L'Unità - anno VIII - n.24 - 14 giugno 1919

tutto nei territori non italiani, di far presto, e di far bene : presto, perchè non si ripeta più quello che succedeva ancora nel gennaio passato nell'Alto Adige - ignoro se succede ancora e altrove -, che le lezioni t.rano fatte dagli stessi maestri di prima, nelle stesse aule, con gli stessi testi fregiati di quello stesso ritratto di Carlo r. che neppur la repubblica tirolese riconosceva più per suo imperatore, e chiusi da quello stesso Inno dcll' Impero, che raccomandava al buon Dio, come prima, di « serbare l'austriaco regno » ! E anche bene occorrerà. fare, perchè quegli slavi che· rimar– ranno uniti a noi, imparino a rispettarci, per la serietà che dovremmo saper mettere anche nelle piccole cose, persino nelle mi– nime, e i libri di scuola, sempre, e special– mente in quei paesi di nuova accessione, non sono d'importanza minima nicnt'affatto. Per far bene, bisognerà lasciar fare ai com– petenti, chiamare a collaborare scrittori slavi, o che conoscano le lingue slave come la loro lin– gua materna: di modo che inuovi libri perii con– tenuto rispondano non già ad uno sco:x>di « pe– netrazione», ma solo a quello di suscitare un nuovo orientamento spirituale nelle popolazioni, che gravitarono già intorno a Vienna ed ora ver– ranno a gra\'itare intorno a Roma ; e per la forma non sieno tali dit :mscitarc !a diffidenza o il rise, dei lettori autoctoni, che sotto la ver– nice dello slavo troppo facilmente avvertireb– bero lo stile italiano dell'autore o del tradut– tore. Ricordiamoci de.Ile turpi produzioni che l'Austria imponeva agli italiani dell'Adriatico e dell'Adige, e guardiamoci·dall' imitarle! E ricor– diamoci anche, e ci sia d'ammonimento, del modo ridicolo con cui furono tradotti in tede– sco i manifesti di D'Annunzio alla popolazione viennese, sparsi dai nostri areop 1 ani nel cielo della capitale austriaca: ricordiamocene, per ripetere a noi stessi che in tempo di pace, e nella scuola, non basta essere ufficiali dell'e– sercito per sapere fare tutto, anche tradurre la prosa dannunziana in una lingua che si conosce peggio d'uno studente d'Istituto. Per le scuole italiane, la sostituzione dei libri è meno urgente che per le altre; ma. special– mente per la storia e la geografia, ritengo che subito il Governo dovrebbe consigliare, e ma– gari impr>rrc, un cambiamento del testo, la– sciando libertà cli scegliere per l'anno pros– simo uno dei tanti manuali in uso nelle nostre scuole. E cosl dovrà fare, in seguito, per la letteratura italiana ; cosi per la filosofia dei licei, che in Austria si studiava appena, su minuscoli manualetti ricchi d' insigni bestia– lità ; così per la pedagogia delle Scuole Nor– ròali, che, nonostante l'indirizzo strettamente herbartiano di tutta l'istruzione austriaca, era insegnata male su libri cattivi. Altre cose, piccole e grandi, ci saranno certo <la mutare, e, speriamo, si muteranno; ma l'urgenza del cambiamento, ripeto, non c'è, poichè rlove il testo oggi è deficente suppli– ranno senr.a dubbio la buona volontà e l'en– tusiasmo degli in~egnanti, ebri ancora, -eome il 3 novembre, della noova libertà di parola e di pensiero, entusiasti ancora come il primo giorno che videro il tricolore sventolare dal balcone del Municipio. Difficile, invece, mi sembra la questione dei hbri di testo eia adottarsi nelle zone grigie, a popolazione mista d' italiani e slavi. Ho sentito consigliare un libro bilingue: le due pagine di fronte dovrebbero contenere una il testo ita~iano, l'altra la traduzione. Ritengo questa forma pes– shna sotto ogni rap1:-orto, ambigua e insuffi– ciente I Insegnare la stessa cosa in due lin– gue, è pt:dagogicamente inutile, se non dan– nosa; politicamente è piuttosto indizio di debolezza e d'indecisione che di liberalità: didatticamente è insufficiente rispetto al fine di far conoscere bene l'una e l'altra lingua. Nè si può studiare sul scrio pili d'una lingua alla volta. · Bisognerà dunque, smessa l'idea dei libri bilingui, prendere una decisione coraggiosa e leale: ognuno studi sui libri scritti nella propria lingua. Oltre ai testi scolastici, però, occorre of– frire ai