L'Unità - anno IV - n.21 - 21 maggio 1915

\ L' UNITA è indotto a pensare che la Verità sta in lui, che il Progresso sia con lui :_che i suoi ca– pricci, le sue collere, i !-uoi appet iti di or ~ goglio e di ricchezza siano comanJi fatali a cui bisogna obbid ire, e perciò si avventa cie– camente alle imprese più folli e rilinose. Tanto più che gli altri uomini, inchinandosi supinamente alla sua Forza e adorandola, raffo rzano in lui tale persuasione. Storic i, panegiristi, poeti a gara , ed anche gli um ili gregari de l suo ese.rcito hanno salutato in Napoleone I, l'uomo falale 1 l'e/ello del De– stino, lo st rume nto di Dio (altr i disse del Demonio ), il terribile f~lciato re di vite mandato in missione sulla terra per com– piervi un'opera necessaria di distruz ion e: e siate certo che egli stesso, se incominci ò col dimostrarsi solt anto un ambizioso di genio, finl per credersi un messo di Dio . Quando, ap punto cento anni or sono , por tò i 5 00 mila uom ini del Grande eserc ito a morire ' tra i ghiacci della Russia e si scavò la vo• rag ine che doveva inghiottirlo, egli si il– luàeva di compie re un'opera necessaria di civilt à. Suppone te ora ch e, for te di tale mistica conv inzione, un popolo estenda a tutto il suo passat o quelle passion i e quell e am bizioni che lo muovono presenteme nte ad agire, e che sono il lento risultato di sforzi prima fortuiti e inconsapevo li ; supponet e che egli cerchi e, naturalmente, trovi - perchè l'u omo trova sempre nei fatti, per sè amorfi 1 quello che egli vi cerca - anche nel suo lon tano passato gli inizi, i germi, le prom esse della sua grandezza futura : egli ne argomen terà che il suo primato è provvide nz iale : ed ecco I';m. peri alismo . Pan germani smo e marxi smo. Tra gli aspiranti al do minio pol itico ed economico del mondo per elezione divina , si è levato ultimo, ma pili formidabile di tutti , il popolo tedesco. Uno st rano errore d'origine romantica aveva dato al resto d'Eu · ropa I' immagine illusoria di una Germania sognatrice, sent imenta le, idealist:1 1 noncuran te dei guadag ni material i, tutta assorta e perdu ta dietro visioni me tafisiche e poetic he. Ma ben altra era la realtà . li medioe vo feudale e guerriero aveva conservate intatte le ener gie e gli istint i bel licosi de lla razza ch e aveva spezzato e trasformato con cinqu e seco li di gue rre l'im pero roman o ; l'umanesimo del Rin ascimento l'av eva sfiorata senza intaccarla: Lute ro, aizzandola alla guerra cont ro il cat· tolic esi mo e contro l'hupe ro, aveva arroventato di entusiasmo religioso il ferro della tempra germanica; i secoli seguenti, secol i di asser– vimento e di inco scienza naziooale, J1avevano, bensl, ad dormentata in un sonno pesarlte ed inerte 1 ma bastò il rombo della rivoluz ione francese, poi la perc ossa di lena e I' inva• sione napoleonica , perch ~ la Germania ritro· vasse d' un tratto la sua violen ta e sangui· nar ia ene rgia. Dopo il '7 0, vincitri ce di tre guene, l'ultima delle quali, pro strando nella Francia il nemico seco lare , le conferi va l'e· ge monia mi litare in Europa; orgoglio sa di un seco lo di cultura e di fervo re intellettuale meravi gliosamente fecondo di sistemi, di poe · mi 1 di musica e d i scie nza, di ardim entose teorie e di super be realt à ; la Germania scese ne ll' arena d'Eu ropa armata, di tutto punto per la conqu ista del primato e fort e del conse nso dei suoi pen sator i, sottili ed in · trep idi costruttori di un pant eismo mistico, il quale riusciva all'a fferma zione dell' ecce l– lenza fatale e del leg ittimo predominio dello spirit o tedesco sulla civ illà moderna. E pe r attu are i suoi prop ositi la Ge rm ania poteva os tentar e e brandi re inna nzi agli occhi de lle nazio ne rivali un eserc ito più numeroso e agguerrit o, un a preparazione scien tifica piì.1 vastl e operosa, uno spirit o di d isciplin:1 e di coop erazione più alacre, un' ener gia più ten ace e più atti \".