L'Unità - anno VII - n.32 - 10 agosto 1918

158 Oopo aver~ rwl capitolo V dimostrato la conve– nienza e la possibihtà J>er la Germania di aumen– tare nel prossimo avvenire di miliardi le &l)Cseper l'esercito e la marina, ed e,,posto a lungo le sue idee di riorganizzazione dell'esercito per aumen– tarne il numero e la efficienza bcllic-a, von Frey– tag scrive come conclusione dell'c-1>era, nel cap:– lolo VI: u Si può domnda1·e: Quale è la utilità di 1):lrla– " re di tullo ciò? Non si può ritenere !per certo che « r~saurimenlo generale dell'Europa, dopo questa • conflagrazione mondinlc, allontanerà di mollo • il pericolo di una nuova guerra, e c11equesto « terribile carnaio di Nazioni renderò. inevila!>ile « il disarmo, per pre1>arare la via alla pace tper– " manente'/ « La nostra risposta e che nc•suno può assu– « mersi di garantire un lungo periodo di pace, e " che una •pace duratura è garantita sc,ltanto lla1 u forti annamenli. I nostri armamenti, quantun– « que siano stati difettosi sollo alcuni rispetti, ci « hanno consen·ata la pace per quarant'anni. • Inoltre, una Potenza mondiale e inconcepibile « senza adeguate for,è militari di terra e di ma- .-e. Ma una sana politico di dominio mediante " la forza, non equivale '])unto ad una unilaterale « glorificazione della guerru. Egli è vel·o che gli • et'lelli della guerra sollo diversi rispetti sono ho– " neflci. La guerra distrugge cio che uno vuol pa– " rere, e mette o. nudo la verità. Essa genera le " ~iù sublimi manifeslazioni dello. personalità " masclùle, e lo. più grande devozione e sacrificio u individuale nell'inlc1·esse della comunità. Ma " ciò non altera il fallo, che gli effetti della guer– " ra sono terribili; che anzi, giudicala da essi, la « guerra sembra agli uomini civili cosa assoluta– " mente insensata in rapporto del sacrificio, della distruzione, e dello. sofferenza che porta con sè. " Nondimeno, per quanto convinti che la guerra cc·sia un detesta.bile peccalo contro l'umanità, « questa convinzione non ci avvicina alla pace ccperpetua. La guerra ba le sue basi nello. natura ccumana e, flnchè la natura umana resta quella ccche è, la guerra continuerà ad esist~rc, come è ccesistita per migliaia di anni. li noto detto cli ,, von Moltke che le ytterre sono inumane, ma la cc pace per11ettta è un sogno, e neppure un bel so– " gno, continuerà ad esser vero. La guerra mon– " diale ha anche pienamente confel·mata la giu– " slezza delle seguenti !parole dj Hcih.rich von u Treilschke: u L'uomo raffinalo ùi società e il ccselvaggio, hanno entrambi iI bruto in sè u. ccMale inlerpretiamc, la realtà se noi immagi– " niamo che sia possibile di liberare iI mondo dal– " la guerra a mezzo di mutui accorrli. Siffalli ac– " cordi saranno conclusi cli tempo in tempo in av– " venire come lo fun,no in pas~ato. L'ulletiore ccsviluppo di Tribunli Internazionali di Arbitrato, u e la conseguente eliminazione di cause di dispu– " te, restano nel campo delle possibilità; ma si!– " falli accordi. dopo tulio, consi~teranno di Tra!– " tati, che non snranno sempre capaci di tenere u in iscacco le forze in ebollizione r,ei singoli Stati. cc Quindi l'idea di una Lega Universale per la con– « servazione della !pace resta una utopia, e sa– " !·ebbe risentita come una tutela intollerabile da cc parte di una grande e fiera Nazione. cc Il fallo che fu proprto il Presidente degli Stati • Unjlj d'America a pat rocinnre questa fratellan– " za delle Nazioni, deve suscito.re la nostra mera– " viglia. La condotta dell'America nella guerra ha ccmostralo che il pacifl mo, come è concepito in " America, è soltanto un paciflffilo d'affati, e u quindi, in fondo, niente altro che crasso mate– " rialismo. Questa verità n.on è mc;dificata perchè ccè !presentata avvolto. in lllt manto cli nebbioso ccidealismo. Con ciò si mira a na.scondere il suo u rea.le significato al pubbblico di buona fede. N~ u la verità è modificata dall'app~llo che si ta alle cc tendenze democratiche. Poichè questa guerra cc sta per ra~>punto mostrando che coloro che in ccquesto momento tengono il potere nelle gtandl ccdemocrazie hanno rischiato, .:on