UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

42 qualche passo avanti verso la porta, gli prese una vertigine, come una ventata in volto d 1 aria arsa e subito il cuore che sbatte, un brivido di freddo per la schiena, un brivido che spacca la schiena. Passando per il corridoio salutava con una ma– no i malati delle altre stanze. La suora lo accom– pagnò sino alla porta 1 disse auguri e saluti con la voce fastidiosa. Tommaso non rispose, cammina ormai fuori sulla neve ghiacciata. Adesso non ca– deva più nevischio, ma si rapprendeva il freddo. Sulla baracca degl.i stranieri il sole allargava una incerta luce grigia. Tommaso si guarda i piedi, fa fatica a camminare, ad ogni passo gli batte il cuore e le gambe gli si muovono senza regolarità. At– traversò il paese velato da quella luce mite, era molto freddo, le orecchie dolevano come se doves– sero staccarsi, si gelava il mento, anche le mani in tasca gelavano. Il treno non racchiudeva ca– lore, ma soltanto umido di fiati e discorsi sulla guerra, la guerra che non finiva, i morti; Tom– maso si teneva la testa tra le mani e cercava di dormire. Ad un tratto uno è stanco non sa più che fare, sa che è inutile anche pensare; Tomma– so era stanco, uno sa che lui è soltanto mangiare e dormire, basta, niente altro, il resto sono parole grosse, inutili, parole che fanno venire il mal di testa, la nausea. Con le dita Tommaso faceva dei disegni sul vetro appannato, nei solchi esili vedeva soltanto neve, un fiume grigio e abeti. Scrisse un nome sul vetro, Kata, e d'improvviso si trovò da– vanti a quel nome senza una speranza, _senza una salvezza. Come se il volto nascesse nel vetro con i capelli chiari quasi rossi, gli occhi bianconeri, le labbra sottili. Al campo avrebbe rivisto Kata. Tor– nava al campo, tornava a lavorare, non sarebbe neppure passato dal dottore per la visita di con– trollo. In questo paese i dottori non vogliono nep– pure guardarti in volto, tu simuli sempre, tu sei falso, sporco, ladro, tu sei straniero. Avrebb~ ri– visto Kata. E quei contadini intorno, ammucchiati