L'Unità - anno I - n.34 - 3 agosto 1912

la legge S 1cchi, gli effclti immediati ne sono stati indubbiamente bendici; in pochi mesi in– fatti si è riuscito ad otlenere unn somma di la– vc,ro tripla o qnadru;>la di quella che s'era messa insieme in <1uattro anni; gli sca,·i in trin– cea e I.i galleria delle Murge procedono con rapidità promclt •ntt>,sicchè si può nncora spe– rare che, ove ~i riesca a supernrc la gravi dif– ftcoh:\ tecnid1~, che rendono <'Strema mente lenta l'avanzata ntlla galleria dcli' Appennino, l'intero c;inale principale possa cffettivnmentc essere compiuto per la fine dnl 1914. Potremmo dun– <1ueabbandonarci anchr. noi :,1 più assoluto ot– timismo, certi che fra tlne o tre anni le Puglic cominc<"r:1nno a bere l'arqua del Scie, e non St'guire l'avv. P. D. Pesce nelle sue recrimina– zioni sul passato; e tanto più potremmo farlo in e1uantochè ci sembra che egli insista troppo - f,1cendonc anzi in apparenza il punto centrale– tlei suoi articoli - nel deplorare che fin dal 191)2 il ministeM ZanttrJelli non accettasse la propo– sta <lell'on. Pugliese e non deliber:-isse di as'1-u• mere in economia la costruzione cieli'Acquedotto. In questo pu,1to ci sembra che egli dimentichi tre dinicoltà fondamentali che in quell'epoca si opponevano a quella propost.i: la ristrettezza del bilancio, uscito appena allora dal lungo e disastroso p.eriodo dd disovnnzi : la diOìdenza gl"nernle contro lo Stato costruttore i e la con– vinzione diffusa allora tra tutti che la costru– zione dcli' ace1urdolto dovesse costare non 125 o 1J6 milioni, ma. 200 o 250. In quelle Nndi– zioni il solo mezzo per vincere ogni difficoltà era ,quello di trovare un appaltatore che si assumes– se il lavoro à forfait ad un prezzo inferiore al Preventivo e si impegnasse di anticipare gran parte della spesa Assai men<' giustificabile è invee~ che si sia insistito nello stesso sistema nel 1911, quando la ditta a!=-suntriceaveva chiaramente dimostrato di non volere o di non potere fare 11 servizio di cassa allo Stato, e quando d'altra parte l'erario italiano non ne aveva più bisogno, poichè le sue condizioni gli avevano permesco di non ricor rcre al sic;tcma del forfait per altri lavori, come la di– rettissima Roma•Napoli, non meno grandiosi e non meno pieni d' incognite dcli' Acquedotto pu• gliese. Ma anche questo, per quanto recente, è ormai tempo pa!:tsato, e su di esso è vana ogni recriminazione. locoeott• e pcrkoll ouovf. Quelli che ci preoccupano sono i pcriroli e le incognite presenti i e non tanto c1uelled'indole tecnica, ancora insolute e su cui non si potrà dire l'ultima parola che a lavllro compiuto, quan– to e1uellc d'indole finanziaria, che potranno con· durre entro bre,·issimo tcmp:, a.I una interru• zionc cd a nuo,·i e gravi rit:m.li nei la,·ori, e che porteranno assai probabilmrnte ad un nuovo assalto all'ernrio pubblico. J\llo stnto attualè delle cose è ormai certo che l'al'quedolto si farà e che una pnrle dei lavori sarà anche compiuta r:ipidamcnte i ma è estre– mamente dubbio che l:1 Ditta Antico voglia davvero arrivar fino in fondo senza sollevare nuove difiìcoltà e senza tentare di mutare una terza volta le basi del contratto. Cl)me <"SSa in• fatti non ha mai voluto ::inticip;u·e un soldo allo Swto, anche quando J:li stanziamenti annuali erano cosi modesti da non i-wrmettcrc .tlcuna intensità cli lavoro, cosi è an ·he meno proba• bile che lo voi;:lia forc in questo momento in cui le :annu:llità di 15 milioni, paJ?;,tclc dall'e– rario di bimestre in billl('Strc, le tl:rnno il modo di la,·p:-arc con una rapid1t:\ di gr:tn lunga maggiore senza mellcrci nulla d<"I suo. Essa impiega ora giomalm~ntc da 10 ai 12 mila ope– rai ed ha ai suoi ordini un esercito cli ingegneri e di impiegati amministrniivi i ma non è molto probabile ch'essa