L'Unità - anno IX - n.20-21 - 18-20 maggio 1920

na Jnvernizie ... Ma. nei qu:ll'ticri elegan– ti delle stesse citt.\ voi non t1'Qvexete qu:18.ima.i traccia di Ub1i e di cultura italiana,! Eppure Je colonie itnliaue non sono a,f. fatto, oome si crede, formate solo dalPe– lemento operaio! r~, realt:) è che !"italia– no delle cla,;si clevnte. che si dichiaro nazionaJista, e va, in furore se i giornaJi esteri non declicnno col~uOe apposite agli &vv<!nimenti it:1lin,ni, c1ue1lostesso signo– re, non appena, ,·arc:aiIn frontie.rn, •SÌ di– mentica, di cs....~rnuto itfllifrno e ]ayora :1 dimenticarlo. Questa della, poca italianità delle no– stre classi borghesi è uno dei m,1ggiori intralci, che trO\i lo diffusione della no– .stra cultura 31)'('~tc1·0. r11 p,1ese è a1>· prez1,ato negli nitri pacl!-i ~c·ondo il. pre– stigio, cbe !-t:IUUO coru1uistal'gli i conna– zionaJi 1-e,.izjcfo11ti :1ll'e~tc1·0. ~oi giucli– <·hi.amo delle eose di Hmtwni:1, di H.us – F&ia. di America, - di tutti i i)aesi, cli cui non sap'J)iamo notiz.in direttn - per quel– lo. S-Oprututto. cbe ce ne fanno intra\·– vedere· i rumeni. ,·ussi, nmerieani. the ,rivono fr3 noi, c-he \·ecliauio e s.entiamo in lt3Jia, che ~anno la nostra· lingua. e con cui veniamo :-1 <·ontntto, tontin11a– mente. Lo stesso succede di noi negli altri pae– si: colla differenza che i cittadini delle altre nazioni, quando vanno aJl'èstero, non solo a parole ma coi fatti dimostrn– n6 di tClnere in c·onto il loro pac~, e si portano se<'·o medici, farmacisti, libra.i, insegnanti. Gli italiani non fanno nulla di tutto ciò. Per diff,rndere la cultum delJ'Italia al– l'estero bhognn, dtrnque cominciare con eccitare l'amore clclla, coltura nostra, fra. · gli italiani che stanno all'estero. A scu– so degli italiani borghesi, che vivono al– l'estero, sta il fa.tto che essi ,; sono an– dati quasi 8empre operai, si sono imbor• gbesiti nel nuovo paese, e non es...,;;;endoci in quel paese alcun centro di cuJtura, no– stra, ess·i hannO dòvuto per forza, assor• birc 1n coltura, del pi1ese, in c11i risiede– mno, e fai-la 9.ssorbire ai propri figli. Bi$0gna. dunque porger loro il mezzo di procurarsi senza diffiooltà, e procurare a.i propri figli, una, cultura italiana. L'opera, più urgente sarebbe quella di fondnf'('. in tutti i rentri prineiprtli, i,l(•twle m(•tlie it..'llianc: ginnasi e Ucei, 11.nngari a, scarta.mento ridotto (con un professore che t,messe due o più classi, o i11F:(>gnas~ due o pitì mnterie): che po– trebbero essere nnnessi alle ambasciate, e che dovrebbero permettere ai figli de– gli italiani di seguire la scuola, italiana e ott<'nerne i soliti diplomi. B nel Jiceo che si forma, la base della cultura delle cla,esi superiori: queste scuole sarebbero ,·eicolo di coltura ila.liana a11che per le famiglie. E dovrebbe esscre ruinessa subito - ciò è ancor più facile da organizlz.'IJ'e - a ciascuna. ambnscia.ta . o oonsolat.o nna. biblioteca ita.liana, con sa.le di lettura e ,bibliotcca, circolante, aperte agli ita.liani e ai non italiani del luogo. 