L'Unità - anno I - n.32 - 20 luglio 1912

L' " Eroe d'Italia ,,. li signor Gualtiero Caste llini, nel leg– gere l'articolo pubblicato dal nostro a– mico Carlo Maranelli sull' U11ilit del 6 luglio su una possibile base di pace fra l'Italia e la Tur chia, è stato preso da un accesso di e passione croiça » 1 ed ha sent ito il bisogno di versa re un sacco e una sporta di villanie sulla testa non so lo de l Maranelli, ma anche è.i chi di– ri ge l'U11i/ll., proclamando li« i vigl iacch i d'Italia•· Se volessimo prendere sul serio certe forme di teppismo giornalistico. noi ci affrette remmo entro le sacramentali ven – tiquattr'ore a sfidare I' e Eroe d'Italia » a singolar tenzone, denuderemmo il bran– do e be rr emmo il suo sangue e calpe– st eremmo il suo cadave re. ?\la siamo convinti che le facchinate verbali e reali insudiciano solo chi le pe rpetra, non co .. loro contro cui pre tendono esse re dirette .. Forse - passato l'attuai furor belligero - Jo stesso signor Finimondo si ver – gognerà di essersi così insudiciato. Noi, lasciando all'amico Maranelli la cu ra di ritornare, se crede, sull'a rgomen to e di procu rare così all' e Eroe d'Italia • un nuovo accesso di eroismo - crediamo oppor tun o notare che l'invincibile Or– lando, nel r ip rodu rr e, per combat terl e, le ideo del Maranelll, le ha goffa men te deformate e profondamente mutilate, li Jlfaranelli, infatti, sc ri vendo che noi pot remmo limitare la nostra sovranità assoluta alla Tripolitania propriamente detta e alla Cirenaica, spiegava la sua idea come segue : • Per Trip olitania propriamente detta intcn- • diamo, con la maggior parte dei g~g rafi, • il terri torio compreso fra il Mediterraneo e i • Gcbc l Jcfrcn, Gharinn, Tarhmrn, o/Ire nlfalfo• • piano d'Orfella,./"o all'Uadi Sujftgi, , e alla • grande Sthcha. E tvidmlt che essa comp rende , • oltre tutta la linea costiera delle oasi, la • grande steppa desertica della Gefara, e ln • seco11dastrie di t,rre11i collivali, che dal ci• • glione st lltnlr ionale della g rami~ ha,mnada, • coslituUo npp1mlo da quei Gebtl, si distendono " lungo le valli che van no a morire nella Ge– " fara. Compre nde cioè tutti i terri tori di co• .. Ionizzazione romana,, anche nell'ipotesi che il • 1imcs tr ipolitanus si svo lgesse a ridosso di • quel dglion, n,o,,luosr,, Sono circa 50.000 kq. di ter rit orio , di cui finora in dieci mesi abbiamo con– quistato un palo di ce ntinaia di kq. Quan to a lla Cirenaica, ti Maranelli definh-a così la zona, a cui pot remm o limitare la nostra sovranità diretta e completa: • al tt:rritJrio fra il mare e una linea sull'al- • topi ano, che lasciasse in nostro possesso la • carovanicrR da Bengasi a Deina, per Sira, Il r dmttJllt si Ira/la della çarova1titra mltrnn p,r • Sira, da non confondersi con l'altra c_arova• • nicra usai più vicina alla costa quasi lam- • bente l'or lo settentrionale dell'altopiano], e • verso oriente, dal uadi Derna al confine egi• • zinno, la zona costiera della Marmarica •. So no un'altra decina di migliaia di kq. di territorio, di cui finora in dieci me si abbiamo conquista to un cent inaio di kq. . Inoltre l'It alia dov reb be 11 garnntirsi un diritto di prel azione gratuita u· su tutto il resto del territorio, che la Turchia ., non dovrebbe poter cedere ad altri. Nè 1~ .. sovranità tur ca in quei territori esclude che noi .. possiamo riservarci qualche privilegio d'or• u dine economico, come la concessione di even– " tuali miniere e ferrovie, e sopratutto il diri tto .. alla costruzione di c1uclla