L'Unità - anno VIII - n.15-16 - 12 aprile 1919

96 L' U '[T.1\ La politica int~rna dell' Inghilterra La situazione politica inglese accenna ra– pidamente a ridiventar normale. Nello scorso dicembre ilcorpo elettorale volle anzitutto dare al Primo Ministro un mandato di fiducia per la Conferenza di Parigi ed esprimere il suo giudizio sulla condotta dei vari partiti durante la guerra: e a tre mesi di distanza il giudizio pronunciato sui capi laburisti e ra– dicali pare più che mai giusto. È inutile ora rifare la diagnosi di quelle elezioni ç ricordare le cause dello scisma dei liberali e dei l..tburistl, e il fatto che uomini di provato liberalismo, membri 'della stessa fa. miglia, colleghi dello stesso giornale, si trova– rono profondamente divisi nel giudicare degli atti di Lloyd George che condussero alle ele– zioni: alcuni ravvisandovi mera ambizione per• sonate, altri ravvisandovi l'effetto d'una !itua• zione non creata da lui, ma dai suoi coUeghi d'ieri, e dalla quale egli cercò emergere e far emergere il paese come meglio potè. Quel che importa notare è che, dalle ele- 1.ioni in poi, gli atti di Lloyd George, specie in politica estera, a Parigi, sono stati di gran lunga mi. liori delle sue parole, cosa del resto tradizionale negli inglesi. Da allora in poi si è venuta sempre più accentuando da un lato l'antitesi tra il Primo Ministro e la maggioran1.a conservatrice, e d'altro lato quella tra il Parlamento in maggioranaa conservatore e il pae!-e che non è mai stato d'umore così radicale come ogj?i. Governo ritenga industrie-chiavi degne d'es– sere promosse nel Regno Unito: nessun dazio su materie alimentari. Come i lettori vedono, c'è abbnstanza da scatenare una gara fra tutte le industrie per essere considerate indu– strie-chiavi o per far esentare da dazi i pro• dotti in tutto o in parte manifattura ti d'industrie straniere, cli cui ciascuna ha bisogno per pro– durre la propria merce; e per di più v'è il fatto che l'elemento agrario, fortissimo nel• l'attuale parlamento, non si rassegnerà tanto facilmente a veder concessi dazi protettori alle industrie, sen7.a che ne siano concessi anche all'agricoltura. Siccome non v'è alcuno che possa sul se• rio pretendere che una simile politica possa ridurre l'altissimo costo della vita e facilitare il ricupero dei mercati esteri alle industrie naturalmente esr-0rtatrici - carbonifera, coto-– niera, costruzioni marittime - ne consegue che la nuova politica comincia a suscitare sempre più LarJhe opposizioni, e continuerà a pesare nelle future elezioni parziali contrO il Governo. Il resultato di tutte queste circostanze è che Lloyd Gcorge dovrà presto decidersi o a rimanere il leader dei conservatori, o - sup– posizone assai pill probabile - a riunire sotto la sua direzione tutti i liberali, magari dimettendosi dal governo per ritornare capo dell'opposizione e guidare poi alla vittoria la coalizione radicale laburista ed irlandese. Molti gli attribuiscono 1 1 idea di persistere nel proposito di creare un partito del centro con gli elementi più avanzati dei conserva– tori e più moderati dei liberali e dei labu• risti. Ma la cosa è contraria a tutte le abi– tudini mentali politiche inglesi, e non potrebbe non fallire dopo un breve periodo di prova. In Inghilterra non v'è posto che per un solo partito del centro, il liberalismo, collocato tra i conser\'atori a destra e i laburisti e gli irlan• desi a sinistra, e alleato con questi. E siccome il partito del lavoro, pur avendo due o tre ottimi amministratori, non ha uo– mini di 1.ultura e di carattere tali da dirigere un Gabinetto laburista, ne consegue che presto o tardi, fra due o tre anni, saremo di nuo,o a un Gabinetto, di cui i lib~rali saranno la maggioranza e a cui daranno gli elementi di– rettivi. Sia che i liberali coalizionisti si stac• chino dai conservatori, sia che si lascmo in tutto o in parte assorbire dai conservatori, tutto sembra preannunziare il ritorno alla di• stinzione tradizionale in due