nessun senso ccdi responsabilltà l'avveni1•e dei !popoli affidati ccalla loro guida. cc In ogni caso, per quanto riguarda noi lede– " schi, la guerra mondiale dovrebbe liberarci una « volta per sempre di ogni vago sentimentalismo cccosmopolita. Se i nostri nemici, cosi quelli se- Gino 81 neo L'UNITA u greti che quelli aperti, professano sentimenti di " questa natura, questo ~ per noi una prova della « loro ipocrisia. « Quindi, noi dobbbiamo dare minore considera– " zione alle frasi dei moderni profeti e maggiore cc alle vedute dei nostri Yecchi e veramente savi " uomini. oi non dobbimo mettere la For-,a al cc disopra del Diritto, ma parimenti non possiamo cc prescindere dlla Forza ell'av,·enire, cou1e nel cc passato, il \>0polo l<'desco deve trovare ,o sua cc salda coesione 11el ,uo esercito glorioso, e nella , sua giovane flotta che si cinge di alloro •· [.'Unità. Vogliamo veder chiaro Nelle discussioni $UScilate intorno al futuro nostro regime doganale dal recente Congresso di Roma fra industriali e agricoltori, é occorso un incidente, che merita la più allenta considera– zione. U!presidente della Camera di commercio di Bari, De Tullio, strenuo difensore dcgl'iuteressi e dei diritti della agricoltura e portatrice e aulrprote– zionista, ha affennato che la la.riffa approvata dalla Commissione reale, nominala nel 1913 dal– l'on. Nitli. è tariffa ispirata a intenti prote:ionistt an:i addirittura proibitivi, come si vedrd chiur11- mente quando sard resa di pubblica ragione. E quest'affermazione il Oc Tullio l'h[ì fatta, in qua– lità di persona bene informata, pPrchè ha fallo parte anche lui della Commissione, che ha pre– paralo la larit'la. Viceversa il doll. Gaddi, rappresentante degl'in– teressi \>rotezionisti dei siderurgici, e il dotl. Al– lievi, rappresentante dei chimici, hanno smentilo l'affermazione del De Tullio, annunziando che cc la r.uova tariffa italiana è sempre e di mollo infe– riore alla vigente tariffa francese ,,. Questo perché non ha nè capo nè coda. Il fallo che la tariffa fucinala dalla Commissione creala dall'on. Nilli a servizio dei siderurgici sia infe– riore e magari di molto alla ingente tarit'la fran– cese, la quale è la più proibitivo. che finora si co- 1>osca, non esclude in nessun modo che la tariffa 11fUiana sia una tartt'la !proibitiva La progettala lartfla italiana non deve essere ron!rontata con la ultraprolczionisla tariffa rran– cese, La quale del resto è stata attenuata in mùlti 1mnti dalla Francia pere/i~ era insostenibile - il dolt. Caddi e il dolt. Allievi non dovrebbero la– cere questo! -; deve essere confrontala con le tariffe ado1>erale finora dall'Italia. Per ottenere un'altmuazionc di queste tariffe i II nuovi trattati di commercio, lolla vano in Italia: 11) gli agricoltori; b) lulli quegl'induslriali, come : setaioli, che manifailurano ed esportano pro– dotti agricoli; c) lutti quegli o.Itri industriali, che tentano la conquista dei mercati esteri, e com– lprendono quale ostacolo rappr~senterebbe per I& loro iniziative un sistema doganale protezionista, che provocherebbe le rappresaglie altrui contro le nostre esportazioni e, anche mancar,do queste rap– persaglie, tenderebbe difflcilo lo scambio delle merci altrui con le nostre e !perciò paralizzerebbe le nostre esportazioni. Ebbene, contro questa corrente. che chiede una mitigazione delle vecchie lariftc in trattali di commercio più liberali, si è levalo il gruppo dei siderurgici, i quali sentendosi incapaci di !ollare sul mercato mondiale, cercano di assicurarsi il monopolio del mercato italiano, e associali ai chi– mici, ai zuccherieri, a lutti i vecchi e nuovi pa– rassiti della nostra vita economica e cornrttort della nostra vita !politica, pretendono che l'Italia abbandoni il metodo dei tratto li di commercio, che non è quel lo del libero scambio assoluto. ma consente di evitare gli eccessi del proibizionismo; e nella Commi ~ione dell'on. "iUi hanno adottalo il sistema della doppia tariffa. Cioè vogliono che la Camera italiana, senza alcuna precedente trat– tativa con al-i altri paesi, approvi una tariffa mi– nima e una tariffa massima; allorchè