L'Unità - anno II - n.14 - 4 aprile 1913

276 L' UNITÀ La questione demaniale nel Mezzogiorno. Acca uto nlla 111:rncan za dei c:1pitnli, alla poli• tica tr ibutuia e do ga nale dd lo Stato, uno deg li ost acoli più gravi che si op pongo no allo S\'ilu p– po dell'a;; ricolturn mer idional e è la quest ione dei deman i, In quasi tutti i Co m uni del MezzoRiorno, una part e :1ssr1i notevole, spess o la part e magg iore delle terre, non ha an cora trovato il suo assetto giu ridi co definit ivo, ma è o;.::-getto di con!rove r• sic infin ite fra il comu ne che le poss it:dc o le rivendic a , i co11;1dini che ne vogliono la qu otiz– zazion e cd i magg iori propriet;iri che vantano su <li essi! anti chi diritti di dominio. La qu es– tione eco nomicn , che è :1gg ra vata da lla meschina politica locnlc , dai pa rti ti per sonali, che, soflian– do nel fuoco degli interess i, rendono impossi– bile ogni risoluzione delle controversie è res:l più complessa e di0icile da un a quantità di pic • cole e grand i questioni giur idiche, derivanti da alcune sopra\ •,·ivenz e delle istitmi uni feuda li. Per qua nto ad nnq ue si voi,;lia aver l' occhio soltan to alle necess ità del prese nte , non è pos• sibile forma rsi un 'idea chiara della comp lessa ques tione senza richi;m1arne i precet lenti storici più vicini, T erre feudali e cfemaat. Ancora alla fine del scc. X VIII, la più gran parte della terra del Regno di Napo li era costi• tuita a feudo; ma , pc-r effetto delle lotte scco • lar i fra mon.lrc:ito e fouda\i smo, per cffelto de i nrn tamenli so pra,·venuti negli ord inam enti mili– tar i e politici e nella costituz ione econo mica , il ft:udo si era trasfor mato da istituto politico-mi– litar e in uno spe ciale istituto economico . Aveva perd uto comp iut nmente l'o rigina le cara ttt::rc mi• lita re, quind i :icc:into ai feudi nobiliar i, v'era no feudi te1rnli da :ivvocali o da finanz ieri, a cui esso 110 11 conferiva alcun tit olo e 110 11 imponeva alcun obbli go :nilit are. La succ ess ione feuda le si regolava secondo le legg i de lla successione civ ile. 11 sem plice possesso del feudo non por– tava co n sè l'ese rcizio della giuri sdizione ; ma per questo er .'.Inecessaria una speciale con<.es– sion e reg ia , clic da i tempi di Carl o d i Borbone non si dava più . Ultim i segni, che distingu essero le terre feu• <lati, erano alcune imp oste spec iali che il feu– dat:irio p:igava in comp enso dell a con cessio ne regfa . Entro ai confini de l feudo , olt re ai censu:1ri, ai li\'ellari, ai colo ni , che coltivava no per con – tratto un a pa rte dell e terre feuda li, si trovava::o anche molti villan i indipenden ti, riuniti in bor • ga te e villaggi , i tpta!i fin da l prim o medio ern, proba bilmente da epoca anteriore ali' er ezione del feudo , godev:rno i diritti d 'u so su una parte delle terre feuda li, su cui potC\'ano sem inare una volta l':lnno, folcia rvi l'erba, oppur e farvi pa scolare le loro bestie, raccogliervi legne e così via. Per la di fesa dei loro cliritti su questi demanl f eudali, i villan i dovettero sosten ere lotte fre– quen ti cont ro i feuda t :i.ri, i quali cercav a:10 di sott rarre agli usi civici le terre miglior i, recin• ge ndole di nlma , di siepi, di ripari, e tra sfor• m:i.ndole, per tal modo , nelle così dette difese . Non tutta la terra per ò era infeudata : assie– me ai di ritt i d 1 uso sui demani feudal i, i membri di molti comu ni avevano la propr ietà su alc une terre, de tte dt:wani 1111iversali, e amm inistrate in loro nome dall' un iversità (comun e). Altre terre non feuda li era no quelle, che for– mavano il dema,rio dello Si a/o ; il T avoliere di Puglia, la Sila, le ville e le b:indite del re . Que– st' ultime era no ten ute per