L'Unità - anno II - n.50 - 12 dicembre 1913

L'UNITÀ Come si può iniziare il decentramento. L'ordinamento dei pubblici serviz i in It a• lia non é adatto alle nost re condizio ni, pcr– cli~ cop b.to da pa4..-Si st rani eri molto di \·ersi dal nost ro . La base dcll:t nostra am ministra– zione è ancora l'acc entramento napol eonico della ma ssima parte rlci pubhli ri servizi nelle mani dello Stato e sotto la dirC"tta azione d<'l 1x:itcre centra le. Codes to ord inamento t-, sotto diver si aspetti, pcrnicio ~:ssimo. J.a diver sità di condi:t:iC'nc fra le varie parti cl' Itali a fa sl che un provvedimf'nto util~ in una parte ~ <lannoS(l in un' i\ltra,; e produce c1ucst · altro effetto. che lo Stato r.er i servizi locali ~pende as!òlai pH1 cli ,1uanto spender eb– bero le Ammini straz ioni loca li, sia p<'rchè lo Stato manca delle conc,sr.cnzc spec iali di uo– mini e di cose c-hc posso no sug~cri rc scmp liti– c.uioni e I isparmi ; sia pcrchò, provvedendo clappcrh1tto con critc1i uniformi , dev e per necc3sitil prendere come tipo di ordinamento quello adatto ai luoghi ove il servizio è più c-ost()Cj();sia infine perchò alb ~pesa locale ag– giung e una spesa per la dire✓.ione che parte dal centro. L'affidare gli affari di iut erc~se locale al Governo sol-to il çontrollo del P:i.rlame nt o si– gn ifica , fl('l ma ggior numnro dei cusi, far ri– solvere l1.• que stioni da c-hi non ne conosce csatlam('ntc i tcrm!ni, e aOìrlar·e il contro llo a chi li conoS<'e ancora meno. 11 r.overno, infatti , pro,•vNlc sopra tali af– fari senza conoscenza dir et ta e su rapport o di funziona ri molte , olte ignari essi pure delle condizioni locali. E c111anto al Pa rlame nto, allorchc:'-si tratta di un intcr~;; c locale , almeno i nove decimi rlei suoi membri non hann o altre informuioni , tranne q_uc!lc da te rial Go– ,•erno e dai deputati del luogo non sempre imparziali. Codesti affari cli inter esse locale o persona le, anzi ché di pubbliche discussioni. sono del re– sto ogge tto di sollecitazioni dirette cle:-glint c– ress..iti vcr<:o i l\lin istr i o verso gli alti funzio– nar i dello Sta to, <'<fanno origi ne per tal modo ad una azione qua si occult a df'I Pa rlamento !:LIIGoverno , la qu ah:: dà alla lotta politica il carattere di lotta di int crcs.">C anz iché di prin– cipi ; mette in seconda linea i grandi interessi nazionali; dà. al Governo un mezzo illegit– i:imo per determinare le correnti politiche, ed i! in questa maniera causa quasi principale della dist ruzione dei gra ndi partiti par lamentari e d{'l)a dcc.1.dcnza ciel Par lamento. Né I' acc<'ntr:uncnto gio\'a a render più salda I' unità naziona le, l><'rchè an7i ne fa setl– tirC' più a.<:pramente i pochi inconvenienti di ordine amminis trativ o. i quali sparirebbero se a i servizi di indole locale ~i provvedesse in ffloclo adatto a ciasc una loc..1.lità. Le condi zioni ora accennate, e altre molte che per brev ità ometto, consigliano qu el de– centr ament o che consisto nell' abba ndono da pa1te dello Sta to di serv izi che si riferiscono ad interess i locali, o devolvendo li a corpi lo– l'ali, o lasciandoli alla ini1iativa pri\'ata. Ta lora si dice di provvede re al decentra• mento col deferire ad Autorità go,·ernative locali servizi prima affidati alle Amministra– zioni centrali . 