L'Unità - anno III - n.18 - 1 maggio 1914

SOi La libertà della Il monopolio e l.t crisi nella scuolA. Chiud evo le mie osserva zioni sui rapporti tra la scuola ufftciale e la scuola privata rile– vando che il vero ostaco lo alla reale libertà dcli' insegnamento non consiste già. ncll' ipo– tetica sorveglianz a esercitata dai provvedi – tori, o anche ncll' ob bligo degli alu nni istrui ti privatame nte di sostene re gli esam i pubblici ; ma bcn sl nel fatto, che per av er lo Stat o as– sunto l'onere di fornire l'istruzio ne media grat11itame11te a tu tti coloro che la desiderano, è qua si imposs ibile, normalmente , che le fa– miglie si rivolgano all'insegnamento privat o, che dovrebbero p."lgare di tasca propria. Orbene, quest o stato di cose, non solo viola la libertà dcli' inSegnament o privato, ma mett e nello stesso tempo lo Stat o nell' impos– sibi lità di sodd isfa re adeg uatam ent e ai biso– gni della coltur a. Avviene anc he di quest o, comp d'og ni altro monopo lio, che la produ– zione monopo lizzata è inferiore per qualità a quella che si avrebbe in regime di concorrenza . Non esito a sostenere che una delle cause principali del disord ine e dell' insufficienza della scuola media deve ricercarsi appunt o nella pretesa dello Sta to italiano - che pur non riesce a soddisfare adeguatame nte ai bisogni primordiali di molta pa rte dei cittadi ni - di fornire gratuita mente alla borghesia la scuola poste lemen tare. t noto infatti che i peggiori ma li da cui é afflitta la scuola media - difficoltà di reclu– tamento selezio nato degli insegnanti, facchi– naggio degli ora ri eccess ivi, disord ine delle classi aggiunte ccc. - derivano dal fatto che lo Stato non offre ai suoi insegnanti cond izioni di vita tali da at trarre nuove forze all' inse– gnamento. ed è cost retto quindi. per man– dare avanti comunq~e ·' 1a bar ca, a sfruttare 6no all ' estremo limite poseibi le l'ope ra de– gli insegnanti già in servizio, profittando dello stato permanente di b!sogno in cui qu esti si trova no. È cosi forte tale necessità del di– sor dine scol.i.stico, che qu esto è sta to anche codificato nel progetto di legge Credaro , man – tenuto nelle sue linee fondame ntali da ll' on. Da.neo. Giacché per riordinar e la scuola media ufficiale in mod o serio, organic o, definitivo , ed eliminarne radi calment e i più gravi difetti , man tenend o il regime della porta aperta a tutti, occorrerebbe una spesa enorme, che nessu n ministro della P . I. oserà mai pro- . por re. U fabblaogoo odia acuoU. medJa. Proviamoci infatti a calcolare certo senza pretese di esattezza matema tica , ma con l'a p– prossimazione che basti a trarr e le conseg uenze - qua le spesa occorrere bbe pe r mettere la scuola media in grado di funzionare norma i• mente. La prima necessità é che ogni cattedra ab– bia il suo insegnante di ruolo, stab ile e respon– sabile. E siccome esisto no, att ualmente circa 9000 cattedre d' insegnamento medio, così do– vrebbero esserv i altret tanti insegna nti di ruolo, con una spesa annua comp lessiva - quando sarà completam ente attuata la legge Credaro– Daneo , che importa uno stipen dio medio cli L. 4000 - di 36 milioni di lire. Ma i nuov i stipendi saran no insufficienti a rich iamare al– i' insegnam ento il numero necessario di aspi– ranti : tant o è vero che lo stesso progetto cli legge si impernia principalmente su un ma gsio re sfru ttamento degli insegnanti in ser– vizio. È chi conosce la scuola media sa che le condizion i in cui oggi si svolge l'ufficio cieli' insegnant e sono tali, che solo