L'Unità - anno II - n.37 - 12 settembre 1913

L'UNITÀ 373 GLI AFFAMATORI U rtglme dd p.aoe caro. Quando si dice che i liberisti agi tano la ban• <fiera del 11 pan e a buon mer cato• non si dice -<:he la pura verità. · Tutti san no che il grano è colpito da un dazio d'importazione di L. 7 1 50 al quintale , dazi o - dicono i protezionis ti - necessario per « pro– teggere l'ag ricolturu nazionale "· Ve<!remo poi quant o poco l'afferma zion~ risponda a verità. Per ora const ati a1110. Come tutt i capiscono, il dazio hu l'effetto d'elevare il prezzo dei grani esteri nell' interno d'Italia e quindi di permet– tere l'elevaz ,one elci prezz i dei grani nostrali fino al livello ciel pr ezzo eS).ero aum entato dal dazio e da l ca mbi o. Per cbi non n'è persuaso ecco i prezzi del 191.2. PREZZO DEL FRUMENTO IN LIRE l'E l~ QU INT A LE M ES! NEI :O.I E R C AT I ESTE RI IS I TAL I A Or11l ■11lr.tl Ora■I tlltrl -------! -- - --- -- - --- --- - -- 1------- 1--- Gennaio . .... . Febbraio .... . • Marzo. • .... .. Apri le . , ..... Maggio . . .. •.. Giu~uo . . . . . . . Luglio .. . ..•. Agosto . . ... . • Sett embre .... . Ou obre ..... , . Novemb re ..•.. Dicembr e. .... . Zl,15 Zl,80 ZZ,◄0 ZZ,15 Zl,55 22.– ZZ.– ZZ.10 Zl,50 ZZ.60 zz.zs ZO,l!O La diffe renza tra i prezzi dei mercati russo o americ ano (espo rtatori) e il merc:ito italiano -è ev idente. Ma non meno ev ident e è la difl'e– rt-nza tra. i prezzi a Londrn (merca to importa– tore, in condizioni di libeco sca mbi<") e in Ita– lia (mercato importat ore protett o). I-lo scri tto in gra sse tto le due ser ie di cifre per chè sa ltino agli occhi i bei risultati del protezionismo grn· nario . Prescindiamo dul prezzo del cambio ch'è di per sè una protezione di fatto, non sempre tra– scurab ile e calcoliam o l'ammon tare della pro– tezione concessa ai granicul tori e l'onere imposto ai consumatori . Calcolo assai semplice. Nel 1912 sono stati prod otti in Italia Q. -45.102.000. Con!i<leriam o -che trn esportazion e (quan tità minima) e con– sum o dir etto dei produttori sia assorbito un terzo c.lella quantit à prodotta. Valut azione esa- ~ gerrtta, ma è bene largh eggiare nelle conces– sion i {1). Restano dunque quintali 30.068.000 di frum ento itali ano, ~i quali occorre. ;tggiun;:cro ,qui111ali 17.896-990 e.li frum ento importat o da l– l'Ester o durant e il 1912. Abbiam o dunque qui n– tali 47.96+.990, per i quali la popolazione italiana paga un sov raprczzo approssimativo di L. 7.50 al quintale. Frumento pro- dotto in Italia . 30.068.000 X 7 1 50 = L. ZZS.510.000 .Frumento impor- tat o ....... 17.896.990 X 7,50 = L. I.M.2!7.425 To13le ... 47.g64.990X 7,50 = L. m.m.m li che significa che 134 milioni entran o nelle ,casse dello Stato e 225 milion i e mezzo entrano 11t lle casse dei feuda tari de lla terra, mentre quasi 300 milioni es<'ono ogni anno dall e tasche della popolaz ione it:aliana e, in ispcc ial modo, d.. , lle tasche della povera gente. Trib uto Cl•los• sale! Riduciam olo in moneta spicciola . Con Kg. 130 di grano si fanno Kg. 100 di farina; e 18,16 20,18 20,25 20,41 ::,: I 21,9-J 20,55 19,ro 18.99 18,42 17,01 17,82 19,42 19,65 1 9,35 22,03 21,25 20,4-4 19.25 17,31 16,82 17,01 1 5,90 da 29,25 a 30 1 25 1t 30,8.~ a 31 1 15 1t 30,50 a 31,50 " 32,25 a 33,50 1t 35,25 a 35,75 1t 33,25 a 3-1,50 1t 28,- a 32,- 25,50 a 30,50 • 27,- a 31,50 " 2 7,- a 29,75 28,50 a 30.50 28,75 a 30 1 - Jl,– JZ,– JZ.