Via Consolare - anno I - n. 4 - marzo 1940

ANNO I ORIZZONTE Missione educativa dei Guf Armando Ravaglioli Ali' insegua di EsculaJ>ÌO: li Partito non serve, si serve Bruno Masotti Sestante: Dal colonnello Mouse a Sumnèr \Velles - Giuseppe Scmtaniello Cos'è I' Jtalia Nevio Afatteini VERTICI llomagnn Donna Attimo Serenata al Paesaggio STUDI Il più rccc Parliamo d Bocca del I Teatro Questione di gusto ..... Lettera aperta COLLEGAMENTO Asterischi l\lortaretto Fabio Tombari Fidia Gambetti Gianna Rosa Murri A. della Biancia Vittorio Bonicelli Aurelio Cassanello Pestapepe P. G. Diridelli T.V. Paolo Grassi Benvolio Turi Vasile Walter Ronchi Uno qualunque L'omino dei fuochi Tavola fuori testo dedicata agli art1s11 romagnoli Schi,.zi di Ettore Nadiani - MARZOXVIII - Fondazione Ruffilli - Forlì I SpedizioneIn AbbonamentPoostale NUMER·4O

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\ Anno I MARZO XVIII Numero 4 ME MS I LE DI POLITI CA E D' ART E DEL G U F DI FORLÌ I MISSIONEEDUCATIVA Con una espressione seducente si è definito il Partito, « la corporazione della educazione nazionale » • Nel panorama della vita della Nazione, intesa come convivenza di creatori, di spiccate personalità individuali, trova il suo posto ben chiaro un agile organismo che alimenti la fede e che equilibri, trasportandole in un piano più elevato, le singole tendenze ; la valorizzazione dell'individuo non scadrà in individualismo ; il senso della ·personalità cosciente e responsabile, in personalismo. Non potrebbero i normali organi dell'azione di governo o quelli scolastici provvedere a questa funzione. È necessario poter contare sempre su un organismo sveglio a tutte le necessità del momento, anticipatore più che tradizionalista. Anche se la discorde molteplicità dei Partiti è stata soppressa, non deve venire a mancare quella funzione cui i loro antagonismi servivano : la propulsione delle iniziative e un continuo avvicendamento fra strapponi in avanti degli innovatori e prudenziali strette di freno dei conservatori. Al posto di quella elastica condotta della politica non potrebbe subentrare un colossale e non pieghevole ritmo di Stato. Una propulsione burocratica sarebbe quanto mai !!niforme e toglieVIA CONSOLARE 1 FondazioneRuffilli- Forlì

rebbe l,a possibilità di adeguarsi con l,a sensibilità occorrente alle cangianti sfumature della . m~tevole situazione psicologica ed internazionale. Il Partito, sostegno del Regime, cioè anima dell'anima dello Stato, serve lo Stato, senza esserne uno strumento cieco di comando. Al centro e alla periferia, tra le categorie colte e quelle umili, nel vivo dei problemi spirituali e materiali, quando si imponga una azione di equilibrio fra le organizzazioni sindacali, quando ci sia da promuovere un più realizzatore attivismo delle industrie e dei commerci, il Partito è presente. Gli uomini migliori fomentano l'ansia creatic.1adella Nazione, affiancando il volere del Governo espresso dalla legge ; forniscono al Governo gli elementi di osservazione e le proposte nate dall,a pratica perchè esse possano, nell'augusto ambito della giurisdizione, trovare una sistemazione d'equilibrio e di adattamento alle molteplici esigenze della vita_ dello Stato. I Gruppi dei Fascisti Universitari che si differenziano dalle altre specialità del Partito non per un vacuo senso di primizia intellettuale, ma per poter usufruire di un inquadramento organizzativo che sia più consono alle possibilità e alle funzioni della giovinezza colta, trovano il loro specificofondamentale programma d.'azione dentro i limiti appunto di quella che è l,a funzione del partito. Educare politicamente. Gente, ·come i nostri giovani, che risente dentro il sangue uno sciocco disdegno dell,a attività politica, frutto dei particowrismi professionali, frutto anche dello scadimento delle vecchie classi dei politicanti, ha necessità di un avviamento pratico all,a comprensione del fatto soc_ialee del fatto politico. La nazione corporativa è fatta di comprensione delle varie categorie; noi sappiamo che l,a comprensione è frutto di conoscenza. L' uomo o il giovane che per popolo intendono l,a niente affatto pittoresca schiera degli spazzini comunali, il proprio giardiniere, l,a ragazzotta di servizio e il garzone del barbiere, tutti naturalmente in tenuta di lavoro e in posizione di ossequio reverenziale, non sanno evidentemente che cosa è il popolo. Soprattutto non possono comprendere come fra loro· e l'ambiente operaio debba esserci una equiparazione. Abbiamo ancora gente che vive il nostro clima, perchè frequenta i dopolavoro, come se vivesse nell'anteguerra; gente che scambia Crispi con ·Cavour, Manzoni con D'Annunzio. Capacissima di sapere a memoria una decina di liriche, non vi sa dire quale sia stato e in che modo si sia espresso il contributo dei nostri poeti alla grandezza d'Italia. C'è gente che ride altamente ad ogni rivista che esce, ammesso che se ne accorga. Che passa tutta la sua giornata ad un tavolo da gioco. È una folla anonima, oscura, cui si deve dare ana, che si deve spolverare come i vecchi panni se vogliamo che i nuovi compiti nazionali ci trovino tutti affiancati. È per questo che non esito a de.finire preminente nell'azione educativa dei Guf, il l,ato, diremo, interno dell,a questione, su quello, per così dire, esterno e che può nascondere qualche pretensione. 2 VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì

