L'Unità - anno I - n.34 - 3 agosto 1912

136 mente si sentiva mancantr, con più <li 20 uni. versi1à. che ci siamo regah,te, di una cultura moderna. preferiva al correre l'alea dell'ignoto, le mortific<1zioi di una carriera mancata o di una ,outine burocrntica. E mirabile opera quasi esclu– siva di povere turbe ancnime, salpate la~ere da S. Limbania o da Basso Porto, lo scarso pre– stigio d'Italia ali' estero! Nel 18g5, al co11gresso geografico it:1liano, nella se~ione economica, il rdatore per I' Estremo Oriente constatava che i connazionali residenti in Cina, oltre a ~irca 200 missionari, sommavano appena ad So con due piccole case di commer– cio di poca importanza. -E 1,/ tino al 1887 non un filo di S('ta cinese era u acquistato direttamente dagli industri?li no• 11 s~ri, che preferivano a quefli cinesi i mercati " eh Marsiglia! " Nè la lunga assoluta man– canza di rel.1zioni fra i due paesi ci può sor• prendere, SP. pensiamo che, sin dal 1Bc)5, lo stesso relatore dianzi citato, noto per uHìciosa temperanza di linguaggio, poteva scrivere: " il " console .... italiano considera generalmente la " permanenza nel lontano Oriente come una " noiosa condizione ad avanzare nella sua car• u rier:', e, al momento di lasciare l'Italia per • la nuova destinazione-, dichiara che vi vuol • rim,mere il meno possibile, cioè non più di • due anni.. .. Egli non studia naturalmente il .. paese nel quale è mandato ad esercitare la " sua alta missione "· 11 « colpo di testa • di Sanmun. E con tale preparazione si era alla vigilia di tentare quello che il De Luigi chiama " il colpo di testa di Sanmun 11, ,. Lo scatenarsi delle cupidigie occidentali ali' indomani di Simonoseki, la debolezza della Cina, la, facilità con cui Inghilterra, Francia, Germania e Russia avevano ottenuto conces• sioni e vantaggi, la persuasione della inutilità <li ogni tentativo di rinnovamento della Cina e della imminenza dello smembramento <lell' im• pero, e forse l'illusione di riacquistare in E. O., senza troppe fatiche, un po' di quel presti– gio che avevamo ~ciaguratamente perduto sulle ambe abissine, indussero il governo italiano a dimostrare anche coi fatti presso la corte Ci– nese, l'esistenza dcli' Itali~. Buono era il piano di creare un centro d'attività e d'influenza in una fra le province ricche della Cina, ma col– pevolmente trascurata ne fu l'attuazione affidata a funzionari che avrebbero dovuto ess~re sen• z'altro, scartati. Anche oggi, e sono passhti do– dici anni, non si può quasi credere, che sl leJr• gcrmente si ::iiapotuto condurre un negozio di tanto momento "· • Un'Opi)osizione della Cina era facilmente prevedibile, ma doveva essere nostra cura di for~irci di mezzi decisivi per vincere quella resistenza. Invece, credemmo, all'indomani di A<lua, di potere, nnche arrivando all'ultima ora e comp~etamente impreparati, partecipare ai vantaggi che agli altn avevano assicurati una lunga serie di sacrifizi, l'impiego di mezzi vi• stasi, lo sfoggio di una forza dispendiosa ed iJ mantenimento di un elevato prestigio "· 11 Perchè avrebbe infatti dovuto cedere la Cina alle nostre richieste? Volevamo scimiot– teggiare i forti, che possono permettersi di es– sere violenti e dimenticavamo che le nostre in• timazioni mancavano del contenuto essenziale: la serietà ! "· • Nel novembre 18g8 giunse a Pekino il mi– nistro De Martino a cui e:a stato raccomandato a Roma, netle visite di congedo, di scegliere, appena giunto a destinazione, un punto da oc• cupare sulla costa cinese: • un punto! ... "Non si sapeva a Roma dopo 6 lustri di re1azioni con la Cina, dare al diplomatico una più pre– cisa indicazione ... " . • Pare che più di un membro del Gabinetto, giudicando della situazione estreme-orientale con la lucidità di criterio e la conoscenza pro– fonda della materia, che a molti dei