L'Unità - anno VIII - n.51-52 - 25 dicembre 1919

252 erro dove natura non lo ha collocato e non piuttosto la virtù contraria di far distruggere quel poto che ancora ci rimane. :\ra intanto, essi dicono, l' industria side– rurgica italiana durante la guerra ha fatto mi– racoli : mentre in tutti gli altri Stati béllige– ranti la procluiione deWacciaio diminuiva, in Italia essa salh-a da 900.000. (nel 1913) a 1.300.000 tonnellate (nel 1917) 1 ç_ solt.1nto in virtù di questi sforzi è stato possibile costrui– re tutti i cannoni, i fu 0 cìli, le munizioni richie– ste dalla nostra guerra ed arrivare alla vit– toria. Senza l'llva e ~enza Ansaldo non solo non si sarebbe giunti a Vittorio Veneto, ma la sconfitta sarebbe stata sicura ! A leggere questa prosa commovente vien quasi \'Oglia di piangere sull'ingratitudine umana! • Ma c'è un piccolo guaio:. che i due di– fensori hanno dimenticato di aggiungere al loro argomento una semplicissima dimostra– zione. Poiché, per produrre in casa no~tra quel milione e un terzo di tonncJlate d'ac– daio, é stato necessario importare circa 2 milioni di tonnellate fra carbone, ghisa e rot• tami di ferro, non sarebbe i:.tato preferibile, od almeno possibile, importare senz'altro l'ac-. ciaio greggio o semilavorato? Ci si risponderà che la produ~ione fran– ée'}e e /ont anche quella inglese erano com– pletamente impegnate per i bisogni di guerra dei rispettivi paesi. Ma l'argomento non vale per gli Stati Uniti d'America che sono i più grandi produttori di ferro del mondo e che durante la guerra, han rifornito tutti gli stati belligeranti per quantitati"i assa: maggiori di quelli richiesti dall'industria italiana. Uno dei due articolisti, il D.r Stromboli vnole • è "ero - prevenire quest'obiezione, ma ricorre per questo ad un sofisma bell'e buono. Poichè, egli dice, nel 1917, di fronte ad una produzione nazionale sii I .300.000 tonnellate, l'importazione è stata soltanto di 500.000 tonaellate, C questa la t ro\·a. evidente che non era possibile ·ottenere_ dall'estero nem– meno la metà dell'acciaio occorrente alla no: stra produzione di guerra. Ma chi ha avuto qualche sentore dell'influenza che la nostra grande industria siderurgica e metallurgica ha esercitato 9urante la guerra sulle autorità ci• vili-,,eroilitari, dei favori d'ogni genere di cui ...........__ PS"a ha goduto nei prezzi, ne!le ~nticipazioni di materie prime, nei pagamenti, nelle con– se;;ne, intuisce facilmente che non p11òessere vero che non si sia potuto, ma che pon si è \'Oluto importare dall'estero quantitativi mag– giori. !::i fondo é sempre lo stesso giuoco che si ripete~ durante la guerra si ostacolano con ogni mezzo gli acquisti dello Stato a1l'estcro, "ii gode di un monopolio di fatto che. per– mette di realizzare profitti inauditi, di fare spese enormi e_ di quadrnplicare il capitale; e poi quel monopt>lio,·voluto cd imposto, si mette innanzi come una benemerenza e come un titolo all'eterna. gratitudine del paese. A guerra finita si vuole imporre un aumento da ro a 40 lire per tonnellata della ghisa in pani; e quando in tal modo si è preclusa ali' indu– stria meccanica la via di acquistare all'estero, a c_ondizioni più oneste, la loro materia pri– ma, si afferma che i meccanici non po~sono vivere senza la siderurgia nazionale ! )(a, dicono i due difensori, i liberisti stessi "ii sarebbero data la zappa sui piedi ed avreb– !ìero riconosciuto la necessità nazionolt della industria siderurgica, mettendo innanzi in con– traditione con tutto il loro programma, la proposta assurda e ridicola di una industria di Stato per la produzione <lei ferro per i scopi bellici. In reahi1 il ragionamento dell' Ei– maudi e dcli' Jann2cone (il quale del resto non propone una vera industria di Stato, ma una forma mista d'industria privata con parteci– pazione e controllo dello Stato) è assoluta– mente diverso eia quello che attribuiscono Joro gli ultimi difensori della siderurgia. Non si tratta affatto di creare un"industria che spinga al massimo la sua potenzialità di produzione; ,,i tratta invece di salvaguardare le nostre limit.atiS5ime ri&trve di ferro per l'eventualità che, in una futura guerra, l'Italia si trovi