Se andiamo a parlare al popolo, se promuoviamo raduni entusiastici, intendiamo di fare questo per la folla che ascolta, ma in primo luogo dobbiamo farlo per suscitare la fede, la passione politica che è antiborghesismo e generosità, nell'animo dei gio\Jani che sono con noi. La qualifica etica dei Guf sta proprio qui, nell'opera di formazione da esplicare per i propri iscritti. E siccome questi iscritti possiedono la caratteristica di essere gli elementi dai quali si dovrà trarre il ruolo di coloro che do\Jranno rivestire funzioni di pubblica responsabilità, quest'opera si s\Jolgerà in senso armonico ai compiti di domani : cioè, conoscenza del corpo \JÌ\Jo della Nazione, il popolo ; educazione all'azione ; formazione al disinteresse. Per caso qualcuno potrà ritenere strano o straboccante questo nostro discorso. Non sappiamo che cosa farci. Non addossiamo compiti nuo\Ji e insostenibili ai Guf. Ri\Jendichiamo semplicemente un tono che de\Je essere il nostro e che talvolta non è. Il Guf nell'antiburocraticismo del Partito è t' organo meno burocratico come spirito. Non fatemelo di\Jentare una macchinetta di distribuzione automatica di certificati d'iscrizione ! Nei dirigenti sta cli dare progressiva applicazione a questo modo di sentire; ai più consapevoli fra i fascisti unÌ\Jersitari di f a\Jorire questo ritmo giomne da infondere nella vita delle masse giovanili. Dobbiamo preparare una generazione di innamorati della Patria, di gelosi custodi della mistica rivoluzionaria. Occorreun allenamento intenso all'integralismo etico e politico. Corsi di preparazione politica, Littoriali, stampa unÌ\Jersitaria, iniziatfoe di propaganda hanno un solo scopo e un comune denominatore : la nostra de\Je essere la prima generazione di quegli italiani completi che Dante sognava, che Mazzini additò, che Mussolini ha ferrignamente voluto . . Armando Ravaglioli Sanzio Giovannardi - Angolo siltn.=ioso (silografia) VIA CONSOLARE 3 FondazioneRuffilli- Forlì

.Ali,' uide,gM, di, &~ jJ 7laldi,f,6 ff,(Uf, ~. J' princìpi della Rivoluzione hanno creato una nuova etica umana in cui vengono potenziati tutti i valori spirituali. In base a questi nuovi principi l' individuo rappresenta un · elemento sociale che acquista valore solamente in quanto si inserisce nell'ambito d'azione e di pensiero del Partito. Ciò significa che la personalità non viene annientata o diminuita ma che viene adeguatamente esaltata nel raggio luminoso di un sistema politico moralmente incensurabile. Una antitesi ideologica sembre- . rebbe opporsi al rilievo della personalità inserita in un complesso organico e non considerata a se come valore individuale. Perchè appunto si crede che nel collettivismo si affoghino tutti i valori individuali. Ma quando di questa concezione fi· losofica e spirituale noi facciamo non una cosa gretta ma un vasto bacino di richiamo di energie spirituali, quando noi alla collettività diamo tanti volti ben distinti ma armonizzati fra di loro, quando alle aspirazioni concediamo l' « a solo » ma anche il tono pieno della espressione sincronizzata, allora non si potrà dire che il Regime totalitario uccide la personalità : si riconoscerà invece che la eleva su un nuovo piano di maggiore responsabilità e che la inserisce 4 FondazioneRuffilli- Forlì in un più vasto sistema di avvaloramento. Non si può oggi concepire un buon italiano e un buon fascista assente dalle grandi manifestazioni che esprimono il grado di tensione spirituale di tutto un popolo. Il Partito si è ormai identificato col Regime, il Regime con lo Stato, lo Stato con la Nazione. Quindi la fede politica è legata strettamente alla fede patriottica con un nesso c!J,eè fatto di circolazione piena di volontà e di sentimenti. Quando in musica si vuole ottenere il tono pieno si sincronizzano tutti gli elementi ; quando in politica si vuole raggiungere una piena adesione spirituale si convogliano tutte le volontà in un'unica direzione. È questo l'obbiettivo che si prefigge la Rivoluzione continua ; creare negli Italiani una sola volontà, una sola aspirazione, senza per questo minare le basi delle affermazioni individuali perchè se in Regime fascista una importanza fondamentale ha la disciplina, pieno risalto trova il principio sovrano della gerarchia, intesa non come subordinazione meccanica di gradi ma come scala di valori. A questa dottrina dobbiamo uniformare l' abito mental~ degli Italiani e bisogna evitare che siano intaccati i principi basilari della morale rivoluzionaria, che sottintende un apporto di-· sinteressato, schietto, scevro di finalità non sempre incensurabili. Per il Partito bisogna dare con nobile disinteresse, senza misurare l'ampiezza dell'offerta e non servirsi di esso per costituirsi dei privilegi, delle immunità e dei vantaggi. Colui che ha l'onore di rappresentare il Partito nelle sue innervature periferiche come nei suoi gangli centrali è un soldato fedele che svolge il proprio compito in assoluta dedizione,. in virtù di un intimo convincimento e non in funzione di ambizioni personali o di vergognose speculazioni politiche e materiali L' integrità è il distintivo. dell' Italiano di Mussolini ; è uno stato psicologico che non ammette deroghe o riserve mentali. Al Partito si dà senza nulla 't!hiedere, le proprie energie, la propria intelligenza, la propria vita se è necessario. Il dovere si ritiene un privilegio e non un onere ; la conquista un coronamento della fede e non un motivo di ambizione. Il Partito non serve ma deve essere servito ; ecco la massima cui deve ispirarsi ogni Italiano. Quello di servire con intelligenza e con fede è l' unico privilegio del fascista integrale, come noi lo vogliamo. VIA CONSOLARE

SESTANTE Dal Colonnello House a Sumner Welles di {J,iud-etz,tz,eJantanieU6 ba missione del Signor Eduard Mandell House e il viaggio del Signor Sumner Welles: due differenti momenti, due diverse fasi lungo l'orbita della storia, due opposti punti del sole sul- !' orizzonte della politica e della civiltà. Nella guerra europea scorsa, l'America e precisamente Wilson aveva mandato il sedicente colonnello House : si trattava di tastare il polso ali' Europa. Ma del referto clinico era incaricato, allora, il meno adatto e il meno responsabile : il Signor Eduard Mandell House, . semplice amico personale di Wilson, sedicentemente colonnello, aveva il compito di af. fondare lo specillo nelle piaghe della grande sofferente, l' Europa, e sondare le intenzioni delle Grandi Potenze. Ma il povero Signor House, come dichiarò egli stesso nelle sue Memorie, fin da piccolo era stato incapace a qualsiasi lavoro serio, grave, che richiedesse impegno ed energia : da ragazzo, era caduto dal seggiolino dell'altalena. E le cadute - in particolare le picchiate alla scatola cranica - possono portare le più disparate conseguenze freniatriche : possono regalare all'umanità il genio di Giovambattista Vico, come la irresponsabilità VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì del sedicente colonnello in parola. L'inviato di Wilson volle sempre trascurare l'Italia e malgrado i richiami dell'ambasciatore degli Stati Uniti Nelson Page accreditato presso il Re Vittorio Emanuele III, deliberatamente scansò Roma e intorno a sè non si accorse che di interessi britannici o francesi o americani. Indubbiamente ci volevano emisferi cerebrali molto ben connessi per comprendere che gl' interessi italiani in Adriatico, in Africa o nel Levante fossero un'energia, una incontenibile forza di propulsione storica, che non si poteva soffocare, non si poteva arginare o addirittura ignorare. Indubbiamente occorreva una maggior consistenza di materia grigia per intuire che proprio da quella Nazione i cui interessi si disconoscevano poteva partire la corrente dell' antiversaglismo, poteva levarsi il colpo di piccone adatto a demolire quell' impalcatura di carte polverose da archivio di cui già si ponevano le prime torte e inconsistenti linee : Versaglia. Oggi, se il colonnello Eduard Mandel House potesse riflettere su certe cose, ripenserebbe al al suo viaggio di tanti anni fa come un ammalato potrebbe pensare al bicchiere d'acqua inquinato di germi di tifo che egli ha bevuto così inconsciamente. Come? quel bicchiere che pareva così innocente porta queste conseguenze ! E quegli interessi italiani che allora pareva così agevole trascurare hanno potuto dare il primo segno di demolizione delle vecchie impalcature e proseguirne l'opera di· risanamento di tutto ciò che è vecchio e polveroso, asilo di topi dai tremolanti baffi ! E tutto questo per l' epoca 1914-1918. Anche questa volta l'America ha invialo un suo messo : ma con ben diversi auspici, con una maggiore comprensione, con una piu esatta individuazione del punto dove batte potente e sicura l'aorta della Storia : Da Roma ha iniziato e a Roma ha concluso il suo periplo Sumner Welles, che ha una sua qualifica e che, come convalida del suo potere di rappresentanza, ha il fatto che fa parte del Ministero degli Esteri. Certo il Signor Sumner Welles ha voluto fare la sua visita al capezzale del' Europa, in cui certi popoli son sofferenti di gotta e di arteriosclerosi per aver consumato troppi pasti e e su mense di troppo vario colore : e lo scopo della sua visita non si sarà ridotto solo a un progetto di dogane più libere o di mercati in cui si impongano più che mai le macchine Ford, la coca-cola o la gomma da masticare. L'America a definitivamente abbandonato la dottrina di Monroe che sembrava per sempre circoscri5