1otorno a queste 9Cnole e a queste bi– blioteche pubbliche e circolanti, nascereb– be on commercio libraio. I librai, faeen· d() venire i libri per le scuole e le biblio– ted1c italiane, nrrcbbcro occasione per farli venire a,nche per le person, colte delJa, colonia. Libri e riviste, anruebbe– ro dapprima, fra i 80li italiani; ma, a po<-oa, poco sa.rebbero as.."Orbiti dai cit– wdini del paese, che conoscono più o me– no bene 1a, lingua, o che rnrrebbero im– pa 1·a ria. Si formerebbero cosi in modo naturale qua o là nuclei di J>ersoné, che terrebbero dietro alla, cultura italinnn, c·ome è an-euuto da. noi W ringlcse. il france.se, il tedesco. La spesa sarebbe minima.. Potrebbe es– eerc coperta interamente dagli italiani steSirl residenti all'estero. In ogni colo– nia. c'è pure qualche italiano benest=te, che oonserva. sensi di itaHanib\. e ftoqni– sta libri e riviste per proprio conto, e tiene istitutori a domicilio, o manda- i figli ÌII Italia. In ogni amba.gciata ci so- 1110 funzionari, che spendono in libri e in istitutori pei propri figli. Basterebbe uni– re le forre, e mettere libri e istitutori a L'UNITA dispo~izionc degJi aJtri ita.ti.ani e cli tut– ti quelli che sanno l'ita, lin.no. Ben pre– sto scuole e biblioteche potrebbe,'<> reg– gersi da sè e fa.re propagand:> da sè. As1>ettnndo che qm1lche g1·uppo di ita– liani all'CBtero foecia qualcos.1 di simi– le, non potrebbero iotnnto gli editori mandar gratuit..1n1cnte le riviste italiane alle sedi dei numerosi. comitati itaJia.ni, che si sono costituiti iJJ taJJte citti\ del mondo, o mandare in omaggio rivigte e libri alle principa.Ji biblioteche cirtola.nti estcrf CTnlibro letto gratuitamente for– ma SCJDprc una. cor-rente di ruriositù per la lettura di nuovi libri. .. a pagamento. E ~("' g-li editori non capi~no, non po· trebbe costituirsi un'a.S$0Ciaz.ioue, o tro· ,·n1~i qun1cbe. mecenate che facesse que– st'o1>era.? Si tratùareCibe in fondo di ona, piccola s1>esa, che ritornerebbe di gran– de utilit.) all'Ita,lia. GtXA LoMBIWSO. L'abitudine delle bugie L..'\. J)osta ci J)Orta una circolorc deUa cc !'ezjone di Prop:1gnn:la II annidatasi a Za– ra, sempre probnbilmente a. spese del Go– verno italiano. E' un fcn·orino J>er doma.n– dnre quattrini ed appoggio per una rivista me11silc intitolata La vita in Dalma:ia. E se questa rivista rosse fatta o.base di verità, .sarebbe un gran bene per tut.Ll. )la già dl fer\'orino comincia a mcnUrc, magnifican– do l'alta produttività agricola, silvnna, pa– storizia, mineraria e industriale della Dal– mazia; si de\·e bensl ammettere la decaden– zn di certi rnrni dell'ooonomin dalmatn; 1a oolpn è stata finora tutta politica a·uslro– ungarica, ta quale non valorizzava la pro– dutli\·ità della Dalmaz.la, amj la cstingue– \·a. Va da sè che se la Dalmazia ,~enisse all'Italia, allora sì che diventerebbe il pae– se di Bengodi, come si vede putacaso essere O.\'\'Cnuta della Sardegna e della Basilicata. A smentire queste no.zionnLisLlchebaggia– nate (o T,;poli, bel suol• d'amore!) basta la lettura cli una breve nota sulle Risorse 1ialu.rali ·ed l!conomiche tletla Dalma:ia, pubbltcata a pag. 187·88·89 dell'anno XLVII, voi. L, del Bollettino della Società Geogra– fica lt.nliann.