 ~ ti ~ 1. n- . ( '12.icci.oM n. 249 '.e&pJJtL ( ~ n. 622 Fondazione Ruffilli - Forlì

.. Anno GIUGNO LUGLIO Num. 7-8 M E M S I L E D I P O L I T I C A E D' A R T E D E L G U F D I F O R L I Il problema dei quadri Sono momenti seven; momenti liberi dagli ù,fingimenti usualt; dagli adattamenti mediocri per quel senso della storia clie si fa, per quella sensazione della morte presente, che fa capolino dal racconto delle imprese eroiche, che domina dagli elenclii dei caduti in combattimento. E' necessario che anche not; in questo fronte interno che dà molto minori· soddisfazioni di quello esterno e, forse forse, non è proprio cosi comodo come lo si potrebbe dipingere, ci libe,,- riamo una volta dai modi di dire convenzionali e, parlandoci; ci guardiamo negh occhi. Da uomini. Poichè ora si ~ratt~ di fare grande l'Italia, di darle le proporzioni di Impero amplissimo, di darle una struttura che resista ai secoh e che sostenga con onore il confronto con altri popolt; vitali quanto il nostro e usi; da una disciplina assennata, a moltiplicare per mille le loro energie, non dobbi"amo lasciare inesplorata una pieg·a del tessuto· nazionale. E siccome la domanda è di prammatica, non possiamo fare a meno di chieçlerci: «-A ,;he punto sono i giovani?». Altre volte abbiamo accennato all'argomento su queste pa!{ine e' concludemmo che non c'era da disperare dell'avvenire poicliè a vasti strati di giovinezza amo,fa corrispondevano nuclei di giovani attivi; Vl·vacissùni d'ingegno, pieni di fuoco d'entusiasmo, cosiccliè, mentre nei primi si poteva riconoscere la comeguenza della nostra epoca di transizione fra due mondi, nei secondi· si poteva constatare la certezza di un mondo mighore. Anche oggi siamo di" questo pensiero. Eppure - sarà la gravità del peso d'Impero che sta per esserci affidato - non possiamo fare a meno di pensare a quella massa che abhiamo dl!fi,,, nito abulica, amo,fa; e non possiamo trattenerci dal cliiederci se si sia fatto e si faccia proprio di tutto per riscuoterla, per trarla dalle gore delle vecchie abitudùu; dagli ozi salottieri dell'Italia VIA CONSOLARE 1 FondazioneRuffilli- Forlì

pescecani.sta del dopoguerra. E troppo triste, infattt: trovarsi attorno, oggt; della gente clze sente la guerra come un jàtto lontano, più lontano forse delle partite di calcio della squac/ra beniamt·na, della gente che si lamenta nelle stazioni balneari; degli individui che· se ne imptjJano dei pro, blemi del dopoguerra venturo, perchè tanto c'è Lui che ci pensa. Esserci Lui vuol dire autoriv zare tutti gli italiani ad ada,t!iarsi nella più pe,fettu idiozia? Vuol dire invece necessità _di renderli chiari interpreti delle sue direttive e del suo solitario pilotaggio della nave in mezzo agli scoglt. É' naturale, allora à domandiamo, che tanti siano oggi costoro e che fra di .'oro non ci siano solta11to dei creti11i dalla nascita, come si sarebbe indotci a credere? A parte il pe,fezionamento del sistema educativo che fu già della benemerita O. N B. e oggi della Gil il quale sistema, a nostro avviso, dovrebbe essere incardinato di più sulla manovra delle piccole squadre, sog;Jette ad autocomando, che non ad una riproduzione lillipuziana dei sistemi d'inquadramento dell'esercito; a parte Ùuti questi coefficienti che un giovane si trascina avanti dalla giovinezza, noi troviamo che ciò che fa essere il giovane qssente e abulico è il distacco che ..:orre tra lui e la vita attiva. Oggt; coi nostri sistemi scolastici; colle abitudini sociali cl1e segregq110 l'uomo fi110 ai venticinque o tre11ta anlll; il giovane é isolato dal movimento della grande vita. La mancanza di grandi scosse, quali nei passati tempi poteva essere 14n più alto trasporto per i movimenti artistico,spù·ituaù; il cui tifo è stato sostituito dagli efttusiasmi in gl1iac, cio per le imprese sportive, o che poteva anclze essere la lotta politica di malfamata memoria, ma capace di dare wl brivido ad un cuore generoso, non può non rendere la mas_sa dei giovani abuhca e scettica. Nei co11fronti delle attività pratiche, esse non possono non essere viste che come fome di danaro poiclzè quando il giovane ad esse giunge è ormai inaridito da una lunga abita, dine allo scetticismo in jàtto di trasporto per il lavoro o per una propria attività sodale. Non inaridiamo· 11ei giovani le fonti dell'entusiasmo; e come, da ragazZL; non dobbiamo so):, focarne il senso agonistico nel!' inquadramento troppo rigido e supe,fiàale pe~clzè p~ssa essere sentito dal ragazzo stesso 1·n modo diverso clze una dura coscrizione~ da adolescente e poi da ventenne non dobbiamo tenerlo avulso dalla vita vera. Riformate ordinamenti scolastict: cambiate vecchie co11cezioni; ma è vitale immettere subito i giovani nell'inquadramento delle attività del lavoro, come anche, contemporaneam~nte, neg-/i organismi politicz'. Insistiamo nel contemporanea, men;e p~rchè la sola idea del professionismo politico è diventata nauseante. La co,porazione; ecco il luogo di incontro del giovane con la vita. Attività di produzione. La vastità .Jelle terre clze sr:ranno italiane, la molteplicità dPi compiti di colonizzazione impongono di non fare astrazione dalle esuberanti forze dei !{iovani. Ust·amole. Facciamo Sl~ che, presi nel ritmo del( azione, i loro spiriti cabrino verso il cielo e automaticamente, avendone faui degli uommt e dei costrutton; ne avremo fatto dei capi e dei dirigenti politici. Non è ora dt" esitaziont: L'Impero è alle porte e con esso si profila il problema dei quadn·. Si deve riso! vere I 2 VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì

Cos' è un Fascista Vita e morte del volatore ITALO BALBO Quando la Radio scandl severa l'annuncio della morte in un rogo sublime di un manipolo di aiudacl i'taJiani guidati da Ba>lbo, sentimmo che Albione avara del suo s,angue, avara dei suol ministri e dei suoi generali, poteva abbandonare ogni vagante ,spera,nza di trionfo; i.I rogo di Tobruk aveva piegato il destino cosi come il &aeriflc10 del console antico av·eva piegato al proprio popolo la profezia del Nume. Balbo, .tutti lo conoscevano. Da noi molti lo ricordaino di persona, esile ma trasfigurato dalla chioma del r1voluzionario e del poeta, e dad-la barba ferrigna. Noi g10vanissimi lo abbiamo presente perché per lui abbandonammo Salgari - al tempo delle· sue imprese avia,torie eravamo al ginnasio ~ paghi finalmente di avere trovato l'eroe concreto che .soddisfacesse la nostra brama di -avventure e di conquista. Se noi ora lo rievochiamo è soltanto perché sa,ppi<amo che v!r,tù esemp,lare posseggono le gesta degll uomini grandi e perché riconosciamo in Italo Balbo quel.Ja tempra di uomo che dovremo riprodurre in milioni di esemplari se vorremmo essere