un ' irresi– stibi le vocazio ne - su cui non può fars i si• curo affidament o - o dei forti allettamenti economici posso no attrarvi quella quant ità di energie nuove, che perme tta di fare Ja scelta. È vero, infatti , che l'insegnamento medio of– fre qualc he partico lare vantaggio, come il non breve per iodo cli vacanze estiv e, le abba• stanz a freque nti vaca nze durante l'ann o, e principalmente l'ind ipendenza morale e poli• tica che, volendo, si può conservare più che nelle altre prof essioni. Ma nello stesso tempo tale ufficio im porta oggi cosi largo dispendi o di energ ie fisiche e morali, da diventa re uno dei più faticosi e logoranti. L ' UNITÀ Scuola media. Chi parla di lavoro per 1rnasola me.tà dt.ll" ann o, di orari bassi in conf ronto con que.lli de.gli altri impiegati ccc., non ha mai conosciut o una scuo la media, o non l' ha mai capita, Gli insegnant i di più forte fibra e di tempera – mento più equilibr ato si sentono accasci ati cd esausti, dopo cinqu e ore filate di le– zione a scolares che affollate e, per lo più deside rose solo di perdere e di far perde re il tempo e la pazien za. Inoltre, l' insegnante medio non ha, normalm ent e, alcuna prospet – tiva di car riera, nè a lcuno dei vantagg i mo– rali, come ono ri6ccnze ccc., che se ad alcun i· sembran o trascurabili, esercitano tuttav ia non piccola attrattiva sulla genera lità. Quindi, se anche la carr iera de l'' insegnant e fosse parifi– cata con le altre che richiedono tit oli cqu ipol- ì:: lo Stat o in grado cli comp iere un tale sfo rzo ? o si può spe rare che ne acqui sti la ca pacità in un avvenire non tant o remoto ? Credat j11daws Ape/la .... - Eppure , senza qu elle riforme e quella spesa, la scu'ola media cli Stato, nonostan te tutte le pili o meno bene arc hit ettate riformett c didattiche, non risponderà al suo scopo . Che è qua nt o dire , che insisiendo nell'attua le sistema ciel mono– polio stata le, non si farà che consacrare dcfi– nit ivam~at~ 4\ fallimenio de lla scuo la media. Uaa quatioae di equità sociale. E qui sorge una questione pregi udizia le. Se anche lo Stato avesse la possibilità e la voglia di fare un cosi grave sforzo finanziario , sarebbe qu esto giustificato da l fine ? In altre parole, ha lo Stat o il dove re di spendere tutt o ciò che è necessario per dare un insegnamentò medio lenti, resterebbe sempre meno attraente; e • e raz ionale a tutt i coloro che lo desideran o ? perché ali ' insegnamento non vengano mecca – nicam ente sottratte t utte le migliori forze, occorre che almeno eco11omicamu1te esso pre– senti condizio ni più vantaggiose di altre ca r– riere. Occorre inoltre ricompensare il dispen– dio cli tempo, di lavoro int ellettuale, e anche di quatt rini, cui è tenuto anche fuori della scuola I' insegnante per tenersi al corrente della vita scientifica , per rin frescare la propria colt ura, per partecip are alla vita sociale sl da pote r portare poi nella scuola correnti sempre fresche di pensiero e di ver ità, non la semp lice ripetizione meccanica dei suoi imparaticci sco– lastici. Tutt o questo, che pu re~ condizione sine qu.a non per un reale rinnovame nto della scuo la media, non si potrà otte nere con gli stipendi della legge Credaro-Da nco. Occorrerebbe al– meno uguag liare la condizione economica de– gli insegnanti con quella delle carriere meglio ricom pensate , per es. quella elci magist rat i. sl che, partendo da uno stipend io iniziale di 3000 lire, I' insegnante, con aum enti trien nali e quadriennali, giungesse a 6ooo lire in 22 anni, ciò che darebbe uno