vere gl' interessi americani al1' America, per seguire sempre più da vicino il giuoco degli altri, pronta ad intervenire, pronta ad interloquire: non per niente più di una volta Teodoro Roosevelt ha voluto assumersi la parte di un lodo arbitrale e non smette frequentemente il tono arbitrale. In un articolo apparso sul « Popolo d' Italia » Luigi Barzini esattamente notava come perfino se la guerra fosse vinta dai franco-inglesi, perfino se la guerra fosse vinta dagli Alleati (protàsi dell' impossibilità), ebbene l'asse finanziario del mondo si sposterebbe da Londra a New Jork. E poi la guerra in tutti i casi segna una massima dilatazione del commercio e dell'esportazione americana a spese dei franco-inglesi, che, impegnati in una guerra a f?ndo, devono a forza toglier troppi banchi dai loro mercati e sgombrare troppe borse, se vogliono tener salde le trincee. E poi tutti sanno che l' impero inglese non è impero di popolo, non è impero di coloni e di colonizzatori, ma è tenuto insieme non con la saldezza del ferro; non con la coesione della terra coltivata e fecondata, ma con maglie di oro. E, in ogni caso, l'economia inglese sarebbe cosi scossa che parecchi dominions britannici sarebbero pronti a entrare nell'orbita finanziaria degli Stati Uniti: tanto non c'è il coagulo del sangue che li unisce al suolo metropolitano. Uno dei più grandi giornalisti americani pensa che l'America ha una influenza decisiva sulla sorte del mondo. Quindi il si- . gnor Sumner Welles ha avuto una misione ·di massima delicatezza e resposabili tà. Di fronte allo stato attuale del- !' Europa nessuno può pretenderla a profeta tipo Daniele e anche il signor Sumner Welles non ha pronunziato il suo « mane tekel fares » per nessuno. Ma una sola cosa noi possiamo affermare : che da Eduard Mandell House a Sumner Welles se se ne è fatto di cammino. Allora Roma era stata omessa : oggi, invece, - e non solo simbolicamente - è la nave di impero dritta al cuore del Mediterraneo : e da essa e con esso si inizia ogni itinerario per gettare lo scandaglio nella Storia. Perchè il Mediterraneo è sempre il cuore da cui si dipartono le pulsazioni di vita nel mondo ed è il mare che alimenta di sè gli oceani: come il muscolo cardiaco nutre di sangue l'organismo. E l'America ha dimostrato oggi una sua alta compreusione. Il fatto che Sumner Welles ha scelto come punto di partenza e di arrivo Roma, significa che l'America ha dimostrato come gl' Italiani possono, se è necessario, inalveare ancora una volta la corrente della Storia entro le rive del loro mare Mediterraneo. E diciamo di più. Una teoria americana pensa che spetti al continente nuovo quella fuuzione che spettò a Roma dei Cesari nel mondo antico e che è spettato per il Sette e Ottocento ali' Inghilterra. Ma l'America ha, con la visita di Sumner Welles, compreso che anche se un popolo può avere una sua funzione . di equilibrio economico del mondo, questa funzione deve ricevere il suo crisma attraverso la spiritualità e l'universalità di di Roma. E ogni popolo, di qualunque latitudine, sente il bisogno, per adempiere la sua missione di storia, di toccare il punto di coincidenza con Roma. Non è uno stolto sciovm1smo che ci fa parlare. Credo che sia il fondamento stesso della vita umana, il sano criterio che ci fa fondamentalmente distinguere fra il bene e il bene che ci spinge ad insistere sul concetto dell'autarchia spirituale. Per troppo tempo ed ancora troppa gente oggi non sa che cosa abbia scritto il Foscolo, non comprende i voli d'aquila di Oriani,. blatera, senza conoscere, del Vico. Oh, Italiani, ricordiamoci che non solo nei canti e nelle musiche noi siamo grandi, ma anche nei sistemi di pensiero ! Ricordiamoci qualche volta di Rosmini e di Manzoni e di Leopardi e di Gioberti e di Mazzini. Quando diciamo Manzoni, diciamo il meglio del romanticismo tratto <!-alle nebbie nordiche alla concre- · tezza provvidenziale della storia ; quando diciamo Mazzini, diciamo tutta la realtà nazionale moderna ; quando diciamo Leopardi, diciamo la più originale espressione dell' insaziato desiderio di amare e di conoscere la felicità che distingue la nostra civiltà ; è questa espressione qualcosa che trascende da lungi le laboriose costruzioni pessimistiche di certi romanzi-fiume. *** 6 VIA CONSOLARE Fondazione Ruffilli - Forlì

