Unità proletaria - anno II - n. 19 - 8 ottobre 1973

2 Continuaz. dalla 1.a pag_ ve vie lungo le quali è necessario camminare#. L'aumento drammatico dRl/e contraddizioni sociali va di pori passo con la ~ marginalizzazione, nel processo di sviluppo, della già scarsa imprenditorialità locai,,». Fallisce • L'<aoutezza delle tensioni nel proleta~iato si accompagna con la disg~egazione e la inquieta protesta dei ceti di piccola e media bonghesia -looa:leurbana e agricola che non è più conrenibile con le misure assistenziali, con ;J semplice controllo cl:entelare. E' l,a stessa viita eoonormca, è lo stesso molo sociale di questa bonghesia locale che sono in gioco, è in gioco 1'a base sodale del potere demoocistiano. La linea politica ohe ha seguito la classe dir,igente sarda non regge più. La politica deMe car~iere burooratfohe, dei sussidi ai conrodini, e del mangime ei pastor,i, detle borse di stilld(o, della integra2.ione delle pensioni agli ar,tigiani, cioè il grande apparato bw·ocrati~lientelare delle mance, non è più in grado di coprire l'eEtensione deUa ori,si sociale, di attutime la radioafaà. il piano di rinascita ~avecchisatruttura di poterescricchiola L'ossigeno del sottogoverno assistenziale ad una società al limite della sopravviven2a e fa droga dei gr<111difinanziamenti ali' aggressivo oapitale estemo pet,rolcihimico, non ~on.> più compati• bili. Da una par.te i bisogni locali sono oresc:uti rispetto alle quore di r,irorre disponibiJi daU' aitra oiò clhe sucohia il oapitale lana) per il controllo delle leve del sotto governo, la retodca populista e massimalista oui cor,risponde la più servile subordinazione ai gruppi ec.onomici esterni, il tentativo ciemagogico di •lanciare l'appello alla soli<lMfotà autonomistica C001troil govemo centrale sui quale scaricare le responsabilità dei propri fallimenti: sono questi i co,wulsi fenomeni d.i. contorsione della olasse polit-ica dentTo la propda crisi. Dai 1971 ad oi,,gi la DC sarda sta cercando di sfuggire alla «orJsi del modeUo di sviluppo» e di riproporsi alla società sarda con un programma che abbia una qualche oredib1lità. Esce così !a piattaforma del 5.o programma esecutivo e del 2.o piano quinquennale ohe ap• pare come un pogramma di radicalismo piccolo borghese con Tabella 2 1962-69 nuovi posti Industria previsti nuovi posti creati + 62.000 + 29.000 -21.000 + 8.000 posti di lavoro presenti incrementi reali posti lavoro INVESTIMENTI 1963-1970 Tabella 3 Industria Agricoltura Trasporti e comunicazioni Abitazioni P.A. Commercio, credito e servizi + 7,9% - 5,1% + 14,2% + 5,9% + 4,1% + 2,3% estemo è così mas91oc10da non permettere « sprechi filantropici» per soddisfare que, bisogni. lnolm-e i;! grande oapitale finanziamo e mdustr1ale da una fase di -relativa con1vivenza oon il sistema economico preesistente passa alla diretta aggressione e disgregazione doUo stesso: indusLiiia1liz2lazionedelle zone inter.ne, penetrazione capitalistica in agricoltura, sequestro delle acque per uso indusm-iale, razionalizzazione del commercio, accaparramento del meroato locale di consumo, impegno della spesa pubblica nelle grandi e costosissime opere i.nfrnsh,utturali per l'industria. La classe polifica democristfana avver.te di non poter resistere al dominio e al d:segno del grande capim!e, mentre percepisce che l' abbandono a ,ie stessa della mioota e media borghesia loca·le, ohe la mancata mediazione sociale verso i proletari crea una situazione i«',gov~mabile e insostenibile. E' qui la radice della crisi del sistema politico in Sardegna. Senza un modello d: sviluppo credibile, con alle spalle una esperienza fallimentare, sempre più isolata dalla soci~tà, la classe politica democr-istianu gioca djsperatamente <alla ropravvivenza di se stessa. LottetribalinenaDC ambizioni di egemonia popu.list•a sulle masse pru!etarie. Le scelte prioritar.ie i.nfatq dovrebbero essere fotte « in fovore dell'impresa agriwla coltivatrice e associata, dell'impresa ar-tigiana, di valo11izza2liooedelle miniere e delle rjsorse lnc~li, dell'impresa familiare nel settore turistico e dello sviluppo