spcnrla per tutto e1uesto pili del concorso governativo; è probabile anzi che essa s1,enda nssai meno e che risparmi r intera diflerenza tra i preui del capitolato cd il costo effctti,·o dell'opera, ch'essa costruisce diretta– mente o che dà in subappalto. Finchè il contributo dello St:ito si manterrà ilella somma di 15 milioni :1ll'nnno le cose pro– cederanno dunque abbastanza bene: la Società non darà tutta la somma di hworo che le s.t– rebbe imposta d:,lla convenzione, ma Si avrà tuttavia l'illusione che i l;.vori procedano con grande alacrità e che ci si an·icini rapidamente alla fine. Ma i guai cominctranno quando il .contributo go,·ernativo scender:'\ agli 11, ai 10, L'UNITÀ e poi :1i4 milioni annui, mentre salirà contem– poraneamente I I somma dei lavori da conse– gnarsi :ul e1>0cadeterminat,l e si doni\ mettere mano a tutti i la,·~ri meno rimunerativi. per cui cioè si crede da tutti che i prezzi del ca– pitolato siano infrriori al prc-zzo di costo. Se la Società fosse animata dalle buone in– tenzioni che le ,·c:ngono attribuite e se essa ,·o· lesse ellettiv:11nente mantener fede :il nuovo co11trntto 1 essa dovrebbe mellcr 111:1110 fin da ora a questi l:1vori che si pn•snmono meno rimn• ner:uivi, e fare in modo d1e lo scavo dei canali di diranrnzione procedesse di pari p:isso con la costruzione del canale principale. Si di.:e in– falli che appm,to in questi giorni si voglia in– dire le gare di subappalto per :ilcunt: delle di· rama::ioni, e noi speriamo che i nost1 i s1sp!tli siano subito smentiti dal fatto; ma se e1ucJle g:1re saranno rinviate o se saranno indette per il solo canale che deve ::ondurre 1':1c<1ua dalle Murge a Bari, sarà purtroppo confermato il dubbio sulle intenzioni della Uitta Antico. Si confermerà cioè che la Ditta intende compiere soltauto i 1:wori più lucrosi stnza oltrepassare mai la somma eh~ per legge le può essere im· mediatamente rimborsata ,lall'erario. Quando <1111!sto limite sia raggiunto ed tssa do,·rebbe esporsi al pericolo di arrischiMe i propri capi– tali e di garantire lo Stato, non più con la cau– ziont", ma con l'importo dei lavori non ancora pagati, essa si decidei à ad abbandonare il la– voro, o piuttosto a minacciare l'abbandono del lavoro per imp:>rrc nuove e più gravi conces– sioni. dcre il suo capitr1le, ma ollcrrf1 la concessione di urrn nuova impresa grnndiosa a quelle con• tlizioni che ad essa piacerà di imporre. li pericolo è reso nnchc più grave dall'ope• ra, volontaria od invo!ont-iri.i, di corruzione, d1c la società ,·a esercitando in tuth, l:1 regione e verso tutte le classi col concorso dello Stato e dei ra1>prcscntanti della n:,zione. Dove è tanta pletora di borghesia spiantata in caccia di impieghi, si c.ipisce che cosa rnpprcsentì l'impianto d'una grande azienda, eh~ ha biso• gno di improvvisarsi un numeroso personale tecnico ed amministrativo: ogni giorno decine e decine di lettere di deputati, scn:1tori, mini~ stri e sottoministri piovono negli unici di dire– zione per raccom:mdar l'assunzione di qualche nuovo impicg::ito. E cli ieri il caso tiJ>icodi quel consigliere provinciale di Lecce, che, dopo avere perorato con grande calore e con pieno successo la concessione delle fcrro,·ic s:t.lentine alla Dilla Antico, usci subito dal Consiglio, fu as– sunto comcsegretari:igencra}edclla nuova società ìerroviari.1, e divenne cosi potente presso l'am– ministrazione dell'Acquedotto da imporle l':ts– sunzione, ton stipendi lautissimi, di parenti cd amici, alcuni dei quah frequentano ancora le scuole secondarie. D'altra purle lo Stato non è meno imprevidente, e si serve dall'Acque– dotto coir.e di una qualunque bonifica per col– locarvi gli o;,erai disoccupati: ieri erano i con. tadini del foggiano colpiti dalla siccità, oggi sono gli espulsi da Smirne, che si raccoman– dano e si impongono alla Società dcli' Acque– dotto: e non si pensa Intanto che di tutte que– ste imposizioni la Ditta Antico si far!