partiti, basata sulla naturale distinzione dei temperamenti, fra conservatori e progressisti. Velettore non com– prende altre distinzioni; cd essa, nonostante molti inconvenienti, è tuttavia la più atta ad educare e interessare l'opinione pubblica e ad climi• nare dalla politica gli sterili dottrinarismi e il pericolo di Governi deboli o troppo forti, cui sono esposti paesi in cui la molteplicità dei gruppi parlamentari paralizza il Gabinetto o fa sì che questo li giuochi gli uni contro gli altri. Lord Selborne ha già espresso la previ• sione che fra un paio d'anni i conservatori subiranno in Inghilterra un disastro anche mag• giore di quello subito dai liberali nel 1918. e a stento avranno qualche centinaio di seggi a \Vestminster. Allora arriverà al potere per dav• vero l'Inghilterra, che è stata tanta parte della comune vittoria e che gi<\ adesso è la più stre– nua alleata cli \Vilson a Parigi, e ha dato alla Lega delle Nazioni il 1naggior contributo di esperienze concrete. A..~GELO CRF.sP1. Le recenti elezioni parziali di \Verst Derby e cli \Vest Leyton sono stati indici eloquen– ti~imi. Nella prima il candidato ministeriale vinse con una maggioranza ridotta da 6ooo a r300 voti ; nr Ila seconda il candidato fu sconfitto e vide la sua maggioranza di cinque• mila voti, riportata nel mese dicembre, trasfor. mala addirittura in una minoranza di due– mila. Nella storia parlamentare inglese non si ricorda nulla di consimile; la cosa è esplicita• mente ammessa dalla stessa stampa coalizionista con il Timts alla te:,ta. Dieci o dodici elezioni parziali di questo genere, e questo Parlamento perde ogni autorità. Danzica I coefficienti di questa reazione vanno in• tensificando,i ogni giorno. V'è la protesta contro i1 regime dei certificati di ministeria– lismo rilasciati da Lloyd George e da Bonar Law ad attestare che il candidato s'è impe• gnato ad appoggiare il Gabinetto: regime che è biasimato come contrario all' indi– pendenza di gimJizio sia degli eletti sia degli elettori. V'è ii alto costo della vita, il desi· derio della rimozione di tutte le restrizioni alle importazioni e alle esportazioni, il disagio della transizione all'economia di pace. V'è l'allarme creato dalle cifre colossali dei bilanci preventivi della guerra e della marina, non più giustificate dalla situazione politica; sebbene su questo punto, specie in riguardo al bilancio militare, molti non si rendan conto della impossibilità di abolire la coscrizione fino a che non sia chiara la situazione sul Reno, e fino a che il nuovo esercito di volon– tari non sia formato. V'è il risentimento che il Governo abbia promesso d'abolir la coscri– zione prim.i. di sapere se avrebbe cosi potuto abolirla presto. V'è irritazione perchè nessuna delle radicali rifonne agrarie ed edilizie pro-– messe sia ancor stata proposta in Parlamento, e ciò pcrchè i proprietari di terre vi sono av• versi. F...dora è venuta, in aggiunta a tutto questo, la dichiarazione del come si vuole introdurre il protezionismo 0 1 piuttosto, si vogliono rendere permanenti la più parte delle restrizioni alle importazioni, che furo– no rese necessarie dalla guerra. Seccndo le dichiarazioni del Geddes, si intende prolun• gare il regime attuale fino a settembre e frattanto seguire questi criteri: rimozione d'ogni ostacolo alle esportar.ioni; piena libertà d'importazione per le materie pri:ne; piena li– bertà dalle importar.ioni d 1 ogni genere da ogni pa.rte dell'Impero Britannico; restrizioni sulle importazioni di merci parzialmente manifattu– ratc d'altri paesi, e restrizioni in ispecial modo severe circa le importazioni di prodotti di in– dustrie che in set;uito a speciali inchieste il E chi potrebbe dubitare che sia città polacca? Bisognerebbe ignorare la storia. Quando nel , 772, Prussia. Russia cd Austria decisero - invidiando le gran– dezze della Polonia, di amputare il terri– torio della sua gloriosa repubblica - a nord, ad est, a sud - fu appunto Dan– zica la prima vittima della teutonica vio– lenza: Danzica, che quarant'anni prima, per la sua fedeltà al Re Stanislao Lesczynski, suocero del Re di Francia, Luigi XV, aveva tant..