veramente popolo fascista, italiani degni di impero. illnfatti nella civil<tà umana che é specchio delle opere degli uomini, si• può dire che ogni secolo possegga uno speciale t:po di uomo e che ne serbi gelosamente il modellato. E' cosi che, in sintesi, la storia ci appare come una ser .e di uomini, simbolizzan.ti imprese, ansie umane, s,acriflci e idea,Ji di intere generazioni: Pericle, P!a,tone, Alessandro, Augusto, S. P.aolo, Carlo Magno, Dante, Lorenzo de' Medici, Leone, Leonardo, Gali,leo, Garibaldi..... E anche noi, con forza di spontaneo plebiscito, ci siamo già scelto un volto quadrato a rappresenta.rei nel pensiero del 11osteri: Mussolini. Ebbene, non sarebbe giusto pens,are a questi uomini come a del titani isolati; violenteremmo il senso della storia e la mera viglia VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì di o4.1i.m.a.11.dc, 1!.a.v.a.t;R.ic,R.i deHe rigogliose fioriture individuali. Per chi crede nella spiritualità corale dei popoli, gli uomini simbolici sono l' espressione vertiginosa di caratteristiche latenti, più o meno presenti nella massa perché frutto del!' influenza di tempo e luogo e nello stesso tempo della intima aspirazione delle intelligenze. Essi, g.Ji uomini simbolo, hanno saputo au- •reokre in una perfetta armonia il vecchio uomo con le virtù nuove, hanno saputo precorrere gli altri nel fare di aspirazioni delle realtà determinate e giustamente restano quindi nella storia come un capolavoro di umanità. Per gli altri é una lunga vicenda generosa di sforzi e di alternative per giungere a quel vertice. E' la grande massa che fa la storia. Ita·lo Balbo ci appare come un tipico esponente della civiltà umana del F.ascllsmo poiché 11 Fascismo concepisce la vita come azione, ma la concepisce anche come realizzazione di un proprio ideale, dipanando l' esistenza fra i due poli, quello della concretezza e que'llo della supernatura, dove una volta aleggiavano i sogni e dove noi ora collochiamo la sfera delle immagini, previsioni del- ,La realtà che sarà. Questo nostro profilo dirà che Balbo fu un poeta e fu un costruttore. Fuggiasco dalla propria casa a quattordici anni, nel 1910, quando Ricciott! Garibarldi organizzava una spedizione in Alba,nla, a favore degli Sch!petari in lotta contro hl Turco, H giovinetto seguiva tutta 1a corrente utopistica, che fu per tanta par,te romag,n.ola, dell' .aiuto al fratello oppresso, qualsiasi nome esso avesse. Fin da ·ragazzo eg•li possiede una radicatissima convinzione politica, tratta dal sentito dire dei vecchi, ma anche da meditazioni su Mazzini e gli scrittori socialisti. La sua convinzione polttica é ali' italiana e cioè non un va,gheggiamento di forme perfette, irreali, astratte, matema,tiche e neanche pensiero di un fllibustierismo arraffatore, -rna come missione sociale a servizio del popolo. H suo socialismo era quindi la espressione di un' anima generosa, convinta di dover strappare I.a massa alla tracotanre di un incipiente capitalismo. Cosi non conosce la f.acile adolescenm; il suo entusiasmo é presto sposato ad una fdea, il suo sorriso cti,viene presto magnetismo di Ga,po, • la . sua genialità strumento della sua visione socla,le. Non termini di alti s,alari, non dialettica di scioperi e di serrate, non meccanismi di le·ghe e di cooperative occupano la sua visione soci.a,le, ma piuttosto una idea ancora imprecisa, che prenderà forma in seguito, ma che intanto si chiama rischio, desiderio della bella a,vventura, sprezzo IClel iiericolo, atteggiamento d'audacia. Trento e Trieste sono la prima squilla per le masse più sveglie. Ba,lbo balza alia testa. Scrive sul giornale del Duce, va a Milano per partecirpare al comizi interventisti e.on Corridoru. Finalmente, dopo la clausura della scuola allievi ufflciaili, è al fronte fra i « vecchi alpini>. La guerra era soltanto un inizio e Balbo, come tutte le anime che posseggono una invisibile antenna che capta le onde del!' avvenire, avver.tiva che tempi nuovi si preparavano, che una lotta ad olitr.anza si doveva ingag,giare contro quel mondo bor,ghese che, invece di risolvere i duri problemi deH' Italia unita, era rimasto per decenni in ammirazione del cosidetto ordine instaurato da Parigi col trionfo dello sfruttato tri3

nomio, troppo sventolante nelle kug•he pieghe per non coprire merce di contrabbando. L' Irtalla si bardava volentieri nelle "gua.1dra,p.pe classiche, ma intanto era perfettamen:te contenta. di vivere m~n• ombra deHa fraternità latina e, se possedeva una luce sua, si affrebtava a porla ben alta sul mog,gio lii Mon1ipcarnasse. Non si compre.ndeva che un popolo, se ".UOle essere gr.a.nde, deve. dare qualche cosa d1 suo al mondo, ad ogni generazione; si deve trasfi- ~rare, ripuri.ficare ad ogni secolo. D' al1tm parte, anche sul terreno concreto, le imrportazioni ideologiche daill' estero non erano state estremamente fruttuose poiché parlamentarismo, libe,ra,lismo, sulfra,gio universale si erano suffloientemente 1<1,veklltincapaci di risolvere 11 nodo dei problemi dai quali, e nonostante i quali, era naltAl. la giovane Italia. Non c'è p.er Ba}bo, nella sua mentalità spregiudicata di giovane sano, certo dei mezzi della giovinezza, \In attimo di esitazione nel pensiero della fatalità dell' aS6alto alla cittaldella delle democrazia per tromutarla nella rocca dello Stato forte, l' unica costruzione che possa ormai tener testa alla foH.a lmbestiata. Per ben comprendere Balbo dobbiamo ri-cordare che parte delila sua educazione è avvenuta su-1 caldo terreno roma,gnolo, ricco di impeiuosttà e di .audacia, nel quale il san~ue, o è sempre a perfetto regime di ebollizione, o si arresta nel suo cammino, si che g,li sghiacciameniti risultano difftcili. E d' alrtra parte dobbiamo !Inquadrare la su3, azione neLLaiprovincia di Ferrara, dove la gente è diversa da quella di Romagna, e si distingue per un temperamento lirico maggiore, forse per una mag,giore f.antasia, can la conseguenza di minore decisione e di minore senso di dominio degli avvenimenti. Col suo spirito baldanzoso da romagnolo, Ba,lbo, prende la testa dei suoi, dominanlCl-011prima di ave!rU convinti, tmscinamdoli ancor prtma di essersi ad essi imposto regolarmente come Capo. Poiché, dopo la guerra, dopo l'immediato dopoguerra, dm;ante il Quale si laureò a Firenze e diresse il giornale «L'Alpino> da lui fondato (un giomale di caserma che faceva una poliitica antinittiana !J, Balbo, torn.ato a Ferrara, ebbe netta la sensazione di un.a ubbriacaitura della sua gente. Una predicazione decenn.ale che .aveva leva sulle tristi condizioni economiche della piana fer.rarese, malsana, esposta alle invasioni periodiche delle acque del Po, 4 FondazioneRuffilli Forlì fermentamte di