\ forte il giorno in cui governo e deputati \'Ogliano farle il viso dell'armi. I pochi oppositori della So- )35 ciet:i. cadono anch'essi nel medesimo errore, quando le fanno un grave appunto di non im– piegare un numero abbastanza grande di operai e Ji non parteci1,are in misura abbastanza ef– ficace .illa lolla contro Ja disoccupa7.ione. Bisogna dunque che quanti vi sono. in Puglia o fuori, i quali vogliono sinceramente il npido compimento dell'Acquedotto col minor danno dell'erario nazionale, non solo te11gano gli oc– chi bene aperti, ma si adoperino a cornhattere le manovre di chi vuole montare ed irretire la pubblica opinione. Non si tratta di cC1mbattere la Ditta Antico e cli preferire a priori la co• struzil)nc in economia, ma di guardare le cose con un senso realistico, senza lirismi pili o meno interessati: ur.a società di bravi genovesi farà sempre i propri affari, e li pOtrù anche fare onestamente ; ma non si è mossa certo per puro spirito di altruismo, per il semplice pia– cere di donar l'acqua alle Puglie assetate. Se questa Società manlerrà fede ai patti contrat– tuali del 191t 1 e \'Orrà poi concorrere, in gara con altrc-, all'appalto delle fognature, niente di meglio: per la sua speciale ori;:ani1.Zazione tt>C· nica cd amministrati,·a e per gli studi che i suoi ingegneri han potuto fare essa è effetti– vamente in grado di offrire condizioni pili van– targiose d'ogni nitro appaltatore. Ma se il nuovo nppalto dovesse essere il premio cd il correttivo dc-Ila mancata consegna dei lavori dell'Acquedotto, sarà mille ,•olle pre– feribile che lo Stato corra l'alea della costru– zione diretta e rinunci a trattare con un appal– tatore che ogni quattr'anni riesce a modificare in proprio vantaggio le basi del contratto. G. L. Dei due pericoli ci sembra assai più proba– bile e-più grave il secondo: non che la Società possa essere assai spaventat.1 dai danni a cui si esporrebbe col ritardo nelle consegne o con l'abbandono del lavoro: le prnali comminate L'Italia e la Cina contemporanea. •dalla legge non superano in tutto la somma di due milioni, ed il capitale versato dai soci con– tro cui potrebbe rifarsi lo Stato nel caso im– probabile di una lite vittoriosa, arriva soltan• to ai 13 milio1li. Ma la Società preferirà in dubbia.mente la seconda strncla, che le sarà indicata e facilitata dal precedente pericoloso della legge Sacchi. Come avvenne nel 1911, cosi non è aflalto improOabile che anche nel 1914 l'inadempienza della Società assuntrice sia buon argomento per rinnovare il contratto e per con• cederle nuove agevolazioni e nuovi favori. Quandl) l'acqua fosse arrivala al di qua delle Mur,c:e e fossero acuite con ciò le speranze e le impazienze delle popolazioni pugliesi <"d in particolare del capoluogo, che possiede già la condutturn interna, la minaccia dell'abbandono dei lavori pro,·ocherebbe indubbiamente una grave agitazione popolare, di cui la Società s~• prebbc subito approfittare per rh·crsare tutta la co 1 pa del ritardo sullo Stato, che non ha ancora pron•isto in ;alcun modo a risolvere il problema prelimin:\fe e pregiudiziale delle.:fognature. Il problem.1 delle fognature. t questo delle fognature un argomento assai grave, ma di cui si parla troJlPO da qualche mese a tjUCsla parte, tanto dn lascinr credere che il problema dell'acc1uedollo sia ormai com– pletamente risolto, o che per lo meno esso passi in seconda linea di fronte a quest'altro proble– nrn ben più gpwc e pili urg<'nte. lngenu:11ncnte o per partito presto si cs:1gera la portata dei lavori, mostrando la necessità che ogni piccola cittadina delle Pu~lie abbia <-on l'acquedotto una rete completa di fognatnre i si sp;wentano