– JJ,25 35.50 JJ.50 J0,?5 50,25 J0,9() Jl.25 Jl, – Jl,75 dei parte cipant i all'azienda agi icola, è evide nte, che dal daz io non è beni:fìcato ilbrncciante , il quale anz i, è danneggiat o dir ettam ente dal maggior costo del pan e ; non è beneficato che raramen te (e più spesso è Jann eggiato) il mezzadro, il qun.le normalmente non guad agna più gr,mo di quanto consumi; non è benr.ficato, se non ec– ceziona lmente, il piccolo propri etario per la me des ima ragi one; non è benefica to l'affittu ari o, il quale sconta il benefizio del dazio nel 1>rezzo d'aflìtto: è beneficato solo il grande pr opr ieta– rio. Tenendo conto di queste e d1 altre cons i– deraz ioni, che sarebb e tro?po lungo ripr odurr e, J'..donrJo Giretti ha già d.._molti anni afferma to che non p,u d1 50.000 ag rari traggono vantag– gio dal b1...nt:fiz10 sul dazio. E po1chè ness un prot ezionista ha ma i tentato di dim ost rare il contrari o, noi poss iamo ancora affermare che il popolo 1t~huno pai;a un appannag gio indivi duale medio d1 L. 4000 ':111nuc ad 1 /GSo della popola– zione ituliana. Naturalmen te poi non munca chi cred e che soltanto In famiglia rea le possa van• tare una lista civile I L' ta tereeu degli agricoltori. Presci ndi.uno do1ll'utile dir etto che gli agri– coltori ritraggo no dal dazio e che per la mag– giorann, è nullo o muumo. È chiaro che, se il dazi o fosse aboht o, molte terre in cui oggi si coltiva grane., non sareb bero più adibi te a tale cultu ra. EJ è questo a1>punto che s1 augurano ard enteme nte tutt i gli amici dell'agri coltura ita– liana. E questo dovrebbero augurarsi molti fra gli stess i gra ni..:uh ori, cioè tutti quelli che non trag gono da l dr1z10 un reale benefizio. Se I I gra no costass e meno, essi potrebbero ad ibire la pro– pria terra :i culture più re<ltlitizie . li gra no in– fatti, nonostante la comune opinione , non è ge– nera lmente una cultura lnrgam ente remuncra – trice. In Italia la persis tenza d'un'cconomia a- con Kg. 100 di farina si fanno circa Kg. 130 di _ gricola arretrata fa s u1>porre ai più che grano pan e. Il cl~c significa che vi ha una quas i esatta -corrispondenza tm l'onere del dazio su un chilo di grano e su un chilo di pan e. Gli italiani sono ..avvertiti che per ogni chilo di pane pagan o circ a sette centesimi e mezzo di più in omagg io al -dazio sul grano. Cbt l protetto dal da:t o ,u:1 gr&.oo. Secondo gli interessa ti la protezi one sene al– l'agri coltura. Noi dicinmo che serve ai grandi propri eturi. Inutilm ente si lenta di confond ere i granicu l– tori con gli agrico ltori, poicht questi rap pre– sentnn o una min oranz a. Nel quinqu ennio tgo6• 910 il frum ento è stato colt1valo su una super– ficie medin di ettari 4.988.343 i quali, di fronte ali' int iera supe rficie • agric ola • del regno (et• tari 26.371.6o7) sono poco più di un qu into. Qu e– sto q ua nto all'es tensione. Quanto alla quali tà (1) Seco11do il cc111imt11lo dtl 1901 (•on ,1 b•nno dn i pi6 r-.een1I) la popolu i••• a,:-rko la 111periore •i ••- aaa i è: di -g.611.003. M• i, chitro cbt ao• 1,mi rice•oao fratti dd l• lt n a la n11111a• non tutt i par1ecl5M110 ali• c11lt11ra ceruli fcra, Si pe11I cht I 1orreni umln.livi (1e111plic o con piu1e legno,e ) non occu pano chlf il 51.6 •1. della suptt6cie detti n11a •Il• pto– d11i<ta• •1r.ri • • fon,u ,le, mcn11c i no•e milioni di •rnco l– iori 11 ,1fe,i1co•o 111'11rrlcoltara. 