L'Unità - anno VIII - n.24 - 14 giugno 1919

130 appresta ora u. collaborare validamente, su larghissima sca,la, all'opera di ricostru· zion.e del Friuli orientale, con una coo– perntiva. di pescatori che regolerà. Jn, pro– duzione del pesce di tutto l'alto Adria– tico, con un' istitnzione d·i cultura. che tende, come a mèta suprema, alln, costitu– zione d'una, vera e propria università opera.in. . Forte dello .sne organi1,z:.izioni, il partito socialista. tricstiuo è stato l'u– nico partito dolio terre redente ad entrare immedin.ta.mcnte, senza, un istante di dllb· bio, nella vita puhblica italiana, ed a, prendervi subito posizione di controllo - anche sull'opera del Governo nelle provincie di recente accessione - e di battaglia.i uè ci fn, credo, neppure tra gli anli-socinlisli, chi 1100 ·riconoscesse l'alto di fcdo che c.lcll:1va. l'ndesione del socialismo lrieslino al partito socialista ilai in.no, dopo pochi giorni dcll'n.nncssione di 'l'rieslc all' Ilalia. I problemi scolastici. Il problema scolastico è problema. emi– ncntcmcnte polit-ico, come sempre, anche per le nuove provincie cl' Itn.lia: anzi, è iu c~sc problema politico più che in alcun altro luogo. Tntenclo so1)rn.ttutto delle zone grig-e e di quelle di lingua, cli,.,.crsa dalla li11gua dello Sta,to: dei paesi di lingna italiana un po' meno, in qnanto in essi c'è più da, conservare che da creare. Per i territori omogenei di lingua sia• va non può esserci flnbbio sulle scuoio che vi si dovranno istituire o mantenere: scuole, in cui l'insegnamento sar,\ impar– tito in liugnn, slovena, o cro:ita, pos– sibilmente da~maestri elci lnogo, che, cotn• piuti gli studi mn.gistrnli nella, loro lingua in speciali istitnti da fondarsi, sieno poi nutndati a studia,ro per qualche tempo l' ita.lin.no in nna scuola, a.pposita, che po– trebbe sorgere n, Firenze. S'insegnor:ì, in queste scuole, delle rogioni alloglotte, ol• tre a quelle cl.Je sono lo materie co1nuui ad ogni scnola elementare o media, tanto di storia d' Italia che- basti a far conoscere ai ragazzi e ai giovinetti che staranno per entrare nulla vita del nuovo Stato cui ragioni politiche li hanno legati, quello che l'Italia fu e quello ch'essa è nel corso della ci viltà e nella ,ita dei popoli: nozioni precise, ogget• th·e, senza rotorica nazionalista che fa– rebbe sorgere :1.Itro nazionalismo, altret– tanto retorico ma ben più pericoloso, nel cuore dei giovani alunni; ai quali, anzi, dovr:\ darsi notizia esatta cd esauriente della storia o delle benemerenze della na– ziouc, cui essi appartengono per lingua e per tradizioni, o <lalla, qua.lo sono stati a,,.nlsi per necessiti\ politiche. La lingua d'Italia sarà insegnata a. tutti, in tutti gli ordini di scuole, o sarà. materia, obùli– gatoria; chè non sarebbe ragionevole, a parte qualunque concezione nazionalisti– ca, che il goYerno cl'ltalia, rinunciasse ri, far imparare la lingua dello Stn.to a tntti i cittadini. Più difficile la questione delle scuole nelle zone grige. Fermo restando il prin– cipio che l'italiano dovnì essere tncliato da tutti, sarà da decidere se clagl'italiani dovr:\ essere studiata. l'altra lin~ua del p:icse. Ma la risposta non può essere clubùia e cle,·e e;sscre affermativa,: sopra tattOJ>Cr non mettere gl'italiani di quelle terro iu una condizione cl'assolatn infe– riorità. rispetto agli slavi; i quali, cono– scendo e la loro lingua, e l'italiano, vince– rebbero a buon diritto - come già avve– niva sotto il regime austriaco - in ogni concorso a pubblici umcl (per cui dovrà nssolntamente cl.Jieclersi la bilingnit:\) gli italiani, possessori cl' umi sola lingua e anche di ·quella conoscitori appena me– diocri. Il criterio per la fondm:ione delle scuole cli diversa lingua in queste zone miste non dovrebbe essere· diflicile a stabilii·e: do– vurH)ue la popolazione scolastica. fosse in _numero sufficiente - desse, ad esempio, un minimo cli 40 a,Iunni di u11alingua-ivi do– vrebbe sorgere una scuola per gli alunni di quella lingua. Queste scuole nei primi L'UNITA tempi dovrebbero essere tutte, senza ec– cezione, in mano dello Stato, ma fra qna.l– cbe auoo potrebbero passare agli enti provinciali, mantenendo