1\la ciò non raggiunge alcuno dei fini essenziali <!cl decentr amento; spesso anzi, date le nostre speciali cond izioni. fa pili male che bene, poichè I<"influenze par lame n– tari , tro,·a no resistenza minore nei funzionari loca li chC' nelle Ammini stra zioni centrali. ~Jolto si parla in It alia cli decentramento, ma poco o null a si è fatt o. E noi assistiamo anzi a questo singo lare spe tta colo, non solo d1 uom ini polit-ici isolati, ma di partiti politic i, i qm1li ogni giorno gridano contro la lent ezza e la mala orga nizzazione elci serv izi dello Sta to, contro l'ammini st razione dC'lla giustizia, con– tro il disordine nd la pubbli ca istruz ione, con tro le frodi negli a ppa lti governatid, e poi sostengono che lo Stato <lo,•rcbbe a, ·ocarc a ~ altri ser vizi di gra nde im portanza , come. ad c-scmpio. l'istruzione primaria e I' escn:iz.io de lle f,-rro, ·ic, e crea re perfino una erandc ban c.1.di Stato. Chi conosce la \'era condiz ione delle cose comprende che tali servizi in mano allo Stato procederebbero ycggio, co~tcrcbbc to di più, e ci condu rrebbero a gua i peggiori di quelli eh<' contristarono in questi ultimi anni la vita poli– tica italiana. Cli organismi sociali, comi."ogni altro orga• nismo, perfezionandosi. diventano più com– plicati. Ep perciò il progresso rende tal ora ne– cessario che lo Stato assuma funzioni nuove; cd io non nego ad esempio che data la csi• stenza. di lnrghc estensio ni di terre incolte int orno a Homa , in Sa rdeg na e in altre parti d' 1 ta lia, dat e le no!,òtlrc condizioni econom iche e sociali, possa essere neccs~ui o che lo Stato imprcnda esso direttamente grandi opere di bonifi c.,m cnto o ne assuma almeno la dir e• zione; come non contesto allo Sta to la compe– tenza a provvedere per la vecchiaia degli op<'rai e ad altri servizi di tal genC'rc. Però questa necessità attua le o prossima di as.c.umere nuo\'i servizi e nuovi uffici, anzic-hè nn argomento con tro il ctcccntramento, è una prova di piì1 della nccessit?l di proc.cdervi :i.r– ditamcnte , affine di non giungere allo assorbi– mt"nto di tutt e Je attività da Ì>.1.rte dcllo Stato. Ma a quali corpi locali dovrà lo Stato cede re part e dellC' sue attribH zioni attuali ? Com·crrà ceder le a corpi gi:'1 esistenti, come le Prov incie e i Comuni , o sar.\ necessa rio o util e creare ent i nuovi ? lo sono contra rio alla creazione obb liga toria di nuovi ent i : amm etto che Pr ovincie e Co– muni po-.c;.,no volonta ri:\mente unir si in con– sonio per dete rm inati serv izi e anche \'OIOn• tariamentc fonclersi fra loro: ammetto la ne• cessità di correggere molte <'ircoscr izioni di– fetto~ ; ma non credo che possa dare ubl i risultat i la creazi one art-ifici.,lc di t'pti nuov i. Gli enti che esistono da secoli, hann o perciò ~tcs..c-o ragi one cli esistC'rc, poichè hanno creat o tradizi oni, bisogni e inter essi, che non si pos– sono con un tratt o cli penna distruggere; e nel maggior num ero dei casi I' ercistenza loro ò <'fletto di cond izioni speciali che li rendono necessari. App ena formato il re!;llO d' Italia, si pensò a costit uire I<' region i come <'ntc intermedio fra lo Stato e la Provincia.; la proposta fu scartata per ragioni politkhc di altis.