stipendio medio di 5000 lire per ciascu n insegnant e, e una spesa tota– le, per i 9()00 insegna nti che ora occorrono, di 45 milioni. cioè 15 milioni più di ciò che ora si spende, e ancora 9 milioni più di ciò che si spenderà dopo attuata la legge Credaro – Daneo . Ma non basta. L' insegna mento nelle scuole medie va male anche perché le class i sono ple– toriche . Con 40 e più alunni per classe, e con insegnamenti frammentar i di due, tre, quat– tro ore settima nali di ciascu n insegnante nelle singole classi, non si ha il tempo mate riale neppure cli conosce r per nome tutti gli alunni. t molto se si riesce ad interrogarli due o tre volte in un trimestre; non si posso no rivedere le esercitaz ioni scritte; tan to meno poi si può attuar e quella cura individ uale dello sviluppo int ellettiv o d'ogn i singolo alunno. senza cui l' insegnamento resta in gran parte privo cli efficac ia. t pac i6co, tra i competenti, che una classe non debba oltrepassa re i 25 alun ni. Sic• ché, non più ()000 insegnanti occorrerebbero , ma circa 15 mila , e la spesa sal irebbe a circa 70 milio ni I E an cora. Anche quando lo Stato, per una inve rosimile ipotesi, si disponesse a sac rifi– care sull'ara del sapere 40 milioni ali' anno più di adesso, non avrebbe risolto il prob lema. Bisogna ricordare, infa tti, che, secondo le sta..– tistichc dcli' ultimo decennio, la popolazione scolastica si accresce regolarmente cli 6ooo alU11- ni ogni a nno: per cui ogni anno occo rreranno, per classi cli 25 a lunni, 240 insegna nt i più dell' anno precedente, con una maggi ore sp esa annua di 1.200.000 lire, e cioè , mett iamo in 25 anni, altr i 30 mi/i o,1i i quali aggiunti ai 70 iniziali, darebbe ro la egregia somma di 100 milioni che lo Stato dovrebbe spendere sol– tanto per gli stipendi deg li insegna nti ! - Se poi si tien cont o di ciò che sarebbe necessa rio per migliorare le condizioni dei cap i cl· lsti– tuto1 del persona le di segreter ia, del personal e di servizio ; per i loca li necessari allo sdoppia– mento degli istituti ple torici ; per I<: palest re che non esisto no ; per i gabinett i, biblioteche ccc. si potrà intendere qua le enorme spesa occor • rcrebbc per risolvere un a buon a volta il pro– blema della scuo la media ove si voglia tener fermo I' attua le sistema di farla accessibile a tutti. Una risposta esaurie nte richiede rebbe un lungo discors o su la fun zione educativa de llo Stato. Mi limito ora ad accen nare che non si può cer to ritenere l' insegnam ento medio cosi indispensabile a tutte le classi sociali, e alla esiste nza dello Stato, come, per es. la giusti• zia , le comuni cazioni, l' incremen to della ric– chezza, la difesa militare ccc. Certo, lo Stato ha inte resse a che si formin o nella scuola me– dia coloro che un giorno diverranno suoi fun• idonari, e specia lmente ad imprimere alla edu• cazione delle classi diri genti un indirizz o CO?· forme ai propri fini etici . Ma a questo devono rimaner limitati i suo i obblighi. Pretende re che lo Stato apra a lutti le sue scuole medie, man . tenut e coi contri buti anche di milioni di la– vora tori che di esse non sospetta no neppur e l'es istenza, é voler alleggerire le famiglie della borghes ia agiata daU' onere di istruire i loro figli a proprie sres~ . scarica ndo I" onere stesso su tutt i i contribu enti. ricchi o poveri , abbiano o non abbia no diretto bene ficio da lla scuo la media. È insom ma, una delle più ca• ratteristiche manifestazioni del protezioni smo econo mico che la classe detentrice del potere politico esercita a proprio