L'Unità - anno III - n.19 - 8 maggio 1914

L' UNITA' m:Hina da guerra. Levate i punt elli delle .&ovenzioni, dei compensi di navigazione, d ei premi di costru zione, levate le forni– tur e dello Stato, e vedrete che cosa rcst::i della industri a mari ttima ital o-medit crr:1- nca-mondiale di P::iolo Orano. I discendenti di Enea, gli eredi di Rom.:i, di Venezia di Genova e di Pjsa e di altri consimili romp i– ~c:itole, non sono neppur c:1paci di. ... pe– scare i pesci nel loro mare, se è vero che I' industria della pesca produc e da noi solo 25 milioni di lire, e ci rende tributari dcl– i' estero per 90 milioni di consumo in– terno ! Ma intanto b dottrina del pelandr onismo italico fa frac::isso e fo proseliti. Il Mezzo– giorno non ha più da sciorinare fra i mirti e i fiori, le sue tr emende miserie : basta che aspetti la resurrc i.ione dei comme rci med i- 1erran ef. E non e' è neppure bisognò che per far risorg ere i commer ci noi costr uiam o navi, o iniziamo linee di navigazione, o por– tiam o liberamente e alacremente le nos tr e iniziative sul mare . No : bas ta che un cen– tinaio di vecchie caffetti ere si affann ino da un lido ali' altro del Medi terra neo, a patt o che co ntinui amo :1. paga rle a· peso d'oro, mentr e Pao lo Oran o ci gara ntisce che un giorno o l'altr o tutto deve ven ir a finire nel Medi terraneo . Sdraiamoc i dunque al sole e aspettiam o che gli inglesi, gli ame ri– cani e anche i giappone si ci portino qui le loro navi, i loro canti eri, le loro officine , le loro miniere, i loro dollari e le loro sterline. Tanto la storia si risolve nel Med iterra neo e la civilt à mondiale non è che un' app li– caz ione dell' « idea storicn, itali ca, mediter – ranea •· Con questa bella sicurezz a, possiamo asp et– tare tu tto il tempo che ci occorre rà. u. r. La megalomania. La 111egaloma11ia (mania delle gran• •dezze) è un fenomeno psicologico a cui può andar soggett o, con app licazioni di– verse , tanto un indi vidu o quant o un po– polo. Amerei non essere fraint eso. Kon voglio dire che sia un difetto, che anzi è un dove re patri otti co, reclamare per la propria nazio ne quel posto che, in mezzo alle altre, le spe tta natur alment e. Se il posto è grand e, tanto meglio ; si sapp ia conservarlo int egralm ente e farl o ,·alcre. Il male si verifica quando il pa– tr iott ismo si vuo l far consistere nel pr e• tendere che la propria nazione, a soddi – sfacim ento di ,·anagloria , var chi, non solo il limit e della pr opria potenzia lità, -e di ciò che le si acldice nelle sue rela– zioni con gli altri Stati , ma anche di que llo che, ten ut o cont o dei suoi int e– ressi perman enti , le conviene agog nare. Prestand o atte nzione ai discorsi poli– t ici che, in It alia, si odon9 ri~t ere in tutti i con,·egni e ritrovi dei ce ti di me– dia c~ltura . norl può Sruggirc a nessuno che quei discorsi hann o per argoment o. non già le qu estioni int erne, nè le ammi – ni~trativ c, nè le finanziar ie. ~n s1 -§ua si • scn1prc la politica estera , le alleanze, le comb~naZio1ii.