> lottato contro i russi soste– nitori di un anti-re tedesco, Augusto III, da loro fatto eleggere a Varsavia con 40.000 baionette - e aveva tanto soflèrto fin chè, abbandonata da Luigi XV e vistone l'Ambasciatore col suo seguito deportati a Cronstandt, non aveva più potuto resi· stctc e aveva dovuto aprire le porte al re rivale. Danzica (in polacco Gdànsk) era sem– pre stata da secoli il porto della Polonia. Posta alle foci della Vistola, tutti i pro– dotti del paese, tragittati pér questo fiume, partivano di là sul Baltico, d'onde navi polacche e straniere li distribuivano al– l'Europa. Anzi, nel Medio Evo. Danzica si era posta alla te,ta delle città anseati· che e aveva sopratutto accentrato il mo– vimento dei cercali. Perciò i tedeschi se ne erano impadroniti !'!Cl 1772 e vi si erano installati a migliaia. Accresciuto il territ0rio polacco intorno ad essa per le successive spartizioni della Polonia fino al 1795, l'elemento teutonico la soffocava, ma ella resisteva. I suoi figli si erano battuti nel 1 794 per l'indipendenza con Kosciuszko, e ave– vano sperato una vittoriosa riscossa con Napoleone I, quando nel r8o6, durante la guerra franco-prussiana, il Generale Dom– browski aveva sollevato a rivoluzione la Polonia soggetta alla Prussia. Sotto i suoi crdini, infatti, il Generale Lcfevre, aveva brillantemente conquistato ai tedeschi la città, e aveva meritato il titolo di Duca di Danzica (chi non ricorda questo rude ma generoso soldato, il marito di Caterina, che il teatro moderno ha tanto popolarizzato sotto il nome di • Madame Sans-Geì,e » ? Ed è vera storia). Ma purtroppo la pnce di Tilsit tron– cava i sogn~ di Danzica~ che tuttavia veniva dichiarata citta liberà sotto la protezione del re di Prussia e del re di Sassonia - dotata del Codice Napoleonico e di libertà politica, agraria e urbana; e libera rimaneva fino al 1815, l'anno fatale di quel trattato di Vienna, che tutto spegneva in Europa di quanto la rivoluzione e Napoleone 1 vi avevano acceso di grande e generoso. Danzica ricadeva setto il dominio tede– sco, e i,tedcschi vi riaffiui vano. Ma cessava essa forse di essere polac– ca? Cessa forse di essere anche oggidì Punico sbocco al mare di un pacsl:, che pur tolta l'Ucrania e la Lituania, misura almeno 300.000 chilometri quadrati di superficie ed i; ricchissimo in prodotti naturali, come grano, legnami, petrolio, sale, cd in prodotti industriali come zucche– ro, spirito, stoffe di seta e lana, di cui si potrebbero citare statistiche meravigliose·? Cos'è la Polonia sem.a il suo porto sul Baltico, senza l'unico sfogo dellt sue ricchezze, un;ca condizione di vita ·t Non ha forse la Germania tanti e tanti altri porti sul suo fronte marittimo·/ Si deve dunque avere della tenerezza per quei tre milioni di arpie tedesche, che si sono insediate sulla terra polacca - a succhiarne la vita - e non sentirsi forte la coscienza della giustizia per restituire un paese a sè stesso e per dire a costoro: < Tornate alle vostre case! » Oh inver– sione della logica della storiai Cosi si vorrebbe fare la pace, suggellando un'atro– ce ingiustizia del passato 'I Non è possi– bile! Danzica è sempre stata polacca. Con– sultate le vecchie carte geografiche ante– riori alla spartizione, e ne avrete la con· ferma. Essa si è sempre conservata polacca. I tedeschi da un secolo le hanno negato scuole polacche, teatro polacco, insegna– mento religioso polacco, università polac– ca, giustizia pol:icca. --rutto vi si è voluto tedesco. e tuttJ\'la l'anima di D~1nzicasi è cousen 1 ata robc,a. E,·elins, astronomo di Danzica, 3coprì una costclla,ionc che ancor brilla in cielo e fu chiamata: • S,:11/11111 Sob.