antichissimi genni ribellistici, aveva dato i suoi frut- .ti in regime di aat1 guad~i. I prezzi strepitosi delle can11,pa che avevano improvvisamente donato l'euforia di insperate fortune a infinite famiglie, aveva fatto ad esse rallentare i freni d1 ogni ritegno morale e di ogni convenienza anche economica, cosicché la baldoria divenne il regime della normalità e la licenza in og,ni campo ne fu il suo frutto. Tutto si dissolve. Balbo da solo fa muraglia. Per due anni svolge un' opera assidua, imponen-te di fatica; ma nel 1921, nell'aprile, egli può già presentare a Mussolfni - nel movimento del quale, la sua opera, cominciata quasi spontaneamente, è venuta fatalmente a confluire - trenta•mila lavoratori che, sfi~ando compatti e fieri, aprono a Mussolini l.a visione di un Fascismo, fenomeno rurale e azione di massa, non solo d1 minoranz,a aristocratica. Nelle Padanl:a. il Fascismo è diventaito fenomeno proletario, dopo che, a Milano, aveva già assunto la chiarezza della sua fisionomia combattiva e rivoluzionaria. Nel settembre dello stesso anno i trentamila si moltiplicavano in sessantamlla e marciavano su Ferrara imponendo aJ governo, al posto della politica del- !' elemosina, quella dei lavori utili. Non è importante sobtolineare la vittoria dei sessantamila, ma lo è il ricordare che essi non erano una turba sbandata e famelica; anche se portavano abiti i.aceri e scarpe sdrucite, anche se in parte non avevano trovato posto negli accantonrumenti e dovevano bivaccare per le strade, anche se non avevano potuto trovare pane a sufficienza, essi erano Jigi a una disciplina, stretti attorno ad un comando, fermi al cenno di capi responsabili. Erano_·un esercito! E quando, neHo stesso settembre, mi.gliaia d1 ferraresi, del F.ascio e dei Sindacati, uniti alla colonna bolognese, passando da Lugo, dove rendono omaggio a Baracca, andranno a Ravenna, p.er prostrarsi a Dante, si vedrà che l'abbozzo deH' esercito fascista c'è già, pronto a tutti i COIIl'l)iJti. Si inizia allora - e Balbo è non solo membro del Dire,ttorio Centrale d~ Par.tito, ma organizzatore delle Squadre fasciste deJLa Padani.a e del Veneto - la serie delle azioni in grande stile; non più l.a difesa, ma la conquista; non più La reazione, ma l'azione a fondo, implacabile. Occupata Ferrara, verranno ancora occupate Rovigo, Bologna - dove il cosidetto • vicerè > Mori è reso impotente di fronte aàle mig!Lai.a di squadristi accampati sotto a-1 Pavaglione e lu,ngo i portici di Via Indipe•ndenza - ed è poi l' ora dell' azione di Ravenn,a e poi della lotta per la conquista deH'Oltretorrente rosso di Parma, in occasione· dell' opposizione fascista alio scio_pero generale deM'Agosto del '22. Sono tipici episodi di azione militare. Il Fascismo si è già sosti<tuito aUo Stato assente e rimette ordine nel caos d·ella piazza. L.a massa non è più massa; è uno strumento agile e intelligente dell'azione dello Stato nuovo. illn essa, a darue coll!)o e anima di esercrto, il poeta Balbo ha in.trodotto una divls.a, Ja camicia nera de.gli arditi e dei lavoratori del ferrarese e, per ogni mOinento della vita delle squadre, ha creato un rito. Fiamme, gagliardetti e, in occ.asione d·ei funerali, le croci, il • presente > che scuote i petti; l' operaio Breviglieri vien posto nella bara sotto un coperchio di vetro e indossa la giubba da ardito e in mano ha il pugnale, estrema minaccia al nemico che l' ha fred'da to; Tognoli, ucciso in agguato dai comunisti viene fatto trasportare ai cimitero dai buoi che conldiucevano il suo aratro! La impressione estetico-suggestiva è tale che nessuna folla mediterranea può sottrarsi ali' impeto · della commozione. Initan to si mescol.a a.Il' aspra lotta politica di piazza un motivo d1 politica internazionale che è una squilla per tutti gli italiani degni del nome. Alla faccla del1' ascetismo indisponente di Wilson, della cocciu,ta,ggiine di Cl:e-- menceau, della doppiezza di Lloyd George; della petuLanza dei Croa- ,ti, li Poeta soldato ,aveva destato Fiume dal suo sonno ed ora essa continava la sua lotta. Nel marzo del '22 la città olocausta si era ribella,ta al governatore ZaneHa e, nel telllta ti vo di stabilire un governo Giuriati, Balbo viene inviato dalla Direzione d.el Par.rtito a Fiume. Egli grida allora: « Noi adori.amo Fiume. Essa è sta.ia la prima frattura della cosidetta vita costituzionale della vecchia Italia >. Ormai gli avve,nimenti preclpiJtano. Con,vegno di Udine; convegno di Napoli. Con De Bono e De Vecchi, Balbo orgQnizza le Milizie f.asclste, poi, 1insieme con Michelino Bianc-hi, le lancia su Rom.a in due giornate che valsero una intera esistenza e in cui la tempra del nostro fu posta a durissima prova dovendosi rimelddare con la moLtiplicazione del Oapo .aUe deficienze deLl'or,ganlzzazione rivoluzionaria e quindi non metodica e affrettata. VIA CONSOLARE

iLa sera del 29 otltobre i quadr.umviri, a Perugia nella piaz7lll dei Signori da vano al popolo l'annuncio della conquista fascista dello Stato. La M0.reia su Roma era stata però so1tan to una linea di divisione fra due mondi, un filtro per vagliare idee e uomini. Ma là rivoluzia.ne vera cominciava allora. Poiché più che distruggere si trattava di costruire e il Fascismo è tutto sete di costruzione, costruzioni morali e giuridiche, ma anche e soprattutto costruzioni fisiche, concrete, quelle che dànno I.a gioia di v,edere la pH.a dei mattoni salire al cielo e segnare l'orma di un popolo che ha camminato su questa terra. Be.l,bo è sempre al Ja,voro. E' arrivato il momento di attuare.la riforma socia.le per la quale aveva Imparato ad amare la politica; occorreva la.vorare molto, assicurare ,prestligio e 'l)otenza al:l' Italia, affinché essa potesse dedicarsi con un certo respiro a.Jia sua· riforma interiore e soprattutto perché le nuove forze fasciste potessero fino in fondo compiere que,1la rivoluzione morale che si !mponeva fin dal Risorgimento: distruggere 11 borghese e fare l' italiano. A ca'l)o della Milizia e poi nel1' Economia nazionale, flnchè col •lampo del genio Mussolini scorge in iui l' uomo che potrà dare a1la • Nazione una flotta del Cielo .gareg,glante con Quella del ffiQre; reorge in lui l'uomo adatto all'un.