Valoregeopoliticdoell'Albania Si è sufficientemente parlato in questi ultimi tempi del valore geopolitico del!' Albania. I più lo hanno voluto considerare sotto particolari punti di vista, riferendosi a situazioni attuali della politica internazionale; ma è proprio astraendosi da questi particolari, per assurgere ad una visione più ampiamente geografica e storica che si può cogliere l'esalto valore geopolitico del Regno d'Albania, per ridiscendere poi da questo ad una giustificazione di quei particolari stessi. Valore che si può compendiare nel concetto : l'Albania è un paese di appoggio e di transito: appoggio per ulteriori espansioni politiche, economiche, ideali; transito di direttrici più ampie che li attraversano per giungere a punti più lontani e basilari. Posta all'estremità sud-occidentale della Balcania ed affacciata al Mar Mediterraneo, di fronte alla Penisola Italica, potrebbe considerarsi il punto d'incrocio tra due direttrici partenti l'una dal Nord, attraverso la pianura Pannonica e le valli discendenti dalmate fino alle sponde della Grecia e di lì espandentesi a tutta la regione orientale del Mediterraneo; l' altra partente dall' ltalia verso Bisanzio e l'Anatolia. In realtà la prima direttrice è da escludersi proprio per una ragione squisitamente VJA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì geografica: perchè le Alpi settentrionali Albanesi sbarrano traversalmente - come un grande bastione - la strada a chi discende dal Nord staccano l'Albania dalla Dalmazia facendone poi, insieme all'altro grande bastione, cristallino, che è il Margine Macedone - Albanese, una entità geografica a sè, l' unica a confini naturali nettamente definiti di tutta la Balcania. Impenetrabile dunque a chi voglia dominarla partendo da Oriente o Settentrione. La direttrice partente dalla Penisola Italica si mostra invece evidentissima a chi consideri anche per poco una carta del1'Albania : ·completamente aperta sull'Adriatico e prospiciente la Puglia, di cui sembra la natllrale continuazione (ed i più autorevoli studi banno dimostrato che le due regioni erano collegate nel periodo terziario, prima dello sprofondamento del- !'Adriade ), a pochi chilome~i di distanza da Bari e posta quasi agli antipodi, rispetto all'ltalia, della Sardegna, si comprende come la sua vita non possa che orientarsi verso l'Italia. Il che - vista l' impossibilità politicamente dimostrata dal piccolo Stato Albanese di una vita autonoma - si traduce in un naturale dominio dell'Italia sull'Albania. Fin qui la sua funzione potrebbe essere considerata di complemento rispetto alla politica italiana; e questo complemento in realtà esiste se si pensa àlla sua importanza militare rispetto al dominio dell'Adriatico ed anche a quello che incidentalmente ha preso nei riguardi dell'economia, come fonte di materie prime; ma bo parlato anche, e giustamente, di una preminente funzione di transito e di punto d'appoggio. La penisola Balcanica è abbastanza facilmente penetrabile dal Nord, ma ad Occidente non mostra lungo tutta la costa di approdo circondato da un retroterra sufficientemente ampio pe~ permettere una eventuale espansione nell'interno della Penisola; questo a causa della presenza di catene costiere a costante direzione NW-SE. L'unica eccezione è rappresentata .appunto dall'Albania che - in forma di trapezio - si incunea tra queste catene, con coste piane ed approdabili, regione ideale quindi per farne una piattaforma di slancio, una base militare formidabile ed imprendibile, un punto, scusate il riferimento, di rifornimento e di partenza per chiunque voglia percorrere la sua strada verso paesi più lontani, verso il sogno di tanti conquistatori, verso l' Oriente ..... E la via c'è : la via Egnatia dei Romani che partendo dalle coste, non facile ma sicura, si 7

apriva tra i monti fino ai Laghi orientali illirici e di li al Vardar, a Salonicco. Chi giunge a Salonicco può proseguire lungo il litorale fino a Costantinopoli, o risalire a Sofia e alla latina Dacia : ha in mano insomma un punto nevralgico dal quale può irradiarsi in ogni direzione. Ora, avere l'Albania significa avere in potenza Salonicco, ed averlo molto meglio che chi ci voglia arrivare partendo dalla Pannonia, poichè - ritornando al concetto iniziale - solo essa può offrirsi, in virtù delle sue pianure costiere e della barriera dei suoi monti, come un comodo punto di transito che sia anche d'appoggio a qualun~e Potenza Occidentale voglia spingersi su Tessalonica. Ridiscendendo da questo assunto ai particolari storici e politici ~e abbiamo la più chiara conferma. L'Albania è un paese fortunato, ull' paese ricco, abitato, coltivato finchè è considerata con questo suo valore geopolitico : così sotto il primo Impero di Roma e così sta avverandosi sotto il Secondo; debole, divisa, salvo rari tentativi, se considerata come entità a sè o al di fuori di questa sua funzione. Durante tutto il periodo immediatamente precedente la grande guerra, il periodo della Triplice - per citare in breve esempi del campo politico - l'Austria cerca di creare e mantenere la esistenza di una Albania indipendente sia per impedirne il possesso da parte del!' Italia, sia per fame una eventuale occupazione in caso di necessità 8 FondazioneRuffilli- Forlì belliche : e bisogna pur dire che trovò concorde in questo la nostra politica che già aveva respinto 1'offerta di occupazione (fatta a Berlino nel '7~ dal1' Inghilterra) per ragioni di « mani nette » e che fortunatamente riprese la sua posizione di preminenza in Albania con l'occupazione avvenuta nel 1915. D'altro canto vediamo l' Inghilterra opporsi nettamente ali' indipendenza albanese per ragioni antiaustriache a favorire poi la creazione dei· confini attuali strategicamente favorevoli alla Jugoslavia ex-importante pedina nel giuoco franco-inglese._E ancora adesso vediamo I' Inghilterra ·tentar di controbattere, dopo l' Unione, la nostra preminenza, potenziale e morale sull' Egeo con un'azione da Oriente, attraverso la Turchia. Non minore è stata l' influenza che l' Unione ha avuto nei riguardi della politica bulgara ed jugoslava, ambedue tendenti ad uno sbocco nel!' Egeo : la prima ha avuto reazioni iniziali seguite da una distensione, nella quale si è compresa la necessità di un affiancamento più che di una contrapposizione all' Italia ; la seconda, attraverso i patti stretti con l'Italia e soprattutto le parole del Duce, ha compreso la necessità di trasferirsi verso l'Adriatico, dove la comprensione della politica fascista le permette respiro economico e collaborazione politica con I' Impero di Roma. Se oggi l' Italia ha le sue frontiere sul Danubio lo deve dunque alle sua presenza nel!' Albania, il cui valore geopolitico le permette di irradiarsi su tutta la Balcania con una conseguente diffusione dei nostri principii etici e politici. Attraverso questi la nostra funzione può diventare funzione pacificatrice : la funzione del!' Albania è quella di favorire l'espandersi di questa pace, fino al giorno in cui - Roma locuta - sedate le controversie, i popoli balcanici si stringeranno realmente e quindi molto poco democraticamente fratelli sotto l'egida di Roma. Abbiamo detto altra volta che non notiamo uno slegamento fatale tra critica e costruzione. Ci sembrano due momenti intermittenti di una medesima attività umana che prima richiede l'esame delle cose, poi la originale elaborazione e quindi il confronto. Effettivamente prendendo i due momenti a sè stanti non possiaoio non ammet• tere che quello critico è inferiore, in sede concreta, a quello costruttivo, spe• cialmente se si limita a se stesso e resta come parapetto finale di tutti gli slanci. Assomiglia al sacchetto di sabbia in cui si conficca, perdendo la sua forza, la pallottola di fucile. C'è molta gente oggi che fa della critica anticostruttiva, o almeno avulsa da ogni idea di costruzione. Questa gente non pensa dj essere in tale posizione, ma noi, fuori dalle combriccole e dalle scuole, non possiamo non avvertirlo. Certi ama• tori dello stile per lo stile, certi nuovi puristi della bella forma, a noi dànno l'impressione di essere terribilmente sfasati dalla realtà che impone lavoro e costanza. Essi, per il timore d.i mal fare, non fanno; o meglio fanno critica su ciò cbe gli altri tentano ; e alla fine sarebbe meglio che anche questo non facessero. ••• VIA CONSOLARE