cosi i Comuni che non potrebbero in alcun modo sostenerne la s1>esa, e si prcwoca una nuova agitazione perchè lo Stato si accolli l'o• nere cieli' impresa colossale; e cpinndo qualcuno climostra chr, soltanto col c:1pit·lli1.1.:-ire la spesa rhe oggi sostengono per la rilccolta elclle acque di rifiuto, i Comuni 1>otrebbcro concorrere in misura assai cospicua nell'opera delle fognature, si cnpre col silen7.:o la proposta imprudent~. S1 tende cosi a ere.tre nelle Puglie uno stato di animo ar.alogo a quello del 1902: alla fine del 1914, qmmdo l'uq;"nza delle foGnaturc sarà improrog,,bil<", quando lo Stato sia costretto dall'agitazione popolare .td as.sumersi un'impresa di cui non conosce la portata, l'offerta di nn /or/nit da pane di una socictil, che anà già fatto tutti gli studi preparatori e li custodirà nel pili geloso segreto, apparirà come un'ancorn. di salvezza. E cosi la Ditta Antico non solo non pagherà le penali e non risrhierti. di per- Un libro d. lf:ggerf:. Il libro di Giuseppe de Luigi su la Cina con• temporanea (1) non~ uscito in epoca favorevole. Chi pensa orn in Italia ali' immenso Stato che, anche dopo le perdite terrilori111i subite, supera d'oltre 1 milione di km. qu:idrati l'intera Euro– pa e raccoglie ne' suoi confini, anzi nella parte pili collivat:-i, ch'è ooco più di metà della esten– sione totale, circa un quarto dì tutto il genere umano? Chi pensa alla ripercussione che la po– litica e l'economia europea può sentire dalle vicende d1 quel popolo infinito di codina ti, che ,mche le persone colte in Italia, con eccezioni per numero affatto trascurabili e - quel eh' è J>cggio - trascurate, conoscono appena attra– verso alle caricature, comprese <1uelledei lette– rati im•iati da qualche gran<le giornale a com• piere esercitazioni estetiche e spiritose dove sa• rebbero necessari seri studi th competenti? Or.t c'è la guerra th Libia, che assorbe ragione• volmente tutta l'attenzione itali:rna. Si decidono le sorti del futuro prossimo· d'Italia a 500 kin. da !lOi e non eè tem1>0 nè voglia di preoccu– parsi dei grandi interessi cht: l'Italia 1>otrebbc avere, ìn :wvenire più o meno lontano, r1 15 mila km. tli distanza, anche se questa si possa percr,rrcrc ormili in meno dì mezzo mese. Il bello e importante volume tlel De Luigi adunque è venuto sul mercato librario 1tah:mo nel mo– mcnt.> meno propizio. Ma forse che un anno o più mmi addietro ,wrcbbe ottenuto in Italia l'effetto che si pro– pone: quello di indurre alla meditazione d1 certe i1uest10111gravissime, quanti s' occup:mo della ,,olltic:1 e degli intcri•ssi materiali e morali della nazionr, - si.1110 essi ;11governo, facciano parte degli Ullici dirc:t11vied csctutiv1 dello Stato, dei corpi d1plo111atici e consolari o semplicemente contribuisc,rno come cittatlmi :, formare:: e indi• 1 izzare la pubblica opiluonr.? S..: si guarda al passato, al pietoso spcrn,colo ti' ignoranza e di lei;gcrezz:1 allerto anche s11111111is locis, c'è da credere che no. Il De Luigi, che compie i suoi studi di cinese ncll' Istituto orienta.le d1 Napolr, avendo a 111ae– stro e1uel!o che attualmcntt: è primo segreta:-io interprete della Leg.izionc cinese a Rom:i, Cimo• i•chou, SI 1ecò nel 190<)in Cina, mandatovi dalla milanese Socict:ì d' tsploraz1oni Gcogrnlìchc e Commerciali e dnlla Societn Geogralica Italiana, allo scopo ili studi:irvi le attuali condizioni po– litiche, sociali cd economiche nti rigu:-irdi cogli interessi d,e I' lt:1lia \·i abbm o po.,sn crean·i, come tant'altre nazioni d'Europa v1 hanno creato in que:,to periodo storico dcCÌSl\'O. Il suo libro non ~ 1>erciò un ameno r<-soconto di \·iaggio, fotto d'impressioni, d'ancddoti e descrizioni. Se si toglie::sscro poche 1>agine qua e lii, non si sa– preùbe neppure t1uale itinerario il Ue Luigi ha seguito e 111 quali citta si sia fermato. La parte aneddotica e descritti\'a è si µuò dire sostituita con una serie di bellissime illostrazioni che ci Il) G11SCl't'C da Lu101. J.,i e;.,. ,o.,,,,,,~,,,.,,.,_ ·; .,,;.,, t '"'''• ,;on IJO 1nci1. e I c;u1e 1eo111,li,h.