L'Unità - anno VI - n.42 - 18 ottobre 1917

do la sua. ultima pensata della calzatura unica di Stato, che rtschi,i di lar camminare a piedi scalzi la maggior parle dei 36 milioni di italiani, conlessa nè più nè meno di non essere riuscito a sostenere la concorrenza degli importatoli pri– rnli delle materie prime e dei prodotti dell 'indu– ~lria, che esso si sforza da oltre due anni di " di· sciplinare » e " burocratizzare ». Si ripete e si conlerm11, nel caso speciale, il fallimento della impresa di Stato di ironle alla iniziativa ed alla industria pri\·ak'l, pur ridotte ,, ('0ndizioni sraordinariamente difficili ed incep– pate da ogni sorta di ostacoli naturali ed artifi– ciali. Che per le operazioni puramente e slrrlta– mente militari, rese necesearie dalle esigenza ineluttabili della guerra, il generale ed il colon– nello, che le ha da eseguire, debba renderne con- -11l tanto al proprio superiore, questa è cosa che si comprende e che si giustifica per ragioni ecce– lionali di interesse pubblico comune a tutti i cit– tadini. :-.r a che, col pretesto della guerra, un direttore L'UNl'lA 279 rn un unprovd,ato umc10 ministeriale, abbia Il souuffic1ale aguzzino'/ d1rit1u di ro1·rna1·e a sua posta ed a suo arb1· Io ci edo d1 sì pericolosa inlluenza au– guardaciurrna e del suo generale di un Ministero qualunque od un eolon.l(inua a soggiacere alla nello pacificamente assiso nella sua poltrona ,u mca cfol suo uftìc1ale tuo ogrn forri1a cli industria e di co1111nercio :,, IL nazionale, prendendo a destra e a manca tutto (ftlello che gli la comodo e che gli può venire a portata di mano, pagando o non pagando quello che prende come meglio gli piace, e facendo ar– restare e multare come un nemico ed un tradi– tore della 1,at.ria chiunque riesce meglio ;.li lui nel mestiere di fabbricare o di produrre in Ita– lio. merci essenziali per la restlstenza militare e civile del paese, ciò è cosa che non si comprende e non si spiega, o, per dire meglio, si spiega sol– canto con la facilità con la quale, per la poca col– tura e la mancanza di coraggio delle nostre clas– si industriali e commerciali, una burocrazia in– vadente e prepotente sta realizzando il suo mal concepito ed interessato disegno di sfruttare le necessità. della guerra allo scopo di ridurre la na– zione italiana in sua completa e permanente balia. l'Unità. ~e• questo austriaco si può disaJ<Sll'iacare, se , questa 1nacchina si p110 l'iumanizzare, se questo pi-igio11ieru 1 può diventar domani un aiuto e, 10,.,e, un umito; non mi pare il caso di soddi– sltu·c il rancore e il dcsicleJ'io della vendetta fa- cenclnlo ,offrire. Esse,- lontani da c,g11isenlimen- tc1litC:1 e da c-gni concessione le$i\·a il nostro amor pl'Opriu, sta bene. ~la cei-cl11amo di fare all'A~– bl ria 11 peggio1· dispetto che po.~siamo: rieducare 1tel/'011.~triaco l' uo,,,o, il ciitadino, il patliotta, ri~dacare in lui il .~ens<,na:.ionale. li p, i,no .P"""vedin1ento è già ese(ruilo: se'µa– ,a~•it111cdei soldati tlau/1 uf(ì.ciali. Per lo scopo che c·i proponiamo bisogna che ogni c·nm,Hto sia e, italo .. \nzilulto c'è una molto Per la propaganda fra • 1 ' ' , , pr1g1on1er1 umana p-reoccupazio11e. ~ci nostri ca1npi di con– cenlra,ione erano mescola.li prigionieri e diser. to1·i. ~folti di questi di ·e1'lori non hanno abban– donato l'esercito austriaco 1)er viltà, ma per amol'e del loro paese, della Joro schiatta oppressa. Sono 1·t11neni, sono ~ePbo-croati, sono sloveni, on czechi. E~si sun costretti a I ivere spesso offesi, sempre in– sidiati per loro e per le loro famiglie, dall'occhio dei Jorn compagni re.stati fedeli all'Austria, di cui promettono la ;endetla presto o tardi. Era ne· C'essario cf1e a questo inconveniente si riparasse. Uno dei sistemi di guerra, chi',, la Germania ha saputo adoprare meglio dell'Intesa, è stato quello di alimentare enti-o le Nazioni rhe Je sono uemiehe i dissicli e le lotte intestine. E si vede con quali ottimi risultati in Russia. :-.lon sarebbe mancalo ali'Inlesa tale possib.ililil, per quel che riguarda almeno I' Aust,·ia. Invece L'Ilo ha spera.lo pei· la Germania. E' c11ri•>sodi - dover