A leggere certa stampa straniera in queste giornate che si proiettano tra la luce e l'ombra d'un avvenire indefinito ma certo, vien voglia di domandarsi se taluni gazzettieri hanno mai capito nulla della nostra storia, Proprio così. Certe sorprese, certi mal celati stupori, certi amari riconoscimenti che gemmano, al tepido raggio della primavera, dai quotidiani e dai periodici « più seri» della vicina Repubblica non fanno altro che confem1arci nell'opinione che oltre Alpe non si è mai compreso, nella sua effettiva luce, ciò che noi abbiamo sempre voluto, Ma forse è la logica della storia che impone codeste offuscate visuali, codest_iottenebramenti cronici, Forse siamo noi, con la nostra inconfondibile individualità, con il nostro marcato «Io» a favorire talune incomprensioni, Di ciò non ci preoccupiamo eccessivamente, sicuri che i giorni che verranno saran proprio i più adatti a rivelare la nostra personalità di popolo e d'Impero non come gretta e meschina capsula di egocentrismi sibbene come sistema pervio in ogni sua parte. Ma intanto che la volontà delle genti di questa tribolata Europa insieme col sangue darà il movimento alla ruota sonante della storia, cerchiamo di ripetere a noi stessi VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì 1»1tolio perchè noi rifiutiamo ogni eccessiva familiarità con gli um e con gli altri, con questa o con la tal' altra civiltà. Quando il Duce, in un discorso orma.i memorabile, disse che era finito il tempo delle « sorellanze e delle fratellanze » in rea1tà non fece che porre il suo suggello di fuoco su una verità sempre viva almeno nella coscienza più genuina degli Italiani di tutti i tempi. L'Italia invero è rimasta sempre Italia. Nello splendore della libertà e del progresso o nel grigiore dell'asservimento e della stasi, l' ltalia ha sempre avuto un suo singolare aspetto, un suo ruolo, una sua missione. Diciamola pure questa parola, pronunciamola alta, senza pudichi velami e ingenue ritrosie. Credere nella missione di un popolo non è sentimenl1!lismo, non è retorica : se la storia non è una corona di mistificazioni e di bugie, la missione è anzi una realtà, la più inconcussa delle realtà. Sappiamo sì che ancora nidificano purtroppo anche tra noi i pipistrelli del passato, gli intabarrati laudatores temporis acti, che alzano caste grida, che cianciano, gracchiano, squittiscono al solo sentir nominare la parola « missione ». Ne conosciamo uno, per esempio, venerando tuttavia sotto mille aspetti, che è riuscito perdi 1iel).i(J, 111,a,tteini fino a gettar giù queste parole: « Bisogna criticare e rifiutare il il concetto stesso delle missioni speciali delle quali i popoli dovrebbero caricarsi. In effetti, i popoli, non diversamente dalle persone, non hanno altra missione se non quella generale che è di vivere umanamente, cioè idealisticamente la vita, operando secondo le materie e le occasioni che loro si offrono e riportando di continuo lo sguardo dalla terra al cielo e dal cielo alla terret » • Con le quali considerazioni non è chi non veda come senza Mazzini, Gioberti, Rosmini,- senza tutta la corona dei grandi, disinteressati, generosi profeti, il Risorgimento sarebbe lo stesso ; senza Crispi, Oriani, Carducci, D'Annunzio, Mussolini il Fascismo, sarebbe ugualmente nella sua realtà di coscienza e d' Impero. Ma ]asciamo codesti relitti alla riva della storia finchè il tempo, con la sua inflessibile legge, non li abbia ravveduti o, che è più facile, non li abbia annichilati. Quel che ora c' interessa, quel che noi vogliamo sopratutto imprimere nel nostro spirito, incidere quasi materialmente nella nostra carne è l'ispirazione della razza a cui apparteniamo, la civiltà di cui siamo i depositari, i portatori, soli artefici, i soli custodi. 9

