UOMO - Anno I - n. 1 - novembre 1943

10 Si apre così, sin dall'inizio, una antitesi tra il pensiero e la vita, tra il cuore e la ragione, antitesi che si tinge di sanguigno e duole come frattura, nei momenti in cui il palpito dell'esistenza si fa più appassionato, e il dolore del mondo urge così da vicino, da infrangere ogni mediazione logica. È allora che l'uomo è chiamato alla prova più ardua, quando più facile sarebbe l' ab– bandono rinunciatario e il disarmo critico. Anche quando maggiormente si sente l 'ina– deguatezza della filosofia speculativa, e la evidenza del ragionamento non vince la santa realtà del dolore in cui lo spirito maggior– mente si ritrova, non è possibile un ripudio del pensiero. A parte l'interna contraddizione di ogni argomentazione misologica che afferma il pensiero nella volontà di negarlo, o la ripu– gnanza alla traduzione logica dei toni affettivi dello spirito, più atti ad intendersi in termini di vita vissuta che di riflessione intellettuale, la luce della coscienza è indispensabile per crearci la prospettiva del nostro esistere, fosse anche solo per darci la certezza della nostra incertezza. Il pensiero ha dunque una funzione insop-

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