-1 : la volontà ferre a di un popolo giovane, volontero so e amb izioso . E poteva co ntare sopra tutt o, e a differ enza delle altre nazioni euro pee, sull' ardo re bel licoso della razza j sull'ind istru ttibile ardor e di lott a, di assalto, di conqu ista, sull' istinto di predone e di saccardo che vive tenace nel cuore di ogn i tedesco e che fa per lui della guerra non una triste nec essità, o un sacro dovere , ma una volutt à ed un giuoco. Enrico Heine mera vigliato e dolente che i Francesi a lui cari nutri ssHo tant e illusi oni sulla mitezza e sul sent imenta lismo tedes co, annunc iava sin dal 1837 il risveg lio della bruta le vio– lenza tedesca e presag iva che il loro natu– ralismo stesso, il loro misticismo, la co • scienza di un contatto diretto col pri nci– pio divino della vita e del mondo , avreb – bero scatenato . un giorno la loro furia so – verch ian te. « Essi evocheranno le forze di tutto il pan teismo germanico - scriveva il poeta - e risveglieranno in sè stessi quell' ar– dore di guerra che troviamo neg li antich i Germani, quell'ardore che vuol coml>attere, non tanto per vince re, quanto per il piace re di combatte re »-. li dramma sanguinoso ann unciato dallo Heine si sta rapp resehtaodo ora sulla scena de l mondo e noi ne siamo gli spettatori cos ter• nati ; ma la furia teuton ica im•ece di pro• romp ere in una rivo luzione interna si è lan• ciata alla conqu ista d'Europa . E ne ll'av ven· tarsi alla guerra, voluta dalla nazione, non da un partito o da una casta, tutto il popolo si è mostrato snlida le. Tutto : compreso il part ito socia lista. La cosa fece scand alo tra i socia listi degli altri paesi e principalme nte tra gl i Italiani. Ma - bench è l'affermazion e possa aver sapore di parados so - i socialisti tedes chi sono assai più ne lla linea logica delle loro teorie di quanto sembri ai più, e le me ravigl ie e le proteste indigna te dei socialisti italiani hanno - cosa insolita in lor o - un sapore d 1 in• gen uit:ì. Nel materialis mo storico di Ca rlo Marx e di Engels, che è la premes sa filosofica del coll ettivismo 1 v 1 è quanto basta - e ne avanza - per giu stificare nell a teoria e nella pratica l'od iern o imperia lismo de lla socia ldem ocraz ia tedesca. Nelle idee di Carlo Ma rx coesistevano prin cipì di varia ori gine e talvolta cozzanti. Dalla sua prim a educa– zione rivoluzionaria, fatta su libri e dottrine francesi, il suo pensiero fu imbe vuto e co– lor ito indistruttib ilment e di que ll' ott imis mo umanitario e utopistico, fatto di remin iscenze evan geliche e di aspirazi oni profetiche e mi llena rie, che dal Rousseau in poi gli ideo– logi della rivoluzione francese hanno di ffuso fra la democrazia. Ma il nucl eo più vigoro so e nuovo delle sue idee gli venne da Hege l e si fon~– dava sul culto della forza e sulla esalta zione mist ica del fatto .:::he è sempre razionale e sempre divino . La vittoria del proie tariato e il trionfo, quindi, da lla ginsti1.ia soc iale non si deve atten dere dal la bontà , da lla piet à, da un accordo fraterno fra le classi e e gli indi vidui, ma dalla lotta e da.Ila. forza . I grandi rinnovam enti politici o sociali si conseguon o soltant o colla guerra e co lla violen z:1e le leggi altro non sono che il di– ritto de l più forte codifi cato. « Pro letari di tutto ìl mondo , unite vi > 1 vuo l dire: Prole– tari di tutto il mondo , allral ev i per la bat • taglia e per la vittor ia da cui uscir à il nuovo di ritto, il vostro d,'rillo, il quale non può essere che una conquista violenta. So bene che l'Engel s, il quale ha commen tato e ch iarito il pen siero di .Marx, ha soste– nuto in vari scritt i e principalmen te nel suo famoso ll uti•Due!tring, che la lotta di classe non "può mai confonder si colla loita tra na– zioni e ch e la for!a motrice della sto ria non è gi:l la violenza (Gewa lt) , ma il pro• gresso economic o. Basta, pe r altrç, una leggie ra deviazione, per tr arre dalle prem esse del materialismo le form e più \•iolente d'im– peri alismo ; direi, anzi, che bast a ade rire lo• gicarnente allo svolgersi de lla realt:ì storica per trasco rrer e, co me hanno fatto i socia li– sti tedesch i, dal co llettivismo ali' imperia• lismo. Infatti la vittor ia del collettivismo pre• suppone - com e insegnan o i due Maestri - da un lato lo svolgimen to econo mico e indus triale dell a classe borghese che accen• tr i ovunque nelle ma ni di poch i grandi capit alisti, o di alcu ni trusts co lossali, tutte le ricchezze e le forze econo miche de lla nazione, cosl che riesca poi facile e qua si natural e il tra passo di tali ricchezze e e Gino Bianco forze dalle