vantagg io. La .oludocc. t tempo ormai di ripiegar le vele . lo ritengo sia van o sperare una seria riforma della scuola media, finché lo Sta to continuerà ad acco– gliervi tutti ; e che in ogni caso non si po – trebbe ciò consegui re senza trascurare biso • gni e diritti più generali cd impellenti. E ri– tengo anche che il problema della scuola me– dia si possa più agevolme nte e giustam ente risolvere rendend o possib ile il fiori re di vigo– rose e prospere scuole private accanto a que lla dello Stato, e in libera concorrenza con essa. Lo Stato mantenga con le proprie risorse tante scuo le medie, quante ne occorrono per impri mere l' indirizzo ritenuto migliore alla forma zione delle classi dirigenti, e a preparare i futuri funzionari; quant e ne può mante– nere degnamente, con la necessaria larghezza cli mezzi , date le disponibilità temporanee del bilancio in giusta proporzione con tutte le al• tre necessità della vita naziona le. Queste scuole ufficiali restin o gratuite , e accolgano, con esame di ammi ssione e per ordine di_ merit o risul– tant e dal!' esame, tanti alunn i, quanti posti hanno disponibili: e comp letato il numero, si chiudan o scnz' altro le iscrizioni. In questo mo• do, non v' ha dubbio che le scuole ufficiali - gratuite , sfollate, meglio ord inate - saranno universa lmente ricer cate anche più di adesso; e inoltre, disponend o soltanto di un numero limitato di posti per concorso, av ran no scola• · resche veramente selez ionat e. e potranno di– venta re senza difficoltà istit uti modello, ca– paci di sfida re vitto riosamen te, per forza in– trin seca, qual sia.si conco rrenza. I giovani clesiclcrosi dc li' istruzione media , non accettati nelle scuo le ufficiali, dovranno necessa riament e rivo lgersi ali' insegna mento privato . Ed in tali mutate condizioni sorge– ranno certam ent e istitu ti privat i seri ccl one– sti, atti a coadiuva re efficacemente l' opera dello Stato e ad integra rla. La gara tra i vari iscituti privati , e di qu esti con la scuola pubb lica, sa rà fonte di rinn ova mento di metodi e <l'indirizzi ben più sollecit o e sicuro d ' ogni iniziativa sta tale . Certament e l'o rganizzazi one cattol ica cer- Biblioteca Gino Bianco cher cbbo cl' impadron irsi del rinsa nguato in– segnam ento libero. ì\la niente impedirà allo Stato, se lo riterr à necessario per la sua di– fesa, e alle orga nizzazioni il cui anticlerica – lismo non si limiti allo spiegamento cli labari nelle cerimonie bru nianc, di contro bilanciare gli aiuti della Chiesa alle scuole confess ionali on altrettanti alle scuole laiche. E. in ogni caso, allo Stato laico deve riman ere quella , eh' è la sua più sicura difesa nel campo scola– stico : cioè il diritto esclusivo di confer ire i diplomi cl' abilitaz ione profess iona le, e an che i passaggi dall ' un o ali ' altro gradino cieli' in• segnamcnt o, mediante gli esami cli Sta to cli ui ho parlat o nel precedente artico lo. G. SANNA. Il contradditorio di Venezia fra il nostro Giretti e i salariati de lla • Un ione zuccheri• è sta.to già largament e raccontato dai giorna li quotidiani, e perciò non occorre che noi ne facciamo un largo resoco nto. Ba– steranno solamente alcune im pressioni d' in– sieme. . I. - Gli zuccherier i sono secca tissimi di questa cam pagna ciel Giretti. Non solam ente sono costretti a correre dietro al Girett i per tutt a Italia per imped irgli di parlare, spe n• dendo fior di qua ttrini in biglietti di viaggio e in tr asferte alla daque protez ionista ; ma i tumu lti che essi provoca no per fare ostruz