-E' il riassunto <li un rapporto del R. Console di Zoza, cav. Antonio O'Alia, stùle condizìoni deUa Da.hna;,ia nel 1909-10. E il Consol~ D'Alia. è uno degli autori della campagna clalmatomane: aufo1·ità non so– spctt.a, dunque. o Le maggiofi risorse della Dalmazia - dice il riassunto - stanno nell'agricoltura, qutmtunque la JJrodu::.iunc agricolti lascia a desilterare. La produz.ione dei praU è cat– tiva e deficiente a tal punto che una grande m.orlalitd delle pecore è dovula alla fame! I bovini all'inizio della primo.vero. sono Yeri scheJctri e non possono f.711,piegarsi nei la– v-Ori campestri. La 'filossera in questi ulti– •ni armi hn flagellato i vigneti. E i vigneti in Dol.mn.zia occupano l'estensione d.i ettari 71.156, e ne.gli carmi che- precedettero il 1910 ben 30.000 ettari furono distrutl.i dalla fl. lossern, (dal 1910 ad oggi mancano i dati statistici per studiare il Pl"08resso del Oa– geJlo, nè sappiamo, in questo periodo di crisi, quanti vigneti siano st..o.Li ricostituiti; mn debbono essere ben pochi, se dobbiamo tenere come indici le ricostituzioni cli vi- gneti Ùalillni durante la guerra). · u U terreno - è sempre il dnlmatomane D'Alia che parla - e il cl ima della Dal ma~ zia sarebbero propizi per la coltivazione di buoni alberi da !rutto . .Basta ricordare cbe già \ i prosperano le frutta a granello, a nocciuolo, a. bacca, il fico, l'arancio; ma la qualità di queste frutta è troppo scadente. e per conseguen;a non. si prestano per l'e– sporta:ione non solo, m.a aneli.e 7Jer i bi.so – gni del paese. Gli oliveti occupano una su– perficie cli Circa 50.00Q ettarj, ma la olivioo!– turn •vera.mente intensiva e ro.zionale non si riscontra che parzialmente, come nei di– stretti dalmati di Ragusa o di Maca.rsca: cioè nei distretti dalmati che o.ncbe il Patto di Londra esclude dalle speranze d'Iialia ,,. Quanto all'affermazione che la decadenza econom.iCfl della Dalmazia sin Lutta colpa del Go"erno austro-ungarico, interessato - non si sa perchè! - a deprimere la procJ:utti· \;Là dalmata., basta prendere a prestito il seguente periodo del ConBOle O'.:\lia: cc Lo alJevru:nento del bestiame si Lrovn nello stnto primitivo, eppoi, in causa della mnncanzn <li buoni pascoli, se non soccombe, special– ment.e durante l'inverno, acquista però tutti i caratteri deUa più forte degMcrnzionc. Il Gon~rno, per il miglioramento delle ra.;:e anhnaLi paya somme cospicue, sempre per &Ollevarc le ccmdi:ioni economiche delle provincie n. Per quanto riguarda. gli scambi, ecco le cifre raccolte dal D'Alin: A1Ìni lmporta::.ioni Esporto:ioni 1909 Q.Ji 3.078.2&1 Q.li 6.63:/.009 1910 " 3.178.030 " 6.714.327 1n quooto mo\"imento, ecco il posto occu– pato daJl'lt.Jlia: Anni 1909 1910 Imporla::.ioni Q.li 2.353.751. " 2.457.500. Esporta;iuni Q.li 5.766.87-> )) 6.208.0'22 prodotti principali che In Oalmo.1Ja. im– porta\'a ctn.ll lta1ia. erano: agrumi, /rutta, ortag@i, tegole e mattoni, Z-Olfl, pelli bovine secche, fnrine, riso, oggetti di ferro, mat.er; e chimiche, combustibili. ~on -si vede perchè una Dalmo.;,~ia non ap• part.enente più alr Austria debba. mutare e diminuire le importazioni. L'ingegnosità dei nostri commercianti adriatici snprù sempre intcns.ificare questo traffico, di cui la Dal– mazia, a chhinque appartenga, avrà sempre bi.sogno! Le esportazioni della Oalmo .1.in verso l'I– talia. unno costituite da legwn1, carbone, torba, bevande, cotone, lino, canape, juta, lana ,ecc. Bisognti, per._ò tener conto che tutto il legna1ne