1il• ic-.ah11r1, allcnmcato del butlam • lnohr• i pre1a• •bilc cbe ooo phli di due teni degli .adilo1tl alla 1rraoica hara rlceuoo ta lario in nature. sia sinonimo di oro E l'i gnoran za collettiva giunge a tal seg no che cap ila assai spesso di sentire per ese mpio qualche siciliano, proprie~ tari o di agrume ti, rim piangere il tempo in cui la Sicilia era il • grana io • di Roma. Oggi, col cresce re della popola zione, la cultura dei cereali ha acqui stato maggiore impor tanza di una volta; ma l'esis tenza e la persis tenza dcli'• Ita– lia incolta • è la migliore dimos trazione che, an– che alle 1>0rt e di Roma, il pascolo è più reddi– tizio della cui tura a frum ento. In Italia le cultu re ph) ree.Iditizie sono le cul– ture arboree, se ~i eccettua il prato irr iguo lom– bardo. L' agrum eto siciliano, la vigna dei colli laziali danno un reddito medio superiore a quello delle terre cerealifer e di Ro111agna. Con questo non si vuol naturalm ente sostenere la necessi1à di abband onar e ovunqu e la cultura del frum ento, ma si vuole affermare l'assolu ta ed urgente esige nza di restring ere tale cultu ra alle terr e veram ente adatt e in cui ess a, come è stato più volte dimos tral o dai tecnici, può regg ere ed essere redditizia anche senza la protezione doganale. Coltivar e a cereali, come si fa in Italia, 2.941,g81 ettari in montagna è sac rile– gio. Restringere in estensione ed accrescer e in inten sità : ques to deve essere il program ma degli italiani in rappo rto alla coltivazione del o 1anco frumento e dei cereali inferiori. Solo restrin– !:lendo la super fi~ie coltivata a grano è possibi le ottenere un maggior rendimento nella coltiva– zione: tale è infa tti l'auguri o sempr e ri\•olto all'agric oltura italiana da tutti i cultori di eco, nomia rur ale, dal Ja cini al Valenti. li calvario deHa terra. I danni dir etli del protezionismo agrario sono gran di i ma i dann i indire ttisono mnggiori ancora. Si è detto cento volte ma si deve tenacemente ri– petere : le nostre montagne sono rninacciate nella loro esist enza, le nostre colline e le nostre pianu ~ re sono condannate a intr istire d'in edia. Il dazio sul grano è un'ar ma devasta trice. Creando un ar– tificioso estendersi della granicu ltura, ha contri– buito al man tenersi d' un'econo mia agricola ra– pina trice che uccide la terra nelle sue capac ità produtti, •e. Per la medesi ma ragione, il dazio ha contribuit o alla dc,•astazione dell e foreste, ch'è il primo passo cliuna catena di eventi ma– lefici in fondo alla qual e sta lo squallor e delle montagn e morte, impr oduttive, franose. Oggi si parla molto di rimboschìmenlo e di di– fesa delle montagn e ; ma non si dice chiara mente che non è pos!!libile otten ere lo scopo finchè il dazi o sul gr ano rappr ese nterà un eccitamen to alla devas tazi one. Si parla molto di latifondi e si chiede il loro spezzettament o, ma si dime n– tica di dir e che la dogana è un puntello della economia .latifondistica. Si par la moltissimo di carovivere e si chiedono provve dimenti anno – narii più o meno fantas tici ; ma si di mentica di dire che oggi sarebbe , caso mai, assai più so– stenibi le una protezione