mani di pochi allo Stato ; dal– l' altro una mo ltitudine pro letaria associata, con corde, consap e\"ole dei fini che vuol con– seguire, no n priva di cu ltura, pronta ad as~ sumere la respon sabilità e l'on ere del potere politico . .Ma tale tras formazione, tale pro· gresso verso forze più indus triali , più or– ganizzate e quindi più collett ive di vita non è ugua le presso tutti i popoli, non dico del mondo, ma della stessa Europa civ ile. Alcuni si trasformano e avanzano rap idamente ; altri lungamente si attardano in forme di vita economica e socia le antiquate e che s' im– pe rni ano su istituzioni conservat rici e feu– dali. Per ciò non agevolano, anzi rita rda no la trasformazione da cui uscirà necessaria– mente la s·upremazia soc iale de l proletariato . Sono un ostacolo : conviene toglierlo di mezzo. In che modo ? sollevando o per a':1-~re'"o l e~ forza quei popo li ver.so quel– l' or1di !1e .~ que ll' assetto economico e socia le che solo può preparare il trionfo della ci• vilt à democ ratica il nuo vo assetto sociale. I socialis ti tedeschi possono sostenere con buona logica che la Germania arbitra e domif!atrice incontra stata dcli' Europa, im· ponendo agli altri paesi l'industria, la scien • za, l'organ izzazione germ an ica acce lererà, quel proce sso di vita economic a, da cui uscirà irresi stibilmente il co llett ivismo. E per poco che vogliate ripensa rci ve– drete che non si tratta di un paradosso. Un altro temibile e tem uto agitato re di problemi sociali , il famoso assertore del princ ipio che la propriet à è un furto, che fece rizzare i capelli di terrore sulle teste pili ca lve della bor ghesia internazional e, G iuseppe Proudhon, è giunto , per m1 ana logo con catenarsi di idee, a fare l'apologia della guerra. La giust izia o la mort e I Tale è la legge della rivo luzione - egli ha scritto - ; e non v' è giustizia senza ugua glian za, anche econo· mica, poichè dalla disuguaglian za economica rinascono tutte le forme di ingiu stizia, e la stessa uguaglianza politi ca diventa per il po• vero un' irri sione ». Ma, si obb iettò da varie parti al Proudhon , l'uguagli!inza fra tutti gli uomini non può esistere, da poi che vi sono razze o nazion i incapaci di sollevar si ad un certo grado di civiltà. Voi non farete mai di un operaio negro l' ugua le di un bianco, di un male se l'ug u;ile di un inglese o di un tedesco. Vi sono popo li oziosi, viziosi, ser• vi li, inerti , da cui non si avr à mai un la• voro met odico e ut ile: ora uguaglianza di diritti suppone uguag lianza di dov eri. Ebbene - rispond e il Prouclhon - queste razze inca– paci di sollevar si al concetto di un dovere soc iale illumi nato dalla scie nza e dal la co– scienza do vranno sparire : sar:umo o assor· bite o distrutte. Vivranno co si soltanto i popo li veram ente civi li e l'ugua glianza fini rà col trionfar e. Ora lo strum ento più eflìcace per assoggett are e distrug gere le razze infe– riori è la conqu ista violenta. E _il comu – nista Prou dbon fa ne i due volumi pubb licati nel 1860 sotto il titolo: La guerra e la pace, una lirica es:dtaz ione della guerra. E, badate, egli era coerent e. Quando dell a gius tizia e dell'ugua glianza si fa una cosa sola, la Forza deve sembrar e essenzi almente giusta e la guerra fa da giustizier e. Benissimo, dicon o gli imperi alist i tedeschi: noi siamo d'accordo e possiamo tender e frater– namente le mani agli avversari accaniti di ieri. Questo è appunt o il nostro pen siero: queslc/ vog liamo e inseg niamo noi : i po· poli più colti, più disciplinat i, più energici debbono instaurare il regno della uguagli anza e de lla civilt à ve ra, assoggettando, assimi• Iando o distruggendo i popoli inferi ori, i popoli più incolti o ignoran ti. Vi fu una civiltà e un impero romano nel mond o e !