UOMO - Anno III - n. 4 - dicembre 1945

E l'intellettuale, lo stesso intellettuale più ritroso e so– litario, seppellito ormai per sempre, sotto l'ondata delle ultime terribile prove, il figurino ottocentesco del puro contemplatore an dcssus de la 111élée e sdegnoso cli con– l«tti, dell'artista estetizzante e dilettantesco, _potrà rico– noscere in sè anche lo spontaneo ed umano dovere di aprire gli occhi su questo mondo e di sottomettersi libe– ramente a quel servizio della « cosa comune» che è cli tutti i cittadini, Ma ciò non significherà in ·alcun modo che egli abbia a sforzare la sua ispirazione, a stravol– gere la propria indole per adeguarla a schemi ideologici prefissi e a coltivare uno specioso disgusto- dell'attività «disinteressata» dello spirito, mantenendosi così in uno stato di intima agitazione e contrasto che finisce col di– ventare una specie di compiacimento della cattiva coscien– za. No, la società non può chiedere all'artista, in quanto artista, che l'arte. e allo scienziato e al filosofo altro che la scienza e la filosofia. Starà all'artista. allo scien– ziato, al filosofo, cli sentirsi anche. e sopratutto. uomini. In questa parola d'ordine cli « più cultura» rientra il problema della « cultura popolare». che, 11011 esistendo evidentemente due culture, s'identifica co,i quello della diffusione, della penetrazione. della creazione spontanea dell'unica cultura. Se. oltre· ai maestri e agli educatori. anche gli intellettuali «puri» vorranno occuparsene, sarà tanto di guadagnato. Se la storia oggi ha 1111 senso. non può essere altro che questo: ·e i termini immodificabili della civiltà moderna son tali da rendere quanto· mai anacronistiche le nostalgie reazìonarie dello «strapaese» beato, ignorante e pittoresco. Più cultura non vorrà ne– cessariamente dii-e più felicità: ·ma certo più coscienza. E cos'altro si può promettere agli uomini che di diven– tare più coscienti ossia sempre pili uomini? Leggo sul ~:iornale d'oggi che « nell'Italia centrale. meridionale e insulare ... quasi la metà dei ragazzi sfugge all'obbligo del– l'istruzione e siamo· oggi ad un· livello più basso di quéllo che ci lasciarono ,i Borboni e lo Stato della Chiesa quan– do l'Italia !11 fatta». ·Ed è eia questo infimo gradino ,:he si deve ficominciare. Cordiamente tuo· SERGio Soùn 22

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