Sì, lo so : ci sarà qualcuno che a leggere queste espressioni incresperà le labbra in un sorrisino sarcasticamente eloquente, ma costui dimentica, ovvero non ha assimilato il nutrimento vitale della nostra tradizione. Non che il nostro non sia un popolo, uno Stato, una Nazione tra gli altri popoli, gli altri Stati, le altre Nazioni. L' Italia 1en come oggi s1 è sempre mossa in un comune limite, entro uno stesso cerchio di lotte e di asperità, di contrasti e di antagonismi per carpire ulteriori apici di potenza. Ma ciò non toglie che essa abbia esplicato questa sua azione nella vita e per la vita con metodi suoi, con idealità sue, con tempra e carattere incontrastabilmente suoi. Mentre altri complessi nazionali per far sentire la propria voce nel coro della storia, per porre un loro benefico peso sulla bilancia della civiltà dovettero prima essere Stati, organismi politico-sociali. l' Italia invece non venne meno al suo luminoso destino ed al la sua universale missione anche se sminuzzata nell'unità, stremata nella miseria politica. Ed è anzi, per uno di quegli apparenti paradossi di cui si compiace la Storia (che non lavora però mai a vuoto), che all'esame calcolato e freddo dello studioso appare spesso un' Italia madre dei popoli proprio nei periodi di inefficace cemento politico, di più umilante servaggio laddove un'Italia ricomposta a Stato unitario è sembrata avviarsi a perdere il primato civile. L' Italia del Rinascimento, frazio10 FondazioneRuffilli- Forlì nata, divisa, preda facile della cupidigie straniere, non è forse stata, nel nome di Roma, la polla limpida e salutare per tutte le grandi unità statali che allora andavano componendosi? E, d'altra parte, non è forse vero c be agli anni gloriosi di fede, di eroismo del Risorgimento è succeduto, una volta raggiunta la pienezza politica e statale, un cinquantennio di esperienze volgari, di dottrine su misura, di miopi orizzonti. cinquantennio che ha tirato una saracinesca tra noi e gli altri, e anche più tra noi e noi ? :È stato il Fascismo a riportare l'Italia nell'alveo del suo destino. E' stato il Fascismo a postulare la necessità che l' Italia diventasse un grande Stato nell' efficiente realtà del suo nuovo regime, non già per limitarsi ad una sia pur proficua politica interna quanto per lanciare potenti echi della sua voce di là dei monti e di là dei mari. A questo proposito desideriamo non essere fraintesi. Vogliamo cioè dire che non ci illudiamo di essere ipso facto il sale della terra, gli apostoli del nuovo credo, i purificatori del mondo. Noi siamo invece anzitutto e soprattutto uomini al servizio di una Patria e di una idea. Ma è questa Patria, è quest' idea che ci sorreggono nel!' arduo cammino intrapreso almeno due millenni fa. Poichè la nostra MEGLIO TARDI CHE MAI I Patria, la nostra idea gemmate dal nostro suolo, sostenute e rafforzai e dalle nostre tradizioni non sono estemporanee creazioni ma prodotto dal vaglio incessante della purezza e della nobiltà della Storia, che è la nostra Storia, ecco allora chiarito perchè l' Italia può di tutti essere madre ma di nessuno parente. Oggi, solo l' Italia ha una parola nuova da dire, la sua eterna parola. Contro l'individualismo disgregatore come contro le nebulosità negatrici dall'uomo; contro l'ossuto realismo come contro tutte le evanescenti romanticherie: contro l' immobile tradizionalismo come contro il disordinato modernismo l'Italia oppone quella coscienza del limite e della misura che Roma ci lasciò come nobile retaggio. E' il senso eroico e tragico della vita, è la celebrazione concreta dello spirito, uno ed indivisibile, nell' attuarsi interiore e nella realtà operante, che noi vogliamo affermare. Cosicchè di fronte alla nera, mon.- tante marea degli egoismi e delle nebulosità degli Stati flaccidi ed imputriditi solo l'Italia solleva il vessillo della chiarezza dei propositi, della luminosità dei concetti, dell'energia d'azione. E' questa la nostra umanità ; è questa la nostra missione: ordine, disciplìna, gerarèhia, giustizia. Per noi e per gli altri. Ieri. Oggi. Domani. Questo diciamo per coloro che, non avendoci ancora inviato l'importo del loro abbooamento, si vergognano di essere un così minwcolo manipolo e ,um s'azzardano di farsi vivi. Noi siamo pronti al perdono; errare è umano, soltanto perseverare nell'errore è diabolico. VIA CONSOLARE

......................................................................................................................................... ·-···-··········--··-·--··--·-·-·-·-···"··-·-·-·---·-··-··-·- ··· ·-·- · ····-·-·-·--·--·-·-·- donna Donna, per te m'è parso di morire. Il cuore si è fermato con un sospiro di vene e ho chiuso gli occhi pregando per non vedermi ombra nel buio. Allora, ogni giorno morire vorrei, ho sentito sopra le palpebre posarsi dolcemente inquiete le tue labbra, leggere ali di rondine nell'aria. In tale addio sento che tu rimani e nel tuo fiato sano, giovine la vita già ti dona un sollecito oblio. Sarai felice ancora : d'altri uomini la femmina e il canto, qualcuno risolcherà il tuo corpo di statua finora al mio piacere senza segreti e senza tregua come al villano la terra arata. Ma questa è una seconda morte cui, contro ogni legge, io mi ribello. Donna, suona le campane e prega di lasciarmi risorgere nei tuoi occhi. FIDLAGAMBETTI (da • Figlie d'uomo,) Natale Bencini - Pagliai VIA CONSOLARE 11 FondazioneRuffilli- Forlì

Una sindacale provinciale d'arte è sempre un fatto limitato nel panorama artistico della Nazione. Si pensa subito alla fatale aceozzaglia delle tendenze e, peggio, all' inevitabile conglomerato delle cose buone con le inutili pezze d'appoggio dell' ambizioncella di Tizio o della sterile senilità di Sempronio. Eppure non c'è nessuno che non debba alla fine riconoscere l'utilità di queste manifestazioni periferiche. Il pubblico meno sma• liziato accorre, gli artisti hanno modo di saggiare sulla pietra di paragone della critica i loro mezzi e, quando l'organizzazione è a puntino, tutto si risolve in <Jantaggio della cultura e in uno sprone alle iniziative individua li. Quando poi una mostra provinciale sa rilevare l'artista, un paio di nomi, essa assurge a chiara importanza di segnalazione e di selezione. Questa sindacale romagnola, allestita con la semplicità dettata dai •mezzi, ma con una perfetta praticità funzionale ed estetica, ha il pregio di documentare alcuni artisti già noti, ma meritevoli di una rinomanza più vasta. Nomi? Luigi Servolini, silografo, il Pasquini che allinea disegni e acquarelli pervasi di una festosità che riempie di gioia p,i vivere, il Bencini che ha par• ticolari d'osservazione squisita, Giovanni Marchini, Morigi, Giovannelli, Morri. 12 FondazioneRuffilli- Forlì Non vogliamo scendere all' ana• lisi individuale per poterci mantenere invece nella osservazione del fatto complessivo : « mostra sindacale » ; diremo quindi di ave;e notato in genere una larga capacità costruttiva del paesaggio e di ambienti animati, una decisione risoluta, spirante dai ritratti, una gran fertilità caricaturale, felicità di applicazione all'artigianato in quel classico piano d' incontro che è la ce- . ramica e la terracotta. In una parola, ci accorgiamo che la mostra è ambientata ; ci dice che siamo in Romagna, per la scelta dei soggetti e per il modo di renderli. E questo credo che possa essere d'esempio alle mille mostre consimili che si organizzano in tutta Italia. Tenerci a rivelare l'ambiente da cui l'opera nasce; è [!,ià _un legamento colla realtà, coll'umanità. Le nostre vecchie scuole ebbero tendenze chiaramente regionali ; forse che per questo noi non possiamo riconoscere alla pittura e all'arte italiana una linea di svolgimento unica e caratteri inconfondibili ? PESTAPEPE La lampada bianca e rotonda si spande sui vetri azzurrati: s'urtano il lume e la sera dentro gli specchi inquadrati. Fra queste due Luci, una densa e fresca, e l'altra stridente e nervosa, rimane costretta, nella finestra, la mente. Le mani posate sugli occhi oscurano tutta la stanza. Si libera in sillabe un suono ritmandosi come una danza. GIANNA ROSA MURRI VIA CONSOLARE

