L'Unità - anno III - n.6 - 6 febbraio 1914

~::.tensi \'a cd arretra h . Il periodo e.I' oro della \'ig na sembra\'a ,·olcrc inta cca re la rigida cos ti– tu zione lat ifondisti ca. co::.i come foce per esem– pio nelle pro\' incic della Puglia; ma il protez io– nismo naziona le al'rcstò a tcm po~i mile provvida t ra.;;forma zionc ag raria, e fra gli altri suoi \'a nti si può dare anche quello di avere contri – builo a mantener e l'immobilità agri cola della Sicilia. J=>osto oggi il problema dell a trasforma – zione dell e cult ure, eh' è poi il prob lema del latifond o. ò cf'rt o eh' esso - rebus sic :sltrn!i– b11s - appn rc insolubile. Con tariffe dogana li e ferroviari e proibitiv e qu ali oggi vigono a danno della Sicilia, con una man ca.117,.a d' in-i– gazionc che rende a leator ie coltiv azioni im– portanti come qu elle del!' agave e del cotone (colt ivato ogg i fati cosa mrn tc e fruttu osa mente eia pionieri), con una quasi compl eta man can za. di notizie scientifiche sulle poss ibili cultur e ~icilian e, - ~ chiar o che il proprietari o, il quaÌ e abbia un capitale qua lunq ue, debb a preferire altr e rendit e sicure all e tra sforma– zioni di esito incerto. EsistC> a Pa lermo un istitut o scientifi co il qual e, coi pochi mezzi di cui d ispoueva, ha ~tucliato alcun e cent ina ia cli piante adatte alle condizio ni de lla Sicilia, scoprendo, per esempio, l' adattabi lità a l clima di Pa lermo e la conven ienza economica dr lla coltivazion e dell a • ficus clastica •• la pianta de l caout couc, il cui prodotto - esaminato dalle officine Pi– relli - é stato cons iderato superior e a quello dc li' Algeria, cli Giava, e inferiore solo a quello di Borneo. Naturalmente, poiché un istituto scientifico si é dato il lusso di fare delle ricerche uti li, già. si parla della sua abolizione . I denari ser– vono per le inte rm inabili forti ficazioni venete, e per gH interminabili argini emiliani, ed al– tre inderogabili necessità milita ristiche o ri• formisti chc. Frattant o gli eroi .con tinuer ann o ad inn ar– fiarc il coto ne con le secch ie ; contin ueranno a buttar via il seme di cotone da cui l'ignoran za naziona le vieta cli est rarre l' olio con lo scopo di tog·liere una concor renza ali ' olio d'oliva, ma con I' effetto prati co di ùirn inuir c l' cspor– t:lZion e e il com mercio ; frat tanto le altr e piant e resterann o nelle re lazio ni dcli' Istitu to colonial e p Jlermit:rn o; e il latifondo sarà abo– lito da l cica leccio dei mini stri del re. E il da• . zio sul grano continuerà la sua devastazione .. 1 Governo cred erà d i ave re esegu it e il propri o dovere verso la Sicilia dich iarando di tant o in tant o ch'essa é una nobile reg ione d' I– talia. E i siciliani crede ran no di avere esp resso la propr ia rivolta , eleggendo Nunz io Nasi . Eh no: il dov ere civile dei siciliani sareb be quell o cli studiar e i problemi della Sicilia e tentar ne la risoluzione. Vedremo in un pros• simo artico lo ciò che i siciliani hanno chiesto allo Stato e non dovevano chiedere e ciò ch,e do veva no fare e non ha nno fatt o. NI COLÒ FAN CELLO . Letture raccomandate a chi vuol farsi una seria coltura sui princip ali e improrogabili pro– blemi della nostra politica interna : GIUSTINO FORTUNATO, Il 8'fe g– goglorno e lo Sfato Italiano ; FRANCESCO PAPAFAVA, <JJ/eci anni di 'Vita italiana, 1899-190 9; ANTONIO DE VITI DE MARCO, Per il Meg.agio rno e per la libertà commerciale ; - P er un programma di a~iope demo– cra/lca. L'OPUSCOLO della "Vo~ ., su la Questione meridionale. Il 20 Opu scolo·dcll'U11 i/à e il 2° Opusculo della J"ocr dedica ti al Prote zionismo I nostri abbonati posson o otte – nerli a prezzi rido tti, facendone richiesta alla nostra Amministra– zione. L'UNITÀ Il Convitto e i C'è un as1>ctl o de l compl esso proble ma ed u– cati vo, che i nostri gove rni hanno fin'or<l tr oppo trascurat o, cd è il Convitto. Una qua ~ 1:intina cli Convitti naz ionali sono disseminati lungo la pen isola, ma senza alcun criterio di equa distribu✓ione, senza alcun riguard o alle vari e esigenze loca li. Ne mancano int ere re– gioni, e se nç incontra un a dozzina in un' al• tr a ; ne man cano centr i importanti ssimi di stud i, e li trov iam o in cer te citta du zzc remote , dove pare non debbano a\·ere altr o ufficio che c1ucllo di servire da posto di pun i,done a i fun– zionari e agli scolari. Vivono in omagg io a tra diz ioni sto,·iche, tollerati dal Governo pcr– chè costano poco o nulla , qu as i i'gnoti al pub– blico, fuori di qua lunqu e partecipazio ne a lla vita nazi onale . Di nazionale non hanno che il nome e la dipcnden1 .a burocra tica. r no– st1i dir ct1ori spir ituali , che siedo no aUa Mi– nerva , non hanno mai avuto tempo di doman – dar si se c:ssi credano al Convitt o, alla sua efficacia ed ucativa , alla sua. utilit à sociale . E per conseguenza non han no mai pot uto g"iungcre a qu esta conclusio ne, abba sta nza fa. cile : che se non servono a nu lla sono troppi , e se servon o a qualche cosa sono troppo pochi ; che nel prim o caso è meglio addi rittura sopprim erli e libera re il mini stero cli una Di– visione inutile; nel secondo caso bisogna ri– formarli , e infondere loro nuova vita, cosi eia metterli in grado di compi ere davvero una fun zione util e socialmente e pedagog ica– mente. Ma la politi ca itali:rna ha una sua nat urale avversità alle soluzioni nette e prcci:se, ed ha invece alt retta nta simpatia per le posizioni medie e per i ra bbercia menti provv isori. li bene per la sagge zza prati ca dei nostri gover– nanti è cont inuar e a fare come si è sempre fatto. E cosl i nostr i quarant atrè convitti na– zionali con tinuan o a vivere di una med iocre vita senza infamia e senza lode. No n si può dirç certo che vadan o ma le, che non ci sia or• cline e disciplina, che manchino persone atte a diriger li con amore cd inte lligenza. Ma non si può nemmeno dire che i Con vitti naz iona li sia no pari a lla loro missione. che il Governo abbia fatt o qualche cosa per metterli in con– dizi one cli rispondere a qncll' alto ideale edu– cat ivo, che in essi si dovrebbe attuare . Il persona le è num ericamente scarso. com– posto in g-ran parte di stu denti uni versitari che salutano con gioia il gio rno della liberazione, in cui possa no aprirsi una strada migliore nel mondo. Ed è natura le che così sia : stanno abba stanza ben e econom icament e finché sono giovani e possono .idatl a rsi, confortat i da speranz e futur e, .id esse re dei collegiali. Ma guai se col p.issarc degli .inni vien loro la ma· linconica idea cli essere uo mini e di non con– tentar