transahariana, che • è e sarà per molti anni di una utilità molto • problematica "· Va da sè che le proposte del Mara – nelli non hanno nu lla di assoluto e di immutabile. È lecito ritenere, per es., come noi scrivevamo al 11aranelli, che un vero e proprio protettorato sulla Li– bia interna sarebbe preferibile al sem– plice di ritt o di prelazione g ratui ta. Ma si tratta di partico lari minuti. su cui pot rebbero sempre intendersi. .. i pleni– poten ziar i de ll'Italia e della Tu rchia: chi scrive su un gio rnale deve se m pre lasciare qualcosa da fare ai diplomatici.. .. Orb ene, l' « E roe d'Italia> - colui che or è un anno ci assicu rava che gli arabi « avevano preparato le bandie• ri ne > , co lui che lasciava sc ri ve re su l• l'Id ea J\lazùmalc che i suoi g iudizi su lla ri cchezza e sulla facile conquistab ilità · della Libia eran o molto autorevoli, poi– chè aveva • dimorato lungamente» in Tripolitania. mentre aveva dato solo una capatina a Tripoli ci tt à, fra un piroscafo e l'a ltro nel 1908 - il nostro bollente Achille, nel rip rodu rr e e comba tt ere le idee del Maranelli, sopp rime tutto ciò che il Maranellt ha scritto dei di ritti che l' Italia dovrebbe ris erv arsi sulla Libia int erna ; e fa crede re che il Maranelli creda e impossibil e giunge re col tempo (magari fra cinquant'anni) fino al F ez- L'UNITÀ zan •· E il Maranelli a,·è\'a parlat o fi. nanche della ipotetica fcrro,·ia tr ansaha – riana! Inoltre scriv e ch e nella Cirenaica il l\[a ranelli limiterebbe la occupazi one ita – liana alla « carovaniera Derna -Ben g as i », ta cendo della Marmarica e sopprimendo l'a gg iun ta « pe r Sira », la quale evite– rebbe og ni equivo co fra la carova niera int er na, a cui pensa il ~Iar anclli, e :'ar • teria di comunic3zion c perife rica, a cui pu ò far crede re il furore castelliniano . Finalmente scrive che il Maranelli vuol limitar e la sov ranità italbna in Tri– politania « da l Gebcl al mare », con una formula equivoca. la quale potr ebbe far credere che le alture del Gebc l sa rebbero lasciat e alla Turchia; e scrive che il Maranelli lascerebbe alla Turchia anche « le sebc he di Taurgia. che i cavallegge ri di Camerana battono già quest'oggi • • mentre il Maranelli parlava di estende re la sovranità italian a fino a comprendere l'a lti piano di Orfella e a toccare il uadi Suff egin , da cui siamo, ahimè, anco ra tanto lontani! Dinanzi a questa enorme alt erazione del µen•i ero del l\!ar anelli , si possono fare due ipotesi : . 1.• O il furibond o africanista ha vo– luto consape, ·olmente falsifica re il pen– siero del l\laranelli ; 2.° oppur e, trovandosi in un pe renne stato di parossismo ero ico, alla sola idea che alcuno osasse ferma re a una \"ia d'u– scita da! labi rinto in cui l'Italia è stata cacciata, non ha voluto capir nulla ed ha in buona fede fatto una insa lata di tutti i nomi g eografic i che leggeva nel– l'artic olo del Marane lli. È prob abile che questa seconda ipo – tesi sia la vera. Morale. Impa ra, o giovine tt o, come qualmente il furore libico e la e passione eroica > del nazionalismo possano farti sc rive re delle scemenze e far credere ai malin – te nzionati che tu abbia voluto in mala – fede deformare e falsificare il pensiero di un avversario, per poterlo comoda– mente diffamare e vilipendere. g. s. PER LA STORIA DELLA .TRIPLICE È assai difficile trovare oggi in Italia qua l– cuno, che si dia pena di gius tificare con qual– che serie tà d'argomenti e di indagine il prop rio voto favorevole o sfavorevole al rinn ovamento della