UOMO - Anno III - n. 3 - settembre 1945

78 re qualcuno su cui accumulare colpe e con– danna, per uscir fuori da questo odierno ma– lessere, liberi d'ogni fardello, verso un futu– ro facile, senza dover condividere, uno per uno, quel che tutto il popolo assieme sop– porta. Ma alla base di questo ingenuo sogno, di tutta la nostra irrequietezza, sta un equi– voco od una insincerità. Il passaggio da uno stato fallimentare a un assetto che ri– dìa affidamento di una sana vitalità, richie– de un rendiconto leale delle attività e delle passività, ed una assunzione altrettanto lea– le delle responsabilità. Noi temiamo di com– piere questo passo e vorremmo sostituirlo, almeno con l'oblio. Ma per carità di patria ed onestà di uomini dobbiamo respingere l'allettante insinuazione, e accettare tutte le conseguenze, amare che siano. Non è possibile proporre questo impegno ai singoli individui. La solidarietà, d'ognu– no con tutti, non si spezza perchè qualcuno riesce a sfuggire allo scotto in un travesti– mento troppo scoperto. E' il popolo italiano nel suo complesso che è chiamato in causa e cui si chiede di esser leale quando istitui– sce il bilancio del suo fallimento politico, mi– litare e soprattutto morale. Il popolo italiano, e vorremmo dire più esplicitamente la nazione, non può illudersi, come l'individuo singolo, di sottrarsi impu– nemente alla sua responsabilità, fidando in

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