ali' allevamento del bestiame (i cui prezzi tend ono a discen~ re), anzichè una protezione della cultu ra a cereali (i cui prezzi tendono a salire). Si parla della necessità di dnr lav oro alle moltitudini rurali, ma si dimentica che la cultura del frum ento è una delle culture che richiede minor quantità di lavoro umano. Per questo noi chiedi amo l'abolizione del da– zio. Perc hè l'agricoltura e gli agr icoltori hanno, nella loro maggioranz a, un intert!SSe perfetta • mente eguale a quello de lle popolazio ni citta– dine, che protestano cont ro il rincaro del pane e di tutti gli altri generi di prima necess ità. N ICOLÒ F ANCEL LO. LA POLITICA COMMERCIALE E IL MEZZOGIORNO D' ITALIA Aatagoalaml ecoaomlcl e lotte regl oaall. L' iotercsse industriale e qu ello agri colo sono in antagonismo naturnle e necessario: vi è tra essi il contrasto che si manifesta quando un ettolitro di vino si scambia con uno o due me– tri di stoffa . Perciò esso ha fornito spesso il subs trat o econo mico di cont ese che hanno as– sunto, seco ndo i tern1>i, il caratt ere di lotte militari, ci,•1h e politiche. Cosi la campagna li– bernle di Cobden era pogg iata sulla lotta tra gl' indus triali e i grandi propri etari della terra. li protezionismo americano fu 11 trionfo cieli' in– dustria su11'~1gricoltura. La lotta in Germania e in Aus tria si svolge tra agrari e indu striali. E il pro lez1onismo ita!i~mo è stato il trionto dcl– i' intlustria sugli intcrts si agri coli. Ques ta lotta carntterizz erà un nuovo e i1111>0rtanl e periodo della politi ca italmtHI; nessuna forza potrà im – pedirlo. li contra sto, è vero, prende in Italia un ca– rattere regi onale, che non ha forse altr ove ; ma ciò dipende dalla circosta nza acc1den tal.:, che gl' interessi ind ustriali tro\'ano nel Nord la loro mag giore rnpp resentan za, e qu elli :1gncoli la trovano nel Sud. Posso anche u111111ettere che questa circostanza puram ente geografica abbia cosi gra, ,i prece– den ti storici e possa produrre tali effetti poli– tici, da impor ci, nella nostra a~itazione, spe– ciali riguardi di rnode ruzione. Ma ciò elle non posso ammett ere è la pretesa , che questo do– vere sia unilat erale , e cioè, sol tunto del Mez– zogiorno che difende un suo diritt o mauorucsso dalla legislazione, e non anch e del Noni che di ques ta legislazione si è fatto un'ar ma per c1eare a sè dei privileg i. Intendiamoci bene: un natu rale coutra sto J' in• teressi economici non si tra sfor ma e non dege• nera in conflitto politico, se non quan<lo inter– viene un atto legislativ o, che alteri arlifi c1al– mente e coattiv amer te i termini natu ra li dello scamb io, favorendo una e danneggia ndo l'altra delle J>ar ti contrae nti. Non dimenti chiamo, perc iò, che bisogna risalir e a.Ila tanffa generale del 1887, per trova re l'att o legislat ivo, che ha creat o un conflitto di cara ttere politico tra Nord e Sud. Noi, che di quella legge siamo stati le vitti – me e non gli autori, non possiamo esse r tenuti respo nsabi li degli effetti politici di un'agitazi one che, per par te nostra, tende soltanto alla r~in– tegrazione del nostro diritto e alla difesa de lla nostra proprie tà. La tar iffa del 1887. Con la tariffa del 1887 e la cons eguent e rot– tura del trattato con la Fran cia cadd ero i prezzi del vino e dell' olio e crebbero quelli dei