però sn di esse lo Stato la sua vigilanza più assidua. Dove, invece, italiani o slavi fossero una mino• ra,111.atale, dn, non giustificnre assoluta• mente la, spesa fl'una, scuola, il Governo potrebbe permettere, con le cautele richie– ste dalla necessità di evitare situazioni pericolose in linea rrnzionale, l'istituzione di scuole pri,rate. Co l. alle iniziative 111·i– ·va,to e loca.li, o controllate dallo Stato, dovrebbero da per tntto lasciarsi le opero integrative della scuola. Per le scuole delle ..cittù, non v'è clnhbio che vanno conscn,.nte tutte lo scuoio ita– liane oggi esistenti. Ma accanto n.d esse fessori universitari loro connazionali; professori clic dovrebbero essere pareg– giati cli grado ai nostri ordinari, o ai quali dovrebbero essere offerte condizioni eco– nomiche tu.li, da indurli aù abbnndonn.re la patria per farsi maestri di scienza ai loro compu.trioti fatti cittadini cl'Ita.lia. Quanto agli insegnanti medi italiani dello terre redente, essi freqnentern.nno quell'università italiana che loro piacerà, con vantaggio della loro italianità, che nel contatto diretto con la. vitn. dello grandi citt:\ d'Italiii si fa.ri\ , non dico più profonda, ma più i.impia., più comprensiva, più realistica, più completa. Studi uni, 1 ersitnri, n. 'rrieste, non ci sara,nuo, gio,.,.a~ sperare, se non per il rnmo commercialo: città di commerci, è indispensabile mantenere, o creare <love senza an~iche tradizioni di cultura snpe• manchino, scuole pubbliche per le mino- .. riore, senza, istituti sussidiari come bi• ranzo alloglotte: a 'l'ricstc, dove non esi– stov:rno che scuole slo,,.enc priva.te , a. Go– rizia. a .Pisi no, n, Pola. Queste scuole sia ve dove insegnereb– bero sla,ri cit.tadini italiani, istruiti nella l~ro lingua in una l~ro speciale scuola e perfezionati nell' italiano io una scuola fondntX' ap1)osta per loro, magari in 'roscana - non sarebbero certo, come molti mostrano a torto cli temere, foco– lari di nazionalismo slavo: al contrario, col rispetto così dimostrato anche per la lingna. e la cultura 1rn;donale delle mino• ra-nze, farebbero sorgere in queste mino– ranze stesse un rispetto rneritato per la libera.lit:\ del nuovo Go•rnrno, e insegne– rebbero attraverso lo studio della lingua, dcliii storia. dell'arto d'Italia, n. stimare il nostro paese. l')er i progr?tmmi d'inMgna,mento con– verrà a,u.lare molto canti: il Governo uel- 1' introclnr.ro camlJiamenti, le autorità sco– lasticl.Je loca-li ncll'a,ccettn.rli. 1\'leno sarà mutato, più le scuole dei paesi redenti conserveranno la. loro serietà rispetto H,llo_ nostre, e meglio potranno rimanere mo– delli sui qna,li potremo foggiare le nostre nella prima fase cli quel loro rinnova– mento, che giova sperare prossimo e pro- -1: fondo. La coscienza cli questa necessità-, che dovrebbe essere un po' anche negli nomini della '.M.inen.,.a - i quali ave– vano promesso cli noo mutar nulla, o hanno in,~ece introdotto già alcuni ritoc– chi assoluta.mente intempestivi,come quel- lo della riduzione delle ore d'insegna– mento del tcdesco 1 e delPa,boliziono clell' i– struzione religiosa, abolizione che, venuta come un fulmine, ba fatto nascere del bi– gottismo dove non e' era. Questa coscienza è profondissima negli insegnanti della Venezia Giulia e del Trentino, che sono disposti a difendere la loro scuola con le unghie e coi denti. Ed htrnno ragione; purchè, però, non esagerino, come gl' in– segnauti cli 'l'ricste, che banno presentato al ministro Berenini un programma, dove clomanchrno non solo la conservazione cli tutto quauto esisteva nel passato. ma, ad• dirittura. un rincrudimento d oi:ario e un aumento delle materi<: d'insegnamento. Per la preparuzionc degli insegnanti italiani si dovranno adattare un po' ai nostl'i rcgolnmcnti i due licci fernmiuili cli ~l'l'icstc, conservare le pocliissime scuOJo magistrali (normali) che già esisteva.no , crearne di nuo,Tc. ]?ola, Cn.po'èri~·ia, Tric- - ste, Gori 'l.ia , Grn.cliscn, so si voglia conser– -vnre tutto il gi.