si dovrà trattare con gli allrt !paesi, il Governo italiano proporrà ad essi di accettare senz'altro la tariffa minima in compenso delle concessioni, che l'Ita– lia chiederà per le sue esportazioni; se gli altri pae,si n.on r·isponderanno, subi lo, senza discussio– ne, un bel sl, allora le trattative saranno rotte, e l'llalia alJ>plicherà la tariffa massima. Il nodo di lullo questo sistemo. è una tanffa minima, la quale sia minima solamente per modo d., dire: de,··essere una lalit'la, i cui dazi sieno cosi elevati da assicurare contro qualunque con, correu,a il monopolio dei siderurgici, dei chimici, degli zuccherieri, di tutti i loro clienti e alleati, anche per il caso che gli altri paesi accettino raut-aut dell'Italia. Ora il doli. Caddi e il dott. Allievi, dichiarando che la tariffa minima italiana è inferiore, non alle vecchie la.riffe convenzionali, cioè slahilite . ne, lrallati di commclrcio dell'Italia, ma alla ul– traprotezionista tariffa generale francese, confer– mo. pienamente l'affermazione del De Tullio, che la tariffa preparala dalla Commissione dell'ono– revole Nilli è una tariffa proibitiva. cioè danneg– p:ia gravemente i diritti di lutti gli agticollori e industriali non parassiti; minaccia specialmente gl'intcressi di quell'Italia meridionale agricola, la ,1uale sla spargendo il suo sangue oggi per la difesa nazionale in misura più larga che le zone industriali e protezioniste e imboscate del Setten– trione, senza godere di nessuno di quei favolosi guadagni, che la guerra assicura precedentemente a quelle stesse zone. Ma non solamente !per dimoslrarP. che Il De Tul– lio deve avere at'lermala la veri là, e che le smen– tite siderurgiche non smentiscono un bel niente, noi ritorniamo su quest'incidente. Noi vogliamo anche richiamare l'attenzione de– gli agricoltori sulla necessità che essi esigano ri– solutamente, come è loro diritto, la pubblicazione immediata delle tariffo preparali' dalla Comnris– sjone dell'on. Nitti. A noi non basta conoscere, m generate, quel che JI De Tullio, com1,onente della Commi sione, ha credulo opportuno lo.rei sapere del carattere proibitivo di esse. A noi non basta essere sicuri, in generate che la equivoca smentila dell'Allievi e del Gaddi conferma, anzichè indebolire, la rivelazio– ne del De Tullio. Noi vogliamo veder chiaro in tutta questa faccenda. Noi vogliRmo conoscere -1 discutere con comodo, ~rima che arrivino alla ·. ',i Camera, le tariffe fucinate dalla Commissione tratta di un interesse generale, che deve essere discusso alla luce del sole, e non abbandonalo alle segrete manipolazioni di una Commissione parlamentare, la quale sarà probabilmente com– binata con gli stessi criteri siderurgici, con cui l'on. Nilli combinò nel 1913 la Commissione reale. * * + L'Italia si trova oggi, per il problema doganale, nelle stesse condizioni, in cui si trovavano nel 1913 gli Stati Unili, prima che il Presidente Wilson allentasse la calel\a, che i protezionisti di casa sua avevano saldala ai poi~, del suo poJ>olo. " Noi no11 intendiamo - dichiarò \\lilson du ranlc la !ol!a elettorale del 1913, chr lo condusse ,illa Presi– denza della Repubblica - noi non intendiamo che gl'interessi particolari delle industrie protezioni– ste non debbano più contare per nulla nell'aula della Commissione finanziaria del Senato [che corrisponderebbe olla Commi,ssione parlamentate, la quale dovrebbe preparare il nuoYo regime do– ganale italiano]; ma vogliamo che in quella aula vi sia anche il popolo degli Stati Uniti, e vi sia rappresentalo in modo che lutto debba farsi nel– l'interesse generate e non nell'interesse privato di grup1pi già padroni delle fabbriche e dello svi luppo industriale del paese. Questi signori sono senza dubbio competenti: poco importa. Amano senza dubbio assai le loro patrie: poco imporla. So. no dotati d'un'ahilità singolare nell'intuire il giusto corso degli affari: poco imporla. Non esiste grup. po d'uomini nè negli S. U. nt altrove tale da aver it diritto di tenere nelle -proprie mani e amministrare quale tutore, i destini d'un grande

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