Unità proletaria - anno II - n. 19 - 8 ottobre 1973

4 SCUOLA IN SARDEGNA Manovra neocapitalista e << sinistra DC >> in una zona nevralgica del sottosviluppo meridionale Sorgono 1967. Il nuovo edificio per il Liceo Scienlifico è ultimato o, per lo meno, è in grado di ospitare le prime classi di liceo e della scuola media. L'istituzione di questo e di altri licci è la conclusione di una operazione politica caratterizzata da un dibattilo interno al gruppo dirigente DC, che nella provincia di Nuoro ha la maggioranza assoluta. Ci preme qui analizzare le scelte dei gruppi di potere democristiani, con quali intenti sono siate fatte, cosa sono diveniate nel corso di questi anni e quali spazi esistono oggi per un'azione legata all'esigenza delle masse agropaslorali in via di prolelarizza,,ione e all'interno di prospellive rivoluzionarie. Per non andare troppo indietro nel tempo è sufficiente analizzare la politica· scolastica della DC j\l provincia negli ultimi tren1'anni. Essa deriva coerentemente dalle scelte politiche generali della DC sarda che ha cercalo di coprire con un populistico sbandieramento della autonomia una sostanziale dipendenza dai più forti gruppi di potere del Continente. A tali gruppi, il legame della quasi totalità dei dirigenti della DC sarda con le rendite parassitarie e con il clientelismo relativo alla distribuzione di posti nel pubblico impiego era perfettamente funzionale fino alle crisi degli anni '60, perché era funzionale che la situazione economica e sociopolitica ristagnasse completamente nell'isola, che preoccupava il potere centrale non tanto per le frequenti azioni banditesche che vi si svolgevano, quanto per il pericolo che le condizioni di semilegalità vissute da centinaia di pastori si evolvesse in rivoluzione sociale di massa. All'interno di queste scehe e di queste preoccupazioni il gruppo dirigente DC in Sardegna ha sviluppato una polilica scolastica suicici~ non solo per quanto rigua,·dn J'3ufonomia culturale delI "isola, che loro ben poco importava, ma le stesse possibilità di dare a basso prezzo attraverso le scuole di S,ato l'istruzione superiore ai figli dei capi-clientele DC nei paesi del centro. Se oe rr~cro conto alcuni dirigenti democristiani che ben compresero la ne<;essilà di creare un nuovo quadro di capi-clientela legati sì per interesse economici al paese, ma ■venli tutti gli strumenti concettuali necessari per sfruttare gli spazi che si aprivano all'investimento capitalistico nelle campagne, in seguito ai piani europei di sviluppo agricolo e P• storizio. Negli anni '60 si aMiste cosi ad una polemica inlcma al partito di macgioranza, nella quale hanno la meglio gli assertori della creazione di licei ia alcuni paesi già centri mandamentali. Viene data così risposta alla domanda di servizi ecolastici che liberi professionisti, proprietari terrieri, commercianti, dipendenti statali e parastatali avevaoo cominciato a porre con insistenza per i loro figli. . . . Meoe di marzo 1972. Nel grande atrio del licei sono riuniti quattro Sindaci DC dei paesi del mandamento d.i Sorgono, il Presidente e l'Assessore alla Pubblica Islruaione della Provincia, il Provveditore agli Studi. Davanti a loro l'Assemblea degli studenti che dùedono viaggio e mensa gratuiti per i pendolari, l'istituzione di g• binetti acientifici, biblioteca, ccc.. Ci ~ int~e sottoliBibliotecaginobianco neare che il presidente della Provincia apre il proprio intervento rivendicando di essersi ballu10 per l'istituzione del liceo e lo chiude sostenendo che prenderà lui stes• so i provvedimenti necessari per « riportare l'ordine » nell'istjtuto, se ciò non sarà tempestivamente fallo dal Provveditore. Prima di lui il sindaco di Meana aveva asserilo che nel liceo vi era « un bubbone da estirpare» e due alun• ne avevano istericamente chiesto che si prendessero « immediati provvedimenti contro i sobillatori ~- Cos'era accaduto tra il momento in cui i notabili DC decidevano l'istituzione del liceo ed il momento in cui dispiegavano tutta la loro potenza istituzionale davanti all'assemblea degli alunni per ottenere un « ritorno all'ordine»? Ci preme richiamare l'auenzione su alcuni dati oggettivi. Schema1icamen1e: a) Dopo aver istituito in numerosi paesi istituti professionaLi che, date le scelte di poli1ica economica che s1anno a monte si rivelano funzionari alla emigrazione - i dirigenti DC decidono di creare alcuni licei scientifici per il futuro celo dirigen1e della provincia, utilizzando anche la situazione per porsi c.ome sinistra rispello alla direzione nazionale del partito. Essi sono progressisti e si definiscono « Forze Nuove» rispeuo all'a11eggiamento di molti loro amici di partito che vorrebbero utilizzare in maniera