\ esistente, dovrebber~ avere la, loro scuola.. normale promiscua. Qnanto ai maestri slavi, converrebbe l'on– da.re per loro scuole normali nella loro lingua, e cl.Jia,mare ad insegnarvi !)rof'cs• sori slavi, che alla conoscenza della loro materia, uni sero unn. cordinliti\ di senti• menti verso l' Itnlia, tale da non far te– mere gli effetti dell'opera. loro fra. gli sco– lari, opel'a che noi intendiamo sia; e debba essere uazionale, ma non nazionalista. Così, presso nlla delle nostre Uni– ,,ersib\ - quella di Padova sarebbe forse Ja più adatta, - si do,'rebbe costituire una facoltà di stulli slavi, dove i fn– turi insegnanti delle scuole medie sla– vo tro,·assero tutti gl' insegnamenti im• partiti nella lingua ma.terna, t.la pro- blioteche, mnsei, ga,binetti, vicina a grandi centri cli studio come Padova. e Bologna, 'rrieste non ha bisogno di uu' Oniversit:\ che vengn. ad aggiungersi alle troppe a.Itre cl' Italia. Ra bisogno invece d'una grande Scuohi Superiore di Commercio, che, integrando la Scuola Uevoltella., già esist,ente, metta in valore quanto e' è nella. citti\ di vera.mento vivo e ,'Tltale: lo spirito dei commerci, i rapporti coi più remoti porti d'oltremare, il movi– mento vario o sompre nuovo delle merci in transito, l'amore del rischio, iJ desiderio del nuovo. Ad una tale scuola-, che po– trcbl>e diventare una. g;·a,nde Scuola In– ternazionale di Commercio, potrebbero venire - oltre a.i tedeschi e u.i czcchi - anche gli sin.vi meridionali, i quali, d'altra pa,rte, potranno compiere gli a.Itri studi universitari ncllu, Jugoslavia. ed averno il riconoscimento da,I nostro Governo. 'rrat– tamento questo, per il qun.Ie dovremmo cbicdcrO la reciprocità. por quei nostri connaziona.li <lella.Da,lnrnzia, che andranno a far parte della, Jugoslavia. Un lato ùel problema scolastico, cbe esigo una grande delicatezza di tratta– mento, è quello che.riguarda i libri di testo. - I libri di lettura per le scuole elementari incominciavano, _per tutte le province e in tutte le lingue dcli' impero d'Au 0 stria, col ri– tratto dcli' imperatore, e finivano con le pa– role dell' inr.o austriaco: la « Serbidiola », se– condo la riduzione popolare che la simpatia degl' italiani irredenti aveva fatto delle prime parole « Serbi Iddio l'austriaco rcgOo ». Se– guivano al ritratto imperiale i soliti raccon• tini, le solite descrizioncelle, le solite poesiole, che rimangono idiote in qualunque lingua si traducano 1 e che non sono forse ultima ra– gione, anche fra noi, della tardità sempre più grande della gioventù. Non mancavano mai, però, nella « sei:ione storica », commoventi narrazioni di qualche atto di bontà del fu Giuseppe II, di qualche magnanima impresa di uri qualunque Leopoldo, di qualche gesto materno della casta Maria Teresa; oltre, si capisce. alla celebrazione dei vari Andreas l-Iofer delle singole regioni. Il tipo di questi famigerati libri di lettura era unico dalla prima alla quinta elementare - essendone solo gra– du.,ta la difficoltà per le varie classi, s'intende - e da Praga a Trieste, da Innsbruck a Gr ..az. Il sussidio di un libretto, dove la narrazione avesse cn po' di continuità e di senso comune, così da richiedere qualche cosa di più de). l'aUc1 ,danc meccanica dei ragazzi, era rigo– rosamente proibito: nei paesi di lingua italiana, dove quella merce si sarebbe dovuta importare dal Regno, era proibitissima. L' imbecil!ilà, che nelle scuole elementari restava tutta chiusa in quell'unico testo, nelle scuole medie si diramava e fioriva nei libri di lettura, in quelli di geografia, di storia, di religione, e -· Dio mi perdoni! - di, filo– sofia. La matematica, le scienze, s'insegna– vano su testi ottimi, un po' vecchi - c'era in Austria pitl tosto la tendenza ad aggiornare i libri scolastici invec..:hiati,che a sostituirli con altri più moderni_- ma seri e scientificamente fondati. Il latino e il greco s'insegnavano sul Curtius, sullo Schenkl, sulle edizioni di Lipsia: tutta roba di cui, fino allo scoppio della guerra, eravamo abituati a parlare anche noi, e non a torlo, col massimo rispetto. Ma quelle let– ture, quella letteratura, quella storia I La storia, per esempio ! Per ragioni, che evidentemente interessavano la << solidità del nesso dcli' impero », bisognava studiarsela su certe inverosimili traduzioni di libri tedeschi vecchi