uso esclusivo del so– vrano; il Tavoli ere era lasciato "' pasco lo e dato a cen so ; la Sila era interament e _lasciata per gli usi civici ed era in gran pa rte usurpata dai ba · roni. Su alc une ter re poi v :int:i.vano diritti d ' uso e diritti di poss~s so baron i, chiese, luog hi pii, e privati citta di ni ; ed esse cost itui vano i cosidetti doH1Ùti prom iscui. Le ter re libere, in fine, er:rn o poche : si dice– v;ino beni allodial i, se il proprietario era un pri– vat o : beni burl[ensalià , se era un bar one ; benl palr imoniali, se la libera proprietù spetta va ai comuni, ai conventi ed ai lusb hi pii . · La legge del J806. Da tut to ques to grov iglio di pro prietà libere e feudal i, di demani e di diritt i d 'uso, di do – minii promiscui dovevano sorgere in ogni temp o infinite question i giur idiche. Verso il 1Soo , 30 mila pro cess i e ricorsi er:rno pendenti da vanti al T ribunale di S. Chiara. !\Ia la classe feudale se ppe se mpr e trova re i mezzi per sta ncare l'av– versar io povero o per ottenere sentenze in suo favore. \' i furon o tullav ia, specialmente nella seconda metà de l sec . XVII I, molt i scrittori coragg iosi ed insigni che, so ttop onendo a re,·isio11e cr itica, tutta la compl essa legislaz ione, giu11sero a con– cretare una dottrina giuridi ca cd a consigliare prov\ledim enti economici in oppos izion e con la dottr ina e con la prati ca feudal e. So tto la pressionc di queste dottrine e della miseria popol are, e per la :,;pin ta esterna della rivoluzione francese, dopo i tent:itivi poco felici de l go ~·erno borbo nico e della rc puLblica part e– nope:i., nel 1792 e nel 1799, si \'enne finalmente alla legge decisi\·;:;, dett a « e\'cr siva della feuda – lità i, , ch e fu sancita da Giu seppe Bonaparte il 2 agosto I S06. li Go verno france se non pote,·a trascurare del tutt o g·li intere ssi di qu ella classe di leg isti e di banchieri, che lo a,,e vano accolto con minore os tilità . E non solo molti di costoro avevano comp erato dei feudi ; ma gli uui ernno st:iti ed era no i patroni, lauta mente p:igati, de lla clas se barona le; gli altri ne erano i creditori per gros se somm e, gar:i.ntite da ipotec he sulle tasse e sul diritti feudali. Inoltre i pr incìpi eco nomici e po• litici del Go verno francese del 1S06 - figlio del 10 Ter midoro e dell'op era napoleonica - era no molto semplici e molto couser\'at ori : rispetta re la pro prietà di qual un.-1ue genere e natura , in modo da non con sen tire che altri, che non fosse il prop rietario, potesse limita rne l'u so ; rende re libero il cittad ino per sott ometterlo alla sola au– tor ità dello Stato . Perciò, nel!' intenz ione del legislatore, la legge doveva limitarsi 1°) a libera re la terra da ogn i ,,incolo feudale, lasciand ola libera nelle ma ni di chi la po sse deva all 'atto dell'e versione; 20) re – stituire allo Stato l'eser cizio cli tutt i i diritt i di giuris dizione ; 3°) tras form;-ire tutti ì dir itti e le rendite feud:i!i in proprietà valut:lbi li in da naro ; 4°) trasform are in anittanze ed in cens i tutte le \ 1 arie specie cli co,:tratt i feudali, e renderli af– fran cabili pe r da naro. La que sttoo e dema olale. I.a leg ge mirava dunque a sos titu ire in tutto il Mezzogiorno alla prop rietà vincolata dei tempi feuda li la liber a prop rietà individu ale , in favore però, più che in danno, dc li<\classe feudale. Ma essa dov e,,;-iess ere app licata in un paes e dove il diritto del signore era ad ogni pa sso limitato da i diri tti d 'uso clei cittadi ni, dall e colonie pe r– petue , dai dom ini pro miscui. Ment re la legge diceva , in genera le, che la terra dov rà app:i.rte– ner e a chi la detiene, essa non poteva detenni– nare esplicita mente chi fosse q11es10 detentore, e dove\' a nece ssari :ime nte, nella sua ap plicaz ione, dar luogo ad una serie infin ita di contras ti fra baroni, uni,•ersità, coloni e cittndin i. Nella le1a .