ma – nufatti. Qui non si vogliono fare recrimin azioni vane; ma, pur riconosce ndo che i prezzi del vino , a misu ra che aumentava la prod uzione di uva, doveano scendere, per me ttersi a livello dei prezzi del grano, del best iame e degli altri pro – dotti della ter ra, non deve sconosccrs i che con questa causa economica natu ra le, cooperò alla caduta precipi tosa di quei prezzi la chiusura repentina. del mercat o francese . Inta"nto, l'applica zione da lunga mano prepa– rata della nuo va tariffa generale, aum entava notevol men~.:?i prezzi dei manufatti . Le fabbri– che cieli' Italia superiore prendevano il posto delle forest iere. Ques ta sostituzio ne soddisfa, c~va - allora soprattu tto - un sentim ento falso, ma abilmente sfr utt.it o, di amor proprio nazio• nate ; ma costava : costava sopraltutto al Mez– zogiorno e alle finanze dello Stato. Poichè pr oduuori d i grano, di olio, di vino, di bes tia– me, ecc. videro a un tratto falcidiato il loro red dito, 11ou solo i11 ragio11e della caduta dei prt.cci di vendila dei loro prodotti agricol,~ ma ancora i11ragion, dtll't1w1111/o dii prt.c~i ti cui dovtllero compera,·, da ora iu 1,oi i ma1111/atti. Ecco le du e cause di depr essio ne economica cronica dcli' Italia Meridionale. L'una è dovuta dirett amente al protezionismo fores tiero, l'altra dir ettam ente :,I protezionismo italinno i esse si sommano e produ cono un danno duplice . Poichè, se alla tariff a francese l' Itali a non avesse rispos to con una tariffa che ha rin carati i manufatti, è e,•iden te che col ijtano e col be· sti ame e col vino, sia pur e depr ezza li, avrem– mo sempre comperati più abiti, più rotaie, più filati e magari più cora zzate di quanto ora pos– siam o... Adunqu e, gl' interessi agricoli, e quind i /111/0 il Mti;.cogior,10,s0110 dive,,fati lribulori dtgf in– dustriali prottlli , pagatto le spese di guerra per conto di /ufli. Glt 1c1mbt tntrrot fra Nord e SUd. Per giustificare In loro ope ra, gli autori d ella tariff a del 1887 hann o inventata la teori a della intensificazione degli scambi int erni fra Sud e Nord, che avrebbero sostitui ta e comp ensata la diminuzi one degli scambi es terni . Qu esta teoria suppone, che le derrat e meridi onali vada no al Nord per pagare i nuovi acquisti di manufatti nazionali, com e prima andavano all'est ero per pagar e i manufatti forestieri. Ora, è vero, perchè è fatalm ente necessa rio, che lo scambio interno abbia sostitu ito lo scam– bio est erno ; ma non è vero che ne abbia com– pens ato il valoreI I rapp orti dei nuovi scambi sono mutati a nostro danno. Infatti si ha: a) da una part e, per la diminu itiva importa – zione di prodotti fores tieri a buon mercato, è anche dim inuit a la offerta totale forma ta dei soli prodotti nazionali similari, che inoltre si produ cono a maggio r costo e si vend ono a mag – gior pre zzo ; b) da ll'altra parte, per la diminuit a es por– tazi one di derrat e agricole meridi onali, ~ diven – tata esubera nte l'offerta loro sul mercato na– zional e, e qu indi inevi tabi le il loro deprezz a– mento . Questi due effetti posson o rit encNii necessaria – mente collegati e dovuti alla stessa causa; pos– sono rit enersi indi pende nti e dovuti, l' uno al protezionismo italia no e l'altro al protezionismo

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