-i ebbe la pax romana : vi sarà do mani un impe ro ed una pax germanica imp osta co lla forza delle armi, e voi, pro letari tedeschi, avrete ogni van tagg io da ques ta supre mazia armata del vostro popolo . L 1 impe rialismo inglese aveva già afferma to qualco sa di simile. Badate - diceva agli ope– rai inglesi - il famoso uomo di Stato John Cham berl ain - de putato della proletaria Bir– mingha m, da un forte pro tezionismo che pro • tegga contro la conc orr enza de ll' Europa e pri n– cipalme nte della Germani a, le industrie fe. 687 derate del!' Inghilterra e del suo impero co– loniale, voi trarrete un no tevo le aumento di salari. Ora il protez ioni smo è una forma di imp erialismo, e se esso pu_ò arrecare danno alle industrie del cont inente, tanto pegg io per l'Europa: voi dovete cercare l'utile e la ricchezza dei paesi anglosassoni che è ric– chezza ed utilit à anc he per voi. Ed Enr ico Corradini diceva in una sua con· ferenza: < Non so lo il naziona lismo non avversa « la democrazia, ma si consus tanzia con essa. « Nel mondo internazionale, fferma la gue rra cc come mezzo per aprire il camm ino al e supremo ord ine di tutti i valori : la na– c zione: ali' interno afferma la democrazia, e non nega la lott a di classe e occo r « rendo affermerebbe la rivoluzion e violen· • ta • (1). .i\fa sen tit e il Reimer, l'arrogante e pedan te autore del libro Ein Pa11germa11istisc!tes Deut– schlaml, con ch e intrepida inso lenza dichiara essere dir itto e dovere del proletariato te desco di ripud ìare ogni alleanza co l proleta riat o strani ero. Voi aspirate ad una m iglior e co n– dizione economica e morale ? eg li scrive : è gius to, è dovero so : ogni popolo come ogni individuo forte aspira ali' indip endenza e alla potenza. Ma per chè all ears i cog li ope rai di raz~e o di nazioni inferiori ? Abbandona te l'internaz ionalismo ugualitari o che altro non è se non un catto lici smo malsano i attuate un internaz ional ismo germa nico e riconoscete per fratelli e co m pagni i soli Ger ma ni di sangue sparsi negli altri paesi de l globo : la comu– nanza di razza è in fatti il principio essen – ziale de lla vera uguaglian za democratica. Dal mat erialismo all'id ealismo. Or gogliose follie, si dir:ì, da cui il col– lettivi smo marxista può e deve tenersi immu • ne. .Ma la necessità storica è più forte di ogni teoria. Nel 1 848 Marx ed Engels partecipa• rono cogli scritti e coll'o pera alla rivoh1- zione che sconvolse in quell'anno quasi tu tta l'Europa: ebbene di fronte ai conAitli violenti che scoppi ar ono allora tra slavi e tedeschi lungo tutta la front iera orientale de lla Prussia, la loro azione fu r~cisamen te pange rma nista. La teor ia che la civiltà tedesca è superiore a quella slava e deve perciò essere difesa con ogni mezzo, fu allora sos tenuta dal Mar x nella Neue l?!tei11ische Z eiltmg di Colo– nia. Nel 190 4 al Congresso socia lista interna– zionale dì Am sterdam ci fu chi propose fran – cament e diVieti e coercizioni severis sime con tro queg li operai d'alt ra razza (negri, cinesi , giappon esi) che accont enland 0si di mercedi mi nim e in condi zioni ai vita av– vilent i, intra lcian o l'organiz zazion e e il progresso degli operai più colti e civili . Non si ebbe il cora ggio di dh:cutere quella propo sta che rinne gava cosl ape rt:tmente il pr incipio della solida rietà pro letar ia interna · zional e, ed essa fu rimandata agli uflici per studi superio ri ; in altre parole fu sepo lta. li par tito soc ialista tedesco - abb ia esso cosc ienza chiara della cosa: vog lia o non voglia confe ssarlo - guarda ora i pro– leta riati delle altre nazioni europee con occhi pangerman isti, fa ricadere su loro quel giudiz io di inferio rità co n che l' Eu– ropa resping e i popo li mon goli o negri. Uguaglia nza non può esistere che tra pari di forza e di cultura, di ene rgia e di co• sciem.a,di diritti e di do veri; perchè dov remmo noi pospor re la prosperit:ì e la ricc hezza dell a Ge rma nia, che è pro sperit à e ricchezza J ell'o peraio ge rmanico , al bene ssere dell 'o• peraio inglese, chiu so ego isticam ente nel cor– porativi smo utilitario dell e 7rades Uniom i dell'o pe raio france se, guasto e ri'finito dal – Palcool e dal vizio; dell'oper aio italiano, impul sivo, indi sciplin ato, incolto, talvolt .l analfabe ta e spesso - forzato co m'e sso è ad emigrare fra popoli piì.1ricchi - krumiro per miseria ? Asser virl i economic amente e se si può anc he pc liticam en te all a Ge rmania, altro non è che un affrettarne la educazione , sol· levarli alla nostra altezza di organizzazione, di cultura, di coscienza. Non facciamo ci illu sione : non si facciano {1) E. CO RRADI NI. Naeionalismo e democrncin. Roma , r rovcnzani, 1913, p. 15.

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