La Voce di Molfetta - anno II - n. 1 - 7 gennaio 1951

..... DI -. S E T T I~ M A N ·A L E· DI V I T A CITTADINA 7 Gennaio 1951 - Ann~ II, n. 1 " Reda.z. e Amm. Molfett 9 - Via. Gie,.quinto, 2 "3- Tel. 12.-.52 - Abb. (e/e. posta.le 13/5671 ~Annua.le L. 1000, ·semestrale L. 550, per l'Estero dollari 3 - Una. copia L. 25 - Sped. in- Abb. pos ~a.le (Gruppo II) Qualche ingenuo e qualche maniaco del ~olore a proposito della Redazione dl questo giornale sl è èo~i espresso: « Slamo in attesa· _che vi scopriate ( !) sicchè possiamo capire che intenzlon! avete e di che colore politico voi siete » • Dobbiamo educata.mente una risposta.: ~ CARIS$IMO, 18 Giugno 1925 I Ricevo la cartolina dei tuoi ragazzi ed i saluti tuoi e di tua moglie. E vi iingra– zio tutti assai ,assai. . Lo scritto di Mario mi ha . commosso assai e conserverò la sua . cartolina,. la prima che egli mi ha scritto, fra i rìcordi più cari di questi giorni. Solamente io vorrei che Mario, Gaetano e tua m~glie e tutti gli amici non esagerassero la gra– vità e Ìa serietà di questo incidente in cui sono impegnato; non vorrei che .i tuoi ragazzi si educassero alla· rett0rica e alla esageraz10ne, che sono le malattie del nostro paese, malattie antiche aggravatesi in questi ultimi tempi. . Parlare come si fa nella cartolina, di buféra che imperversa su di ~e, di mar– tirio, .di ~is~ri~ confrontandomi con Maz- --zini, lo creda Mario e credeteJo tutti voi, é' · troppo esagerat0. Mazzini lasciamolo, certi nomi non si 'devono · mai fare per non umiliare col ·paréigone· la· nostra pic– colezza. E pàrlare di màrtirio per qualche · set– timana o ·m·ese di prigione - andiamo via - ~ · é troppo. ridicolo. E di miseria .non é il casò di parlare: io troverò sempre da guadagnarmi la vita in Italia ed all'estero, senz:1 dover mai parlare · di miseria. Bi– sogna che i tuoi due ragazzi, -sevogliono veramente riusdrmi cari, -si educhino a non gonfiare mai le cose, a non vedere . mai -nulla con l'occhio éli- bue a rimanere aderenti all'umile, modesta realta, quale questa è, non quando cè la figuriamo quandù siamo presi dall'eccesso della ret– torica. Parlare di martirio per qualche settimana di carcere, ·vuol dire aver paura del carcere, vuol dire tenersi pronti a commettere· anche una vigliaccheria, pur di non affrontare quel « martirio » • Se prendersi troppo sul seriò, anche perché, non é detto· che il te10l0, rimbalzando ·· dal mio capo durissimo, non rompij qllé\l~ che altro -capo meno duro del mi9. E giac– c~è sono a far~ la. predica e che ho altre due pagine p~r continuare, aggiungo che nella cartolina Mario non mi è piaciuto un· gran ché per il .fatto che egli parli della nostra « bella e grande·· Italia » • .t\ vrei preferito di dover amare un'Italia « giusta e buona » • So che non è colpa sua, povero figliuolo; spero che sia intel- ligente e che supererà i pericoli della cat– tiva educazione scolastica. Un'Italia grande che non fosse giusta, sarebbe una nazione di uomini malvagi, E -appunto per trarla s_ulla via della bontà, per p~ter continuare ad amarla per non essere ·costretti ad odiarla, é per questo che abbiamo l'obbligo di lavorare e magari di affrontarequalche piccola seccatura Dunque rimaniamo intesi, l'Italia «giusta e buona si »: l'Italia· «grande e bella» sì ma a patto che si.a prima giusta e buona. Se no se n~ vada al diavolo con tutta la sua grandezza e con tutta la sua bellezza E con questo abbraccio tutti. Saluti a .quegli ~miei che continuano a rimantre ~egni della mia amicizia. G. Salvemini AL RETTORE DELLA UNIVERSITA' DI FIRENZE Signor Rettore, o le altre nazioni dovrebbero mettersi di Londra, 5 novembre 1925. accordo per distruggerla come pericolosa La .dittatura fascista ha SOf presso, or- per l'umanità, cosi come· si misero d' ac- mai, completamente, nel nostro paese; cordo per resistere alla Germania di Gugliel- quelle condizioni di liberta, mancando le mo Il che era grande e non era giusta. · quali l'insegnamento universitarie della sto- Essere grandi. non si_gnificanulla, perchè ria - quale io la intendo - perde ogni - · c'è qualcuno più grande di noi, di fronte dignità : perchè deve cessare di essere itru– a cui noi siamo. piccoli. · Essere grandi non mento di libera educazione civile e ri– dipe~de da noi, né- dal fatto che gli altri. dursi a servi.le adulazione· del partito do– siano più piccoli di noì; un bel giorno minante, oppure a mere esercitazipni eru.. · cambia la situazione, questi divengono· più dite, estranee allà · coscienza morale del - graridi di- noi ··e noi éi · troviamo più pie- · maestro · e· degli alunni.· coli. Ma essere giusti dipende da noi -· Sono perciò costretto a dividermi· dai grandi e piccoli che siamo--e nessun mu- miei giovani- e dai miei colleghi, con do– ~àmento altrui può toglierci il merito di . lore profondo, ma con la coscienza sicura essere giusti, perchè la giustizia è un va- di compiere un dovere di lealta verso di lore assoluto e non un giudizio relativo~ essi, prima che di coerenza e di rispetto Quanto all'Italia <,bella» anche questo , verso me stesso. Ritornerò a ·servire il paese non é merito nostro se l'Italia è bella;· nella scuola, quando avremo riacquistato . l'ha fatta così la . natura, l'hanno fattà un governo -civile. così i meriti delle generazioni che ci hanno Pregandola di· comun~çàre a· • chi di ra– pre.ceduto .. Un~ltalia . bella che non fosse gione questa mia lettera di dimissioni, sono buona, sarebbe una baldracca oscenà, che con perfetta osservanza . non dovremmo amare ma odiare. Di lei ot:.liga:issimo Gaetano Salvemini LETTERA APERTA- -AL. SINDACO - molti ltàliani fossero meno retori, sareb– bero anche meno vili. Se non esageras– sero la grandezza dei piccoli sacrifizi al· trui ~arebbero me·no paurosi ·dei piccolis- : simi sacrifici propri. Dunque, rimaniamo \ Ìntesi: niente sacrifici, niente butera, niente miseria, niente Mazzini. Signor Sindacot Chiedo anzitutto scusa del metodo. con cui espongo al primo cittadinot ~1 res~on– sabile della pubblica amministrazione le inie lamentele. · II metodo non è dtalt ronde nuovot ma risponde invece a una vecchia tradizione qemocratica · e Hberalet la quale spinge e stimola ogni .onesto cittadino di servirsi di o 6 ni mezzo per esporre_ le suè ragioni. Ringrazio pubblicamente il direttore de <i La Voce di Moffetta ,, per la sua cortese ospitalitàt sicuro che mi riserverà un. pò di spazio sul suo giornalet il qualet se non cadrà nella faziosità preéoricettat sarà sem– pre bene accetto ai cittadini onesti, e in Un piccolo tegolo sul capo, da non

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