nostri sta• tisti erano peculinri, avesse esplicitamente fatto certo dell'appoggio incondizionato del governo il De Martino •· u Si trovarono quindi, scrive il Valli, che della nostra azione in Cina fu lo storic.:o diJi• gent(", il ministro De Martino, il segretario della Legazione eJ il comandante Incoronato a sce• gliere un porto da occupare, senza sapere pre• cisamente dove, senza che qualche interesse già stabilito ne C'onsigliasse uno piuttosto che un altro, senza avere notizie di sorta sulle ri– sorse, sulle condizioni geografiche, sulle ten– denze della popolazione <lei singoli luoghi 11, u Consultando la caru,, dovendo scartare i porti compresi nella sfera di influenza di altre nazioni e quelli aperti al commercio interna– zionale, apparve magra la possibilità della scelta. Alle pressioni del De Martino si oppose molto saviamente il comandante Incoronato, obiettando che per dare un consiglio ponderato gli occorreva recarsi sui luoghi, vedere ed at• tinger~ informazioni 11. • Alla partenza dcli' lncoronnto, che si im– pegnava a tornare entro 15 giorni, si lasciò alla fine persuadere il De l\fartino, che, per parte sua, invece di condurre a Pekino le trattative e preparare il successo del colpo di mano che si meditava, per non tediarsi, si imbarcava a Tientsin in cerca di clima più mite, per il Giappone-, neppure dopo una settimana dal suo arrivo dall' I:alia "· " Visitate Nimrod, Sanrnun e Samsa, il co– man~ante lncoron~t~ riferiva alla Legazione · che 11 porto preferibile era Samsa, ed il meno indicato Sanmun, che avrebbe richiesto spese ingentissime. La diligente inchiesta e la l>el!a relazione dcli' Incoronato dovevano servire solo per commettere un imperdonabile errore. Fra le località indicate s1 dava la preferenza a quella giudicata meno favorevole, perl'hè si so– spettava che alla nostra azione potessero es– sere sollevate delle <litlicollà da parte di altre nazioni aventi interessi nel Chekiang. Verifi.are quale fondamento avessero questi sospetti, esa• minare quale prc-bahilità avesse eventualmente il nostro governo di vincerli, in base ad ami– chevoli negoziati e magari a concessioni in altri campi, accertare l'organizzazione della even– tuale opposizione alle nostre richieste, avrebbe dovuto dsere il compito dei nostri rapprese,~• tanti a Pekino, a Londra, a Parigi, a Berlino ed a Pietroburgo. Si procedette, invece, senza un concetto direttivo, ignorando in chi avrem– mo potuto fidare e da chi guardarci senza avere la più lontana idea delle difficoltà di L'UNITÀ una impresa, in cui arrischi·,vamo, mentre i nostri nemici tripudiavano :mcora per le scon- ~~~:. ~fJ:::;~e:. come se fosse un giocattolo, l'o- " Ne sulle risorse economiche poteva essere fatto assegnamento. Lontana dai due grandi mercati di Canton e Shanghai, esclusa da ogni \'ia di comunicazione interna, estrant,'l al mo• vimento della regione dello Yang:.t, priva di ogni sviluppo d'ltiulerlaml, Sa11mun non avreb– be m;,i potuto diventure un centro commer• ciale o marittimo. Sarebbe stata nelle nostre mini que\!o che è economicamente K\\'ang– chowan per la Francia, senza poter averne però, in net;sun caso, m~i, l'importanza strate• gica "· ,. Il Richthofen ebbe a ,Jire: u Sanmun non compenserà mai le diflicolt:i. che l'Italia vi in• contrerà: sbocchi naturnli del Chekiang reste– ranno I langd10\\' e Shangh.ii. Le tonificazioni della baia costeranno enormemente e saranno completamente inutili "· E qui seguono i particolari del modo come si svolsero le trattative con la Cina e colle po• tenze europee, che finirono di coprire l'Italia di ridicolo in faccia al mondo. • Con i Cinesi la vittoria è di chi sa aspet– tare pazientemente, insistere molestamente sino a che, fra le parti interessate, non si sieno lro• vati i termini che permetlano al Cinese di ca– pitolare