nuovi cittadini d'Italia altri libri più vivi, più acce-.sibili a tutti, più completi. La Dante - che pare abbia già cominciato a fare qualche cosa, - la Trento-Trieste, tutti i Fasci rimasti dboccupati do1 o r abro– gazione del decreto Sacchi, e, sopra tutto, L'UNITA tutti noi italiani che vogliamo cooperare senza tendenze imperialistiche alla pacifica convi– yenza dei nostri con gli uomini di nazionalità diversa su terra che fino a ieri fu straniera, dobbiamo affrettarci a diffondere, con dignità e serenità, attraverso bibliotechine po1><•lari 1 fisse o circol.mti, - meglio che con le ;conferenze, le proiezioni e le cinematografie - la cono– scenza del nostro paese, dei nostri usi 1 delle nostre tendçnzl! : poca storia della guerra, poca storia, in genere: sarebbe affrontare il toro per le corna, e con poca probabilità di successo; invece, se propaganda vuol esserci, ha da essere fatta per ml'zZo d' un'esatta conoscenza di quello che siamo e che vogliamo diventare, di quanto ci proponiamo di fare, piuttosto che di quanto abbiamo fa'tto, della nostra vita spiri– tuale che fu e che sarà sempre ricca, anzichè della pratica, stata povera co:-.anel passato e destinJta a sviluppar:-.i c ad cspander~i .:.010 in un avvenire che giova augurarsi, ma che non è ancora lecito prevedere prossimo. Queste bibliotechine di propaganda, delle quali le attuali biblioteche del soldato - se debitamente riordinate, e ricostituite secondo quel criterio che ho accennato - potrebbpro diventare un primo nucleo, non conterrebbero dei veri e propri te~ti scolastici ; ma ogni libro dovrebbe essere scelto con la cura più squisita, con la p1()fonda convin~ione che da esso, come da tutti gli altri, l'intera po– polazione non scolastica dei paesi annessi potrebbe attingere - come i giovaneui dai libri di scuola - la conoscenza e l'amore per l'Italia. Ad ogni modo, tutti questi problemi 1 scola– stici, gravi e delicati, dov(cbber,) essere risoluti dal Parlamento con un atto lcgislat.\'O.e non alr bandon:1ti all'arbitrio della burocrazia centrale o ai rancori degli emi locali. È impegnato in essi il nostro buon nome nel mondi> e l' in– di1.zo della nostra politica estera. Tutta la nazione può essere danneggiata da una solu– zione illiberale o errata: e debbono i rappre– sentanti di tutta la nazione affrontare a viso aperto il problema, e assumer.sile loro respon– sabilità. I problemi amministrativi. Per espone il terzo punto di questa mia relnzione, non ho bisogno di molte parole con gli runici dell'Unità, che hanno posto come uno dei 1>rincipi fondamentali del loro progrnmnHl. cl'nffcrma:donc e di battaglia quello del doce11trnmento ammi– nistrativo. I~ questo l'unico argomento, sul quale si trovano perfettnmonto d'accordo tutti i partiti, non solo nel 'l'rcntino, 111~1 anche nella Venezia Giulia, doYe l'nccor<lo è poco meno elio 1111 miracolo! Rd è anche qnesto 11110 dei pochissimi punti, per i quali è passata. tra, Jn. Giulia e il 'l'rentino una. inteso, so non esplicita, nccetta.tadatatti: bisogna. che 11rllc dnc nnovc provincie <l'Itn.li:t sin, rispeUnlo lutto <Jnanto, ncl– l'a,mministrnzioue pro,~incialc, nelle leggi scolastiche, nelle pl'ovvidonze sociali, negli ordinnmcnti <lolla giustizin, in ogni ramo tlclln vita pubblica, il cessato governo austriaco hn. In "iato di buo– no, senza feticismi per il passato, ma senza timore <l'introdu1-re ncll'iugrnuaggio burocrntico dcli(' ruote elle non ahbinno un nddcntellato che le metta, in relazione col movimento delPorgnnismo centrale. Bisogna c·he dn.lh " autonomia della, Ye– nezia Giulia. odol 'J'rentiuo incominci qnel– l'opera di ckct'ntramcnto clic deve essere un postulato di tutta ltt ,lcmoc·r:uda ita.