<:imoor– dine, cioò per non conservai e il ricordo degli Stati in cui era divisa l'It alia. Eppur e é un fatto c-hc in quei primi temp i la convenienza, dal punt o di \'ista ammini stra tivo , di creare le regioni, poteva consistere appunto nel ri– corc1o clrlle antiche divisioni polit iche, e per– ciò di bisogni, interessi e consuetud ini deri– vate da quelle divisioni. Sotto alcun i aspetti «1 già inc.liscut-ibile l'uti– lità del circondario come ent e fra la pro"in cia e il Comune. Un alb o ente int ermed io fra lo Stato e la Provincia , non avrebbe alcuna uti– lità, e anzi complicherebbe i servizi pubblici, li rcnc1crchbc pili lenti , piì1 dispendiosi e men o efficaci. J1 decentramento ad unquc elevo avere per hasc il concetto di passare agli enti esisten ti i servizi che non hanno c.lra.ttcre di servi zi di Stato. Una delle contraddizioni pii1 singolar i della nostra legislazione ~i incontra nell'ordin amento della provincia . Questa ~ l'ent e più impor – tante dopo lo Stat o, con una popola,:ione che in alcune eccede il milione e in media supera i -150.000 abitanti. con una rappr c~<'ntanza che va fino a 60 membri eletti a suffragio qua si universale, con circoscrizioni speci ali, con ga– ran zie non inferiori a quelle clcllc elezioni po– litiche; e poi a codesto <'nle non si affida in sost an1a altro compit o che quello di provvC'– derc ad una parte delle i-trarle ordina: ;e , ai mcntC"catti, e agli esposti. NC'lla Provincia di Cuneo, dove i Sl"rviz! provinciali sono bene ordinati, dove non si fanno chiacc hiere inu– tili , il Consiglio pro vincia le spedisce tutti i suoi a Ilari tenone!~ seduta tre giorni ::ili ' anno. È evidente che a corpi elettivi rapprese ntanti cosi cospic ua parte di trrritorio e di popola– zione, elett i con tanta so~ennit à e con tante gara nzil", si possono affidare att ribuzi oni motto pi,ì estese. Mett endosi per la via del clcccutra mento, vi !llarà da perco rrere un lungo ca mmin o p1;ma di giungere a l fine cli lascia re allo Sta to i soli serv izi di carattere nazionale: ma anche qui converrl\ procede re per gradi , affinchè con Gino Bianco l' aun wn to grarlunlc cli attribuzioni agli enti locali cresca la loro educazione l" <1uindi I' a t• titurline loro ad ass umere funzioni nuove . L' ol>iezinne pii1 grave fatta alla proposta di passare a lla provincia servizi ora disimpe– gnali clallo Stato, fu la mancanza nella pro– vincia <li meni finanziari, e il timorr che il decentramento aggravi la misura d{'i cento• sì1ri a<ldi1.iona li sull ' imµost-a fondiar ia, un ica ~ •.i~·at:,. <1uasi dei bilan ci fJrod nci'ali, N('He c~~1ùizlvni in c,1i oggi si trovano le finanze' dello Stat o e <!elle provincie, il dece ntrame nto non può e'-SC're accettato se non a pa tto che non alter i I<"condizioni finanziarie dello Stato, che oggi non può fare sacrifizi, nè della pro– vincia che non può nò dC\'C grava re ulterior• m<'nle la mano sulla proprie::!\ fondiaria . Anche in qu <'Sti termini il prol,l crna non I} di diffic-ilc soluzion<', hastando che lo Stato ceda alla Provincia i proventi di alc uni .;crvizi che J>OSS<\no passa1e alla pro vincia stessa, e di tanta parte della imposta fondia ria erariale quanta è la mag~iore spesa che lo Stato ad• dossa alla provincia. PC"rtal modo si può pro– cc-.icrc al decentramento S<'n1a 1x-ggiorar e le o:ondizioni finanziarie' nè df'llo Stat o, nè della provincia, nè dei contri buenti, i q uali anz i in definiti va guaclagncra,nno tutt o ciò che si rispar mia colla sempli ficazione che il decen– tram ento produce . 