- presa che è tanto questione di cuore, quanto problema di massa, nella quale non \Sarà conquistata la vittoria vera flnchè il vertigilno5-0 valore del singolo• non sarà moLti'l)licato nella cadenza di ii11numeri motori rombanti. Nasce l'ala. d'Italia. E .tutto il nostro popolo generoso, il nostro che è popolo di fantasiosi, di •trasmlgratori, di tpuri, e1eva lo sg.uar: do al cielo, ammira le ali d' argento, le canta con D'Annunzio, si assoggetta ad ogni s,trettezza economica, purché l' ]ta,lia abbia la sua Aeronautica, purehè un giorno si possa combattere ali' ombra, sotto un nembo vibrante di più pesanti dell'aria, sorretti dal ·miracolo deHo spirito. E' l'epoca eroica che noi tutti ricordiallllo; 1' ora . che ha inciso come nessun' aura ne.Ila coscienza italiana e ha provoca,to l'ampliamento della nostra visuale, ,ha a,l- • targato i nostri orizzonti, ci ha dato il senso delle nostre 'l)osslbUità, non secontie a quèlile di nessun altro popolo e cl ha perfettamente schiarito la possibilità dell'Impero d'Italia nel mondo. VIA CONSOLARE Fonda~ioneRuffilli- Forlì Ferrarin, Del Prete, Maddalena, Cecioni, Cagna, le imprese del Polo, Dal Molin, Agello, Dona,t,1: sono nomi e sono tappe del progresso della nostra a;Ja affeiimantesi in virtù delle doti del vecchio .ceppo italico. Ma altri nomi -ci sono: Flat, Breda, Marchetti, Piaggio, Mazzotti, Caproni; è questa la schiera degli ideatori e dei costruttori delle nostre flottiglie. Balbo agisce su questo duplice materiale; la tecnica e lo spirito; ,i' industriale e il volatore; la materia e la poesia, ma non sapresti dire dove f!Jnlsca l' una e dove cominci l'altra. Il problema organizzativo sarà sempre il più arouo in ,r,t,alia; quéllo la cui soluzione ci darà la laurea di Nazione completamen,te matura. Occorre che il desiderio del primato, lo spirito di emulazione, l' orgoglio della propria personalità, non ti facciano dimenticare l'uomo che hai a stretto contatto di gomito; egli è per J;e, tutti gli altri, egli è la Nazione; non devi perderlo di vista. Balbo organiz~tore, Balbo, soldato di temperamento, sente questo. Eccolo quindi a. risolvere il problema de1le scuole che diano masse di aquilotti, eccolo ad offrire banchi d'i prova superbi per le virtù d'assieme della nostra Aviazione: le Crociere. E per prima la Crociera del Levante fornisce la prova della preparazione degli uomini e dà per affermata la tipica virtù della nuova arma: •la <llscipJ.ina. C' era un' impresa ali' ordine del giorno di tutti i piloti del mondo; la traversata atlantica; l' immensa distesa delle acque, i due poli della civiltà moderna, terre ricche, popolazioni per tanti vincoli legate al continente europeo; moi.ti erano i coefficienti che spingevano al grande balzo. Oggi, che linee regolari collegano l' Europa ali' America, molto ha perso del suo fascino l' i!ll'Presa degli isolati pionieri. Ma ciò che Balbo, e con lui l'Aviazione italiana, fece, possiede ancora oggi µn pieno e non superato risalto. Due flottiglie aeree tra versano il mare, prima da Bolama a Natal e a Rio, poi dall' Isianda al Labrador e agli Stati Uniti, e nel ritorno, alle Azzorre. C'è, se v-0gliamo, un pò di ingenua ammirazione in Balbo per i paesi americani. La grandiosità degli impianti inid,ustriali, il bea'lessere largamente diffuso iil1 quelle masse, come si credeva, facevano ongoglioso il Ministro dell'ala fascista di ottenere per la sua creatura la consacrazione di quel popoli. Ed è in fondo giustificabile, nell' Itaàia ,giovanissima, ansiosa di progresso meccainico, l' essersi ad un certo punto fabbricato il mito americano. Che esso abbia dovuto illl seguito crollare, non è poi colpa nos,tra ..... Ma nell'intento di Balbo c'ero anche il desilderlo di portare una nuova ondata di fede alle collettività italiane vlveruti all'estero. Poiché tra i ver,bi del Fasclsmo, accanto al cos_truire c'è lil. camminare, l'espandersi, non si pote'Va restare ifidi1Ierenti nei conJron,ti del naturale moto migratorio che, umiliata la Patria delle vicende politiche, preclusa -0gnl altra via per la conql¼,lsta, del mondo, ave~a disseminaito gli italiani ne,l globo come valorizza,tori d~ tutti i suoli. Se ci si poneva il problema del1' espansionismo italiano, si doveva cominciare con non rinnegare lo spontaneo espansionlsmo della nostra gente che era divenuta lievito il.atino in mezzo alle folle di ogni cultura e di ogni colore. Fu un coro di entusiasmo in tutto il mondo, in tutti gli ijalia,nl del mondo. Dei dieci milioni di con111azionali sparsi per il globo, almeno guattro poterono salutare i tricolori delle nostre sqll0idriglie; al canto di • Giov~ > e del • Piave >, le collettività degli italiani all' EsJ;ero accolsero l' a,mbasceria di pace - come l'aveva defl-nita Pio XI - e rinsaldarono I loro vincoli con la Patria in ascesa. Ma c'era qualcuno che cominciava ad essere meno· tranqufilo nel mondo. Erano le famose Isole, tabù del magniflco Isolamento, che cominciavano a trepidare per la loro intoccabilità. Balbo si era incaricato di dare una lezione di strategia, rovesciando il luogo comune della impunibilità dei pir'ati a.sseragliati nelle roccheforti marittune. Il cielo aveva ormai· approntato i suoi fulmini anche per loro! Al ritomo dalla Crociera del Decennale un trionfo accoglieva ,gli atlantici e il loro Capo veniva acclamato primo Maresciallo del1' Aria. Espansione: èolui che, giovinetto, aveva desiderato di partire per l'Albania,. colui che, nell'immediato dO'l)Oguerra, aveva sognato di trovare a Smirne nuova terra per le fanterie italiane del lavoro e che aveva richiamato ab la Pa,tria le menti dei figli sparsi per il mondo, doveva coniugare concretamente il verbo dell' espansione. C'era una colonia, la Libia, risor,ta pei: volere del Fascismo, .nella quale occorreva non solo difendersi dail' incalzare del deserto, ma riprendere l'offensiva con- ~ro la sa,bbia e i ciottoli e l' arsu5

ra per fornire terna nuova ai colon! che .avrebbero dovuto presidiare la quarta sponda, iniziando il periplo della conquista meddterr.anea. L' opera era .ardlta, i problemi da superare gravi; primo fra tutti la novità della colonizzazione in mass.a che non aveva trovato esempi da Roma a noi. Balbo riesce a compiere l' opera titanica e la compie con il senso della precisione meccanica, da orologio, per cui ad ogni colono corrisponde una casa, tm. attrezzo, un animale da lavoro. Ma c' era da risolvere anche il problema della convivenza con gli indigeni. E il Maresciallo, che ha un vivo semso del d~vino, comincia a svolgere una sagace politica di protezione delle religioni; attua una saggia politica di distensione nei confronti dei residui della ribelle Senussia, mantenuti avtlficiosamente in vita, ai nostri confini, da!La Tulghilterra, patrona, come ognuno sa, dei liberi popoli. Affida le cariche pubbliche per gli indigeni ai CQJPpi iù fedeli, potenzia la Alssociazione mussulmana del Littorio. E infine compie il prodigio con la costruzione dei villa,ggi, non solo per i trentamila connazionali, ma per gli indigeni del deserto. Cosa voglia dire vincolare il beduino, guerriero e nomade da secoli e per vocazione, ad una casa e ad un campo, lo sa chitm.que conosca qualche cosa della psicologia 