~ stessa si sentì la necessit:"t di saJ. w,guarda rc il diritto d'uso dei cittad ini sui de– mani feuda li, e si stab ili che , i demani appa r. tenent i ngli :1boliti felid i restassero agli attual i posse ssori. Le popolazion i conser verann o gli 11si civici e tutti i diritti che attual men te pos seg • gono sui medesi mi, fino a quan do non s:irà con altra legge determinata e rego lata la div isione tli detti demani ». Si vide dunqu e fin d 'rtllora che la questione feuda le era stretl:i.mente connessa con quella de– manial e ; e che l'unn non si po teva risolvere sepa rat amente dall 'a llr:i. T re mes i dopo infalli (1 settembre 1806) \'C• niva emanata una nuo,·a legge per cu i ~i stab i– liva che tutti i de man i, si:i.feuda li, sia di chiese, d i università, o promiscui, dovessero ven ire di– visi e tram utat i in prop rietà libera <li co loro, cui sar ehhero spe11at i nella divisione. Quanto ai demani / ,;uda/i o di enti ecrlcsù,– sliri, la di,·isione dove ,·a esser fatta fra i loro possessori e le 111i,·ersitf1, che gode\'a no su di ess i i diritti d'uso . /\ lle Universit.l dovev11 es– sere assegna ta una parte pro porzionata ai detti usi, e possibilmente pi li vicina all'ab itato , sa)vi pe rò i d iritti di colo nia o di :rnperficie, acqui– stali s11:;li stess i demanii dai citta dini, i qu rll'i dovcsa no esse re mant enut i nel posse:-so di tali diritti. Le quo1e dei tlema ni feudali, ,LS!,e:;nat e alle Universitt1, e tutti i dc111a11i unir,ersali do- Biblioteca Gino Bianco vevano esser e rip artiti fra i cittadi ni, con l'o b – bligo di co rrispond ere un c:rnon e proporzionato. Se la nat ura del de manio 11011 era acce rtat a , !a divisione do\'e\'a esegui rsi secondo lo st;-ito del possesso ; ~e però un dema nio, diviso come co – mun ale, fosse riconosc iuto poi da i mag istrati co me feuda le od eccles iast ico, la ripart izio11e mant errebbe sempre il suo ,·alare, ma il canone spetterebb e ai proprietari riconosciuti leg ittimi . I demrwii pr omis,:ui, in fine, dove\'ano esse re divi si fra le un i\'Crsità e gli altri che vi avernno diritti d'uso, in proporzio ne dei diritti di eia· SCllll0. In tal modo l' " ab olizione della feudalità 11, che al legis\a1ore era se mbrata una qu1::stione sempli cissima, si complica\':i con 1111 nu mero e– norme di questione part icolari che toccava gli interessi più vitali delle popolazioni rura li ; e l'ap – plicazion e delle due legg i, stretta mente connesse fra loro, prese nt ava delle difticolta giuridiche e prati che d'una delicatezza estrema, I DA G ll !SAL BERT f. Frammenti di vita italiana. Un sindaco rivoluzionario. Alcu ni mes i or sono, pn la morte de ll'ono – revole Bolognes e, il collegio di Andr ia•Barle tta fu ch iama to ad ele g&ere un nuovo depu tat o. I criteri, con cui il Gove rn o e le classi diri – genti del paese provvid ero al la su ccessione, si poss ono des umere da un foglio volante apo lo– getico pu bbli c:ito eia\ sindaco di Barle tt a. 11 Noi de ll' amministrazi one - scr ive il Sin– daco Notaro - con pensie ro unanime volenw10 usci re dalle locali piccole comp etizioni perso – nali , campan ilistiche, senza pr incipi e St!nza colore; di acco rdo con gra nde ra pp rese ntanza del Collegio (ml/ ' ad111u111::a non si m a11ci) di cercare !' i11tcrvt11/oanche dei clericali), si decise di imp or re una can did atura fore ste (sic}, che 11011si scompag nasse dall 'att uale f>o/ifica del Go– verno. L'avv. Rom anelli, che ass istett e alle riu– nioni, d, e è clerical e non osservò nulla quan do tr a gli altri nom i di possibili