e balordi, dove, tra i fioretti storici dello scrittore austriaco e i fioretti linguistici del traduttore, che amor di patria vieta di chiamare italiano, - e per le altre lingue sarà stato lo stesso ! - lo scolaro poteva imparare le cose più strane e maravigliose. E sopra tntto nella storia moderna, dove gli anni dal 1815 al 1 48 erano sbrigati in poche pagine, e quelle dal '48 al trattato di Berlino in non pill che tre o quattro; qove la Santa Alleanza, l'vletternich, Francesco Giuseppe e l'occupa- 1,ione della Bosnia erano i fatti e le figure principali; dove a Napoleone III si dedicavano quindici righe, due a Bio:;man k, una a Moltke, e di re Vittorio, di Garibaldi, di Cavour non si faceva neppure il nome. Per la letteratur/\, almeno nelle scuole ita– liane, le cose andavano molto meglio, in que– sti ultimi anni, grazie ad un'ottima antologia compilata da vari professori, con vero amore, e con dottrina non pie-ola annotata e com• mentata. Scheletric·a, incolore, non di rado sbagliata, invece, la brevissima storia della letteratura italiana, che doveva servire di guida al professore e gli poteva servire, in– fatti, come indice della materia da esporre. A onor del vero, non era molto migliore il testo di letteratura tedesca, che si usava nelle scuole dello Stato, e ch'era anch'esso compen– sato dalla bontà indiscutibile dell'ampia anto– logia. Non parlo dei testi di geografia, dove non e' era più che un cenno dei più elementari principi di geografia astronomica, delle prime nozioni di economia, di statistica, di antropo– geografia, e tutto si riduce,·a alla descrizione sommaria dei paesi e a poche notizie cli geo– grafia politica ; salvo a dedicare due anni a • studiare con incredibile lusso di particolari le regioni dell'Austria, e specialmente quelle dei paesi ereditari della serenissima casa d'A· sburgo. Del libro' di religione per· le classi infe– riori ho un ricordo gratissimo, perchè la sto– ria sacra era allietata di vignette indescrivi– bili, che mi divertivo, sotto gli occhi del pro– fessore «Naso», a colorire col lapis rosso e blu. Dei libri dei corsi superiori ricordo sol– tanto che già allora il loro dogmatismo, esa– cerbato dalle sciocchezze irritanti con cui lo spiegava il « catechista », mi dava una nau– sea irresistibile. Insisterei sulla stupidità di . tutta codesta roba, se non avessi la certezza che al più presto il Governo italiano ne farà piazza pulita. Queste enormi deficienze dei libri di testo, oltre che alla miseria intellettuale degli au– tori e all'intenzionale limitatezza di vedute dell'autorità scolastica suprema, erano dovute anche al fatto che l'Austria, se non si può dire che avesse un vero e proprio libro di Stato, lasciava libera scelta fra un numero li– mitatissimo d'opere << approvate » e permet– teva solo, dopo moltissimi anni dall'adozione, che un'opera fosse sostituita con altra pill re– cente e meglio informata. Ne nasceva il so– lito inconveniente, solito a tutti gli Stati che im'."ongono un testo unico per tutte le scuole dello stesso ordine: che il libro invecchiava nella scuoln, diventava un venerando, ma non venerato, sopravvissuto, i i mezzo alle nuove generazioni dei maestri e degli scolari, i quali, sotto certi punti di vista, finivan? per saperne più di lui. Non v' ha dubbio che a questo guaio rimedierà prontamente la provvida Mi– nerva, lasciando ai suoi nuovi professori quella stessa Hbertà di scelta, della quale hanno usato e abusato finora gl' insegnanti della terza Italia! Che cuccagna per autori ed edi– tori, che vasto territorio affatto vergine da sfruttare ! A meno che H Governo - e fa– rebbe ottimamente! - continuandn in forme più liberali la tradizione austriaca in fatto di testi scolastici, non intenda incominciare dal te nuove province l'attuazione di un ragionevole programma di maggiore stabilità. Per le scuole dei territori _ linguisticamente omogenei, mi pare che, tutto sommato, le dif– ficoltà per la scelta dei testi non dovreb– bero essere gravi: si tratterà di sostituire cattivi .con dei buoni, italiani, sloveni o croati! Soltanto, bisognerà guardare, sopra

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