notare che la teoria ufficiale dell'Intesa, sulla sepa1·azione fra responsabilità di Governo " di popolo, sia stata ap1>licata da \\"ilson p1·0- prio là dove meno era storicamente aJ)'plicabile, t'ioè ulla Germania:, e 11011 là dove era storic·~- 111ente più rispondente alla verità, cioè all'Au– stria. Forse tale contegno ciel \\"ilson è dovuto a fini rli politica interna che non ci sono lutti ben c'lia– ri: !orse il Presidente americano intendeva of– frire una l"ia di uscita al Go,·erno tedesco il gior· no in cui si sentisse sopraffatto. Certo è che, ;1e1· una o per l'altra rngione, l"a!ppelto di Wil on si è l'ivolto al nemico, rbe avrebbe ascoltalo meno volentieri. L'[talia che 11ell'lotesa., per i suoi interessi ~ pe1· la sua "I)CCiale posizione, avrebbe proprio arnto questo compito cli aprire gli occhi alle po– t~nze alleale, sembra non a,·e,-lo !alto o non nverlo falto abbastanza. ~è le man,·avano i mezzi. Uno tra trattamento dei 1>rigionieri austriaci. • I. quali il La que lione dei t>rigionieri austriaci è stata con1<iderata dal Governo e dalla pubblira opinio– ne in modo assolutamente inadeguato alla sua impo,-tanza. Jla poichè finalmente le autorità 1,re·poste alla custodia dei prigionieri stanno ese– guendo lode\'oli misure, che rispondono ai criteri chJ inspirano questo scritto, sarà bene esami- 11a1·etulla la questione fin dall'inizio e uggerire, a ohi già si è messo per la buona strada e cli– mostra d'avere compreso -il punto fondamentale; fln do\'e si può arrivare e con quali mezzi. . ul principio il Governo non ha veduto nulla nei l)rigionieri: nè uno strumento di produzione, 1,~ uno strumento di politica. I prigionieri sono ,tali unicamPnte dei prigionieri, cioè .gente da s1)rl'egliare, da nut.rire, da vestire, da far dor– mire. Fossero czechi o tedeschi, unghere.si o ru– meni, non impo1·tava. Li tenevano tutti insieme. Fossero disertori o combattenti fino aJJ'ultima cartuccia, non importava. Li tene1·ano mescolati. Gli ulflciali restavano a contatto con la truppa. I graduali_ servil·ano ancora come gera-rcllia di– sci'plinare. li sistema austriaco, insomma., era riconosciuto dal Governo italiano. Essi erano seri1- pre a uslriaci. li Governo italiano si inca ricava rii mantenere in loro, di far ·sentire a loro, che l'Austria sarebbe continuata ad esiste.re anche c1,,i:,ola 1ruerra. In modo che, mentre da una 1noBi neo 1,arte si facel'a la ,iuerra per sfasciare l'Austria, duJl'altra si colla.Lorava alla sua continuazione. li contegno dell'opinione pubblica è stato 'di· ve1·so, ma ,,on migliore, di quello del Governo. Essa è insorta 11er mezzo della stampa, con argo- 111e11ti sentimentali. Il problema politico dei 1>h– gionicri le è sfuggito completamente. I.a stampa italiana si è lagnata per il tralta– n1ento troppo dolce dei prigioniel'i a.usl.riaci. I giomalisli hanno espo lo sì la.Ili veri, casi ac– certati, deplorevoli condiscendenze, spiacevoli .arghezze, sciocche longanimità, che al l'iclicolo l'd all'jronia davano facile esca; ma hanno sem– pre colpito casi pa.rticolari, abusi eia correggere punto 1ie1· punto, e hanno diSIJ'atto il pensiero del pubblico da quello che doveva essere il cen- 1,ro della. ql1°slione. Hanno eccitato il sentimento del pubblico, ma. non ne hanno acuito l'intelli– genza e allargato la. cultura: e mentre, in altri l"lJ.Si,a.ti1·a\'erso Ja staOJ'pa, si è fatia sentire \a ,ore rii roloro che proponevano al Governo utili soluzioni cl.ci problerni nazionali, ql1i si è latta s,,ntire soltanto la voce di coloro che non chie– devano alt1·0 che un:t restrizione poliziesca del t1attu111cnto !atto in generale ai p1·igionieri, la c1uale potrà certamente soddi:,fa~f gli animi ila– Iiuni m·tati dal conlronto fra i no lri prigion.ier; e(l i lol'O, ma 110n porterà alcun sensibile van– taggio ali' ltu Iia nell'avvenire. li prigioniero austriaco, preso (li forza O avuto pe1· la diserzione, è un uomo chr, quando non si tratti di lede chi o di ungheresi, può essere la– rilmente <iisa11striarato. Egli sfugge o per volon– tà o per lor,a, a quella macchina lormativa che è la discipliM muilare austriaco, . la quale, in brern teinpn, ha il potHe di inc1·etinire talmente l'indi1 icluo da renderlo un puro strumento in mano dell'ufficiale che se ne ~erve, del generale rhe Io dirige. Tl >prigioniero austriaco, sopratut– to il soldato, e spesso, l'ufficiale infMiore non di c,t1Tiera, è 1111nost.ro nemico quanto è nostra ne– n,ica la mitrngliatrice, il cannone, il lanciamine fabbricali in .