candidati sen ti pronunz iare e discut ere qnello di Giovanni Al– bano [ra dicale e massonissim o]. La Prefettura intanto cred ette di se guire altr ::1 linea di con– dott a, se bbe ne da me , per debito d 'u.Dicio, infor– mata di tutt o il nost ro movimento . Ment re noi a mezzo di una nostra commissione ottenevamo l'a de sio ne dell'a vvocato Albano , a Bar i, soltant o a Bari, si decideva , senz a '1t:m mmo i11lerrog arci, di impo rre la cand idatura d i Riccardo cav . Ceci. E ii pretese la nostra adesio ne. Dalle par ti no– stre le Auto rità politi che pretendono di farla da proco nsoli e s.i ad opra no qui ndi a man tenere sistema ticamente da noi la fornrn di go vern o assoluto sotto for ma larv at a d i gove rno rapp re• se ntativo c ad attri buire alle prefe tt ure il di– rit to di nominar e i Deputat i. In altr i termini. Il nos tro ·d eputato non dev'ess ere di nomina popolare, ma eletto per decreto verb ale de l Prefetto, come il sen atore con decreto reale : ogn i parte:::ipazionc spontane a del popolo non è che apparente, giac chè in uOici pubbli ci si co– stitu iscono comitati, si prom ettono croci e com – mende, si l'Sam ina tult o un sistema di volgare galoppinismo elettora le. L'a ut orità politica si oc– cupa magar i del rinvio di cause civili nel\' in– teresse di avvoc ati agita tori occupat i a prepa – rar e un gra n comi zio. Noi giovani , non ignoriamo non ess ere tali sis temi in uso nel seth::ntr ionc. Non potem mo aderir e alla cand idatu ra del Geci; ce lo vietav ano il nostro pro gramma , le nos tr e tende nze alla em ancip:izione del popolo, il no– st ro dir itto alla uguaglianza con que lli del nord. Fieri di noi stess i resistemm o alle press ioni di ogn i genere, quotidiane ; da lle avv ers ioni ri• traevamo magg iore forza per mantene re alta la nostra dignità, che è poi qu ella de l nostro po• polo. E respi ngend o lusingh e ed onorificenze a prezzo iniquo, noncuran ti del poteri:, nwg gior• mente ci afft:rmam mo sul nome dell' avvocato Albano. Intanto occorr eva che un comitat o pro Ceci funzionasse. :'-/on potendo ott enere che il dott. t,,,Jichele cav , Rizzi , democ r;:;tieo tin da lla nascita, accetta sse la pres idenza di un comitat o di indole e natur:i mod erato , fu aflidata !a carica presidenzial e al cav. Luigi Cafiero, che nel 1907 sentenziò grn vemente : Orm ai la posi~ione è ben dcliiu ala: i clericali di qua, i drmocraf ici di lit . Quand o l'avvoca to Albano d telegra fò cli riti– ra re la sua c:i.ndidatura. Ricorda r.do ai miei amici che, se Crei e / tlba110 erano avversari per tcmlcn~ e rispd ti:mm cnlc arislocratid ,e e dem ocra – tiche, resta va semp re ,mi co il co11celfo ideale tli appogg iare la politica allua lc del Goucmo, pro • posi di rivers ar e i nostri voti sulla c~ndidatura go vcrn ati\' a. " Fu i poco fortunato, giacchè il s~nl imcnto uman o pr evalse alb ragion politic;i, e fui soc– combe nte nella mi.a proposta "· Du nque, c'è in Pugl i;-i un s indaco riv oluzi o– riari o. Egli non vuol sap ern e del s istema di go verno asso lut o, che vuole imporre :,g!i elet• tori la sce lta dei candidati ; si vergog r,a d ie il suo p:iese non god a de gli stess i dir itti politici, d i cui so no forniti i paes i del Nord ; vuole man– tenere :1\ta la sua dig nità, che è poi quella de l su o popolo. Costui è proprio un eroe. Sol:imente q11es 1'eroe , che adopera così alte parole per rivendic;:ire la liber tà sua e del su o popolo, in rr alta 110 11 ha altra pr eocc upazi on~. che qu t1t'1a di av ere una candidaturn che non si sco mpagni da ll'att uale politica del governo; e crede deb ito d' ufficio info rm :,re la pref ettu ra di qu el che intende fare ; e dop o esse re stato trat – tato come sopra è dett o d:illa prefèttu