aei consumi sociali (s;cuole, ospedali formaziooe professionale) ». Ohe cosa avviene in realtà? Nelle dichiarazioni alla commissione di indagi[le del Senato pt::r l'induskia chimica Giagu de Martino accetta e sostiene lo svi• lu.p,popetrol-chimico che, con un investimento di 730 miliardi (c.he ~e.questra tutte le risorse della reg,one in finanziamento), dovrebbe oue circa quindicimila posti di :i:-voro (con un rapporto capitalenodetti di quarantacinque-cinquanta milioni), facendo scomparire :i 1meno altrettanti posti di lavoro 'n agricoltura e nella piccola inc:i.:.strialocale. Questo ma;siccio ed irrompente intervento nella Sardegna cent ~ie, con efifetti disastrosi sull' ag..ricohura, sul te1Titorio, sugli e- -;uilibri sociali e residenziali viene giustificato in nome delle • e- < senze di riequilibrio territoria1.-». ,;;rto nella zootecnia e nella forestazione. La destinazione dell-aspesa pubbl:ca viene brutalmente deviata <'aile esigenze industriali: non scuole ma grandi dighe per sot• ,rarre le ecque all'agricoltura e <!t.rle ell'industria, non ospedali ir.z port=ontainero di Cagliari, 11,>n abitazioni popolari ma allacc.zmenti stradali e<l elettrici per ,e grandi imprese. ~ c11imsiineraria Nel foattempo la decadenza del- ·e zone minerarie continua a pasb:>re l'occupazione nel Sulcis-lglefente. Dal 1971 nelle miniere di (&rbonia l'occupazione è crolla- 'a quasi del 50 per cento menm.• il famoso e miuco « pacchettC' piccoli » di investimenti delle ~ertecipazioni statali per creare ,,t.ovi p"sti di lavoro resta miste- ' 'c,so e !Perduto nei meandri dei g'oohi di potere. E dopo le attese e le illusion: che possa essere una « Conferenza sulle zone minerarie», al posto della lotta popolare a risolvere i drammatici problemi della occupazione, il consiglio regionale spara " salve 1 suoi ordini c!et giorno approvali all'unanimità accusando il ministro dell'In- ,:w;tria che « nelJa conferenza mi- .'t>raria nazionale non ha dato alcuna valutazione suila convenienza e opportunità a continuare l' ~ttività estratti"'a carbonifera », contro il ministro delle Partecipazioni Statali che « non ha ancora comunicato i tempi e i modi di attuazione del pacchetto Picwl: ». E mentre ad un ordine del giorno segue un eltro ordine del giornc i levoratori lasciano le minien· l',Enel abbandona i pozzi, i "corsisti ,. non trovano lavoro. Mentre i gruppi dirigenti democr."stiani elaborano !)rogrammi che cuvrebbero mettere e! centco la ialvaguardia e lo sviluppo del kssuto economico ~ delle risorse locali, mentre fanno nuove prorr,tsSSe,i centri reali del potere, la grande industria, gli enti fi. 11.. nziari, nelle loro relazioni incl'wrete e meno pubblicizzai-, r,arlano chiaro su un futuro della Sardegna riservato alla presa sempre più soffocante del grande capitale esterno. La relaz;one del Credito InduLo scatenamento delle loue t.riba-Liall'interno del•;a DC (17 correnti sono presenti nella DC isoMentre l'industria petrol ohim ca scassa l'economia contadina e pastorale la Finanziaria sarda ~)l'evola la penetrazione del grand.: capitale in agricoltllr_a~s"'=oa".:.t·-'--'==:c: Bibliotecaginobianco olriale Sardo per il 1973, ed erempio, non ha reticenze: « La p--ogressiva steneta competitive 1-""0Veniente dai sistemi produtti- ,·i europei be colpito ii tessuto irdustriale iWlano in u.n momento delicato della sua crescita >. Cccorre attuare un « potenziamento della produttivilfl globale del 6i<-terne» ii che vuol dire penetraL;cme rezionalizzatnce del grande ~"Pilale nei settori arretrati, ris1A1rmiandofon.a lavoro e aumenla11.doil profitto, r.azionalizzazior,P nell'agricoltura, nell'edilizia, r:e. commercio, nell'industria trad zionale. E per far questo, em1rette chieramente il CIS, « occorre fare affidamento ~ull'imprenditorietà esterna in misura superiore al previsto». La demagogia della classe poi1-t1cademocristiana destinate perc,ò a 6COntl'Gl'Scion la rabbia di (.JD.J>i settori emarginati, con l'à- .arpmento della disoocu;paziooc, ron l',mpoverimemo delle ri6orse !.. oali, con l'aumento dei disagi S<,cial:per l'ecuta carenza dei serv.z· collettivi. I «fossili» del sottc,governo incominciano a trema• .e, ad agitarsi, ad essere in crhi p~rmanente. La ~volta sociale delle IOOS6e r-,polari sarcie ha J bisogno ~ ~·... 