UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

quella questione che (per riflesso e per u11a vera carenza di prove, sul cam1podella nostra letteratura, milita,nte) fu viva a.ti.cheùi Italia: quella del romanzo e della sua forma le crisi. Ci perdo11iquel lettore se ci prenie quindi te– nergli a mente che qui, anche se non ci fu bi– sogno di chiamar l'imprimatur ecclesiastico, assai sovente M aiwiac parlò per voce di quel– la categoria intellettuale francese, ormai rico– noscii,ta ed amata ufficialmente, che ha go– duto in questi tempi ad avvertire le scosse del mondo peccatore secondo i vecchi e ri– scattati impulsi dei sintomologhi di Port– Royal. Ormai il tempo allontana da noi coloro che furano 1naestri d'una cronaca vivacissima: ma le litanie di PégHy, le c01ifessioni di Ma.i,– riac, la ricerca di Rivière, il viaggio di Psi– chary, il postumo diario dell'Alissa gidiana (anche lei, e lei sopratutto, miche se poi l' au– tore osò credersene sciolto), la grazia di Cla.udel (O mon Dieu, je me rappelle ces té– nèbres où nous étions face à face tous !es deux, ces après-midi cl'hiver à Notre-Dame), sono il dono d'una generazione che finalmen– te diede a Pascal quel che era di Pascal: l'immediatezza del suo cuore che arriva a comprendere - e non pensò ad obbedire ad ima sua sistematicità, ad una sua coeren– za da filosofo che non ha ragione di reggersi. E questo dono non ci è facile dimenticarlo : nel nostro mondo carico di abnormi ritros-ie, 25

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