pro•,eniva dalla Bosnia ed Erz~ govina, t1uindi rappresentava un illgente quantitativo di trans.ilo ùa ootLrnrre alle cifre di esport.azi.one, come prodotto estra– -neo alla regione. Anche per questa parte la Dal.mo.zia, a chiurn1ue appartenga, a\'rà convenienza a continuare, e magari ad accr~re le espor– tazioni verso l'Italia, se .i soliti pasticcieri della politica c-0ntinueranno a non rovina.re lo stato di trb.ffico, che prima delJa guerra i nostri negozianti e i nostri armo.toni e marrnai avevano saputo coltivo.re e vja '\•ia m.lgliorare. E' l'ora di abbandonare certe po~izioni sbagliate ed espanderci si, ma coi soli mezzi che sono consentiti a un popolo giusto o lavoratore, com'è neUa stragrande maggio– nrnza il popolo italiano: col pacifico la'\'oro e con il miglioramento progressi\O degLi scambi • G. BATTISTA Pou. Querelles d'Allemands I. (Dal Tem.po del 5 marzo). ChiM". Signor Direttore, Il prof. Gaeta.no Sah,enlini in w1 suo Li– bercolo (Edit. La \'oce) che reco. suJ fron– tespizio ,, La politica es~ra di Francesco Crispi n ed è una rifrittura purgata cli aJ. · quante strampalerie già pubblicate nello. Rivista delle na:ioni lalin.e (fascicoli mng– gio-gJugno, 1918), non soltanto ha scritto che "ocoorre diffidare molto dei testi cri– spini <1uoJisono sl.atJ pubblicati (da me) a.llorchè si tratta di argonrenti irredenti– sti,,, Jl'l.a, m1 ha addirittura accusato <li un falso. Nel mio voi ume II Politico. Estera n ho trascritto daJ manoscritto di Crlspi gli appunti di un oolloquio che <ruesti ebbe nel 18n a. Burn.pest con conte Andrassy. Crispi in un punto, riferendo sommariamente w1a sua risposta all'uomo di Stato austro-ungo,. rico, seri \'eva: o :'\on att.aochoremo; cl di– fenderemmo se fos.simo att.ncco.U. Quando l'indipende.nza e la libertà di w1 paese fu– rono acquistate con sacrifici, eh.i li ho. fatti cotesti sacrifici non può con au9,acl a\'ven– ture mctt.cre in pericolo i beni raggiunti. Fiume, ridicola. imput.az :ioue; i porti sono sbocc.hi necessari al commerciOi chi li ha, deve possedere il territorio donde ve11gono i p1 odotti. Di Fiume che potremmo farcene? Erano, r.ipct.o, appunli che c!ert.amente Crispi nvrebbe completati, e sviluppati se a\'e~ \'Oluto pubblicarli lui, e che io non nti sono arbitrato di altera.re; ed è evidente che con le parole accennanti a Fiume a- 87 \·eva risposto ad una ossen·n.zione annJoga precedentemente fn.ttagli dnll'Andrassy. Ora che cosa ha ratto il Salvemini'! Hitrascri– vcndo quel brano {a pag. 25) egJi sostitui.sce Trieste a Fiume, peT comodità di polemica, per poter dire che Crtspi era pronto a lutto le rinunzie, e con una !accia fresca mai \·eduta conressa in una nota l'altera.1.i.one scdYendo: u 11 test.o <lei dinri, quale è stato pubbli– cato dal PaJamenghi-Orispi, mette a questo punto non Trieste, be-nsì Fiwne. I\.1.a noi non esiliauio a rilenere che j} testo auten– tico abbia Trieste, <' che La sostitu;,Jone di Fiwne sia don1ta al desiderio deJl'cditore di attenuare l'impressiooe della remissività di Crispi. Andrassy avevo. parlato di 'frje– ste e sarebbe ridicolo che <:rispi rispondes– se oon Fiume; nè di Fiume c'ero bisogno di parlare, pcrchè nel 1877questa città ero. assoluta.mente fuori del Ì>rogrrununa Irre– dentista