'còo qu ~ to metod o·. quando l'opera del dc-– centrain cnto sarà tanto avanzata che il pro– ,·cnt o della imposta sui tC"rreni sia passato per inh:ro alle provincie. si sarà elimina ta una in– cresciosa questio ne, quella della spereq uazione della imposta sui terreni fra pro vincia e pro– vinc ia. Un sommari o esame rlei \'ari ser\'izi dello Sta to prova che, senza spingere lo 5guardo nemmeno ad un futuro prossimo, fin da ora molti servi zi si possono passar e dallo Stato alle Provincie. Oggidl lo grandi correnti commercial i più non pcrcorrono le stra de ordinarie , e nessuna di queste, tranne le pochissim<' esclusivamente militari, può a\'ere piì1 caratt ere na zionale. :Manca qu indi ogni ragione !otica per disti n– gu.ere fra le strad e nazionali o le provinciali ; e anzi credo che si provvederebbe meglio e con minore spesa alla manut enzion e st radale, se alle prov incie si affidasse la int era rete stra– dale, che comprend e tutte quelle oggi dette nazionali, provinciali e comunali . Che la ma• nuten zionc delle str ad e costi meno alle pro– vincie che allo Sta to, ne abbiam o la prova qui nella nostra provin cia, dove strade na✓.ionali divenute recentement e provinciali , costano ora assa i meno di quel che costa\'ano allo Stato. Come le strade, cosl potrebbero p..1.ssarcalle provin cie i porli minori e molta part e dei scr • vizi dellC' acque pubbli che. Il servizio forestale ~ orga ni7.7ato in modo illogico e incll'tcace. 11 J:>ersonale dirig ente di– pende eia.IloSt-at.o, que llo di cnst oclia alla pro• dncia, cd ò pagato parte clalla prov incia e parte dai comuni int eressati. i quali in realtà int ervengo no in codes ti servizi unicamente per pagar e. Quanto poi alle norme sul regim e dei boschi esistenti e sui rimboschimenti, questi, per essere efficaci, dc\'ono essere adattati alle condizioni del clima , del suolo e- dellC' popola– zioni, condi1;ioni le quali variano da luogo a luogo. Che l' azio ne dello Sta to in mate ria forestale ~ia inC'fficace. lo pro"a il fatto che l'opera del rimbosc himento dà qual che frutto dove ne prese l' iniziativa la provincin ; do ve invece la prod ncia ~ contra ria o indifferente. lo Stato non riesce a far piantare un albero. i! quindi evident e l' oppo rtun ità di passa re alle pro" incc i servi zi forest ali. Alle pro-✓incie si potrebbero pari mente pas• sa.re : la verificazione de i pesi e delle misure : molli cl<"gli ar chivi ; i servizi sanitnri. eccetto quelli che hann o c.,ra ttcre int ernazi onal e; co– me ~i potrebbero affidare ni comuni le nomine degli agent i postali e telegrafici che provvc• dono al solo servi zio locale e altri !-ervi zi di tal genere. · La pubhlica istru zione ricliiedc pronti prov,·edi mcnti . poichè gli sturli sono scesi così in b.1.SSOda costituir e un vero pericolo per I' ed ucazione na1ion:'lle. Anche qui il rlcccntramento può essere uno dei fondamenti della rirorma . L'autonomia uni \'ersitaria con severi ssimi esam i di Sta to è 425 orama i l' unico rimedio alla decadenza drlle univcrsit!\ ; e quanto all'insegnamento sccon– rlari o io credo che la pa:1.c vera mente tecn iC'a debba passare alle prov incie, le c1uali sapreh– be ro meglio aclattarc le scuo le commerciali, industriali , di arti e mestieri, di agricoltura e gli insegna menti ar tistic i, alle industrie e ai commerci esi,;tenti, alle condizion i dcli' agri• coltura . e allC!tradi zioni e tenden ze arti stich e locali. Un altro lato importante del problema df'l decentramento riguarda l'inger enza dello Stato nelle Ammini st rai ioni comunali . Un gran passo fu fatto con la legge proposta da ti' onorevo le Rudinl , che rese elettivi i sindaci, e tale ri• forma app rova i di gra n cuore. l\Jolto però resta da fare; sia col sost ituire alla tutela del Go, ·erno un intervento pili dirett o deg li in– teressati. sia col deferire gli esami dei conti comunal i ad una magistratura indipendente , che potrebbe essere la Corte dei conti. come si è fatto per i cont i delle pro"i ncic. E qui mi fermo, pcrch~ io int endo unica• mente accennare ad alcuni degli <'SCmpi i pH1 e,,identi . J..'ope ra de l decent ram ento non può essere oggetto di unica rifor ma , ma deve esser(' lenta affinclu.