~1ip!0m~tichc,_·1 · guerre pÒs– sibili , le rettifi cazi oni di confine che ne conseguirann o e cos l via. Da tali appa renze alla induzi one che se ne suol trarr e, esse re cioè la nazione italian a tutt a quant a' bcmèosa••e smà– n:ant c d~ liti ca estera intrapr cn– dc11lC e a, ·,·cntur osa, non c· è che un I asso. Eppur e balza agli o chi cli chiun que non si appa ghi di sole appar enze ed ab– bia molto contatt o col paese rea le, che il silenzio, in pubbli co, di una part e nu• mcrosa delle classi colte, cagionato. sia da ind olenza. sia da ripu gna111..a a.Ila di • sput a, sia da tim ore, in alcuni , di ren– dersi mposs ibili per certi pubbl ici in– cari chi, non basta pcr chè sia lecito de– sum ere il pensiero di tutti gli italiani colti , dal linguaggio di coloro che so– gliono più di frequente far udir e la pro• pria voce. E riguardo poi al ce to di n1i11or cultura , che alimenta la cosicletta politi ca da f!}__ffè, non bisogna dim enti– care che gli italian i sono naturalm ent e immaginosi, am anti dello spe tt aco lo, a,·idi di emozioni , e che gli argomenti di poli– tica estera sono qu elli che meglio si pre– stano ali' appagament o di quelle dispo – sizioni d' animo. Più un ' idea appari sce · grandi osa e att a a soddi sfare i clesiderii i quali, finchè risiedono nel cen ·ell~ uma no, non hanno limit i nè incontr ano ostacoli, più essa riesce gradit a. Fra du e progett i ideali , di cui uno si presenti più sedu cent e dell'a ltr o, pcrchè non si do– vrebbe preferire il più sedu cente, pos to che si suppon ga no entrambi di facile ese– cuzione ? Se a parità di peri coli e di sacritìcii, la pa tria ave sse libera scelta fra una esistenza mod esta, raccolta e ri– spétt àra, è un'es isten za iM·ece gloriosa, temut a ed imperant e qua l mer av iglia che molti la bram ino temuta , gloriosa .,..cd imperan te ! Egli è fuori di dubbio •che in Italia un uomo di tato , il qual e j sapcs se procacciar e materia di forti emo- 1.i~ni determina te dalla politica estera, erigerebbe a sè ste sso un piedi stall o sul qua le non potr ebbe mai sa lire chiunq ue /altro che, a forza di senn o e di abilità , fosse pervenut o a pr ocacciar e alla pat ria I più ordina to e il più prospe ro assetto ,!pt ero ? che mai si potesse desiderar e. Ma ciò, ad un patto , noti si bene, ad un patt o sottint eso. Bisogna che quelle -emo– zioni non irhplichino nè alcu n peri colo scrio, nè soverchi sacrifici, a meno che si tratti della di fesa della pat ria. Su questo punto i governa nti bad ino bene di non cr~are illusioni a se stessi I Ora siccome la politica ·estera bellicosa e in– trapr endente non si può concepire se non accompa gnata da pericoli e da sacrificii, cosi non si venga a di re che gli italiani siano davver o i faut ori di una ta le po– litica . Gli italia ni sono un popolo imm a– ginoso cd intelligent e, ma nè bellicoso, , nè megaloma ne. Imma ginoso abba stanza JX'r da r facile asco lto ali" sobillazi oni dei megalomani ; int elligent e abba stanza per arrestarsi davanti alle conseguenze a cui lo condurr ebbero qu elle sobillazioni trad ott e in atto, tostochè le conseguenze anz idett e diven gan o palesi. I veri megalomani in It alia sono po– chi in realtà : ma ciò che nessuno po– trebbe negar e si è che oggi figuran o come legione, e sono riu sciti ad impor si alla classe diri gent e, indu cendo la gent e 1 di media cultura a sca1nbiar e rnegalo– f mania per patri otti smo, e tenendo na– scosto alle moltitudini contribu enti , il più che hann o potut o, gli effetti