– liu11n1nece~sitù di vitn, per tutta. Frtalia. e spc('inlissirnamente per lo provincie di nuova. accessione. Gi:\ i ll'icstini 1 n.bitunti alln. burocrazia, austriac·n, bottcgttin. e corrotti,, mn, rego· Iuta. con critt?ri ch'erano meccanici senza essere hcstiuli, fremono in questi prilli contatti <·on la burocrazia. nostra. rap[>re– sonlata qui <la quella imblinrnzione di sè stessa. che è In òuroC'rnzra militare. La. qnalc, bisogna riconoscC'rlo, non ha ia,·en– tnto per le terre occnpnte restrizioni e complicazioni specialissime: ma, fedele ni suoi principi, ha moltiplicato e <·om– plicato le cose in modo che lo più mo– deste funzioni - rilascio di passaporti per l'Interno o per l'Italia, cli permessi di transito per lo merci, cli passaggio della linea d'armistizio, tutte le piccolo necessità. cbc intralciano ancora terribil• mente la vitu, nello provincie occnpa.te , o che sarebbe saggia politica ridurre al minimo indispcnsa,bilc - richiedono gior– ni, settimane di corse affannose, di pre– ghiere, di domande. B tutti ;sono « io• competenti»! E og-ni ufficio consiglia di ri,•òlgorsi. .. « a.li ' altro». E sono tanti gli 110lci, elio un tempo fu costituito - ora credo 11011 osistn.. più, perchè era. troppo grottesco - un ufficio cl'informa• zioni sugli altri uflici: i quali - altri» respingevano inesornbilmontequei djsgra.– zia.ti ('be, clopo aver fatlo oro e ore di «coda.», arrivnvano a. loro senza il «visto» dcll'uflicio inform:-tzioni, del quale, pcrcbè già informa.ti , nnwano creduto di poter fare a 100110. Queste ùiflicolt:'t, cbo inceppano noio• snmente ogni attività economica, d:\nno ai triestini, come dicevo, un sacro orrore della burocm1,ia. e rendono sempre più forte in loro la, co11,·inzionc c·hc la. ,~ita economica di 'J 1 ricstc non può ri1}1'cnclcro H suo and:uncnto ng-ilo e svelto, so non rimanendo fedele alle a.nLiclic formo a.m– ministratixc, e che, in genere, la. \Tita. delle provincie redento sa.rA tanto più rapida o intensa. in tntto le sue mani– festazioni, qunnfo meno sar:\ costretta ad aggirarsi dentro all'orbita òi Roma. ])'nit rn parlc, non <lobùinmo trascurare, e tanto meno respingere quei provve– dimenti che servono a integrare i gi:\ esi– stenti o li sostituiscano con altri offotti– vau10nte migliori. Cosl, pcres., mentre sarebbe un clclitto toccare anche· il minimo particolare della. legge su IP Assicurazione obbl ig:itoria con– tro lo mal:ttt io e dei regola.menti delle Casse Ammalati - delle quali il dirct– torn della. ·set.Io di Trieste, .Puechcr, disse che in vcriti\, dopo Io concessioni del 1017, 11011 si siq}l'oblle piì't qua,li migliora.– menti cldoclcro al nuovo Governo, - sa.– robùo invece ni, errore non chiedere che ,·cngn. estesa anello a.Ile terre redente - cornc già ha disposto il Comando Supremo per gl'i11fortu11i operai, con decreto 18 dicembre 10L8 - quc1Fassic11r:uiono infor– tuni per i contadini, che in Austria man– canti e cho nel resto d' Jtalia. è andata. iu \ 7 igore col J O maggio 1919. Si vuole, insomma, conservnrc il buono del passato regime, e fruire di tutto quanto di bene il nu0\ 7 0 pnò offrire: ma amministrarsi libera.mente, con qncll' in– dipendenza che ò nelle abitudini dei triestini, e clovrcbùo essere noi desitlcrio degli itnliani di ogni pnrte d'Italia. I problemi economici. Dnl punto di vist:t economico l'unico problcm:t. veramente t1·cmondo, certo a qnest'orl\ gi:\ seriamente pregiudicato nella sua. soluzione, è c1ncllo di 'l'riesto. JI 'frontino, por la, sua posizione geo– grafica., ba, rispctlo ai pnesi alpini, una funzione. clic nessun muta.mento di go– verno può to1,diergli, o i suoi proble– mi sono priucipalmento quelli di un miglioro sfruttn.mento dello energie idri– che. Por il li'l'inli orientale - I\ parte la qucstio110 gignntesen, mn. contingente, dclln. ricostruzione delle loca,lità distrut– te dalla g-ne.1ra. - si tratta soprattutto tli problemi agricoli, doi < 1na.li il princi– pale. quello tielle bonifiche, rwcvn. fatto gi:\ un gran passo avunti negli nnni pri– ma. dcli:~ guorra 1 in grnzia. del canale che ra.ccoglio o distribuisco lo a.eque dell'a– gro monf'a.lcouese: Aiccliè, <lopo riparati gli enormi danni della gncrrn, In. zonrt del ]i'riuli ox ::u1strhteo, elio nncora aspet– ta d'essere restituita nlla. coltura, non sar?t, poi, grnndissima. Per I' lstria. con– verrà venire una buona ,·olta a quella regolazione del bacino del Quieto che da mezzo secolo è in tliscussione e che, con il problcmn. cicli' irrignzionc, risolverà in parte quello delln. coltura nelP interno della. penisola ndrintica; o converrà an– che disciplinare