\•1stria. Non per altro. Bast.a che esca dalla macchina oppressiva per vedei lo I i– r,rendere, SI)ess,, con una ro.J)idilà i11credillile, il H10 aRpetlo di uomo. Dopo tre giorni un p1·i. gionie1 o, levat,1 di mano agli urt!Mali, lasciato a contatto cli gente che parla la. sua lingua, ma non per do rgli rlei comandi seguili da 11-<'mendepu– nizioni, diventa un altro, riprende la. sua coscien– za di uomo, di quell'uomo rzeco, serbo, ruteno, rumrnn che era prima. La ,·ernice austriaca se ne va. i deve considerare con altro animo questo tipo 11 prigioniero, assai più frequente di quel che pensino coloro che giudicano tutti gli austriaci rlai croati ciel 18-\.8e da.i tirolesi del 1915? E soprn• tutto: se ne può cavare qualche cosa di meglto the non un es.sere abbrutito dall'ozio, o che con- .Ila sopratutto occorreva che il soldato venisse sou rallo alla cvntinuala oppressione austriaca. Non esito a dire che in molli luoghi d'Italia, dove sono ,-accolti prigionieri, l'autorità dell'im-peralo– ,.e si esercitò ancora. sotto i nostri occhi e sotto la nostra sorveglio nza e 1)1·opriope1· causa del n,>.,tro sistema cli l'iunione dei prigionieri. Oc– corre che la rnacchin:~ oppressiva non continui a funzionare. Bisogna che la prigionia italiana riesca a raddrizzare le pi~nle curvale dal giar• diniere austriaco. Ciò che non si poteva Care un tempo col prigioniero che restava poco in paese, e pos,Lbile farlo oggi eh~ la prLgionia dura più d lungù d·un pensionato o d'una bo1·sa di studio. Seccrnclo provvedirne11Ì.o in corso di esecuzione: c/ivictne i 11rigionie1·i secondo la Loro na::iona– litil. Questo à il peggiore tiro che pot1·emo fare aJJ'Aust,ia, e ne l'a data ve11alode al Comand.1 cui sono affidati ì p1·igionieri. Riedu.chiamo i pri gionieri austriaci alla vita nazionale. Di 100,000. austriaci, facciamone altretfanli czechi, serbo· aonti, slol'eoi, rumeni. Facciamo che ogni luogo cli conce11tra1ione dei prigionieri diventi una pir– ,·ola a~semblea nazionale, dol'e la coscienza nu– striaea si perda e si ritrol'i la coscienza nazionale. Terto provvedimento da prnndere: istituire ima 111·01waanda nazionale fra i prigionieri. Non mi 11Hscondoche questo è, sì, il più imr,ortante, ma i11sie111<' a.nche il più clilficile com'pifo e richiede grnndc tallo nella scelta delle persone. Io credo pem che la difficoltà 11011 debba Can:i allontanar~ cln 11n"iclea,se questa ~i l'iconosce giol'evole al pt,ese. E ritengo che sarebbe abbastanza !acile tro1a1p elementi adulti nella emigrazione politica au,tria,·n all'estero rh , sollo la no~tra sorve– glia11w, 1JL>lrebbecompiere ;1 lavoro desiderato. Occor1•p1•eb1Je aiulure questo Invo,·o con adatta dislrillm.ione di giornali e di riviste, nelle lingue 11arlate dai prigionieri. Dare ai rumeni giornali di Ho1nania. ai serbocroati giorna.Ìi serbocroati, agli tzechi i loro 1ierioclici che si pubblicano luo- 11tlell'Au tria. Anche qui, si capisce, sarebbe ne– c·e-,saria una censura e sorveglianza allivi sime; 111aquali fruiti ci ea1·ebbe da aspettarsene! Qun!'lo provvedimento da prendere: deslinare il "ll"lfl ior numero possibile di prigionieri al la. ,,,,,-o_ Essi non rlomnndano di mJglio. Non c'è n111lache snerl'i tanto 1'11omo,sopratutto lontano dnl(li agi, dalla 'A1niglin, dalla vita. civile, quan– cn l'ozio I prigionieri non sono colpevoli. E' 11ente d1e teniamo 'Per nostra sicurezza Ionlann <tal p11ese nemico. ,on c•~ ragione e non c'è di– ritto <li lnrli soffrire 11iù di quel che è necessaMo per il nostro interPsse militare Lavorando non soJlanto produrranno e sarann.o utili al :1ostro paPse, ma anche sa.ranno più contenti e quinòi 1•i11trattabili e penetrabili, e conserl'eranno unn •

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