Triplice, Tra i pochi , che hanno tratta to con serietà del problema, uno scritt ore della Rivista . Pop<:>-– lar1, F. Foberti, (1) ha voluto esaminare anche i miei articoli pubblicati ncll' Ut1ilà (n. 7 e 8). Le sue osservazioni mi offrono )'occasione di riesaminare il lato storico del problema, che non è certo il m.eno meritev ole <li esame. LA orlctol delta Triplice , Allorchè fu ideata la Triplice - afferma il F. - la comunanza e la singolare coincidenza degliinte – ressi tra Italia e Germania non erano se non una chimerica concezione nella mente ~egli uomini po• litici italiani, cui non fu dato di penetrare a pieno la discorde rea ltà "· E questo - dice il mio con– traddittore, se male non riassumo il suo pen– siero - per i seguenti motivi : a) il pericolo della Francia non era per le due nazio ni equi– valente: era imminen te e grave per la Germania, ma era appena supposto e temuto per noi; h} riguardo all'Austria, gli interessi e i sentimenti della Germania e dcli' Jtalia erano del tutto di– scordant i e inconciliabili; e) l'_ltalia, nel disegno delle alleanze _di Bismark , aveva ben minore importanza militare e politica che gl' italian i ron si figura1Sero, Sul primo punto nli sembra che il F. prenda troppo alla lette ra la rappresentazione del pe– ricolo francese, quale apparisce dalle prime note del carteggio di Crispi. Infatti, è bensl vero che il maggior timore di un attacco francese contro l'It alia era fonda to allora sulla previsfone di un ritorno in Francia della monarchia, ritorno che non ;i,\·\·enne; m1i1 è pur vero che il definitivo sta• bilimento del governo repubblicano non valse a restaurare le relazioni amichevol i dei due po– poli. Causa principale - prima e ·ali' infoori di Tunisi - la politica clericale e più o meno tem– poralista della stes...a maggioranza conservat ri• cc repubb licana. Ora il F. mi concederà che se la questione romana ancora oggi, come egli stesso afferma, conta qualche cosa nella nostra politica internazionale, tanto m:.tggiore peso do– vev a avere per i nostri governanti tra il 70 e l' So. E fu proprio qutsto, de lla quistionc roma na, oltr e la reciproca., indiscutibile opportunità mi• litare, uno dei più salienti punti di coincidenza fra l'Italia e la Germania, Gl'inizl della Triplice, infatti, coincidono colla lotta intrapresa eia Bi– smark contro i cattolici tedeschi (KullurKampf). Anche quc1ta era per la Gt:r~ania una questione di unità nazionale, come era per noi la que– stione romana. • Capo del popolo - rispondeva Guglielmo I nel 1874,a Lord Russel - io debbo riprendere la lotta che $'li imperatori germanici condusse ro già con varia fortuna : la lotta cont ro un potere la cui preponderanza si è sempre e in tutti i pae– si rivelata inconciliabile con il bene e la felicita dei popoli, e la cui vittoria rimetterebbe in que• stione - e non solt anto in Germania - i bc– neficii della riforma , la libertà di coscienza e tnulorilà dtllt lrgg i •· Più chiaramente ancora disse Bismark, che la lotta contro gli ultram ondani era determinata dalla volontà cli consolidare " l'unità conquista ta sui campi di batt~glia "· Venendo ali'Austria, siamo <l'accorcio che il progetto italiano di lrarre la Germania ad una lega antiaustriaca falli comple tamente . Ed anche posso consenti re che un tal disegno fu mal con– cepito dai nostri uomini politici. Ciò non vuf"I dire che la considerazione dei rapporti specifici fra Austria e Italia, specie in relazione ai Bal– cani, non cr.trassc per nulla nei cah:oli di Bi– smark. Dice il F. che