~dia buoni risultati. Ciò che importa è di mette rsi per <1uc'lta via, abban• donando quella, seguita finora , <li accen trare ogn i i:;iomo più nello Stato tutta l'att ività del paese. L' accentram ento dei pubbli ci servizi nelle mani dello Stato è del rC"St0 conseguenza d' un sistema politjco elle ho combattut o e segui– terò a combatt ere. Cli effetti pernicio~i di co– desta polil ic.1. il paese li sente cosi a."!pramente da rendere urgent i delle rad icali riforme prr . far argine al genera le malcontento che oggi si manifesta con una grand e indiff erenza per la vita pubblic.1. e per le istitu zioni che ci reggono, e potrebbe alla prima grave occ.1.– sione manif estars i in modo per icoloso. n ri• medio allora giungerebbe troppo ta rdo. Le riforme politi che e amministrati\ e dc• vono avere per effetto <li proporzionare l':lzionc politica alle forze ciel paese. Rialza re il pr e– stigio dc:llc istituzi oni pa rlamentar i e della. mag:istratura; rendere seriamente edu cativa la scuola; restr ingere l' ingerenza d<'llo Stato alle vere funzioni sue ; ristabilire la giustizia nel reparto dei pubblici pesi; conci liare le esi– genze della finanza con quelle della economia nazionale , a,endo per fine il benessere del maggior numero dC"i c-ittadini. G1ovANNI Gr0Ll1'TI. POSTILLA Non crediate, amici lettori , che quos t' arti– colo non appartenga proprio ali' on. · Giolitti in persona. Certo quaknno di voi potrebbe sospetta r~ una mistificazione da parte nostra, quando osservi il contrasto stridente che c' i! fra il contenuto di questo discorso e tutta l'azione politica. cd amm inistrati va dcli' on. Giolitti. No n ~. infatti, umoristico , sent ire I' on. C.io • litti dcplornrc finanche .. r ingerenza dello Sta to nelle ammin istraz ioni comunali • ? Eppur e mis1ifica.zione non cc n'è. O se c'è , non è nostm, ma dcll'on. Giolitti. Qucst' articolo. eh<" sembra. scritt o proprio a nost ra richiesta da un collabo ratore perfetta• mente intonato con lo spi rito del nostro g·ior• nale, noi lo aùb iamo ~ tratto da un dii:corso pronun ciato il 7 merzo 1897 a Caraglio da.I– l' attual e Presidente del Consiglio, redu ce poco prima da .... Berlino. E lo ripubblichiamo per due motivi : 1 ° per dim ostrare c-on l' autorità di un uomo, a cui - quale che sia il nostro giudizio sulla sua politic., generale - nessuno può ne– gare una grande pratica amm ini-.trativa, che il decentram ento non ò nna « fissazione • ad uso e consumo cli soli « teorici •• ma. può di– \'cntare, solo C'he si voglia. una gra nde rifor ma attua!c , e costi tuire per lung o tempo uno ctei punti cent rali c1cl progra mma di un grande partit o democratico di f:;0\'Crno: -zo per dare un do.:umcnto c.'\ralt eris tico e sconosciuto de lla di,;involtura, con cui I' on. Giolitti ha durante la sua dta politica sempre parlat o in un modo ecl agito in un al tro. n discorso-prog ramma , che I' on. Giolitti dirà alla Ca.mera mentr e andrà st:,.mpanr:losi questo numero del nostro giorn ale, conterrà probabil -

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