si delle scappat e eia collegial i. Dopo quattorclic _i anni rii car riera un istitu tore con tant o d i licenza licea le ha 1800 lire all ' ann o e ca mpa pr rchè il C01witt o gli dà vitto con ·alloggio a prezz i cli favore: ma non varcherà mai i fo:stigi delle 2ioo annue anc he se viv rà quant o ì\latu salem. Qualun q11c graffia cart-e che a bbia conseguita in qu::ilche modo una licenza tecni ca, giungerla pur sempre alle 3000 lire. E anc ora : qua!unc1uc altr o pur misero im– piega to ha <;Cmpr c una ~pccie di sta to giuri – dico, ha un limit e per qu anto gravoso cl' or.1.– rio. sa qu ali sono le ore cli lavoro e le ore di liber tà. L' istitut ore non ha stato giuridi co, è alla cort ese mercè del superiore, che gli clil libertà cli stare e cl' anelare quando pare a lui. che gli fo e gli rif:t a suo piacere i turni c1· orari o. Egli ~ di servizio qu ando man gia, qu ando don ne, q uan do p:L'-:--eggia; può lavo – rar e a nche 2,1 ore o non far niente. Il Ministero un gio rno pensò che era neces– sario migliora re il personnlc degl' istitutori, ~J imp,>se i concorsi. Nessuna mcr:iviglia che i concorsi andassero deserti. Allora, visto che non c· era chi volesse far <1uel mestiere per cosi magri stipe ndi. pensò che I' unica era fare economia ccl abolire anche q uesti ; e creò i tir ocina nti che sa rebbero poi elci supplenti , che prestan o servi zio col solo compe nso de l \·itt,o e dcli' alloggio: tutt o qu ~ to con gran gioia çlegl' istitu tori di ruo lo, su cui grava I~ Convitti nazionali. rcspo nsab ilit:l dei sup plent i cd il lavoro deg li istitut ori che non ci sono. lo non dirò che s•· ist it utori in genere man. chino cli cultur a c·ct' int ellige nza; hanno cul– tura pari e superiore ad altr i impie gati che sono molto meglio tratt al i e retribu iti. ì\la cert o non basta nè l' obbli go cli una licenza. liceale nè un concorso con esa mi cli pedago– ·gia (!) e di diritt o ammin istrativo a creare un · corpo d' i:stitu tori, che siano atti alla fun• zione educativa, a cui dov rebbero essere dc• stinati q uelli che si chiamano i Convitt i <lella Nazi one. E se pur e qu esti giovani hann o in– geg no e cultura pari al loro ufficio, pa ri al si• gnificato etimo logico della bella par ola istitu – tor i, non hanno e non possono ave re, nelle pr~nti condi iio ni, nemmeno il sen ti men to della dignità d i qu esto loro ufficio. Es.si non si sentono , di fronte al mondo, istitutor i d' a– nime; essi sent ono che lo stesso Gove rno li tien e in conto cli sorveg lianti, di assistent i e niente pii1. Sicchè, conclud endo, non è verament e il caso di rivol gerci un' altra volta la domanda che ci siam o posti in principio: qu esti Con• vitti debbono esse rvi o non esservi ? lo credo di sl. Ne lla maggio r parte dei Con– vitti il num ero degli alunni tende a crescere cont inuam ente: ad es. nel Convitto di Ge– nova si dove tt ero rifiutare par ecchie domande d ' am 0 missionc. Dov unque una costante preoc• cupazione dei Rett ori è l'ampliamento cd il migli orame nto dei loca li. Ora io cred o che proprio in qu esto moment o, in cui gli ordini religiosi vanno stende ndo una fitt a rete di conv itti e di scuolu, il Governo, se ha coscienza della sua laic ità, abbia il dovere di sorreggere anch' CSSo le sue scuole coi Convitti ; tutti