UOMO - Anno III - n. 2 - giugno 1945

rienze. Bisognava dedicare la propria po– vertà a una regola, trovare in un aiuto quel– lo che l'anima da sola non poteva darmi ma ecco che nell'ambito clamoroso di questa mia sconfitta totale si alza ancora il nome di Dio, un nome invocato e perduto e ora di nuovo atteso. Solo per questo numero il mio diario è chiuso e voglio dire che alludo di– rettamente a questi tenui colori della mia vicenda spirituale, a questo scacco consu– mato nello stesso tratto della strada. Se a giorni mi sento così desolato davanti al mio passivo, se lascio franare tutto dentro di me fino a non ricordare sensibilmente neppure più una sillaba della mia parola umana è perchè misuro l'assenza di Dio dentro di me e sommo tutte le omissioni, la natura vizio– sa del mio peccato: un peccato che perde ogni possibilità di salvezza nella rinuncia, in un pericoloso abbandono. Il mio vero diario vorrebbe supposta tutta questa lotta che è perduta giorno per giorno dentro di me ma qui ritorna ad es– sere « aperto » e non solo per un bisogno di eleganza che non mi preoccupa ma per quel modo di pulizia che fra tante altre cose devo a Gide. CARLO Bo Fehhra io 1945. 21

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