e– '>clusa da ogni ~sibilità di rifornimento dal– l'estero e ~i tener in vita un'industria che, limitando lo ,;;fruttamento del minerale in tem– po di pace, si trevi pront;1 per le necessit~ <!ella guerra. Si tratterà evidentemente di un ,L'UNITA. aggravio per lo Stato, il quale verrà a pagare più caro il ferro per le sue anni, le sue navi, le sue ferrovie. )fa questo sacrificio sarà infi– nitamente minore di quello che i siderurgici vogliono imporre a tutta la nazione, impe– dendole di rifornirsi a prezzi di libera con– correnza di una materia prima cosi-.indispen– sabile com'è il ferro. L'altro argomento, anch'esso con tanto di barba, è quello della rovina dcli' industria e dei centomila operai che i liberisti vorrebbero gettare sul lastrico:--Qui i difensori della si– derurgia seguitono a giuocare sull'equivoco: tutta la campagna contro il protezionismo si– derurgico si è sempre rivolta contro le condi– zioni di eccessivo favore a cui lo Stato cede (meglio sarebbe dire: ngola) ad un'industria privata i Stl()i minerali di ferro, 'e contro i dazi che colpiscono l'importazione della ghisa, del ferro e dell'acciaio gnggi. La maestranza italian;:, solo in parte infinitamente piccola è addetta alla siderurgia propriamente detta, mentre in numero grandissimo (almeno 10 volte tanto) esi;a trova impiego nelle grandi, medie e minime industrie metallurgiche e mec– caniche, che dalla bottega del fabbro-ferraio van110fino ai giganteschi stabiUmenti tlella Fiat o della Ernesto Breda. Oggi un sistema al"tifi– cios::>di combinazioni finanziarie ha creato una solidarietil innaturale fra le grandi indu– strie metallurgiche e meccanic~e e la · side• rurgia; ma rotto qtiesto legame, quelle indu– strie avranno tutto da guadagnare dalla scon– fitta del protezionismo siderurgico, e per il semplice fatto di poter acquistare il ferro greggio a prezzi di libera coneorrenza po– trànno prendere prestissimo uno sviluppo sen– sibilmente maggiore, per Cui non solo non si potrà parlare di disoccupazione, ma la richie– sta di mano d'opera si farà immediatamente più intensa. G. I. I Per lo sviluppo_ delle nostre esportazioni :Mentre tutte;:,si aspetta dallo Stato, mentre si parla di mastodontici Istituti governativi o di Enti semistatali .per il commercio interna– zionale, ci piace segnalare l' iniziativa di due giovani dell'Istituto Superiore di Studi Com– merdale di Bari, i quali da qualche mese con mezzi modestissimi e senza chiedere ai'Òti::tllo Sfato o atl altri enli pubblici, hanno istituito un p Jjicioµr la i11/t:11sificar:i011~ dti rapporli com– mtrci'ali eo11 I' ts/e,o. Con opportuno criterio di gradualità i pro– motori di tale ufficio, mentre sperarl'o di poter estendere in a\'venire la loro attività a tuttv il mercato internazionale, si propongono per ora di ocCuparsi principalmente di tutto ciò che può favorire l' esportaziorfe dei prodotti italiani e particolarmente dei prodotti agricoli meridionali nei paesi balcanici e; nell'Oriente asiatico. Col mezzo di corrispondenti scelti nel, ceto commerciale in tutti i principali mercati, essi preparano la pubblicazione di un Bollet– tino cPinformazioni, possibilmente settimanalet il quale diffonda in Italia, con la necessaria prontezza, notir.ie pratiche sulle condizioni dei mercati esteri, sulla richiesta e collocabilità dei vari prodotli italiani/sulla dispon,ibilità di prodotti locali che eventualmente si possono scambiare con quelli, sui prezzi conenti, sugli usi commerciali e cosi via. Nello stesso tempo il Bollettino dovrebbe diffondere ali' estero la conoscenza dei prodotti italiani e facilitare i rapporti degli importatori con le case italiane di esportazione. Mentre l'ufficio prepara tale pubblicazione, che spera d'iniziare fra breve, esso raccoglie già le notizie che gli sono trasmesse dai suoi corri,;pondenti e le c01;nunica per mezzo di foglietti dattilografati alle piincipali riviste e giornali commerciali italiani ed esteri. I primi passi, come si vcdf, sono ancora modestissimi; ma è appunto questa modestia, unita alla tenacia e<l alla buona preparazione dei promotori che ci ;,ffidano della buona riu– scita dell'iniziativa. Quando questa sia guar– data con la