UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

NOSTRA INQUIETUDINE Domine, fecisti nos ad te, et inquietum est cor nostrum .... (S. Agostino) .... Troppo straziato è il bosco umano, troppo sorda quella voce perenne .... (Eugenio Jl,fontale) Passano tempi dun~ tempi di fuoco e ancora il sangue scorre a offendere il creato. Pare tutto sia crollato e re z'stere soltanto la nostra capacità dz' soffrire, quasi una testarda<(fgine di dolore al fondo della ro,, vina. Tanto è lo scempio portato dentro di nol~ che non offende ormai più l'acca,, nù·si feroce, quanto invece trovarsi delusi nei nostri entusiasmi. Perchè l·nfine tutti abbiano creduto, tutti abbiano sperato. ma,, gari con un enorme bagaglio di ingenuità e se un'invettiva può uscire dalle nostre labbra, è perchè ci si trova come al termine di una lunga corsa nella notte. Bisogna quindi capù·e la fascia di si> lenzio e di sohtudine che ciascuno vorrebbe atteggiarsi intorno per distendere le membra e curarsi le ferite. Non è tutta neghùtosità nè debolezza. C'è da capire questo che può sembrare uno smarrimento e non è znvece che un doloroso raccoglimento. 3

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