salvando l'onore. li nostro ministro fece invece, ad onta delle tradizioni, e con disprezzo cli delicatissime suscettibilità, bruscamente noto al Tsung-li-yamen il desiderio d'Italia di suc– cedere alla Cina nel possesso della baia di Sanmun. Le autorità cinesi abituate a cedere, •Solo percht impotenti a resistere-, videro con gioia l'occasione di opporre, finalmente, alle pretese degli stranieri, dopo 11 lustri di ama– rissimi consensi, un energico rifiuto "· " In Africa la nostra insipienza è riuscita a circondare dell'aureola <li un leggendario eroi– smo ed a donare un impero ad un primitivo scalzo ed affamato; in Cina bastò c-heuoi chie– dessim<l arrogantemente qualcosa per infondere ne' tremebondi e genuflessi manda:ni un no• vissimo orgoglio, un sentimento sconosciuto di sicurezza! Fu fatto su noi come in anima vili il_ primn e finora unico esperimento dell'attitu• dme della Cina a resistere. Il De Martino, che, ritornato dagli ozi nipponici, questo intoppo non s'attendeva e credeva che un suo desiderio dovesse avere per i Cinesi un valore uguale a !luello del rappresentante della Russia o dd- 1 Inghilterra, adirato pel diniego pensò di fare un bel gesto, avanzando, senza essere spalleg– giato dalla forza, la domanda in iscritto per l'occupazione del porto desiderato. Com'è ormai risaputo, il documento fu respinto senza rispo• sta! "· E quel che segui fu peggio. Si legga nel libro del De Luigi come la nostra leggerezza e insipienza ci abbia resi, oltre che ridicoli, per– fino sospetti di mala fede. • Del resto alla Consulta Messa non si sape– va bene che cosa andare a fare in Chekiang. Mi sembrano molto eloqucn!i le parole-, che, nella seduta del 18 marzo 1899 l'onorevole Ca– nevaro pronunciava, in risposta alle sensate osservnioni dell'onorevole di Camporeale: "In " Abissinia nessuno ha voluto andare, gli stes~i " Inglesi vincitori l'abbandonarono. Invece gl'ln– " glesi vanno in Cina e cercano di arroton• " darvi i loro possedimenti. Se ne seguia• • mo l'esempio crediamo far cosa utile al pae• • se "· Ecco il mirabile senno po1itico dei nostri go– verni, che già aveva portato l'Italia in Eritrea: imitare gli altri! Con la preparazione e cono– scenza anche geografica, documentata dall'or– dine famoso della punta da Massaua a Khar• tum! Lo stato attuale e 11problema dtlh oostr,a orgaofuutooe diplomatica. E neanche nel giudizio di quello che De Luigi chiama u I fasti posteriori II io mi sento di riassumere o di ~ostituire le sue parole colle mie. .. Eravamo riusciti per for1.a delle circostanze e per merit') del nostro rappresentante durante l'occupazione di Pekino ad infondere migliore concetto di noi. Con il riconoscimento del pro•– tetlorato italiano da parte delle nostre missioni avevamo già una considerevole mole di inte• ressi in Cina, ma la fedt:ltà ai soliti sistemi non mai abbastanza deplorati ci fece perdere anche i vantaggi che solo alla fortuna dovevamo. Al Salvago, che aveva fatto ollima pro\•a, facemmo succedere de! funzionari benemeriti ed altamente stimabili, ma ignari delle ultime fasi delle com– petizioni estremo.orientali •· ,. L'anno 1909 vide in Cina una gara accanita di cui mai si era avuta l'uguale. Interessi fran– cesi ed inglesi d.i una parte, e germanici dal– l'altra tennero, coll'alternare delle vicende, so– spes,,, per mesi, l'cJttenzione del mondo. Ma noi eravamo come sempre, assenti. n Parlare di influenza italiana in Estremo Oriente, sarebbe o consaputa menzogna, od ironia. No! La Cina, il maggior mercato del mondo, ha un bel concetto del Belgio e dcli' O· landa, ma non di noi, che crede deboli, ma in~ tenzionalmente rapaci al pari dei forti. u L'uhimo coolie fa, menh1lmente, il conto di quello che possiamo valer'", confrontando la nostra Concessidne di T1entsin, vergogna na• zionale, con quel che sei altri