s E R al Il mare, stasera, è leggermente increstato e le onde che a bioccoli di schiuma giungono a frangersi contro la scogliera rispecchiano il chiaro di luna. Luca, disteso nella barca come dentro al suo letto, sogguarda il cielo dalle palpebre chine, e le costellazioni che s'accendono a migliaia contro il perlato notturno, gli appaiono fili tremanti di fuoco. Stasera Luca non ha voglia di pescare: reca in cuore una strana dolcezza che egli non sa definire ed è la nostalgia di cose mai viste, o forse dimenticate, riaffioranti da remote profondità. Uno di quei momenti di grazia in cui una lucciola sperduta nella brughiera lo farebbe piangere di tenerezza. Le stelle contemplate infinite volte nelle lunghissime veglie alla barra gli richiamano giorni di fanciullezza vissuta in una luce turchina d'acquario quasi che in quegli anni lontani perdurasse un'eterna primavera. Il ricordo si fa disperato : egli vede un verziere fiorito di rose, ragazze alle finestre, una fontana canterina sui pesci dal brivido rosso. Ed ecco un coro sfociare dal verde delle siepi e l'aria rimanda le voci squillanti sino alle VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì E A T A chiaro N di luna sassaie dei colli dove accestisce sereno l'ulivo. Uno sciame di donne compare a braccetto sulla strada e qualcuna ha in mano una ciocca d'erbe odorose. Una bambina con le trec;ce bionde porta in braccio un gran mazzo di rose scarlatte ed ansa e chiama qualcuno che le tolga quel peso ingombrante. Luca s'avvicina al richiamo, ma il profumo lo investe sin quasi a stordirlo. Quando riapre gli occhi si accorge d'aver sognato. La barca, lasciata a sè, naviga alla deriva e c'è davvero nell'aria un acuto sentore di rose carpito dal vent9 ai giardini di maggio. Luca respira con l'aria il buon ricordo e ascolta, venuto da chissà dove, un motivo di serenata. Dev'essere un iViolino poichè la voce piange con un tremore di creatura viva. Le note trinano il canto di passione poi si fermano a un tono più alto per ricadere adagio dolorose in accorata preghiera. Limpido come l'acqua sorgiva si modula il canto nell'anima di Luca ed egli si sorprende. in armonia con la calmissima notte. Uno strappo alla barra, la barca fila al largo ed il canto man mano s'affiochisce in lontananza. La luna mette bagliori di bianco sul mare e la vela, colmata dal vento, pare un' immensa farfalla notturna. Luca non ha voglia di pescare; gli piace di andare cosi verso un approdo qualunque, di lasciarsi cullare della barca sveltita sulle creste. Sogguarda ancora le stelle e vede che son calate a filo del- !' orizzonte. Le note del violino ora gli giungono solo ad intervalli quando un rabbuffo più forte le reca dalla terra frammista all'odor delle rose. Luca ripensa ad un'altra musica antica. Quanti anni sono trascorsi? Pochi o molti non importa, poichè egli. risale nel tempo con prodigiosa facilità. La bal'I)bina ha raccolto le trecce dietro la nuca e non tien più fra le braccia quel gran mazzo di rose scarlatte. E' un mattino ammansito tutto a fascie di nebbia sottile. Intorno c'è un sentore di campagna acerba e il parlottio rifranto da una vasca, I pescatori sul molo rammendano le reti, l'acqua sbattendo contro le pietre e gli scafi sembra re13

spirare e la bambina davanti alla soglia canta. Non è la voce esile del violino, ma una voce più chiara che Luca ascolta dal fondo della stiva. Ecco, la bambina lo guarda e lui trasa• lisce. Parole non dette gli scendono dentro, semplici come il respiro del mare nella matti• nata d'aprile. Poi le due voci si confondono ed ora son tutto una cosa. Ma il respiro del mare diviene potente, la nebbia man mano s' infoltisce sino a far buio e le voci hanno un vago tremore. Sulle cantonate ribrillano i fanali e, ad una ad una, le finestre si accendono simili ad occhi di luce. p A E La bambina che ha raccolto le trecce non canta: essa è distesa in una piccola bara e sorride come agli angioli visti nel sogno. Luca guarda il visino troppo fermo, poi le mani messe in croce sul petto. Le mani, sotto il chiarore di quattro cande}e, acquistano lucentezze di cera. E c'è pure un gran mazzo di rose pallide come le mani. Quando morirono le rose rosse che la bambina portava con se? Ma è soltanto il ricordo di un'antica primavera. Ora la bambina sorride come agli angioli visti nel sogno, per sempre. Luca non può trattenersi. La morte gli fa male e gli fanno s A G male anche le rose di marmato biancore. Forse son le stesse di allora che han perduto a goccia a goccia, tutta la porpora delle corolle. Luca discende piano le scale quasi temesse di spezzare l' in• cantesimo ed ora esce sulla soglia. Il tempo s'è messo a piovere: un'acqua dolente che macera i vestiti e la carne. Luca tenta di · ripararsi, ma il freddo l' ha ·dentro di sè. Quando si riscuote le stelle non ardono più e piove davvero sul volto e sulle mani. La spiaggia, ormai, è lontana e la serenata s'è spenta insieme al chiaro di luna. G I o di 1titto.1tio. 730.niceUi Vi ricordate ragazzi il sangiovese e i pampini dell'uva moscatella di ritrovare i miei campi, di risentire parole di allodole ballerine esauste e i pollastri e il morire del giorno inerte sull'aia assolata nella mezza Romagna ? Ho bisogno di sangue contadino per i miei figli, ragazzi; e devo tornare. È giusto l'ora di cogliere tra i vegneti macchiati di colori teneri e le spose di mezza collina. Ho bisogno di sole contadino per il mio cervello, ho bisogno FondazioneRuffilli- Forlì nel sole ; e la sera la trama pungente dei grilli. E respirare tra tocchi d' invisibili campane goccia a goccia profumo di fieno. Rispondete, per _Dio! Dite che sono ancora vivo, che posso tornare..... che posso anche morire, se voglio, morire tra i pampini e le spose e il sangiovese della mezza Romagna. VIA CONSOLAR$

GLI ARTISTI DELLA PROVINCIA DEL DUCE ALLA lii MOSTRA SINDACALE DI FORLÌ LUIGI SERVOLINI • e Il Cocomero > (xilografie e colori) EDOARDO PAZZINI . Natura morta lolio) GIOVANNI MARCHINI . Cavalli (olio) FondazioneJ~lt.JffllWAftlf .or.il, (Olio( DANTE COMELLI • Nelle stalla (oliot

