UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945

conlemporaneità tra l'uomo e il poeta e le pagine suoneranno false anche a lui, legate a un semplice esperimento. Oggi che il nostro divenire se staccato da quello ciel mondo. peserebbe come un peccato, non sarà ingiusto chiedere al poeta un più vasto respiro nella sua quotidiana scoperta. Chi potrà esserlo, poeta, se non irrompe nei giorni con un umile, im– menso amore? Così la posizione dell'uomo artista è sospesa a un punto critico di richiesta. E se vi si risponde con una conversione (io penso la poesia anche come misura del conforto che essa dona alla nostra progressiva conversione), solo se avremo una fede chiara nell'uguaglianza dei nostri gesti umani con quelli dello spirito (non è la pagina un atto ,il più perentorio?) 11011 vi sa– ranno divergenze tra la mano e la scrittura e la risposta avrà allora una sua voce esatta in quel– l'accordo sociale verso il quale tutti vogliamo in– sistere. Altrimenti l'equivoco. Qui concludo su Alfonso Gatto: se ha potuto credere di sepa 1are i termini conducendo l'uomo ad un approdo così caldo. ma esiliando il poeta, col suo documento più valido. in una terra fredda e povera d'entusiasmi. DOMENICO PoRZIO s,

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