inevita• bili di qu ella tendenza. Stefano Jacini : Letture ra~comandate a chi vuol farsi una seria coltura sui prin cipali e improrogabili pro· blcmi della nostra politica interna : GIUSTINO FORTUNATO, // 8,,f,.. soglorno , lo Sia/o lla llano; FRANCESCO PAPAFAV A, 'Dite/ anni di vi/a it.liana, 1899-1909; ANTONIO DE VITI DE MARCO, 'Ptr il Mt r.r.ogiorno t ptr la libtrlà <ommtrcU!t ; - 'Ptr an programm~ di ar.iont dtmo – <rali<a. GHINO VALENTI, Stud i di polilica agraria. L' OPUSCOLO della "Voc.e ,. su la Qutsliont meridionalt. Il 2° Opuscolo cieli' Uni la e il 20 Opusc ulo della Voce dedicat i al Prote1lonismo. A. DE VITI DE MARCO e G. SAL– VEMINI, li R, gimt doganale dtHa Libia. Comt siamo andati in LibiJJ. St udi r:ic.-– colti a cura di G. SALVEMINI. I nostri abbonati posso no otte· nerli a prezzi ridotli , facendone r ichiesta alla nostra Ammin istra· zione. 1noBianco .L'amministrazione scolastica provinciale . I.a nostra scuola. un a s1mf><1llrn t rnlau sa11te rir1sta, clu traila , prob/en11dd/a swol a popo– lar, se11za r1d11rh tutti alla q11rst,011e drgl, sii• pt Ntl1 t delle prns,0 1ti de, maestri, t se11z·ac:er 11ulla da t•edtre co,i certe tfltre riluste professio - 11ah , d e so110a seroizio della b11rocrt,tia mi11er– vi11fl tm clir, <01:i sopra/11110, q11a11do si d,inu o m·it rit 1 0/11:,o m, ril', pubbli ca 11rl 1111mtro del 15 aprile 1111 impor t,mle articolo sui dijtl li dtl Con– sigl,o scolllsltco provù1àa le erralo dalla legge Dtm.·o-Crtdt1ro, o meglio proposto c:011parecchi d1/t1u dal/ ' 011. Da11eoe ptgg,ora to fi 110 ali" h1- ve1o~m11lt dt,lr 011Credaro. 1:.~ questo ,m argomento deg110 de/I(, 11uusi mt1 1 altu1.1io11e. Prima di procedere ali,, creazione di 11101 1 e istit11:i~11i scolastiche, occorrerti ri– prtffc.',,/rt ;,, rAtWU! la cnmposi1 io11,i e il J 1mzio– naH 11l0 dtlla ;,,tera a,,1111i 1tstra1io"e scolll– stica craala dalla legge del 19 11. e st m /t caria, Sl't!'.:::la, mrllul a ;,. grado t[1 ag, rr r caceme11te e rap,dam t nle. Perciò r,te11iamo opf'(Wtimo ri– prodi,r~e lt osun: azio11i de La nostra scuola. I.o 1Stat o ita liano ha creat o, con la legge 4 giugno 1911, n. 487, un ent e nuovo, e l'ha mes.'Kt vicino .:,1 Comune amministrativ o, con• servando d i questo i difetti, e lasciandone da part e i pregi. Il Consiglio Scolastic o, che dovrebbe ammi• nistra re le scuole dei Comuni più poveri e più ,trasc urati , non ba migliorat e, ma peg– giorate le condizioni di fatt o in cui si tro– vava l' ammi nistrazione della scuola. Per i rap porti che inter corrono - specie nella par te finanziaria, e per la nomina dc' suoi componenti - fra il Consiglio Scolastico e il ~·)mistero. si tra tta di ammini strazi one di– retta rlc.llo Stat o, il quale non cont rolla sol– tant o gli atti del Consiglio Scolast ico, ma con Ci50 coope ra . Nessuna spesa può essere, di fatt o, sosten uta se prim a non otti ene I' appr o– vazione del '.