sann o che è questo il mezzo con cui le scuo le clericali , che va lgono molto meno delle go– vernative, fanno a qu este una terribi le con• corrcnza. Io credo che lo Stato abbia il do• ver(' di offrire que sto aiuto alle fam iglie, di provv edere, dov e e quando t'e famigl ie non posso no, a qu ella part e di ed ucazione, a cui no n basta la scuola. È forse inutile aggiungere che la scuola è una forma di edu cazione, ma non è tutta I 1• ed11ca2ionc. Il vero altm11111s non è nella I 's cuola, ma è ne.,! Convi tt o. In questo tipo di socie tà int-crmcdia fra la vita e la fam iglia I è la vera prepar azione alla vita, é la vera immagine microcosmica del macrocos mo che è lo Stat o. Oltre I' insegnam ento delle var ie speciali disc ipline , infiniti alt ri insegnant i sono t poss ibili nel Convitt o, tra endone occasione dalla quotidiana osservazio ne imm ed iata di ciò che avvi ene int orno a noi, rivolgendos i a \ .tut te le manif estazi oni dc li' an ima giova nile, che restan o ignote al mae:stro nella scuola. La società del Convitt o può essere non solo cultura cicli' int elletto. ma cu!tura cicli' uom o, ha mill e mod i di operar e quella educazio ne, che con un vocabolo cli ~0ren l( irkcgaard si potr cùbc chiamare sedu zione deg li sp irit i, ha mille vie cl' inllu ire sulla volont·à , di avvivare inter essi, cli illum inar e i va lori buon i e disidea• lizzarr i falsi valo ri, che costitui :scono forse i peri coli pili gra vi de lla giovinezza : può <'Ssere insomm a scuola di vita, che serv a di londa– mcnt'o e complem ento alla scuola int ellet – tu ale. ì\la perché ta le sia il Co,w itt o, non mi na.– sconclo che bisogna rifarl o cx novo; bisog na non soltant o spe nd eie, ma saper spendere bene; bisogna l',aper errare degl' isiitutor i, che siano verament e tali non solo nel corpo ma nello spirit o, non solo nel nome ma nc!J' azione idea le ; bisogna infin e spendere non per soffo– care la vita dei Con vitti sott o il peso della bur ocrazia, ma per porre quelle condi zioni ma teria li 1nigliori e più adatte pcrch è lo spi– rito \ i,·a cd illumin i. BA1.1J1:,,.o C n;u >.:--o. Sono in vendita presso I'Amm. poche collezioni del 1912 al prezzo di L. 15 per gli abbonati e di L. 20 per i non abbonati. Gino Bianco 457 IL SOVRACCARICO No11 so se sia colpa d1 uomint <> per colpa dcli,, prdagogia. M a al mi11i:-lero dt/1' istr11,:io 11e pul;biica domi'lla questa co11vrnzio11e: d, c f ap– pr m dere o il non appr endere. t' itrscg 11are bene o male, 110,i sia q11estio11e di qm,lillÌ, 11011 di· p anda. dfll valo,:; dello spi rito, ma sia sempl i• ccmc:nlc questione di qua11titti, dipenda solo dalla mim a co11c11i s· :'.nsegua. Lo spi ri/o per la 110s/ra 1\f111c1va 11011 è atlivit!i, ma è nur!cria i nerte, 11011 libera spm,tau ei fà. di c·rea.:i?nl! , ma p r()(/otfo pa.ssivo di comb i11a– zio11i ; I' i11scg11amr11to11011 e rijil"ssicmc sul come dcli' a!livit~t spi,,ifuale, ma scic11za fa rma~eu- tira delle dosature. • •r •••:u •.,,. E,i erCO ~Pi egata I' ultimn circolare sul so• vrau ari(;o inlt lfett11t1le, ovverosia lei ullimll ri– cetla farmac eutica e<mtro le i11digesfio11i di sltt– dio ,. d ' ù1seg11ame'1lo. Alcm1 i uomini ù1lelligtnti , fra $1ti I' Emam li , avevano area to di por/ar e la d1scussio11e .mila possibilità della rid11zio11e dei programmi e de• gli omr i. E la discu ssione era seria. N ella cir– colare su l sovraccarico, in vece, dei pr ogrllm mi non si fa f'llro!a, ma si commi ·11a,io ·noie di de– merito a quegli ius egnanti, i qual i, avendo pii– lacas(I degli scolari ciuc hi , fossero obbligati a. far li lavorar, a casa pi1ì d' mi' ora al giorno . A dir il vero, 11011sard facile stabilire qual e media di compili e di lezio,1i corri.