la pesca,, il commercio i31 e l'industria. del pesce, fornendo alla. prima. i mezzi tecnici moderni che Je mancano affatto, cercando di proteggere il secondo dallo sfruttamento di poehi accaparratori, dando all'industria -:- quel– la dolio sardine. ch'era abbastanza fio– rente a Isola o a Grado - il modo cli riavviarsi. Il problema di 'rricste, invece, come dicevo, è assai più gmvc e complessa, cd è già prcgiuclicn.to . Pregiudicato per dno ragioni: por qt.Janto l' .ftn.lia è venuta facondo e non facendo uclln città, in • questi mesi dell'armistizio, e por <1nan- to n proposito di 'J 1 ricsto e cli Fiume viene in questi giorni decidendo la Con– ferenza di l?a,rigi. La citt:\, già stata 1>ro– spera per i commerci, o~co dalla guerra. col porto vuoto da. vari anni, con i ma– gazzini vuoti, con uno. popolnzione sfinita, Hsicameute disavvezzata dal la.voro serio e dignitoso che le ora proprio, abituatasi a gmtdagnaro mostrnositmenlc col grosso commercio in alto, con lo strozzinaggio in basso, a.rricchita onormcmcnto. nella. media, di gigantesche montagne di ca.rta– monota. La svalntnzione della corona , lut. finito per dimezza.re i pn.trimoni, con immenso scouteuto dei vecchi o dei nuo– vi ricchi: ha MTuto sopra tutto una riper– cussione fatale sui commerci, percliè, da.to il valore indeterminato clclla moneta, nessuno ha. osato finora. n.rrischiarsi in grosse operazioni firrn,nzia.rie. D'altra par– to, il piccolo movimento economico 0 prodot– to <lai necessario rifornimento della. città è stato fa.ttoquasi esclusivamente da italiani rcgnicoli, che si sono preci pit:iti - è la pa– rola ! - alla conquista dell'affare: al punto che i tessuti di cotone sono sta.ti impor– tati a Trieste fino .... dalla Sicilia, la quale, che si sappia, non è molto ricca di manifu.ttnro e di filati. Da. questo mo– vimento por il ripristino della. loro vita economica i triestini sono stati esclusi al punto che le grnncli banche, che si SODO stabilito in città, hanno importato n, Trie– ste da.Ilo rispetti ve centrai i - eccezion fat– ta per la Jla.ncn. itn.lia.01\.di Sconto - non solo gli impiegati o i fattorini, ma, persino i fa.legnami e i vo.rniciatori per l'adatta.– mento dei locali. Anche questo fatto, ohe certamente non serve n, climinuirc la. gra.vissima crisi di disoccupazione da cui' è :1fllitta Ja.città, tiene desto il mnl<'ontcnto di tutta la po– polazione, o più della piccoli\ borghesia che del prolcta.ria.to, che no ha sofferto molto meno. Ma non in quest(fntti contingenti sta la graviti\ vera della questiono di Trieste. Si tratta oggi, por la citM, clella vita o della. morte: l'espressione non ò esagerata. Nè a. risoh~ere ta.lc questione pnò bnstaro il provvcdimcnto, a.lcnni mesi fa ca.ldog– giato d:1, più d' u.uo , di dichiarare Trieste porto franco; provvedimento che òa.nncg– gcrobbo enormemente Vonozin, senza dare a '.rriestc quella ht.rga base di clientela nel retroterra, ch'ò intlispensn.ùilo alla surl.pros1>cril !\economica. Nè è rl.ttunòilo la soluzione, da molti cnldc~giatn, di trn-,for– mare Trieste iu citt:\ iuclnstrinle: soluzio– ne non solo di a.ttu:tbilit:\ pii'! tosto re• mota, ma in sè stessa dinìeilc, perchè manca alla. eith\ P energia elettrica che vi è cnrissima o che, comunque, dovendo de– ri,~nrsi piuttostocht lontano, non potrà mai essere a buon mercato. L~"sola. industria, di cui si possa sperare lo s,·ill1ppo è qncJla del– le costruzioni navali, che fiorl già negli nrsenn.li triesl ini del Lloyd o di Sa.n ì\forco, in quello muggcsiu10 di San Rocco, in quelli cli l\.fouf'ulcono e di I'ola.: indnstria che uou può essere trnscurn.bt dn.lGoverno, se non vuole- concla.nnare nlln, disoccu– pazione 111oltc miglinia d'operai, e poco meno che nllu. morto lo citt,\ minori, che Yivevnno quasi 1111ica.montodi quella. Como l'Unità bn. più volto spiogrtto, la questiono del commercio di 'fricste sarà tanto più fclicemento risolta, qnnnto me– glio il nostro Governo ttvr:1 inteso la ne• ccssità di fL\·ere il ('Outrollo sulle ferrovie, che dai paesi del Nord portano n Trieste, e avrà saputo ottenere dagli alloati il sod-

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