UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

66 piacenza, ad un acre gusto di umiliazione, dopo il peccato: parole e cose, suoni e apparenze, sono tentazioni per noi pronti a cedere, a seguirle, e la nostra tristezza è nell'assenza di ingenuità del male, nella sua ostinata arbitrarietà. Possiamo ripetere le parole di Sofia, una delle figure più riuscite di questo romanzo. « Non può che aumen– tare l'orrore verso quello che ho fatto; e tuttavia, nella mia inerzia di oggi, non cerco di difendermi, e piuttosto desidero di for– nire argomenti ad una condanna che mi scuota » ; la condanna deve essere formulata dagli altri. Un discorso su Piovene più lungo, più sicuro è da rimandarsi a quando la sua ma– teria umana sarà maggiormente esaurita in pagine: sarebbe presuntuoso tentare di immo– bilizzarlo in un'immagine affrettata, mentre procede il suo cammino e la sua fatica di scrittore. Abbiamo detto che conosciamo ormai i limiti del suo interesse : la vicenda del male umano, ma la sua esperienza è agli inizi, come avverte Piovene stesso e le sue possibilità sono tante vive da concederci un'attesa fiduciosa. Per ora possediamo tre libri di lui « La vedova allegra » ( 1931 ),

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