nazioni hanno ot– tenuto. E l'ultimo rick/,sa coolie di Pekino pur abituato ad un memore rispetto per gli stra– nieri, sa che un cittadino italiano può, un bel giorno (r910), vedersi capitare a casa la polizia cinese guidata da una nazione straniera nostra alleata e sa che, a differenza di tutti gli altri, quel cittadino ital;ano può essere, a piacimento ed impunemente arrestato senza che gli sia data soddisfazione, una volta riconosciuta la sua perfetta onorabilità. E sa anche che, a differenza di tutte le altre legazioni, la nostra a Pekino non può disporre del proprio glnds senza il beneplacito nipponico, e ricorda di aver visto (1910) tutta la guardia nipponica occupare il nostro glacis, scavare delle trincee e minacciarci apertamentt", senza che della inaudita pro"oca- zione la legazione italiana riu;;cisse ad ottenere adeguata sodtlisfm~ione. E l'ultimo compradore dei porti aperti sa che, mentre ii Giappone trae dalla esportnione dall'Estremo Oriente alimen• to per una lint~a celerissima di navigazione per l' Europa, e mentre: nel movimento nnrittimo figura onorevolmente in Cma la b:tndier,t nor• vcgese, è ignora/<1 quella italiana. Oltre 30 volte è stata rt-clamata da congressi, da istituti da sod.tiizi, l'istituzione di una linea diretta sino a Sganghai, toc-:.ira annualmente da 17,000 navi~ ma pochi si cullano nella sneranza di vederla presto allaala. Se il nome d' lt.1lia è di tanto m t.into pronunciato nell'interno della Cina, lo si deve esclusivamente all'opera di scarsi con– nazio1rnli, veri sci/ made men r., forse rerchè meritevoli e modesti, qunsi dimenticati. Ne ho incontrato a Canton, a Shanii:hai, .id Hankow, sul!a Chin-1la11, a Pt=kino, a Tientsin n, Gli è che i successi commerciali e diploma• tici non s' improvvi,ano. E un paese, a cui manca una buona o..ganizzazione diplomatica e consolare-, è sempre destinato a rimanere in• dietrQ agli altri nella concorrenza internazionale. Interessanti sono a questo prC\posito le osser• vazioni del De Luigi, e coincidono perfettamente con c1uelle che faceva l'on. Caetani nel n. 3 del– l' Unilà: " Preziosi elementi abbondano ce!'to alla Consulta, ma si potrebbe dire che il sistema at• tualc miri a nascontlerne i meriti. Con disinvol– tura nvi ci ostiniamo a con.;iderare lo stesso funzionario indifferentemente adatto alle Ame– riche ed all'Africa. I nostri rappresentunti sono i soli, con enorme pregiudizio dei nostri inte• ressi, a non essere specializzati. Sono, sbattuti, contro ogni dettame di buon senso e contro ogni concetto di sana e bene intesa economia, a seconda delle esiger,ze momentanee dell'oq:,a– nico e delle pressioni esercitate da personalità amiche, da Pc-kino al C11iro 1 da Ad1s Abe:ba a Bangk,,k, d,, 13:lgrado a Tokyo, dal Platn a Shanghai, da f·fankow a Johannesbur~. Si devono arrestarP., lcro malgrndo, tutta la vita ad un tirocinio dispendioso, corrodentt", sterile, umi• liante. Sono condannati ad essere dei pe– renni novizi erranti ed il loro noviziato ci è costato sovente il poco d'influenza di cui an• cora disponevamo. Finora l'Italia non sembra avere compreso che oggi la politica estera ha un contenuto economico, che il prestigio pro– viene al p.-:ese solo dalla mole degli interessi creati. che l'accaparramento di nuovi sbocchi alla produzione n;1zionale è la migliore conqui– sta cui possa aspirare, nel suo lavoro quotidiano, la diplomazia, che dovrebbe avere prepara2.ione prevalentemente economica. Noi perseveriamo a chiedere ai funzionari all'estero quella cultura giuridica, che era imlispensabile in un ormai lontar.o passato, quando le funzioni del rappre• sentante consolare erano, per la deficienza di comunicazioni, quasi esclusivamente politiche, ma che è meno che inutile oggi. E se di tanto in tanto, una eccezione facciamo, è per spedir'°' in giro pel mondo i