1araba. E' questa una rivoluzione piena delle più imprevedibili conseguenze per la civiltà islamica. L' a 1.ttostrada che collega la frontiera egiziana con quella -tunisina trova il suo centro !Ideale nell'arco dei fra.telli Flleni. Esso segna sulla sponda, su cui Cesare esclamò: « Teneo, te, Africa ! > che Roma è veramente tornata. A quarantasei anni, il MaresciaUo, aveva dunque costruito e camminato; aveva lavorato per il suo popolo, per la sua It,alia. Ci sarebbe da pensare che, nell'ansia di realizzare il suo sogno di lavoro, egU non abbia trovato modo di sviluppare La in,tima costruzione che deve affaticare e allietare nello stesso tempo ogni uoLa marcia su Ravenna nel Settembre clel 1921 fu il primo episodio cli stile militare ncll' azione delle Squadre Fasciste. Balbo, con G~an<li al fianco, è alla testa del sincrono sGlamcnto. mo: la costruzione della propria intimità. Pensatore acuto, buon psicologo, indovino degli umori delle folle, come di quelli della politica, scrittore dal periodo efficace, pare che egli tutto soffochi, che a tutto rinunci, ammantato nella toga della vita pubblica. Egli, che ha scritto volumi sulla ,propria opera, si è dimenticato di lasciarci scritto qualche cosa di sè, qualche cosa che si possa dire esattamen te .autobiografico, non nel senso che Cesare da va ali' espressione. Eppure da ciò che egli ha fatto. dalla maniera con cui lo racconta, noi che non gli fummo vicini, indoviniamo per semplici accenni ciò che dov.ev,a esserci nel suo cuore. Il desiderio Idei prima·to, l' ansia di superare ogni giorno la posizione del giorno avanoti, non basta a spiegare certi gesti, certi particol,ar~ che chiedono una chi.ave tutto diversa per essere compresi. La calma senza presunzioni dopo le grnndi imprese, quel mistico raccog-Jimento che egli crea,va accanto ai cadu.ti della vigilia, le parole che dedica ne'i suoi scritti alla moglie e al suoi bimbi, ciò che dice della Patria nel giorno della prima trasvola·ta aotla.ntica, il testamento spirituwle; sono tutte cose che non si spiega!llo col metro delle solite deduzioni. E che dire di quella cerimonia che egli volle e che egli stesso ideò per l' enti,ata dei ventimila a Tripoli ? lln piazza Castello, uomini, donne, bimbi, accanto alle masserizie (<pa,revano una delle antiche onda-te di coloni=tori preistorici, avanzanti in massa), si inginocchiano coone i Crociati ailla vista di Gerusa-Iemme, come Colombo nelila terra scoperta e, davanti al Mediterraneo, intona010: « Padre nostro che sei nei cieli...•· Un grande silenzio, un gran° de cielo e un grande mare. E la commozione che ti attan01gliava il cuore. Il governatore disse: « Voi fa- ,rete di questa -terra la vostra terra, di questa casa la vostra casa, come quella che avete lasciata lassù, nella Patria bella ... >. Quest'uomo non è solo un combattente ,non è solo un costruttore ; è un grande poeta ! R,a,pito in un carro di f,uoco, egli ha vallca-to il tempo per restare nel tempi; egli è saliw al cielo delle stelle come già Baracca, come i compagni caduti sulla via delle Americhe. E orn parJa con l'esempio a svegliare fiorite di eroi dal cuore della nostra razza. VIA CONSOLARE

.. jfare gli italiani Soli~arietà ~ello spirito Dietro i cannoni, cioè sulla linea del fuoco. Ma più addentro: ai servizi. Poi alla vita civile. Se non c'è lo spirito, l'acciaio non conta. Le parole di Mussolini sono la prima dL·rettrice di marcia: .impegnano. Lo spirito non era smobilitato: i «fatti» non l'hanno s01preso. Ed è venuta la vittoria, e verranno le altre. Poi verrà la vittoria sulla vittoria: lo sgancia, mento dello spirito della smobilitazione. Il popolo italiano avrà un lungo periodo di pace e di benessere: come lo sta meritando. ' Ma la nostra grandezza è nell'asdutta robustezza del castigato. Lo spirito rimarrà vigile. Per opera specialmente dei giovam: Dei nostri meravigliosi giovam; fierezza prima del Condottiero. Intanto lo spirito conduce la guerra. Con la sua segreta potenza, non concessa all'acciaio, della facoltà d'evadere dalla costrizione del tempo: non distrugge con la morte, si dilata secondo riserve che si sono accantonate in proporzione della nostra volontà. Ognuno di noi è in pr.imo piano con le sue responsabilità Nessuno è staccato. Dalla linea del fuoco, ai !{angli vita!L; ali' ultima cellula della vita nazio, nale, ogni elemento è colle!{ato, interdipendente, corresponsabile. Non c'è gerarchia di mansiom; c'è gerarchia di _valore. La mia guardia al bidone di benzina vale la prima posizione d'assalto, se in me è lo stesso spirito pronto, la stessa dedizione suprema. Nuova concezione totalitaria e trascendente del dovere. Il mio valore mi supera e s'inserisce nella prima arma della mia patria. Un arricchimento del mio spirito potenzia la nazione, un impoverimento la depaupera. Una mia rinuncia nello sprrito è un tradimento al mio popolo. La sorveglianza sui miei atti deve approfondirsi nel controllo del· movente cèntrale. Per que~m superiore sviluppo delle conseguenze. La prova ha fatto adulti' i più giovani: Una maternità guadagnata nel superamento faticoso del/' istinto. E perciò salda. Lo spirito ha necessità contrarie a quelle de.l/a carne. (Paolo di Tarso) Ogni acconsentimento ai gusti della carne - nel senso, nell'appetito, nell'ambizione - con, crasta la nascita dello spLrito. Il « vir » materialistico era l'uomo della piatta realtà, e prendeva i giovani meno scaltri. La VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì 7

nostra letteratura più vieta ·e un po' quella più ingenua de_i.giovanissimt; che ne dipende, conti,, nuano a valerst· di questa stortura, che ha facili appigli nei minorati della volontà, contribuendo ad accellerare il peno'SO processo di rinunzia. Il nostro « vir » è l'uomo dello spirùo; colui clie possiede il metro di una dt'mensione in più oltre. alle tre usualt; possiede, cioè, l'idea della intima armonia delle cose risp01~denti a una sape,, riorr legge di giustizia. E' questa sanità morale, intima, presupposto indispen.sabile d'o1<ni riuscita. La vittoria comincia in noi: parte da noi. Af/ìnchè l'intelligenza sia chiara, i muscoli siano sald,; il cuore sia nella dedizione e nel sacrificio. La patria ha bisogno d,· que~ti giovani. Oggi per la vittoria. Domani pPr le nuove esigenze universah. Sa che può contarCZ: Specialmente da parte di color() che -saranno chiamati a essere primi nel comando e nell'esempio. , Col nostro fondo sullo scorso numero della r1v1sta, «Prospettiva> abbiamo effettivamente toccato il centro dell'attenzione di tutto il mondo culturale italiano responsabile. E ci è piaciuto, seguendo la stampa, specialmente quella dei giovani improntata al più sano idealismo anti-tergiversatore