il dissidio esistente fra Austria e Italia • non ebbe alcuna influenza a spingere l'Aus tria verso la Germania •· Sta bene; ma non bisogna dimenticare che 8ism11rk, aven do ormai rinunciato al disegno della grande alle• ania dei tre Imperatori, e costre tto a scegliere l'amicizia dell'Austria, dovev a necessariamente preoccuparsi del contegn o dell'Ital,ia ~erso que– st'u ltima, per l'elementare ragione che gli pre – meva di aver~ nell'Au stria un'flleata quanto più possibile forte e non indebolita da um~lotta con l'Italia . Il discorso dei • pochi reggimenti austria ci • che • sarebb-,ro bas tati per ridurci alla rag ione•, inteso dal Crispi a Vienna e ri– ferito dal F., non corrispondeva niente affatto al pensiero vero ·di Bismark. Ecco invece il suo testuale parer e sull'argomento : • Se le concupiscenze dcll' Italia trinacdasse• ro con maggior forza che al presente le pos– s~sioni a:Jstriachc nt-11' Adria tico, e i'"mobili•• aassn·o le su, for•t ,,a,"rali, come ai tempi di Radctzscki, allora la lotta di cui presen to la neccsaità [contro la Russia e la Francia] sarebbe certamente ineguale •· Vuol dire che - se l'Italia era giudica ta im– potente per si, e secondaria rispetto ai fini del primitivo progetto bisma rkiano di, alleanza fra i tre imperatori di Russia, ~i Ger mania e d'Au • stria, - ,.r~ invcee considerata come elemento ,,ec,ssario alla seconda combinazione, che poi fu la triplice storica fra Germania, Austr ia e Italia. Non si trattava più, fra Germania e Italia, di una identità di interessi, che veniva tutelata con la prestazione vicendevole della assistenza ar– mata; ma era una reciprocanza di intenti che si componeva nell'alleanza . Ho detto che questa fu la parte più infelice dcli' Alleanza per noi : la Germania, grazie alla adesione del!' Italia alla Triplice ebbe nell'Au– stria l'allea ta forte che desiderava: noi avemmo ben poco. J\d ogni modo, parve qualch e cosa ai nostr i governan ti d'allora, che l'alleanza ci to• gliesse ogni immediata preoccupazione riguardo all' indifeso confine orientale d'Italia. In conclusione mi sembra non avesse torto il Salvemini quando attrib uiva alla stipulazione della Triplice queste due cause o condizio ni principali: 1.0) l'attrito violento sorto fra Au• stria e Italia per la quc s1ionc balcanica e per il nostro irredcntis:no; 2.•) i malintesi fra Fran– cia e Italia prodotti dalla pc.litica clericale e temporalista della prima. E insieme credo di aver ridimostrato la mia proposizione : che i diversi fattori si conciliar ono grazie all'interesse comune che avevano Italia e Germania di consolidare la loro compagine na– ziona le contro la Chiesa di Roma e la Francia . " Le alleanze sono l'espressione della comu• nanza di interessi e di vedute • - diceva Bi• smark: il quale , se nel '70, progettando l'alle– anza dei tre imperatori, riponc\'a questo inte• resse comune nella difesa delle istituzioni mo– narchiche, in seguito abbandonò apertamente questo concetto, (al qu ale il F. attribuisce una importanza eccessiva ), ::iffermando ripet utamente il princ ipio che le condizioni interne deg li altri paesi non interessavano la sua politica, se non in quanto pote ,·ano reagire sulla situazione del paese proprio. La Trlpltcc • I' loghllterra. Indagando i moti\'i fondamentali della politica di Bismark in relazione agli specifici rapporti dcli' Italia con l'Austria, ho cred uto di poterli sta,bilirc in queste due proposizioni: a) La Germa1tia ,,o,, aziroa allora i,rlertssi in Oritnle,· b) La G'[manin ,,o,, volei,a ~I/ora ù,gra11- dir~ il ltrn"lorio. Sono parole pronunziate dal Bismark in per• sona nel famoso dialogo col Crispi . E le ho prese come documento ciel pensiero bismarkiano, non • perchè in quel dialogo significassero la propo• sta e l'accettazione di una condù,ione formale dell'alleanza, ma perchè in esse sono chiara– mente determinati i limiti ge11erali della politica ·est era bismnrkiana . Quelle paro le hanno, per mc, il segue nte valore : n) sp iegano la condotta di Bismark di fron– te all' Austria: il disegno cioè, da lm concepito fin dopo Sadowa - qua ndo trattenne re Gu• gliclmo dall'entrare in Vienna e daJ proposito di anneUerc la Sles ia austriaca - di con9Cr• vare l' impero degli Asburgo per condu~lo sta – bilm ente nell'orbita germanica. - La dissolu• zionc dcll' Austr ia avrebbe aggi unto bcnsl alla Confederazione qualche provincin tedesc a: ma la sua conservazione manteneva e prolungava il dominio di un principato germanico sopra un più vasto agglomerato di popoli: - per otte– nere ques to sco1>0bisognava non solo asteners i dal sccondare le mire del pangermanismo, ma anche guardars i da entrare in concorrenza con l'Austria nei suoi disegni balcan ici. b) de terminano il mutamento fondamen tale avvenuto nella politica germanica via via che la Germania ha acquistato , in Oriente ·e presso la Turchia, interessi cap itali. Per comprendere la crisi attu ale della Triplice e per rendersi conto delle necessità e dei pe– ricoli che la nuova Triplice imporrebbe ali' Ita– lia, dobbiamo tener presente che la politica bi• smarkiana, la quale presiedette alla vecchia Tri• plicc, era assai diversa e lontana da quello spi• rito aggressivo e imperialista, che caratterizza oggi la politica interna zionale della Germania. Appunto questo cambiamento ha spostati> le basi storiche della Triplice. Bismark , massim o ist itutore dell 'unità e della potenza germanica, ha certo parte non secon• dar ia nella creazione della attuale ~lenza e– spans ionista del suo paese; ma, storicamente, nel tempo in cui egli visse cd agi, l'ope ra sua resta rigidamente inquadrata nei limiti del gran• de compito, ch'egli si prefisse di fondare l'unità politica della sua nazionalità. Ali' industriali – smo si converti tardi i all'espansionismo colo– niale fu sempre restio : tanto è vero çhc dopo il '7o rifiutò il consiglio di esigere dalla Francia la cessione della Cocincina. Il motto: Dtt4lsclr– land, l11d"slrieslaa/ 1 è del suo immediato suc• tessore. Questo è il punto fondamentale che spiega, secondo mc, non solo il sorgere della Triplice Allea nza, ma anche la sva origùuiria gravi ta• zionc nella grande orbita delta politica mondia le dell'Inghilterra. Se la politica della Germania fosse stata tren• t'anni or sono quale è oggi, forse la rivalita ang lo•germani ca già intraved uta dal gen io di Cavour fino dal 184,8, si sarebbe manif(".stata assai prima. Ma una trip lice anti -ioglcsc non era possibile allora, anche supponendo nella Ger • mania fino d'allora forza sufficiente ad intra– prendere cosl grande contesa. Per lo meno era impossibile che l' Italia, data !a sua ro,sizione nel Mediterraneo, vi aderis se. L~Italia - che mentr e faceva parte della Trip lice, fu assicurata daH' armata britannica mediante una formale stipulazione - ha in certo modo funzionato come lrail d' m,ion fra l'Inghilterra e la Tri • plice, - sempre contro la Francia. Scoppiata, invece, la rivalità. fra l' Inghilter– ra e la Germania, e conciliatesi l'Inghil terra

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