benevolenza che merita dai nostri esportatori, quanQo al ·servizio prezioso delle informazioni periodiche, possa unirsi la fab– bricazione di un annuario, la formazione di nna rete completa ed agile di corrispond~nti e di buone raccolte campionarie, i vantaggi t.he ne potrà risentire il nostro commercio d' esportazione saranno presto sensibilissimi. · Letture raccomandate E uscito per i tipi della Casa Trcves, primo della « Biblioteca di scienze economiche>, un nu0\'0 libro di Luigi Einaudi: « li problema della finanza post-bellica ». ln esso sono con– tenute cinque brevi leZloni che l'autore ha esposte all'Università commerciale Bocconi ·nel marzo scorso e che furono raccolte stenogra– ficamente: partono da un esame critico della difettosa organizzazione tributarla antibellica dcli' Italifl, per studiare via viJ i mezzi più adatti a porre termine e riparo alla disgraziata situazione presente, rendendo fruttifero al mas– simo il nostro problema tributario, per poter far fronte al maggior fabbisogno annuo deter– minato dall'accrescimento del debito pubblico,· dal costo delle opere di utilità nazionale e dalle aumentate necessità ed esigenze degli impiegati e salariati delle amminist(azioni di Stato. Reputando assai difficile poter compiere un prelievo di 6o o 30 miliardi sui patrimoni per rinsanguare la nostra finanza e ritenendo anche assai arduo ideare imposte nuove, l'Ei– naudi sostiene si debba perfezionare al mas– simo il sistema lributario esistente seguendo in parte e migliorando qua e là le riforme · già progettate dall'on. Meda. Occorre innanzi– tUtto aumentare le _imposte sui co'nsumi di lusso e sui divertimenti; conglobare le tasse sui fabbricati, terreni, ricchezza mobile, ecc., in una unic3. e più agile imposta sul reddi!o; migliorar~ l'imposta d•i successione aggiungen– dovene una proporzionale che dovrebbe esser pagata dagli eredi iià ricchi; applicare una rilevante imposta sul vinb; tassare adeguata– mente i titoli, anche quelli esenti di Stato se :appartengone a. persone che godono di ingenti rendite. L'autore fa dipendere del resto tutte le possibilità di asse."!tamento e di rinascita de!Ja finanza italiana da quell'imponderabile fattore che è la energia produttiva e la facoltà rispanniatrice del nostro popçlo. Giudica essen– ziale a questo riguardo avere cura, nell'appli– i:azione delle imposte, di eccitare anzichè de• primere queste due meravigliose correnti della prosperità nazionale che, :::lebitamente protette e guidate, potranno nell'avvenire come nel pasSato operare miracoli. 1 Il libro dell'Einaudi agita problemi di gran– dissimo interesse particolare e generale, e più che risolverli a base di formule vaghe, ristrette e unilaterali, dà ai lettori gli elementi ragio– nativi sufficienti a suggerir loro le vie di pos– sibili soluzioni. È un libro al tempo stesso~di alto valore l)cientificoe di sano contenuto mo– rale, per.chè si ispira alla più serena obbietti– vità tecnica ed ai più nobili principi patriottici e umani; e dà modo a tutti, per lo stile sem– plice e piano e per l'esposizione nitidissima Qei problemi, cli farsi un'idea chiara della nostra situazione fihanziaria e dei sistemi più adatti a risolverla con vantaggio ç con onore. . I .. \" Lo Studio editoriale « Corbaccio », edi– tore della « Rivista cli 1\lilano » si è fatto iniziato;e di una nuova collezione di volumi di piccolo formato e cli modico prezzo (L. 2.50), in cui sono trattati da un punto di vista schiet– tamente liberista, democratico e nazionale, i prob:emi più vitali della nòstra vita politica, sociale ed economica. Della collezione, .che si annuncia nel modo più promettente, sono usciti finora tre volumetti: ALFREDO GALLETTIpubblica una sua con– ferenza, piena di efficacia e di passione, tutta pervasa di schietto spirito mazziniano- su L' J. talia t la Pt1ct, in cui ha parole roventi contro il piccolo mondo di politicanti, affaristi, acca– demici che ha dominalo e rappresentato l'Italia• dal 1870 al 1915, ed Invita la gio:cntù ita– liana a continuare la guerra contro il risorgere di questi trapassati, che renderebbero inutile lo sforzo compiuto e la vittoria ottenuta. AGOSTINO LA..... Zl1.T..