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OTELLO MAGNANI . Piazza di Cervia (olio) MARIO MORIGI · Il Duce lbronzol SESTO MENGHI - Paesaggio toscano folio) LUIGI PASQUINI Interno di casa romagnola (disegnai SANZIO GIOVANNELLI - Ora tragica lxilogrof,ol

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ROMAGNA di 1,a8.io. lo.,n8.ati C'è tra le terre d'Europa una terra che tutte le comprende nello spazio e nel tempo, poichè tempo e spazio vi si fondono confondendosi. È l'Italia col suo complesso di luoghi di prodotti e di epoche, con le sue stagioni e i suoi secoli, coi suoi aspetti i suoi climi i suoi monti i suoi usi, varia di colline di paludi di isole ; coi laghi coi mari, i suoi gusti, i suoi frutti e le età le città le grandezze, le sue cime i suoi geni ; l' Italia sintesi di tutte le sintesi. Qui il nord a mezzogiorno del sud, la primavera in inverno, la folaga conterranea del gallo di monte e dell'orso, il gabbiano col lupo e l'aquila. Contemporaneamente agli aranci, sulla stessa latitudine, nella stessa provincia, sotto lo stesso podestà, vedi fiorire le rose, nevica. Basta una montagna a separare due stagioni o più vini ; un'ora di macchina a congiungere la riviera al ghiacciaio. E nella stessa chiesa edificata su fondamenta romane, il gotico dei contrafforti esterni sovrasta il bizantino e il romanico e fa da base alla cupola. Nessun'altra terra potrà mai vantare tanta varietà di paesaggi e di gusti come questa che radicata nel mare trae dalla stessa natura in cui è scolpita la propria potenza; e questa forza di coesione, di sintesi la ritrovi in tutte le sue parti come nell'insieme, nelle sue terre come negli esseri che ciascuna di queste sa esprimere : in Sicilia come nel Veneto, e in Sardegna come in Abruzzo. Prendi la Romagna. È un trapezio di terra corroso da una ventina di torrentacci che arrivati a valle si mettono a fare i fiumi. Lassù magra e_ stentata fino a mostrare l'ossatura dei calanchi, e quaggiù bella grassa, tutta polpa. A misurarla con gli occhi non è più grande di quella che domini da una penna di S. Marino, e se la sovrasta un temporale non ne avanza niente: piove a Imola e piove a Cattolica. È una natura sola, un blocco con, un suo carattere, una sua parlata. Eppure come è vasta e complessa. Da Mercato Saraceno a Bagnacavallo, da Mondaino a Russi a Alfonsine c'è la stessa differenza che passa fra la vernaccia e il vin di bosco, fra il sangiovese o il trebbiano e l'albana. Sfrigolano, schiumano, esplodono tutti- e ciascuno ha pompato alla terra un gusto di: verso, un diverso vigore. E però come è bella ! Vai su per il mare : Cesenatico, Cervia, la pineta. VIA CONSOLARE 15 FondazioneRuffilli- Forlì

, A camminarvi di sera in autunno lungo la strada romea che vien giù da Aquileia, par d1 camminare in un quadro fiammingo. Pialassa della Baiona, Marcabò, la Busona. Senti che nomi! Grossi, un po' truci, carichi come archibugi. - Tirate, bombardieri mii - diceva quel d' Este. - Messere messere - correvano a dirgli - i nostri colpi van tutti a cadere fra francesi alleati ! - Tirate tirate diveva - chè son tutti nimichi. Paesaccio d'anguille, nido d'aquile. Vai su. Hai lasciato dietro per il grand'arco adriatico le più gaie e affollate spiaggie marine, le più eleganti, dalle fresche ville fiorite. Sei presso le valli di Magnavacca, ai confini della Romagna. A tender l' orecchie par di sentire lo scampanio di Pomposa, la sacra squilla di Dante : più in là è Comacchio, è la Mesola ariostesca col suo gran castello e. i cervi e i daini muschiati nel bosco. E in fondo al Po della Gnocca, a Gorino, è finito anche il mondo. Vi ritrovi il fascino delle terre estreme, i vaghi incanti nebbiosi del nord, con di più quel colore e quei vini, quella cucina che lassù non trovi, e un affondarsi di secoli di cui non vedi il fondo, e la vicinanza immediata di quella Ravenna, e Bologna e Ferrara e Venezia che inutilmente cercheresti altrove. Poi nelle chiese di notte, pei mosaici assopiti è tutto un luccichio d'occhi di santi e di tiranni che attendono la luce dal mare. E quando l'alba viene, e i primi ad annunciarla saranno sempre i galli dell'Adriatico, è come se lungo la costa si riversasse con tutti gli ori e le gemme, con l'oltremare e il carminio, l'antico splendore dei mari d'oriente. · E con l'alta marea entra in chiesa anche il mare. Ma la Romagna è anche bella lassù, per i suoi monti, per quel che di luminoso e di sacro che è sui suoi colli come Bertinoro, e per cui è luminoso e sacro anche il vino ; bella per la sua forza, per quel suo buon mangiare grosso, proprio degli italici e dei popoli catto1ici, i soli che abbiano conservato la tradizione e la nobiltà della cucina badiale, della tavola eroica ; e perciò bella per quel suo fare casalingo di bongustaia che in mezzo alla festa rimbocca le maniche e intride la pasta per le lasagne ; bella per la sua gaiezza, per la giovialità dei suoi artisti e dei suoi eroi, bella sopratutto per la sua forza cittadina allineata lnngo la via Emilia: Rimini, S. Arcangelo, Cesena..... Ti vengono in mente l'estate al mare, le cipolle, le corse al trotto, il teatro lirico, Imola, Castel Bolognese, Brisighella..... Nomi da pronunziarsi adagio nella loro cadenza, in quel dialetto un po' spampanato che qùando vuole sa dare una stretta di distinzione a tutte le vocali. Rivai le glorie di Lugo, Uguccione della Faggiola, Borso d'Este, Baracca; la cavalcata di Carlo V e Clemente VII su Imola, i duchi messi a purgare da Dante, le soldataglie di ·Borgia. Dici Fainza: ti vengono in mente i primi istoriati, le maioliche delle corti di Francia, il suo S. Giovannino e la lotta dei conti della montagna coi conti del piano. Furlè lo pronunci largo, spiattanato come la piada, pensi il sogno dei re magi in San Mercuriale, i suoi Orgogliosi, gli Ordelaffi, i de' Calboli. E quando in piazza Saffi, nel convegno dei grossi mercanti, vedi passare le donne fra le cap16 FondazioneRuffilli- Forlì VIA CONSOLARE

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