10 e urgente di aggregarsi su un programma di opposizione in- :rfflsigente per creare una alternativa di classe ~Ila democrazia .r stiena. Niente è più avventuro- '° della politica attuale dei comP.•flli comunisti che getteno sai- \ ~genti ad una classe politica in , rocinto di effogare, che propon- ,.,,no l'incontro co,1 la DC alla 1 eP.ionementre l'opposizione delle rn~ cresce nelle città e nelle c<1m,pagne. i.••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ~: Il pianoindustriale Nel giro di tre mesi, con due deli!>ere del CIPE: l'una. il 31 luglio 1971 che decideva il passaggio del nucleo mdustr1ale di Ottana all'area di industrializzazione della Sardegna Centrale l'altro il 14 ottobre 1971 con la quale il CIPE dava il « pa;ere di conformità » ad un investimento di 170 miliardi da parte della SIR per la costruzione di tre s~abilimen~ nella nuova area mentre si rifiutavano alla Mootedrson per il 6110 progetto dJ investimento ~i 5_00miliardi a C~gliari le autorizzazioni. La Sardegna divemva «oggetto• di una colossale guerra « chimica » tra Montedison e SJ.R per la spartizione del mercato, dei finanziamenti pubblici e delle aree industriali. Queste decisioni del Cl PE riguardanti la Sardegna sono infatti alla base della violenta polemica economica e politica che ha fatto saltare il « piano chimico», che ha portato la Montedison alla ritorsione di richiedere finanziamenti ~evolati nel Nord nella stessa misura che nel Sud (facendo saltare gli indirizzi fondamentali della recente legge sul Mezzogiorno), minacciando altrimenti 20mila licenziamenti nei suoi « punti di crisi•· Sarebbe troppo lungo illustrare queste vicende che citiamo per sottolineare l'importanza che i colossi della chimica attribuiscono alla Sardegna nella loro strategia di insediamento. Vediamo brevemente di cercare di dare il senso della « svolta,. del 1971 operata nel destino della Sardegna con le ~ decisioni che abbiamo citato all'inizio. Il piano Ottana prevedeva 6500-7000 occupati, concentrati nella zona del Medio Tirso, cioè nell'area Ottana·Macomer. Si prevedevano 5 stabilimenti (ormai in fase ~i costruzione avanzata) impianti dell'ANlC e della M0Lled1son: ad Ottana la Chimica del Tirso (700 addetti), la Fibra del Tirso (3800), la Metallurgica del Tirso (750 addetti), l'Inter.o! (150 occupati) e la Tirsotex a Macomer (750 addetti). Il nucleo di Ottana riguardava 11 comuni direttamente consorziati e una influenza su una zona di 55 comuni coinvolgenti una popolazione di poco più di IOOmila abitanti. Il nucleo di Ottana era concepito come una penetrazione inter. na del progettato « polo intermedio di Oristano ,. e sfiorava quindi soltanto le zone più interne del Nuorese. Con la decisione del passaggio da nucleo ad area tutta l'impostazione viene rovesciata. Da un'appendice rivolta verso l'interno del polo di Oristano ora si opera una aggressione in- • dustriale che penetra direttamente all'interno e giunge sino a Siniscola, sull'altra costa della Sardegna. La prima conseguenza è l'abbandono pratico dell'Oristanese, che rischia di diventare -una appendice marginale della nuova area industriale, la seconda consiste in una penetrazione industriale disgregante tuno il tessuto sociale, economico e residenziale del Nuorese. La nuova area comprende un consorzio di 44 comuni (prima 11), ba una zona di influenza che gravita su 121 comunj (prima 55), con una popolazione di 275mila abitanti prima l l0mila) La nuova zona drmfluenz.a dell'area industriale concernente il 34,5 per cento dei comuni della Sardegna, il 28,9 della superfice e il 18,7 della popolazione. Sui 102 comuni della provincia di Nuoro ben 74 sono nell'area di influenza del polo industriale, gli altri sono compresi nel parco del Gennargentu rilanciato nuovament". !••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••••• ,:

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