e anti-accomodantista, constatare come altri scritti siano usciti contemporaneamente o abbiano•seguito la nostra messa a punto. Fra p;li altri i corsivi autorevoli di < Critica fascista>. Non si presentano ancora delle soluzioni, ma è già così interessante notare come in Italia ci siano delle menti, specialmente di giovani, per definizione tese ai rosei entusiasmi incoscienti, che si prospettano senza eufemismi la situazione quale, alla fine di questa guerra, si presenterà sul terreno delle responsabilità storiche al nostro popolo; ed è così incoraggiante not~e come nell'ora deÌ moschetto, non si dimentichi il libro, ma ad esso ora più che mai si ricorra, nella sua forza cementatrice- e creatrice si confidi. Però dobbiamo dire con rammarico come questo plebiscito per una v'ittoria anche del nostro intelletto, oltre che delle nostre armi, celi un' intimo tormento; il timore di essere impari al grande compito, il tormento di essere in pochi a prospettarsi in giuste forme il grande compito che è ormai alle porte. Qualcuno forse, apocalitticamente, pensa ad un possibile, disastrosissimo fallimento del nostro tentativo d'imposizione di u·na nuova civiltà. Che sarebbe difatti di questa nostra fatica, del sacriiìcio dei nostri morti, se noi non ~scissimo a far altro che ad arraffare le terre delle vetuste democrazie'! Se non sapessimo donare un nuovo sènso della giustizia, se non riuscissimo, m una parola, a rinnovare il :enso dell' aspra vicenda umana snlla terra'! Ebbene, camerati, bizantino è perderci ad interrogare l'avvenire, quando 001 sappiamo che esso altro non è che una bianca pagina sulla quale deve pas~are la nostra pçnu~ intinta in inchiostro indelebile. Dobbiamo metterci al lavoro, ciascuno per conto proprio, p;r essere degli uomini migliori, dei professionisti. più capaci, degli studiosi più acuti, degli uomini più sensibili al fatto politico. E ndlo stesso tempo dobbiamo tornar~ alla grande idea dell'uomo maestro ap;li altri uomini. Rompiamo la catena di scetticismo del mondo· moderno che ha voluto tracciare linee indipendenti ed avulse all'attività di ogni individuo e torniamo al concetto nostro, romano e cristiano, dell'uomo che agisce in mezzo ai suoi simili e la cui. azione trova ripercussione nell'azione degli altri. In questo momento dobbiamo avere due lingue per chiarire a quelli che ci sono vicini i loro e nostri doveri, dobbiamo cercare di fare valere la nostra vita per due vite onde spargere attorno .a noi i frutti sicuri di un patriottico esempio di lavoro, di resistenza al sacriiìcio, di volontà. /" 8 VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- F.orlì

:.. l'i~e~aelSlotautonita~raRi.oomalfaascism J ·Gl' ita:liani dd og,gi e di domani dellbono e dovranno sempre più peocepire 1a pot,enza e la profondità dei valori romani, va.lori che si diffondono ml.nterrottaanente per, tut,ta la nootra storia medievale e moderna ed alla cui polùa s' abbevera la rivoluzione delle camicie Nere. E' tempo omiai di sfatare « la trad1zione ilnvetier,ata e nemmeno oggi sradicaita, di concepire la storia d' Italia come spezw.ta in due parti: la storia di Roma e del suo impem da un lato, la storia d' Italia dal!' altro > (1). Ben a ragione il C:orradinli inuno dei suoi uùtimi scri,tti (2) protesta'Va contro codesto atteggiamento consuetudinario, affemiando J.' unità orgallllca ed essenzial:e della nostra storia: « L' Italia e Roma - scriveva - debbono comlncil.are a.ci apparire una cooa sola, ad essere trattate cru,ne una cosa sola, quali f,urono e sono nella stirpe, nel loro tacere eit p.ati, nelle loro fortune, in tutto. Tale r.evisione e tale correzione della storia d' Ita:llil. sono molto più imporoanti di quel che non possa sembrare a prima vista: è una rivoluzione culturale>. E' per questo c-he i compiti spettanti ai contemporanei e futuri educatori sono gravidi di responsabilità, giacchè non si può dire di a,ver dato un'educazione ed una coscienza nazionale ed imperiale ai nootri giovallll, quando questi non abbiano la visione chLara della nootra perenne corrente di romanità. Nè però la meta è utopistica: infatti poichè nessuna ci,viltà può mettersi ailla pari con quella che si è diffusa da Roma nel mondo, attraverso le due più grandi unità spirituali che abbia visto la storia, la romano-imperlial:e e la romano-cristiana, ne consegue che noi Itali~mi nuovi non faremo da chicchessLa, usurpare il posto che a lei compete. Iìnoltre non si può assolutamente dimenticare che la CtiviLtà di Roma non è per noi stanca nootalgia o vuoto straccio da palcoscenico, eh' essa « è viva in noi non solitlanto per discendenza di stirpe e per continuità e resistenw. di tradlizione, ma per esperienza immediata e perenne > (3), per intuiito schiet!<J, potente, VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì essenziaile, connaturato alla nostra vit;a ed aJ nostro destino. A chi contempli il quadro complesso della civiltà romana appare subito in sfavillante luce e come motivo precipuo la particolare gemrchia dei valori sui quali essa si basar. E' una gemchia alla cui estrema vetta sta111noi valori politici, nel tertso che ogni aspetto dehl' esistenz,a e della storia, religione, morale, dirdtto, è sempre considerato attro.iverso il momento domin.amte che è quello delle relazioni tra gli uomini, in vista di un' elevazione comune. L'educazione faimiliare e la 'V'ita delle aNili infondono vigore a codesta ene,rgia· organizzata, che si palesa, in sostalllza,. come subordinazione del singolo al gruppo, come devozione del cittadino verso lo Sta:to. E' lo Stato adunque, motivante il suo concetto unitar,io da un principio etemo, che costituisce la massima forza coordinatriae degli arbitrii dei singoli. « Qui natura ommum rerum pervestiganda senserùnt omnem hunc onuooum · mente;... Imperium... nisi Unum sit, esse nullu,m potest> (4). La potenza quiritaria di Roma Urbs come la potenza imperiale di Roma Orbis graivitano in,tomo a questo perllllo ideale. Nel Medio Evo l' edlflcio romano lentamente incrina.tosi e crollato, pernhè il terreno su cui si erigeva a,veva perduto la sua solidità e muta.to la· sua compooi- .zione, cede il materLale ad una nuova, sadda, un1taria costruzione: la Chiesa. E' dunque sempre l' affemiazione di una Unità che 111.ascetla Roma; fa stessa Idea Unitaria dello Stato romano s'ing,igantisce con la Chiesa, supera, pur non soppr1men<10 !' 