-. )l,lano. Fr.iTre.-H ed11, 1912 • mdtono sotto gli occhi paesaggi, monumenti, av,.,enimenti, personaggi. La sostanza del libro è invece una meditala espos;zione delle attuali condizioni di quella, ch'è la più antica compa– gine nazionale e politica del mondo, fatta con grande conoscenza dei precedenti storici e con sicure notizie dello stato del popolo delle varie provincie cinesi, che appunto visitando i luoghi il De Luigi potè raccogliere con larga e solida informazione degli avvenimenti contemporanei, sulle aspirn1.ioni, sulle tratt:1tive palesi o segre, te, sui successi o sulle sconfllle delle potenze che ii contendono il terreno materialmente e moralmente in Cina, preparando conquiste di territori, ma più accaparrandosi affari, strap– pandosi l'una ali' altra concessioni di miniere, di costruzioni ferroviarie. Le: prime relulonl lt•lo-cinnl, L'ultimo capitolo di questo libro, indispen• sabi!c a quanti vogliono penetrare con guida sicura e non s11perfici:1le nel labirinto dei pro– blemi dell'Estremo Orientc-, s• intitola " E I' l– l<1/ia? " i~ il capitolo più breve. Ma quanto de– gno di meditazione! Se l' Uuilfi no11può ripro– durlo tutto, credo necessario rirerirnc il conlt!• nuto colle µarole stesse del De Luigi, 11011 con impressioni mie, u ~ ell' mrno nefasto che vide la verttoi..;na di una se::conda Custoza e l'onta di Lissu, si ini~ zi:trono le rcl:1zioni diplomatiche tlcl nostro paese con l:.iCinn. Ci spinsero a parteciµarc ;1II' intc• ressamcnto che Francia cd lni.:,hihcrr:, ave\'ano preso :1llc cose d'Estremo Oriente. la crisi dcli' industria serica e l' 11nperiosa necessita di 1111gliorarele razze dei filugelli. Nel '6.1, per la pnnrn volt:,, si era fornrnla~o ~m progetto ':=on: crcto per intavolare ne~o1.iat1 con le reJ;:10111 ddl' J-\-:m estrema, ma solo nel fobhraio 1866 la JJl<,grula l:tsciava l'America d1rclll1 vcr:io lcv.in – k. Al com.indante J\rminjon cm ~lato impartito 1•ordme .. li in:111gurarc r.appom politici con la Cina e col Gi:ipponc. Nel settembre '66 ~iunge\•a :, T:1ku, 1>roce<lcva,senza denuncmrc le sue qua– hl:\ di plenipotenziario, per P, kmo, ov<: grazie .ill':-ippoggio tlcl Ministro inglese Sir Huth~rf'!nl Allcot k e ,li quello russo, barone Vlang,111, nu• sciva a sti1>1ilareil trattato italc-cinesc (26 otto– bre 1866). Sfortmrntament~, per cre:ire degli interessi ed csercit:irt: 1111' inflncnza non basta :,vere in mano un pezzo di carta t·tl accreditare un rapprcscn• t.rntc. Per noi la Cina continuò ad esser.• un ,,:icse rip11i.:nant.=111ente inumano, prodi1,todi ver• ~lip.ilme di martirio ai mission:11i, difeso :,i no– stri sg11nrdi da se, ici velami, diviso da noi da un abisso, che non valc,·a la pena di tentar, di fr:rnc:in•. In E~tremo Oriente ci fu più fune• sta che altrove l'ignoranza delle competizioni odierne. Anche le Americhe furono tr.,scurate per lu– stri dalle· forze migliori del paese; anche nelle Americhe, fu lasciato tutto in balia del caso, ma nelle Americhe aperte ali' emigrnzionc-, I' irre– quiclczza feconda dei poveri pari:1 1 completa– mente :-ibbandonati, riusciva. nrn!gr:,do la viltà della patri,, a costituire delle libere colonie più fiorenti che tante altre di diretto dominio di nazioni che vanno prr la maggiore. Ma l'E'itre– mo Oriente doniandava dei capitali non delle braccia. E la. dove era prcch1!!0 il cammino a chi non pote,•a far valere altra arma nella lolla per la vita che la zappa e la vanga, la terza Italia era sconosciuta o poco n!eno. In _al!ogre– ve era il sonno, e la borghesia, che 1sunuva-

RkJQdWJsaXNoZXIy