\linistero della P. I. e di qu ello del Tesoro, il •1uale fomisce i fondi; onde l'app ro– vazione non ha lo stesso cara tte re di que lla richic~ta 1 1>e:rle spese comunali, ìn qua nt o l'en !:2,a.,utarchico Comune provvede col proprio alle spese stesse. e il contr ollo, a cui pur e è soggeu o da parte dcli ' aut orità tut oria , rap– presentant e 1· ingerenza governat iva, è poggiato nCCC6&1riamcnte su basi giuridiche dh·ersc. l. ' ammini stra zione scolastica provinciale è ammini strazi one discentrata si, ma esercitat a dirottam ente dallo Stat o ; e siccome al Condo cli ~ cstn a1111ni;1i~ir~zio ne contribu iscono i comuni soggetti, la legge ha lasciat o nel essi il diritto <h rappresentanza . So non che. nean– che a farlo a posta , i membri componenti di nomina \:lett iva, sono in num ero superiore a quelli dì nomina regia ; superiore senza pos• s1bilità dì equil ibrio ; poiché rtolto il n. Prov– veditore, I' Ispe ttore add ett o all' ufficio SCO• lastico, il direttore della Scu6la norma le, o altro ca po istituto o insegnan to che lo sosti• tuisca e i '2 membri nominali direttam ente dal Mmi!Jtro, fra person e residenti nella pro– vincia che ab biano SJ>eciale conoscenza dc l– i' istru zione elementa re, si tra tta di pe~ ne che, o sono nomi nate dai Comun i (quattr o membtl per que lli am min istrat i dal Consiglio Scolastico, uno eletto dai Comun i aut onomi ; uno in rappresentanza del Comune capoluogo della Provincia) o dalla Provincia (eletto dal om,i~lio Provinciale) ; o coi Comuni sono in r-1p1>01·t1 di dipendenza {dire tt ore delle scuole e~ • ntari dc.I Comune capo l. de lla Prov. , due mscgnant 1 eletti dai colleghi, pure della Pro– vincia , e che nella grande maggioran1.a dc.i casi sono su lti fra quelli del capo luogo). Cosi· che a cinqu e ra ppresentan ti direLti del Go– verno, la legge pone di fronte dicci rappre– sentrrntl diretti o indiretti dei Comuni ; e men. t re si dove va sottrarr e la scuola allo flutlu a- 1ioni delle tendenze politi che, e crCftrlc intor– no '"'un amb iente sereno e sp~io nato, si è la– sciata l1l balla delle compe tizioni locali pron te ad acctnders i ad ogni questione che si pre– senta E a me ~ già capitate, di do, •er essere tt"St11non10, in periodo elettora le, delle pres– sioni che oi: tentava di esercitare sulle dclil>e– razioni d1 un Consiglio Scolastico nel caso della m, titu1.ione di una scuola in un comun e, la quale do\·cva essere uno dei titoli dì bcne– merenu cli un candidato poht1co. Chi poi conosce, per poco anche, l'inva• <lenza dei comuni ma.i§!ori, sa quanto ~ tomi e possa. tornare al buon funzionament o della scuola e alla giustizia distri butiva, I' in• tru sione di fatt ori politic i nelle determina zioni di un ente che dov rebbe avere la sola funzione tecnica e c'l,e dovrebbe obbedir e soltnnto alle voci dcli' interesse effettiv o di tutti i suoi ammin istrati , e nel caso concreto, ali ' int eresse super iore della scuola. Chi ha un po' di pra– tica S.'\ che i Comun i maggiori (e la legge consente che i rappr esentanti dei Comuni mi– nori sieno scelti fuori del seno dei Consigli che li amminist rallQ) riescono sempre ad avere dei loro a rappr esentare i Comuni minori ; e sa che essi rapprcscntiln ti riescono pur e n far par– te di tutt e le commissioni deputat e allo stu dio dei problemi scolastici. Valga , per esempi o, la distribu zione delle somme assegnate dalla legge 191 r all'edi lizia scolastica : chi può oscr• citar e maggiore influenza otti ene di più e su– bit o perch~ il bisogno viene misurato dalla importan1.a dei mcu i che richiede per essere soddi sfatt o, e dall ' ef!icacia della ingcrcn1.a di chi si ~ assunt o il compito di sostenerlo, non dalla natu ra sua, e da lla sua relativa im1>0r– tanza . E come alle b.'