-escii • (Scu– do di Sòbieski). Noi confidiamo in questo come b•.1.n auspicio, che il ciclo le faccia scudo ,ontr0 l'iniquità di chi negasse ai cittadini di quell'alma città l'onore di dirsi ancora in avvenire, come se lo dis– sero in passato, a titolo di suprema no– biltà: « Ci11isPolo1111s swn » ! A.B. POSTILLA L'autore di questa nota i: uno degli uomini piu nobili per dignità di Tita e per altezza morale, che noi conosciamo. Perciò proviamo un sentimento di incer– teu..a e di inquietudine nel manifestare il nostro dissenso dcii suo sistema d'idee. D'altra parte, noi verremmo meno al ri– spetto, che dobbiamo al nostro amico e un poco anche a noi stessi, se per sola preoccupazione di ossequio persoP.ale ri– nunciassimo a manifestare i motivi della nost1 o discordia. Le ragioni, per cui Danzica dovrebbe essere aggregata alla Polonia, sarebbero due: 1° essa è « l'unico sbocc, al mare > della Polonia; 2' essa fu polacca fino alla fine del secolo XVlll. Il primo argomento non giustifica un'occupazione politica. Trieste è lo sboc– co al mare della Slovenia, dcli' Austria tedesca, della Boemia; Fiume i: lo sbocco al mare della Croazia e dell'Ungheria; Genova è lo sbucco al mare della Svizzera. Ma per queste città, abitate da italiani, la ragione commerciale non crea nelle popolazioni del retroterra nessun diritto di conquista pulitica: crea solo il diritto del li– bero transito. Perche dovrebbe essere di– versamente per Danzica'? Danzica fu. polacca fino alla fine del secolo XVlll. ,-; vero. Ma oggi è città abitata da una grandissima maggioranza di tedeschi. Questo stato di cose i:. dovuto in pane al fatto politico della conquis,a e ai metodi ,•ioh:nri di colonizzazione te– desca. È Vl.!ro.Ma se andiamo a ricercare i titoli di possc-,so, da cui hanno origine i nove decimi delle occupazioni attuali, per dire a tutti coloro, che non sono ori– ginari delle terre che occupano oggi, che « se ne tornino a casa loro », creeremmo nel mondo un tal disordine, che quello minacciato dai bolscevichi sarebbe un gioco di ragazzini. E dovremmo risalire, come diceva Renan, agli originari , eri di ciascun ter– ritorio: agli orangutang, che furono an– ch'essi spossessati dalla violenza degli uomini civili. Anche nel diritto civile esi– ste l'istituto della prescrizione, perchè si è pensato che è minore inconveniente rispettare certe usurpazioni, su cui è pas– sata oramai l'ala ..11.:I tempo, che I.asciare in continuo Stdto di possibile contestazione tutti j diritti, che si sperdono tutti con le. loro origini :icila notte dei secoli. I problemi come quello di Danzica non si possono ri~olvere guardando il pas– Sno: b1sdgna guardare all'avvenire. Vo– glic1mo per l'avvenire la pace, o nuove guerre'? Se vogliamo la pace, dobbiamo cer· care che il nuovo assetto territoriale dia origine al minor numero possibile di ir– reJentismi; dove la ingiustizia nazionale è recente, ed è dovuta ad un'azione politica, la quale si possa con un'altra azione po– litica annullare in questo periodo di transi– zione e senza gr~wi difficoltà, là è giusto che si ristab lisc:i l'anttco stato di cose; è questo il c,,so di molta pane della Po– snania. Dove il ritorno all'antico urterebbe contro ditlicoltà permanenti maggiori di quelle che sarebbero implicite nd rispetto dello sla/11 quo, là è meglio lasciare le cose come sono: e questo è il caso di Danzica Se invece non ci ripugna di creare cause di nuove guerre, mentre sono an– cora recenti i cadaveri di\ sette milioni e mez1.o di uomini uccisi dalla gue1Ta di ieri, e non abbiamo neJnche cominciato a sanar..! le piaghe dei sopravvissuti, al· !ora armiamoci pure di pergamene e di diritti storici, andiamo 1n giro per il mondo a dìrc che « se ne tornino a casa loro• tutti coloro che hanno cambiato casa dopo che gli uomini hanno presa la cat– tiva abitudine di ricordare il loro passa-· to: e avremo la guerr~l in permanenJa, finchè tutto l'edificio della civiltà, divo– nuta barbarie .... storica, non sia travolto nel sangue. g. s. Tipogrnfi:i. Galileiana Vfo. S. Zaoobi o. 64 :i:GJ!TO CASAt.L1 Germu ,uponsa/lik

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