() si scaglia con grande foga contro la n,tlalur(l dtf Pro/da,iOto, che si ridurrebbe secondo lui alla dittatura della direzione del partito socialista, alla quale sa– rebbero completamente asserviti i sindacati di mesiiere. Contro la minaccia bolscevica eglivede la speranza di salvezza non nella borghesia, la quale con la sua viltà dà a quella minaccia una forza ch'e:;sa J>ersè non avr~bbe, ma nel sindacalismo optraio, di un sinèl.acalismo però che faccia suo il programma più illimitato di libertà economica, che si opponga a tutto ciò che distrugge la· disciplina della fabbrica, si disinteressi dell 1 elezionismo democratico. pro– pugnando 1'elezionismo per arti e mestieri, e prepari la clàsse operaia ad esperimenti di ge– stione siq_dacalediretta di alcuni ~rvizi pubblici. EPr'CAR..\rQ CORDINO ripete e svolge con maggiore ampiezza il tema già trattato ripe• tutamente su queste colonne e sul « Giornale degli economisti • de La marina 1,urco11tilt ila~ liana, considerando dapprima la politica ma– Ì-inara dei vari governi durante la guerra e subito dopo !',armistizio, ed esaminand9 poi la ituazìone attuale e la via che si potrebbe se– guire per meglio tutelare in questo campo l,interesse generale della nazione. Sono troppo note al lettori dell' llnilà la grande compe~enza del Corbino io questa ma– teria, il suo spirito crtico coraggioso e spre– giudicato,' le sue convinzioni schiettamente li– beriste, perchè ci sia bisogno di raccomandare questo volumetto, in cui in forma sistematica e completa è considerato da tutti i lati jl pro– blema economico attuale della marina mer– cantile. In questo punto anzi il liberismo dè\ Cor• bino ci. sembra persino eccessivo, quand'egli cioè non solo si oppone alla retorica interessata 'con cui si propugnà la necessità delle grandi costruzioni navali, ma contesta persino la ne- cessità e la opportunità di una forte marina mercantile italiana. In questo cJ sembra che Il pre~oncetto liberista, o piuttosto lo spii. rito polemico contro le frasi fatte gli abbiano un po' preso la mano; poichè nessuno i:,uòne– gare che in questo periodo - non sappiamo quanto lungo - di gara affannata per I 'ap– provvigionamento delle materie prime e per la conquista dei mercati, non abbia un' impÒr– tanza di prim'ordine il disporre di navi nazio– nali da poter indirizzare secondo gli interessi prevalenti cl.etnostro commercio. g. I. L'aiuto degli amici (4• nota di sottoscrittori per te spese dell'elezione di Bari). Aosta - E. R. _L. R..... •. n. n. . . . . . L. 100,– » 100,– ,,.. IO,- Ancona - Raccolte fra i soct della Sezione Fed. Naz. lns.ti S. l\f. , • 23,75 Torri del Benaco (Verona) - Lina Scopoli. . . . . .. Mi\ano - Giustino ArpesanJ \ Adelaide Arpesani Rayenna • Prof. F. G. Ippolito Gallipoli - Pasquale Sergio. O. La\'iano . . . Sassari .. Prof. Cesare Curti . Gardone Riviera - Gio\'anni Gul- 10,- » 10,- » 10.– ro,– l0.- ,._ 20,– » 5,- detti. . . . . . . . . 10,- Gallarate - Prof. D. Fa.storino Firenze • Prof. R. Trifone . . • 5.– » 10,- ì\lilano - Aldo e Maria Carpi » 20,- Castiglione Fiorentino - N. N. » 10,- Spezia • G. Dinelli >> ll\- Torremaggiore-Luigi De Meo fu G. » 10,- Bergamo • Prof. M. Rampoldi ~ » 5 1 - » Gerevini . . . » 5,– • E. Casartelli. . > 5,- » » C. Marchettini Alessandria - G. Pinetli . ~. Livorno· • Carlo Procaccini. . Mirandola • Avv. Saracino. . Arezzo - David ed Emilia Santi- lana. . . . . . . . . . Firenze - Avv. Guido Zacche'relli Bergamo • Ing. G. Gavazzi. , . . ì\lilano - Prof. Angelo Sraffa . . Montepulciano • L. J3racci (2.. of- ferta) . . . . . . . . . Firenze - Ugo Ojetti . . . . . Milano • Raccolte dalla Sig. An– giolina Dotti . . » 30,– > 50,- » 100,– » 100,– » 100.- » 1000,– >) 1000,- Vicenza • Luisa Rossi l\farzotto . » 200,– Venezia - Prof. Luigi Macchiati . » io.– Napoli - Prof. Carlo ì\I. Patrono. » 10,– Firenze -4'latteo ~larangoni . ,• • Io.– Roma - L. Bekett. . . . . . » 1000,- Padova• l\laria e Novello Papafava Gorle - Giulio Zavarit . . Torino - Cabras Francesco Premeno • A. Bertagnoni Lucera - G. B. Cifuni . . » 1000,– » 1.,00,– » 5,-– » 10,– » 20,- Tipogr:a.fia Galileiana, Vi:i S. Zanobj n. 64

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