più grettamente clientelare i fondi regionali. Ma questi progressisti borghesi in Sardegna sono notevolmente in ritardo rispetto alla situazione generale delle scuole in Italia. Essi sognano di realizzare un liceo di élite proprio mentre si va preparand• la contestazione del 1967-68. . . . b) La loro agogna1a scuola di élite, a causa delle condizioni economiche in cui si trova l'intero mandamento. si trasforma così nei giro di pochi anni in scuola di massa. Soluziondei classe I giovani sono 1u1tora ampiamente selezionati; la maggioranza dei proletari di Sorgono e soprattutto dei paesi vicini, dopo la scuola media, si cerca un lavoro precario per lo più nell'edilizia e frequenti sono le evasioni dall'obbligo, ma è evidente che figli di proletari e soprallullo di ceti che subiscono un sempre più rapido processo di proletarizzazione giungono al liceo in continuo crescendo; essi sperano in un,asccsa sociale attraverso il titolo (e far comprendere loro che il liceo è stato dato ad essi quanto non 9erve ormai più a questo scopo è uno dei compiti più duri delle avanguardie; comunque ciò che non riescono a fare esse lo farà l'impatto che i neo-diplomati avranno con la realtà), ma nel contempo si portano a scuola i problemi connessi alla loro oggettiva situazione di « disperati dcll'istruziono•. La funzione di selezionare dirigenti affidata al liceo, entra così in crisi, entrano in crisi quegli insegnanti che volevano fare assimilare i valori della competitività individuale dell'eroe borghese. Le richieste dei giovani proletari studenti sono prima di tulio « richieste di salario • (mensa e trasporti JUllluiti) e, gradatamente. di direzione politica dell'attività didatlioa (cemrollo delle itltcm,pzioni, elaborazione dei programmi, folli, alla selezione cd alla assimilazione acritica dei valori proposti dall'ambiente come unici cd universali). c) I politicanti DC del luogo parlano a questo punto di « disordini ,. ma ormai molli giovani studenti hanno compreso attraverso la prassi rivendicativa in difesa del salario dei loro padri cd attraverso un primo embrione di di• battilo politico che ogni classe sociale elabora una propria concezione « dell'ordine». Così, pur nel clima di generale contrattacco instaurato dal governo di centro-destra e di paralizzante paura che i riformisti locali hanno di « cadere in una provocazione• se prendono iniziative politiche, l'ordine democristiano non passa. li 1973 vede un piccolo ma deciso passo avanti nella costruzione dell'unità di classe nell'intera zona e nella formazione di un gruppo di militanti capaci di dirigere le lotte nel suo ambiente specifico e pronto a porsi corretlamente il problema delle analisi dell'intero territorio e dei collegamenti con la classe operaia che si va trasformando nei nuovi cen1ri industriali. d) « La borghesia nella sua stupidità solleva grandi macigni per poi lasciarseli cadere sui piedi ». E' indubbiamente vero che la borghesia solleva enormi m• cigni, ma non è dello che li lasci meccanicamente cadere sui propri piedi. Per questo è necessario che i mi1itan1i rivoluzionari analizzino bene le situazioni specifi .. che. Nel nostro caso: I) La borghesia proseguua nel tentativo di ridurre le auuali disfunzioni scolastiche al sistema sia escogitando nuovi cri1eri selettivi. sia riproponendo con lo sbocco universitario il miraggio di una ascesa sociiale atlraverso il ti10l0 accademico. 2) I riformisti continueranno a chiedere la delega per varare una riforma che soddisfi la richiesta di serviz.i scolastici della piccola borghesia, con rivalutazione del titolo su basi meritocratiche; una riforma tendente soprallullo ad impedire la saldatura intorno ad obbiettivi di potere politico fra « la rivoha degli studenti " e le lotte degli operai. 3) I militanti rivoluzionari hanno analizzato come l'es1ensione del servizio scolastico sia servito negli anni passaci per mascherare la disoccupazione di migliaia di giovani. Ma questa operazione avrebbe dato i risultati Yoluti dalla boo-- gbcsia se questa avCMCsaput~volulo utilizzare i margini allora esistenti per una coerente politica riformista in grado di dare una risposta alle domande di lavoro qualificato che i neo-diplomati ed i neo-laureati avrebbero posto. Oggi i margini per un « serio ,. riformismo sono notevolmente ridotti per la crisi interna e la congiuntura economica internazionale e la « scuola parcheggio ,. si è tr• sformata in quell'enorme macigno che la borghesia cerca cli sollcv• re sempre più in allo, ma in attesa di scaraventarlo sulle masse popolari. Tocca ai militanti rivoluzionari saper individuare il come cd il quando farlo cadere sui piedi della borghesia. Il collettivo-scuola diNLa crisi regionale Il