campioni di quella che fu felicémente chiamata .. la Territoriale della Consulta •· Questi pochi frammenti, che abbiamo qui ri• prodotti, auguriamo procurino fra i giovani as– sidui dell' U1'ilà molti lettori al bel volume del De Luigi, che al naz.ionalismo retorico e fanfa– rone, tanto esiziale', dei letterati e degli pseudo scienziati, oppone un~aspirazione non meno ar– dente alla grandezza ed espansione dcli' Italia; ma sul fondamento della realtà con visione co– sciente e precisa degli intenti da raggiungere, con adeguati metodi, con preparazione matu· rata di esperienza e di studi severi. G. RtCCHIERI. Frammenti di vita italiana. Democrazia scolastica, Nel num1:ro 32 de l'Unità l'amico G. Lega ci hl fatto sapere che a Faenza, per volontà del radicale sottosegretario di Stato on. Vicini e su rlchiesta <.lei repubblicano on. Comandini, si volle violare la legge che proibisce agli alunni privati di sostenere gli esami fuori della loro provincia, e siccome il direttore della Scuola tecnica non pareva dispostu a prestarsi, gli si tolse la direzione degli esami per anidarla a<l un commissario andato ac/ hoc. Questo caso di... disinvoltura verso le leggi scolastiche me ne richiama alla mente altri con– simili, che possono lumeggiare i sistemi di giu– stizia e di moralità amministrativa oggi impe– ranti.alla Mini:rva sotto gli auspici della ... demo– crnz,a. 1, A Terni, gran centro di repubblica e di socialismo in Italia e nell'anno di grazia demo– cratica 1911. Un alunno dell'Istituto è sospeso dalle lezioni, con regolare e giustissima delibe– razi.one del Consiglio tlei professori, per un m~sc. Ma l'alunno è figlio di un grande elet– tore repubblic,1110,anzi è un pezzo grosso del lo– calt: circolo giovauile repubblicano. Per l'infelice si interessa perciò la repubblica comunale ter– nana. Tre giorni dopo la sospensione, l'alunno ottiene dal Preside dcli' Istituto di Terni, cava– liere della Ccrona d' ltalia e grande amico della repubblica di Terni, il nulla osta per il pas 4 saggio all'Istituto di Perugia, senza alcuna os– servazione, senza neppure l'annotazione della pena inflitta legalmente all'alunno, e che da questo perciò illegalmente non fu scontata. Il Ministro rat111.:ale 1 infcrmato e messo sul– l'avviso, non crede di dover prendere alcun provvedimento verso quel preside. ::i. A Maddaloni, anno di grazia come sopra, Il rettore del Convitto nazionale, viohindo l'e– spressa disposizione del regolamento dei Con– vitti, ritira a metà d'anno dal ginnasio regio alcuni alunni, per farli preparare privatamente in Convitto alla licenza. Per ... maggiore sicu– rezza del buon risultato, chiama come inse– gnante privato uno stuJente universitario, che però - vedi combinazione - è figlio del pro– fessore di matematica, che esaminerò. i convit• tori alla licenza. li su non lodato rettore, è, a quanto si dice, massone; inoltre fu a suo ten1- po maestro eltmentare. li Ministro radicale, il papà <lt i maestri, avvertit'-', non trova alcun pron•edimento da prendere contro l'ottimo e... disinvolto rettort". Senonchè questi ha avuto l' inabilità rii mettC'rsi in contrasto col Preside del Liceo-Ginnasio, e questi ~ ... un buon fra. tello. Grave imbarnzzo per questa complica– zione. Afa il rimedio è subito trovato. Il Pre– side guastafeste è con sua grande e fraterna soddisfozione mandato a ~apoli, e a l\taddaloni se ne manda un altro notoriamente affetto Ja ... decadenza senile. Il nostro re11ore può ormai continuare industurhato, infischiandosi dei re• golamenti, a for preparnre privnh1mc,,/e, ma in Convitto, gli alunni alla licenza, e il Convitto di Maddaloni accoglie sempre maggior numero <li COll\'ittori... 