011ganica molteplicità dei ;popoli (5), tutte le giurisdizioni terri.totia.li, e s' eleva sino a Dio. Le idee che la Chiesa elargisce al mondo sono idee di ordine, di gerarchia, di dovere, idee che, come vento puriflca,tore, fugano la fooohia dell'altomismo socLale e spirj.tuale, dei!.settardsmo e dell'indisciplina che grawa sulla società. Innanfil al segno di Crdsto si frange l' Anti-Roma. Ohi crede nella Croce non si oppone rulo d.i Nev.i<> .M.a.ttei1d Stato. L' Idea Uinitaria di Roma si riaffemia cosi 111.ellauniivocità .dei pri.11.cipieterni de,! Cristianesimo. S. Tommaso· dichiara: « Il bene e la salute della collettività consoc:ata sta nella colllServazione del!' UnLtà, perchè mol,t1 marinai non potrebbero tirare La nave in una sola direzione, se, in qualche modo. i loro sforzi 111.onfossero uniti•· «·Ll modo comune di ,govemare è, in natura, 11 governare di uno solo>. « H Re nello Stato, è come l'anima nel corpo, è come Dio nel mondo•· e I popoli che non sono retti da uno so- ·lo si tra-vagliano nei dissidi; quelli invece che sono governati da un solo re godono pace, fioriscono nella giustizia e sono allietati dalla abbondanza de,lle cose>. (6t. Lo Stato che cementa le initelligenze e le v-olOilltàè per l' Aqul- • nate storicamente e socialmente più importante dehl' individuo e della famigJia. « llll bene particolare -non può esistere senza il bene comune, o della famiglia, o della città, o dello Stato. Perciò Valeriio Massimo dice degli antichi Romani che preferiscono essere poveri in uno Stato ricco che ricchi di uno Stato povero>. (7). Ci spieghiamo pertam,to perchè la subordinazione del cittadino allo Stato sia chiaramente dehneata nella dottl'1ina tomistica: « N 01 osseriviaimo che in natura la nostra parte si sacri:flca per la conservazione del -tutto ... e poichè la rn.gione imita la naitura, questa imitazione la osservi.amo nelle virtù politiche. • E' proprio, ia'lfattl, del cittadino virtuoso esporsi aJ ,pericolo di morte per la conservazione di tutto lo Stato•· (8). In Da,nte, benchè lo Stato sia visto tuttora « nella grande ombra d.eùl' Tonpero antico, che pur conser;oato nella memoria dei secoli, non è omiai che ombra e spettro dinanzi alla nuova realtà politlica che già sale dal fermen.to comum,ale, cosi pieno di vlta e di destino> (9) trovj,amo riconferma di questa idea unLtaria. L'umanità - egli dice - (10) tende ali' unità. Se vuole avere aa pace, suprema aspirazione sociale, ha blisogno di essere ordinata 9

( sotto un solo capo terreno, a somig.Uanza di quel Regno del <Jielo al cui slamo flgU, che e retto da un solo reggitore. L'avvento 01 questo supremo giudice permette• rà l' affermazione su tu1vt1, di un solo volere, col vantaggio di tut;tl. !o/Uesta somma autorità cosmtu1ra lo strumento reale, in questo man,. ilo, con cui la glustlzta inaugurerà 11 suo regno dando origine ,a quella concordia sociaile, che solo Si real:i2m nell' unità. L' unità dunque, non dev.e salire dal basso, ma scendere daHa suprema volontà « ,unlivl\'a et directiva > d:el Monarca. I llneaimentl del'1a concezione organica e storica della società politica 01J)paiono iliuminati da.Jla flaanma del pensiero e del tempei,amento della nostra r,àzza; ancor prima che Nicolò Machiavelli, « propugnatore tremendo, si1no alfa ferocia, del diritto dello St,ato e de<lla collettiviità, cioè del popoilo sul!' egoismo dell' indLviduo e dei .gru,ppi, ribelli e settari nel vortice de,Jl' atomismo socLa,le > (11), intuisse che la Civiltà era l'Idea Unitaria dello Stato di Roma, era già riassunta aa critica olle teoriche che sarebbero nate d,a,lla R:Yorma. Purtroppo non tutti gli Iroliani riconoscono queste origini medievali della nostra • dvlltà sem,pne inconfon<l•ibilmente unl_tarla, sempre romana perché non tutti sanno che queste origini furono inquinate dal processo straniero dell' Antl-Roma esploso col Quattrocento e col Cinquecento. E' ll!l!fa>ttidi là dalle Alpi, sotto aatrl cMml, sotto altri ctell che gemmarono le dottrine politiche antiunlbarie, atomistiche, sovvertitrici, materialistiche, puil,u,lanti in Europa e nel mondo dai tempi delrra RMorma al giorni di oggi. La scuola del cooldetto Diritto Naturale nacque invero in terra di FrancLa (Jean Bod,in), divulgandosi poi nei Paesi Bassi (Giovainni Afthusius, Ugo Grozio) ed in ,]nghilterra (Tommaso Hobbes). Il liberalismo è sol1to di là della -Manica con •Locke, James Milil, Stuart MiLI, Bentham, Spencer. La de<mocrazia ha avuto il battesimo in niva ab1a Senna con. Diderot, Voltaine, Montesquieu, Helvetius, Mirabeau, Rousseau. H comunismo utopistico è opera dell' iln•glese Moore e dei fFancesi FOilltanelle, Meslier Fénélon mentre il socialismo umanitario è opera dei francesi Lin,guet, Brissot de Warville, Mably, Morelly, Saint-Simon, Fourier, Owen, Leroux, Buchez. L' idea sooiaJ!sta francese fiorisce e si precisa in una detierminazlone che già la prepara a,lla sua 10 FondazioneRuffilli- Forlì fase pr,atica, con coloro che si :possono chiamare i veri fonootori del collettivismo e del comunismo insieme: con i francesi cioè Proucthon, Pecqueur, Blanqui, Cabet che preannunzl:a.no l'indirizzo scientifico dei tedeschi LasaUe Marx, Engels, Menger, Stirner ~ quello ,anarchico del russi Bakounin, ~opotkin. Tutte queste dottrine, che esprimono e le epoche e sopratutto 10 spiri•to dei popoli dalle quali scaturiscono>, (12) pur essendo caratterizzate da varietà di metodi e da fonmadi differeruliazioni, fanno perno in.torno ad, un centro comune; perchè s'elevano suala stessa bas~ filoooflca, perchè derivano da un' ident,ica concezione dell' uomo e dell~ società poliJtica, perchè, in ulttma analllsi svuotano di ogni contenuto storico la suprema potenza dello Stato, affidando alle masse, ·numericamente considerato il compito di creare le civhltà. Lo spirito, l' an1ma, l'istinto della nostra stirpe latina non hanno mai potuto aderire a codeste nebulose ,teoriche perchè essa è stata sempre più o meno chiaramente coru;cla che « U Popolo è il corpo dello Stato e lo St,ato è lo spir~to del Popolo>, (13) perchè essa interpreta la vita come accetrt;azione di una norma politica predefln:ita. Vane possono essere state le opinioni polLtiche de1la nootm gente lungo la strad·a della storia; ma « ,una > è sempre sta,ta aa fede per l' Unitarietà statale di Roma. Ma le o- (Pinioni possono mo! tiplicarsi, accavafursi, lo~tare, senza però mai fare la fede, pemhè la fede è qualcosa di congenito, è una spi,nta misteriosa che unlflca e sublima il pensiero e la coocienza, 1a merute e la volontà dei popoli. Vedremo nei prossimi numeri come i Geni della Patria, pietre miliari del nostro cammino, sacerdoti deilila nostra c!vi1tà, abbiano costantemente, con cristallina trasparenm, ,e'ievato sulla più ruta vetta del loro cuore questo vessHlo di verità, di ordine, di giusMzia. 1) Pietro De Francisci: Cilviltà romamana, Quaderni dell' LN.C.F., An• no XVII, Serie Nona, N. 1-2, pag. 11. 2) E. Corradini: La riforma della storia d'Italia, in NuOIVa Antolologi,a, 16 Settembre 1931. 