presidente della giunta regionale Giagu Dc Martino ba dato le dimissioni dopo aver costatato che il nuovo G~ vcrno Rumor non ha inserito nel suo programma il rifinanziamento della legge n. 588 del piano di rinascila. Si apriva cosi la seuima crisi regionale in Sardegna. La vita media delle giunte regionali sarde è di poco superiore a sei mesi. Si può parlare quindi cli crisi pennaocntc. Eppure le scelte si faaoo, i quattrini ai petrolchimici si danno, le clic.ntcle spendono denaro pubblico per le loro mance assistenziali, la grande speculazione turistica cd immobiliare avanza, i consoni di bonifica e gli enti di sviluppo gestiscono la controriforma agraria, il C1P aiuta la penetrazione di Agnelli nella cartiera cli Arbatu. Mentre in consiglio regionale si fanno i grandi gesti, e le complicate manovre degli schieramenti, il flusso delle risorse scende, auraverso i canali del sottogoverno, ad alimentare ricchezze privare e a mediare e controllare iensioni insopportabili. Sono mollo s1rane le crisi che avvengono in Sardegna: la giunta ha una maggiora02a larga, l'opposizione comunista, a quanto affermano gli stessi democrisliani, è molto blanda, eppure le crisi si susseguono. Esse nascono sopraUullo dall'interno della DC, dalla ... uta feroce per la sopravvivenza di gruppi e correnti all'assalto dd denaro pubblico. Ma risulta incomprensibile questa ultima crisi se non si tjcne conio che ormai sono incominciate in Sardegna le grandi manovre elettorali, con le quali una DC sarda in piena bancaroua cerca cli riottenere una delega di potere da una società colpita dal malessere e dalla sfiducia nella classe dominante. Tre risuhati cerca di raggiungere la DC con ques1a crisi. La manovra DC In primo luogo essa tenta di sfuggire alla cnuca dj massa che scaturisce da una gestione fallimentare delle ingenti risorse del primo piano di rinascita. Il tentativo è quello cli deviare il malcontento sul Governo centrale, di fare appello all'autonomismo interclassista creando nuove illusioni e chiedendo una delega di fiducia per una fin1a battaglia contro il Governo (il Governo degli amici dei soci cli Giagu) al fine di « strappare» il rifinanziamento del piano di rinascita. In secondo luogo si traila di ridistribuire alle varie tribù democristiane le leve del potere regionale essenzialj per affrontare la futura campagna eleuorale. Mentre la società civile sarda affonda nella crisi, i democristiani si battono per aumentare il numero degli assessorati alla regione. In terzo luogo, auraverso la volgare sortita dei forza-novisti e dei morote.i, si cerca di coinvolgere il PCI nella sfiducia generale, di dimostrare che in fondo e sono 1u11i uguali,. e che non c'è una reale alternativa alla DC. Questo è il senso ultimo dell'accusa pubblica e clam~ rosa rivoha dai democristiani di " sinistra,. al PCI di aver fallo accordi souobanco con la destra democristiana per ol. tenere quote di sotlogoverno e margini per speculazoini immobilia.ri e turistiche. Le « spericolatezze » del PCI E' innegabile che la gestione del dialogo con la DC, da parte del gruppo dirigente sardo del PCI è staio spericola. to, sino ad offrire il fianco ad un attacco che rischia di coinvolgere la credibilità dj tulla la sinistra in Sardegna, di creare sfiducia e qualunquismo nelle masse. Come ba11ere la linea e il disegno democristiano? Per battere la DC Questo è l'interrogativo cui tenterà di rispondere il convegno di Unità Proletaria che si terrà a Carbonia il 30 se11embre. Si tratta di fare chiarezz.a, di inchiodare la DC alle sue responsabiHcà, di rilanciare senza cedimenti una politica dura di opposizione alla DC, di alternativa al suo regime. Per fare ciò occorre ricollegarsi ai bisogni di occupazione e di servizi sociali delle grandi masse, alle Ione operaie contro lo sfruttamento e le ristrutturazionj, alle lolle studentesche éontro una scuola che è parcheggio frustrante di disoccupa1i, alla lolla anticapitalistica dei contadini e dei pastori. Si traila di unire queste forze in un fronte sociale articolato ma unitario, organizzato con nuovi strumcnii di po1ere dal basso e su un programma generale di lolla poli1ica e sociale. ........ , .......................................................... . Queste pagine del giornale sono state redatte in collaborazione dai compagni del Coordinamento sardo e dal compagno Pino Ferraris dopo riunioni di dibattito politico e di analisi economica e sociale che si sono tenute, con la partecipazione e il contributo dei compagni del Manifesto • Carbonia a Oristano, a Nuoro, a Cagliari nei giorni 8, 9, 10 settembre. ...... ,. . ....................................................... ,. -·

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==