rn, è sem– pr e pront o a ,·ota re per il candida to ciel Go– verno, per chè al di sopra di tutt e le tendenze ari stocrnti che (sic/ e democrat iche (sic) l'unico suo concetto ideale (sit:} è sempre que llo <li ap– poggi:ll'e la politica del Governo! i\ OT A BENI:: (per coloro che si doman da no com e voterann o i conrnd ini analfabe ti, e che te· mo no il finimond o da lla ri(orma elettoral ej : l'uomo, che ragi ona così, eon è cont ad ino an al– fab et:11 ma un notaro ! A:-,:c 101.o G1ov,,:-:-:--ozz1, gcr eJJ/e-,·cs{JoJJsabi/e. Flrtnze • Stab. Tip. Aldino, Via de' Renai. 11• Tel. 8-U ltIBRIDICUltTURll. POltlTICJI. IN VENDITA presso LA LIBRERIA DELLA VOCE FIREN ZE, Via Cavour, 48 M. OSTR OGORSKY: La dà nocral ie cl Ics parlis poli liques L. 5.50 F. Ol~LAISI: La dà nocralie el lesfi nm,- . 2.50 I. TAINE : Stor ia della R ivolw:ion e frm ,- cese 2 1.00 G. SA LVEMIN I: La R ivolu::ione jra n- cese {terza ed iz.) . 4.50 R. ?,.HCI-IELS : Pro/d ada /o e borgh esia m l m ovim ento sòà alisla ilalia110 . 4.00 BOLT ON KI~G: S forù, dell'u nità d'Ita- lia. 4 volum i . 8.oo ETTORE C!CCOTTI : Afoutecitorio. Uno che e' è staio . 3.00 - La question e ut('ridio na/e . . 3.50 B. SPAVENT A : La politica della de- slra GIUS. ltll.TERZll. & flGltl - Batti EDITORI No,rltà : GENTILE G. I problemi della Sco!a.sfica e U pensiero italiano , (Biblioteca di cultura mo– derna, N. 64), pp. 216 • • • • L. 3.50 Gio,·:1.nni Gentile riunisce in llll YOlume quattro lezioni d:t lui tenute nella Biblioteca filosofica di Firen1.c e che costituiscono 1111 contributo note• rn le allo studio dclb lilosofia e dclkt vita rcli– gios:t it:tli:tn:t nel medioevo. :,.;cll:t prima lc,donc, ri,·endicato a Federico Il, e a M:uifredi il merito di :tvcr d:tto grande im– pulso :tnchc agli studi filosofici, pone nei loro veri termini i problemi dcll:t lilosofi:1 scobs tica in Italia e rileva come una storia del pensiero filosofico iul i:tno tra la mct:ì del sc.;olo Xlii e l:t mct :\ dct XIV non possa essere b stori:t d' un:t filosofia che non ,·i fu, m:t semplicemente una rapprcscnt:1zionc in iscorcio di quel « tumulto di ricerca, che fu pure \'it:1 nostr:t, quando :tnchc noi cer.::t\':tlllO 11:1:1 filosofia cap:tce di intendere la gr:tnde rc:1lt.ìnuova ri\'cbt:t d:1.lcristi:tncsimo: b reaJt;i dello spirito n. Ncll:t sccond,1prende particolarmente in cs :i.mc il pensiero di S. 13on:1vcntura, di ~fattco Bent i– ,·egn:t d'Acquasp:trta, di S. Tom111: so J 0 Aquino, e ncll:1 terza quello di S. :\n selmo e tr:1c..:ia un qu:tdro ctlic:tcissimo Jell:t gr:1nde batta gli:t com – b:tttut:t e )'h:r,lut.1 dalb scoLutic:t pC'rr:tggiungcrc I.i dimostr.ni onc dell'esistenza di Dio, e all:t quale il Gent ile contr:1ppone r:i.ccor:tta trepida– zione di J.1copone J a To.!i. Xelb quart:1lezione st:ibiliscc b posi1.ione della filosofia scob ~ti.;:.1 e dcll:t filosofia moderna di fronte :li pro1'lcm.1 della conosccm :1, giungendo :1 l'aff1::n11:1ziom· del fallimento della scobst ica. CROCE B. Questioni sloriogra.ficlae. Memoria. Un opuscolo in-4 di pp. 32 • . . L. J ,50 Qucst.1 memori:1 fa seguito alle :tltrCdue; Sto– ria. a o1uu•11 ,· J~ils,· storit> (Rtri, Latcr,a, I.. 1,50} e Gm .- i t' ili.u(•ltitiont ùlw lt della filosofia dd lu sfori,, (« :\ nn u,irio della Biblioteca li!Clsofica di P.dermo » voi. Il, fase. S, 1912, B:1ri, L:itcrz:i, L. 1,oot Ec,;o il som111: rio delb mo:mori:i.: I. I.a posi– lh•ir,i ddla 5ft)r i,1 - li. L '11111a11ità ridia stf'lri<1. - lii. /_11 sco'lt11 ,· if prriodi '-.:-.t111u11lil IV. l.11 di 5/i;r;_io1:1' ;• lii di1·isfont - V, I. a slol'ia ddl,1 1111, lt 1!'1l e! fii .:.h r ùt. 0lrl1ere commlu loa! e va.glia alla Cu a Editrice OIUS. LATERZA & FIOLI, 8a,i .

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