italiano,). ~on mi fermo n· considerare il metodo, le dQjciMze e gli nr7igogoli di questo ,tori– co sereno, obiettfro che altera i Lesti affln– chè servano ai suoi preconcetti; mi limito soltanto a ribellar,ni alla sopraffazione. Il ms. del diarfo di J•rancescò Crlspl è depo– sitato nell'nrchi\'io della Società siciliana per la Storia Patria. Il signor Salvemini va.da o mandi a Palermo a cbnsulta.rlo e quando avrà constatato che la sua ipotes.i è campata in aria, ritiri pubblicamente l'ol· traggio fattomi. Altrimènti io gli darò que– rela per diffamazione, e ci di\"ertiremo. La ringra,io, Signor OireLk>re, dell'ospi~ lità che la sua cortesia Yorrà ~ure aUo. presente, e me le dichiaro T. Palanienghi-Crispi. Obblig.mo li. Rorna., 8 maggio 1920. On. :S~. Direttore del Tempo. Il signor T-0mmaso •Pala.mengh.i-Cni.spi, ne.I Tempo del 5 maggio, minaccia di c1ue– relarmi per diffomnzlone, se non ritiro pub– blicrune:nto l'oltraggio, che egli asserisce da mc fattogli, perchè nel mio volume su la Politica estera cli Francesco Crispi, pubbli– cato daJ1t1. soc. An. Ed. u La Voce u, n Ro– ma, nell'autunno scorso, ho osato ricostru.i– re nella mo.niera, rhe a me sembra critica– mente oorrett.a, un paoso ·del Diario di, Francesco Crispi, nel quale ho motivi di ritenere che ]'autore abbia scritto "Trjeste 11, e l'editore ubbia messo II Fiume. 11. Rispondo al s~nor Palamenghi-é:rispi che non ritiro nicnfo, prima di aver vjaf..ocon i miei oc.chi il Lesto autentico del Diario autografo di Francesco Crispi: soln provo. che possa dimoatrare infondata la mia opi– nione. Ora iJ testo autentico del Diario au– tografo di Francesco Crispi dov'è? Non fu \·endut.o n. Caso. Reo.le lUla ventina di annl or sono oppure J'u venduto allo Stato e si trova fra le carte s-egret.e a1l'Archivio di Stato di ~upoli? E; se fu vend,uto a Casa nenie o ollo Lato. come ma.i si trova pres– so I?, Società di Storia J>atria a Palermo? ·Finchè 11Signor Palam~ghi-Crispi non ab– bia pubblicamente affermato phe U testo coruservato a Palermo contiene l'autografo autentioo cri.spino, io non sento nessun bi– sogno di andare a consultarlo: poichè uno. oopia non autografa non climosLrerebbe nulla. Se dopo quC6t.a mi.a dichiarazione, il si– gnor Pala.menghi-Crispi vuol dare querela, faccio. pure. Se preferisce, come sa.,'C.bbe più selio, un giudizio arbitrale sciCJ1tiflco, me– glio o.ncora. Sono sempre pronto a rispon– dere dell'opera mia. )1 a. il sig. PaJrunenghj-Crispi baci.i bene a non ndombrnrs·i solrunente per lo scambio ,, Trieste n-u Fiume >1 do. me affenno.k>. Nel– la stessa pagina 25 del mio volumetto, in cui il sig. P. C. ha scoperto lo. dpotesi cri– tica da cui si sente oHeso, egli ha potuto leggero anche :~o a pag. 2i9 di Politica Este– ra non è possibile che Cri.spi il 29 ottobre 1888, si lamentasse con Hebert .Bismarck che il processo Ulmann si prot.raesse do. ol– tre cinque mesi: il giornalista Ulmann fu arrestato a Trieste, con tutta la redazione dell'ndip,ndentc, 1'11 giugno 1889 (SecOlo, 13, 14, 15, IG, 17, 18giugno 1889): la fat,ifl· ca:ione è starci fatta con poca aecu,rate.z:a cronologica. Come mai il signor Palamen– ghi-Crispi si disinteressa di quest'alLro, ben

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