3) Pietro II)e Francisci: Op, cit., pag. 11. Cfr: A. Solmi: Discorsi sulla storia d'Italia, La nuova Itallia, Firenze, 1935; Nino Fattovlch: Il senso della Romanità in Mussolìni, Cappelli, Bologna, 1939; Nevio Nlatteini: Romanità dì Mussolini m, v;a Con.solare, Anno I, N. 3. 4l .Cicerone: De Repubblica, Libro I, cap. 36. 5) « La Chiesa, nella sua formula unitaria, abbraccia tutti gli spiriti umani, rinsalda, nel suo circolo immenso, tutta la Terra dei viventi, elevandola al cielo. E' impqrtanti.ssimo rilevare però che questa formula non po.t;ta nemmeno, come conseguenza ipotetica a,l,l' idea dì uno St.ato Internaziona:le, perchè, in opposizione alla filosofia stoica, ·la dottrina cristiana considerò 11 fatto insopprimibile che l' umanità è composta oi,ganicamente dì una molteplicità di popoli» (Mfredo Acito: MachiaJvelll contro l' Anti-Roma, Mhlano 1939 pag. 28). 6) S. Tommaso: De regimine principum 1, 2. 7) S. Tommaso: Swnma Theologioa, II a, ]I ae, XLVII - X. 8) !ibidem, ad 2. um, I, LX-V. 9) Ugo Redanò: Storia delle dottrine ipoHUche, Cappelli, Bologna, 1931, pag. 88-89. 10) [)e Monarchia, Libro I. 11) A'ifredo A'Cito: O:p. cit., pag, 36. 12) N1fredo Acito: L' idea romana dello Stato unitario nell'antitesi delle dottrine politiche scaturite dal diritto naturale, Milano, 1937, pag. 46. 13) Benito Musso,ini: Scritti e Discorsi, Hoepli, IX, 33. Cir: Romolo Murri: L'idea universale di Roma. Bompiaru, Milano, 1937, passim. :$iVIA CONSOLARE

Possibile che debba esserci gente che, in questa Italia fierissima, orgogliosissima, si riduce a mendicare per la nostra Nazione il secondo posto in Europa? Eppure stavolta l'errore di prospettiva lo ha commesso nientemeno che l'ufficiosissimo • Giornale d'Italia~. motivo per il quale sentiamo di dover rispondere, in nome dei nostri cowapevoli vent'anmi, che non c'è secondo posto per quanto onorevole che possa sedurci, nè in Europa, né nel mondo. Non diceva Cesare: • Meglio primo in Gallia, che secondo a Renna? >. Possiamo essere ammirati di un popolo, felicitarci delle sue imprese, ma giungere fino ad augurarci di stargli aUe calcag,na? ! D'a/,tra parte non é di cattivo g'US'to,riei rapporti tra popoli amici, stare a discutere di priorità? Non sappiamo che ognuno ha dei compiti suoi, altissimi e non invertibili? Camerati del « Giornale d' I.talia », non avete pensato che, tn cima alla scala, ci sia posto alme11,oper due, se non proprio, come diceva Tobia, per tutti? @ E ora, ai vecchioni di Vichy. Stamo più sta11,chi che irritati. Siamo stanchi di assistere alla 'medesima rappresentazione. Sanno che l'Italia é piuttosto tenere!la di cuore ed essi r,appresentano la scena della Maddalena pentita. Ti mettono in aMo un gallonatissimo ex vincitore e la scena dive11,ta più patetica, Uomini di Vichy, si avvicina l'inverno; approfittate di questo tempo per guarirvi i reumi. Noi Vi gridiamo, con piena convinzione e non in nome di risentimenti meschini, ma con •la coscienza di interpretare una necessttà storica: « Abbasso la Francia/ Abbasso p.er La tabe massonica di cui ci ha infettato fino a mezz'ora fa, abbasso per gli sputi di cui ci ha vilipesi, ,abbasso per i nostri frwteUi che ha seviziato e ucciso. Ma abòasso soprattutto in nome della cultura; proprio in nome di quella cultALra per La qwale alc-U/714 sciocchi vorrebbero salvarla d,e,/,- l'abisso. La nostra cuitura non ha bisogno di qualcuno che le re,gga Le VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì diande, ha bisogno di non avere rime obbligate a segnarle il passo. Non saremo noi i seguaci di Maramaldo: ma se, per quanto duri, saremo fin troppo generosi (come ha dimostroto il recente armistizio), non s'illuda pe,r questo }a Fra.ncia di non dovere più pagare il conto. @ Che dire di Curzio Malaparte, il cosidetto caposchiera dei giovani? Noi diciamo senz'altro che non ci sentiamo deUe sue file, che facciamo manipolo per conto nostro e che non sappiamo che farcene d'un oa,pitano che sbandiiera v/l111,ti volte in due pagine di scritto il fatto di t·rovarsi in linea. Tu fortunato, oli diremo, e basta. Ma non pensare per questo di apparirci eroico. E non pensare che il vanbato • ~<Y[l,fino > possa neanche un pochino riscuoterci. Son d'altra p.ast.a i confessori e i martiri! @ Cedano le toghe critiche· alle armi! Nel cinema è stata proclamata la tregua di Dio e La critica è stata sbandita. Ma non s'illudano certi produttori; la critica ha molte vite ed è anche rinata spontanea sulla bocca fescennina del popolo in queste calde sere d'estate in tutte le arene d'Italia! @ E i gagà del tempo di g'IUJrra? Quelli che La guerra la pensano aUe trll!ddci per il giornale radio asool,tato al òar? Che farcene di quest.a oente inf,rollita che seduce le don,ne (Dio mio, come sono di cattivo gusto le donne) mentre, torse, mariti o fidanzati di quelw doniie sono mobilitati? Cominciamo a disperare. Se la testa non ragiona, se il vecchio manganeUo sembra che, almeno in questa direzione, non funzioni, come faremo a liberarcene? @ Ma c'è anche della gente che si Lamenta di non essere andat-a aUa guerra. Però a qualcuno vorremmo fare un discorsebto riservato, un discorsetto che no.n si può indirizzare a tutti, perché ci sono gli onesti· e i puri, ma a. qualcuno si. Vorremmo dire? Amico, piangi la medaglietta della campagna che COil,sideri svanita? Amico, ti corrucci al pensiero di avere domani la strada più diffecile in confronto agli « altri >, ai combattenti? Hanno fatto bene a non volerti, saresti stato un sold,ato di poco conto. O ti tormenti per quel senso di i:r,,feriorttà fisica che prende a pensare, noi sedentari, quelli che marciano con le armi nel pugno? Questo é nQ.bile, ma non è tutto. Devi rimpian,gere di non essere alla guerra perché questa guerra è la più bella fra quante c-ombattute dall'Italia, la guerra dell'tnteblioenza, del vero senso deUa realtà politica, La gue'fra che farà grande l'Italia. E noi con le mani in mano! @ C'è ancora della gente che ha del tempo da perdere. Fra l'altro ha il tempo di dir male della nostra rivista o di inventar frottole attorno ad uva sua mitica repentina scomparsa dalla circolazione. Comprendiamo che la cosa possa essere ad essi gr,adita anche allo stato di sogno, perché la presenza di un oroano che testimonia l'esistenza di gemte che fatica sui problemi dello spirito deve essere noiosa a ohi va in solLuchero sul Bertoldo o a chi, leggendo i corsive/;Jt;i dei giornalucÒLi, crede di possedere la quintessenza del discernimento politico. Ma noi continuiamo e contiinue,r.emo. Cowtinuiamo e miolioreremo perché abbiamo fede in noi stessi, nelila gioventù e tiella Romagna/ 11

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