UOMO - Anno III - n. 1 - febbraio 1945

20 Antonio, un carissimo ainico, press'a poco della mia età, a me conforme di letture e di gusti, che mi sarebbe stato compagno di viaggio e di vacanze. In preda a una certa ansia ci stringe– vamo insieme al finestrino, quando il treno entrò con vento azzurro sotto la pensilina di R., nella luce dei mattoni rossi e delle maioliche. C'era mol– ta gente sul marciapiede, che si muoveva con in– dolenza: le fogge colorate e succinte, gli occhiali da sole, le gambe delle fanciulle e più una sorta di voluttuosa rilassatezza nel sangue della folla, presentivano il mare. Uscimmo sulla piazza, in– nanzi io, mia sorella e Antonio: le acque d'un canale erano taglienti di luci, nere carrozze dalle cupolette di tela chiara a strisce esitavano sul sonno lento dei cavalli; una ragazza dai capelli lucidi e biondi volteggiava in bicicletta; si fermò un istante a guardarci, puntando a terra la gam– ba nuda, poi volò via. Mi sentivo piuttosto lieto, parendomi che i luo– ghi rispondessero fino a quel momento, alla gen– tile e indecisa imagine che mi ero preformata; solamente provavo un leggero disagio nel trovar– mi a contatto di persone che appartenevano a un mondo per ora escluso e privato, entro cui avrei dovuto penetrare con qualche pena. E tuttavia, forse per la prima volta, una placida letizia mi visitava, che era pietà ed amore di tutte le cose circostanti. La strada correva a fianco del mare, il suo asfalto era raso dalla luce; un campo di splen– dore la verberava da sinistra, le tende e la sabbia correndo incontro al mare. Parecchi ragazzi pas– savano rapidi in bicicletta: avevano maglie ben stirate, sandali bianchii ruote lucentissime. I primi giorni della mia vacanza a R. nella me– moria sono pieni di queste cose. L'albergo dove avevamo preso a1loggio s'andava sempre più af– follando di villeggianti; io e Antonio dormivamo insieme in una stanza che dava con un balconcino

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