3. J\ Foggia, come sopra (In democrazia bada sopratutto a rnoralizznre il Mezzogiorno, questo si sa). C'è un gio\'ine di belle speranu, ma asino, per quanto figlio di un pe-zzo grosso della Prefettura. che vorn~bbe presentarsi agli esami di licenza liceale. Ma egli non è riuscito ad ottenere allo scrutinio finale il passaj!'gio dalla 7.a alla 3.a liceale-, che la legge tassativamente prescrive perchè si possa. sostener l'esame di licenza senza che siano decorsi tre anni dalla. ginnasiale. Come fare? niente paura, la demo– rrazia radicale trova subito il rimedio. Un te• legramma dell'on. Vicini, tre giorni avanti gli esami di licenza, avverte tutti i Presidi ch'", nonostante il disposto /assalivo della legge-,an• che i bocciati del 2• corso posson presentarsi alla licenzn. Vero è che questa era una misura provvisorit1 1 finchè il Consiglio di Stato non avesse dato il suo parere sul modo cl' intendere quella tale disposizione su ricordata. Ma que– sta disposizione era chiarissima, era stata sem– pre a~plica_ta in tutti i Licei, e il Consiglio di Stato mfaltl non putè far altro che confermare, in base ad essa, l'esclusione daii:li esami di li• cenza dei privatisti non aventi il passaggio in terza liceale. Se colorC",che fecero l'esame di licenza in bnse nl telegramma illegale della sot• toeccellenza radicale, fossero stati, putacaso, approvati - ciò che non fu - si avrebbe dav– vero avnto l'animo cli rovinare ,m povero gio• vane, di amareggiare nno di quei pndri di fa– miglia tanto cari al cuore della pedP.gogia mi– nisteriale, annullando l'esame dopo il responso del Cons, di St.ito? O non si sarebbero potuti accampare dagl' interessati i dii itti ormai ac• quisiti ecc.? E la lieta storia potrà continuare. Resta così dimostrato che. in regime di sana e moderna democra•ia, le leggi scolastiche continuano ad essere sospese con circolari, ignorate, non ap• plica te nell'interesse di c1ientcle. Sono mutati i suonatori, ma la musica I.: la stessa. G. SANNA. Una scuola nell'Agro Romano, Abbiamo uccolto finora le attueott Offerte: Somma precedente. . . . • . • . L. 131.27 Vmeeia. - I bimbi A. e M. Bersano 5.00 Bello/a. • Prof. 8o3elli . . . . . 1.00 Torino . . Dott A. 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LOSACCO 6.– Vl. - GIORDANO BRUNO, Opere itnlinu, - Il. 11 Dialoghi morali" con note di G. GtN- TlL1': ••• · • , , • • • · , • 7.- Vll. - G. BERKELEY, Princip,; de/In co,io, sce,,sa e dialoghi tra f/ylas e Filo11011s 1 trad. da G. P APINI • • • • • • • 4·?o VIII · G. G. LEIBNIZ, Nuovi saggi suWm• ltlltllo umano, trad. da E. C~ccm · Vo– lumi due. . . . . . . . . . . 10.– IX. • E. KANT, Critica della rngiou.Jralica, trad. da E. CAPRA . . . . . . . 4.51) X.• E. KANT, C,·itica della ragiou puro, trad. da G. GENTILE e G. Lo:\rnAnoo-RADICE- Volumi du<-. • . . . . . • . • 12.– Xl. - D. l [UME, Rictrdtt suWi11telltllo umano e s11i pri11cipii della mo,·ale, tra~t. <la G. PREZZOLll\l. . . , , . . , . . ·6,– Xll. · G. A. FICI-ITE., Dollrina della scienza, traci. eia A. TttGIIErt . . . . . 6.- Xlll. · T. HOBBES, Ltvialmto ossia /,i mn– tc,·ùi, la /orma t il P.,oltre di ,mo Staio ti ecclesiasltco e c,'vilt, frad. da M. V1~c1- GURR1u - Volumi du~ . . . . . • 12 - XIV. • G. Il VICO, La scim::n n11ova, a cura di F. N1co1.rn1. Volume primo . . 7.50 XV.· V. GIOBERTI, Nuova Protologia. Br.t· ni scelti da 1utte le sue opere e ordinati da G. Gr.:n1u: • Volumi due . . • 14.– XVI. - R. DESCARTES. Discorso s11/metodo e mtditas:ionifilosoficht, traci. <laA. TiLGHER • Vo!ume pruno . . . . . . . . 6.– XVII. - G. G. LEIBNIZ, Optrt vnri,, scr. e trad. da G. DE RuGGnrno. . . . . 6.- In prepar;:.zionP. le opere principali di CAM– PANELLA, BACONE,SPINOZA, LOCKE, HEGEL e ROSMINI. Dlrl1cre ,omml11lool e ••alla alla C111 Editrice 0IUS. LATERZA t PIOLI, Bui. Si invia gratis a chiunque ne faccia richesta La L,breria, bollettino bibl:oirafico mensile della Casa.

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