çJxmda all'o,a di lavqyo a domicilio, prescritta come g iusta misura ~dagogica del be,i i,iseg11are e del bene stud iare. In questa difficolld gl' iuseg-,,anti. buo,ii e catti vi, trovera,1110 il baluard o per co11tm11are a fi,re come prima . l'irfa d'altra parte quella stessa diffico/ld sarà r arme dei ragazzi fosu.ffi– cieuy e dei relativi padri di famiglia , che l' on. Credaro vuole . ad og,ii costo co11ciliare col/a scuola e colla pedagogia, menlre essi 11011 vo– gliono altra co,iciliazioue che col dipl oma. Ev identemente, dopo la circolare Credaro voi 110,i in contrer ete pi1) 1111 rag11uo stupido , del . quale 11011si: possa affermar e che è stato islupi – f di to dal troppo sllldia re. Ed an che le occJ11aic \ e le stanchezze mallinal, : sara11110ejf ello del sovraccarico intellellua/ e e del lropp o pugnare ~J;.oHlro la si,i/a ssi Ialina e contro gli aorish greci. Ed evidentemente basta la sovra,mu uciata antit esi d' i,1/erprelarione su!/' ora di lavoro fm i11seg11a11te e palerfamilias , e, dimoslrar e tutta /' ame tJità della 1111oi•a ricetta far maceutica. Qualche Presù/e intellige11te pe11saua da ,w pezzo~ se il Preside J,a pr oprio da essere solo il burocratico del Lieto , il segretario cap:> del Collegio dei Pr ofessori , se la sr,a direrione d~ve proprio limitnrsi a scrivere o far !Crivere, secondo i casi , i voti sulle fmgelle, tener conio delle iscrizi o11ie delle poliuc delle tasse, meglio è tornar e alfa, professio 11e cerio più int elligente deil' i11seg11are, " cedere il posto di Pr eside a:l 111: ragion iere p,msiv twlo . Ora però a,icJ,e il Pr eside avrà mm / 1111zio11e alta111e111e sp iritullle. Sarà il protofa m u,cisla della dosatura pedag o– gica. f?i m1magurnl e ,1 m,rà'ti f:"';, rocresso delle scuole ilalia11r, quando il Preside raccoglierà i11 uu diario il num ero dei compiti e dr.Ile le ::ioni assegnate 1fo ranle la setti mana ) Sani 1111a stat ,sllca a cui, come a tutte le sta!isticJ,c, si fa rà dire q1ullo cl,e si vuole, ma avremo l' or– din e. la simmet ria ; e quest.o è l' im porta nte. Ed il Preside avrti ancora 1111' altra fu nzione intelligente : sorvegli are che i professo ri fa c– cian o studia re il libro di testo, e nir.11le p i,ì , che 110n vi aggiungano nulla, che non vi tolgmw nulla . che ri n11uzi110 ad og11i velleilci di rielabo• rare 'llel lor<> sp irito la materia d" i11segnam c11to in modo dr, farn e spfr ito f,er i suoi scolari. che si burocrntiui no, si /itielli no, ·si agguagli no. di• vc11ti,io sempre pi1ì macchine se11.taorigi 11alit1ì e seuza, vita propri a. Sarei d' 01a im1m1zi ollimo preside quel tale p rofe ssore antiveggcnte, cJie già molli a11111 fa . aveva ridolfo lr sue spi egazio ni e segnar e ,,,, suo 1,bro di testo con questo tfJ111me11to: e Qui si s//ulw, qui s1 :ompt1. Vw a I' Italia I• · b g.

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