\nche il ricco ott iene fa– cilmente le centomila li.re, e stenta ad ottenere le cento lire il povero - non ostante le garan– zie che offre - cosi riescono facilmente ad ott enere i gJ'08si mutui le città e i centri 1nag– giori per fabbri care costos i e lussuosi ed ifici quando a<l essi potr ebbero provveder o con mezzi proprt o la scuola pot rebbe continuare a resta re ar>crta. se11.a. pregiudi zio delln salute degli alunni per qualch e anno an cora nei lo• cali in uso ; e non otten gono i mu tui piccoli, i comuni pib analfabeti e più poveri , che non possono assumersi il cari co di una spesa scm• pre proporzionalmente molto rilevant e prov • vedendo per proprio conto , e che devono con– tinuare a tener chiuse le scuole per manc..'\n1.a di loc:\li o devono lasciarle in tane poricolnnti dove il conta di no delle pingui pianure lom– barde stenter cbbo a ricoverare le mandre . Ruig cro Donghi. in llna ietter.1 su • L' istru – zione popolare in Italia • (1) 6n da l 1874 3\ • visava che la riforma a cui importa va att en– der e, prima di rendere più strett o l'obb ligo dc li' istruzi one, prima di migliorar e le con– dizioni dei maestri primari col mero aum ent o del loro stipcn<lio o per via di c1ueslo, prima di promu overo nuove inchieste sulle condizioni delle scuoio (a propos ito delle mastod ontiche stati stiche annuali 11I), la prima e pH1 impel– lente r forma doveva rh ·olgersi all'ammin ist r,1- zione pub blic.1, la qua le avr ebbe dovut o di– ventar e per l'ade mpiment o degli uffici, i qual, rispett o ali' insegnamento popolare le sono commessi dalla legge, un instrum ento pii1abil e, pili pront o che non si trovava ad essere; e che si doveva sottrarr e la scuola popolare al– i' ammh ~i~ti::1:ionc del Con!unc, urbano o rur:1- le, sostitu e1!d~ un centr ?. ammi ~listrativ o pii 1 largo e 5kf:!l,, una maniera di School-"Ooard, con.Simile a c1uello istituito in Inghilt err a, creando intorno ad esso bilanci similari e con• formi, ott enendo un ente morale acco ncio a diventar e il soggett o d i pa rticolari dotazioni, acquistan do autorità compctento alla dire– zione della scuola e alla nomina del maestro· ,tor• •f"i•' del quale Ri sarebbe solleva ta la dignità, sot• tra f'ndolo all' n11torità immediat a del sindaèo e dei con.si ~lieri. ~ cmcn~ lo Stato ital iano si ~ me:s50 su ques ta strada creand o l'Amm inistnufonc Scolasfica provinci ale i sost anzialm ent e, ripeto, ha peggiorato le condizì0nÌi n cu) fa scUola sr~~ c4i"ùln trovand o per la iniziat iva dei Comuni. I la creato un organo ma.stodontico che ha una tripli ce f1111ione conservan do iden– tica la composi1.ione: di contro llo sui Comuni C'!e cOn!,Crvano la autonomia ; di ammmi– st.razione per le scuole di quelli che I' hanno perduta ; di organo contenziO'iO nelle verte117.e che insorgono (ra Comuni e maestri e chrct – tori nei molteplici rappor ti che ancora sussi– stono. C' ò 1>urc, in Italia, un altro orga no che ha duplice funzione : la Giunta Provin– ciale Amminist rativa. l\la quando si riunisce li) Vdl 0 •9'•ni, Ufl.i u// J P. I . Fi,en,,, O G. S1r11M, e:di1ou 1§;6 Volume ,-, P' C• 41.Se KCi ,

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