io– nismo al Giretti , servono alla camp agna anti • protez ionista più di qualunque propaga nda , per richiama re l'attenzio ne pub blica su le loro ladrerie. Ecco perché la Tribuna e gli al• tri minori organi della ladreria zuccheriera a f• fermano che questi convegni sono inutili, che occorre evitarli , ccc. ecc. Motivo per cui bi– sogna contin uare ma camb iando tattica : non più cont radittort con gente pagata per non discut ere, ma com izi in cui gli ostr uzionisti a pagamento sieno messi a posto dalla massa del pubblico. II. - Dei giornali , che han da to i~reso– conti del contradittorio, i più settariamente e spudorata mente mendaci sono stati la Gaz– zetta di J/enezia e la Tr ibuna: la prima • con– servatrice •. la seconda • democratica •· Gli af– fari sono gli affari - direbbe il prof. Aducco, direttore dell' • Unione zuccheri •, e bastan o essi soli ad unir e in do lce concordi a gl' intc• ressa.ti e i salariati dei medesim i, ad di sopra di ogni apparente ed ostentata divisio ne po– lit ica. 111. - I venditor i di zucche ro al minuto sono accorsi nume rosi ali' adunanza , ed hann o aderit o con fervore alla campagna di Gire tti . Bisogna lavorare molto nelle cooperative di consumo e nelle associazio ni di esercenti, che sono clementi perfettamente dispost i alla lotta antipr otcz ionista. Caratteristico a dim ost rare il gran da fare, che si dàn no gli zucche rieri contro la propa – ganda elci Giretti, -~ qua nto scrive la Gazzetta ,o mm erciale del 25 apr ile, il benemerito gior– nale che ha promosso il convegno e cond uc-:– nel Venet o una ottim a campagna contr o il protezio hismo. • Il convegno - scrive la Gazzetta ,ommer– cialc - era ind etto per le 3, ma alle una e mezza una trenti na cli • zuccher ieri • con alla testa il veneziano Giuseppe Curie l, rappre – sentante della , Ferra rese •• presentatisi alla sprovvi sta agli uscieri della Camera di Com· mercio, si impos sessarono - e questa presa di possesso è un indi ce - dei post i avanzat i, attorn o al tavolo della presidenza. Entraromo questi signori con biglietti incettati - è una sua confess ione fatta a noi - dal sig. Curie) ; e anche questa incetta è un indi zio. Da S. Vito al Tagliamen to, dove lavora uno zuccherifi– cio. da tre fonti diverse . ci furono domandati So (dicia mo ottanta bigliett i) e da tutti i cen– tr i agrari del veneto , ci pervennero più di 500 richieste . Non parliamo poi degli • zucche• rieri • prop riameAte eletti e dei loro amici, che per ogni via cerca r6ito e trova rono bi– glietti, tanto da poter far partecipa re al con– vegno gente di ogni classe: avv ocati, giorna• listi, impiegati , e qualcuno an che che per consta– tazione generale, aveva le spa lle quadrate come quelle dei nostri lavora tori del porto •· Come si vede.q uest' anno i • cost i di produ• zionc • della Un ione zucche ri sub iranno un rialzo.graz ie alla propaganda del nostr o Gi– retti, perché la Unione zuccheri dovrà. impo– star e nei suoi bilanci segreti , oltre alle spese necessa rie agli sbruffi giorna listici, anche que lle per pagare i biglietti di viagg io, le diarie e le grat ificazioni ai suoi salariati che corrontJ die– tro al Giretti per I' Italia urlando e facen do a seggio late. Ma la Unione zucche ri ha già provveduto a far fronte alla spesa: lunedl 20 april e aume ntò il prezzo dello zucc hero di due lire al qu intale, e giovecll -z3 di altr e due lire. l Oram ai, assorbita la Pont elongo, essa è pa· clrona dcli' Italia e può fare i prezzi che vuole.

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