L'Unità - anno I - n.26 - 8 giugno 1912

104 Gli aforismi di Niccolò Machiavelli sopra la guerra di Libia. C.\l' ITO l.0 11 . D el ,111:trlior parti lo per ro11d11r,·t· i11 611011 ler• mine l' acquisfcJ ddle 11uovc pro:1i11rit e del modo di tenerle. Volendo ora considerare qua le sarebbe il partito m:gtiore per condurre in buon term ine l'acquisto delle nuove provincie, niun o creda di poter pigliare part iti sicuri, anzi pensi di avere a pn •nderli tutti dubbi , p~rchè a voler raddrizzare qu este imp res~, si tr ova il male sl propi nquo al bene e tanto congiunti insieme, che gli è facil cosa prend~re l'uno, credendo pigliar l'altro, e non si cerca fuggire uno incon– ,·enicnte che non s' incorra in un altro: ma la pru de nza cons iste in saper conoscere la qualità degli inconven ienti e pr enderci: il manco tr isto per buono. E in pri ma conviene esamina re sr , per uscire delle difficultà pres enti, gio,·i concludere la pace col T urco, come sembra credino li nostri Reg– gitori, e quando bene la si concludessi , se 1i sui effelti risponderebbono alle speranze, che vi avessi fonda to sopra. E dirò, che la pace o la si impone con la forza o medianti li buoni offici dei vicini. Il primo modo è i I più sicuro, perchè depende solo dalltt virtU tua, ma non è in potere e facultà <li ognuno lo usarne: il se– condo è poco consig liabile", perch è sempre ti tornerà in perdita. E tu devi d iffidare di que– sti buoni offici dei vicini, perchè parendo vo– ler aiutarti, non cerchi no più. l'utile proprio che il tuo, e non ti succe da di ave r cosi speso la \'ila e i travag li dei tuoi a profitto altrui. Questo sia detto per regola genera le, perchè nelli casi della presente guerra , sia seguendo l'u na che l'altra via, a me sembra se ne trar – rebbe poco utilc. Questa materia io vo' dispu– tare piU tritamente, perchè ne dep ende la sa– lut e del pr incipa to. Se tu adu nque verra i a un accordo col Tur .. co e quest' accordo I' aran no pratica to li tui vicini, ne ricaverai poco profitto: perchè il Turco potrà prometterti a parole di ricono– scere la tua signoria sulle nuove provincie, ma li bcnelit-1 nuovi che, con per dita della dignità tua, gli arai ass icurati per fare la pace, non li faranno dimenticare le ingiurie vecchie e cer– cherà sottomano tener sempre sollevati contro a te li prov inciali di quelle terre. E mentr ~ oggi ne gli riesce difficile: l'appr odo, per essere il mare guarda.lo dalle tue navi e per esserne egli sprovvisto, talc hè con molto travaglio suo è costretto entrarvi dalle pn ,vincie finitime: venuto all'accorJo, e' potrà pene tr arvi, quando ch'c' vog lia, nè tu impedir glielo; e li suoi uffi– ziali e li suoi preti, sotto le spoglie di merca– tan ti o di mendici, ti sa ranno sempre infra i piedi, senza che tu te ne accorga, e quella guerra, da che credev i liberart i, l'ara i egual– mente e con questa sola differe nza, a tutto tuo dann o, che ment re oggi li nativi di quelle co– lonie la curnbattono, condu tli ape rt amente dal Tur co, seguiternnno domani a comb atterla, con– d uttivi nascostamente. Che se poi ti riuscirà imporr e la pace per la sola virtù dell'armi tue, ti concilii più rispe tto ma ti procuri più. odio, e tanto meno potrai sfuggi re gli inconvenienti c..liscorsi di sopr a. Vedi adunque che la pace col Turco o non ti profit ta o la ti nuoce. e la tua cond izione nelle nuove pro-1incie non varierebbe d'assai, perchè li provinciali di <1uelle terr e non areb– bono rispetto alcuno a quei patti, per non li riguardare, e per essere la loro difesa moss a più da odio contro te, che da amore verso il Tur co. Ti conviene adunque meglio pensare a con• ciiiart i l' animo di quelli, perchè qualun que volta avessi aggiun to ta le intento, e' peosercb• "' bono egli medesimi a libe rar ti da l T urco, se n– za sacrificil) ,·eruno da p:u te tua. E pe r ridurr e le cose nei termin i voluti, dirò che tre sono le accuse pr incipali, che ti muo• ,·ono con tro gli Ar ab i c..li c1uclle terre e te ne alienano l'animo . La prima, di esse re un rapi• natore : la seconcl.1, di esse re di fe<le disfo r– me: la terza, di attenta re ai loro beni e alle loro donne. Comunque le rigiri , \'eclrai che. se– guitand o per la via che ti sei messo , purgar ti di queste accuse o non puoi o te ne manca il ternpo e, aspettandolo, puoi temer e che il tem– po te prima non consumi: ma riuscirai in bre• L' U NITÀ vissimo termin~, se eleggerai lo stile e modo roman o, il qua le fu di tenere le ciW) aoquistate con il mezzo dei suoi citta dini, lasciandogli vi– vere con le sue leggi, e crea ndovi de ntr o lo stato di un tuo protetto, che sia uno dei loro, ma che s:1pendo non poter stare senza l'amici– zia e potenza tua e d 1e la tua tr arrebb e con seco la su~ rovina, ti consen •i quelle provincie fedeli e sogge tte. Conforterò questa materia di cluoi freschis– simi esempi: li Fran tio si 1 tenendo il modo no– stro, si trav agl iarono più d i cinquant'anni per acquist are l'Algeria e, fotti accorti per l'es pe– rienza loro, seguita rono dipoi nell':1cquisto della Tu nisia il modo romano, lasciandovi l'antico soldan o con un simula cro di potere e successe loro di impossessar sene e tenerla quasi senza sangue . L'altr o esempio è quello deg li Inghil csi nell' ullirna guerra t'g:li ebbono nel T runswaal, li quali faticarono tre anni per tòrr e a quei pro– \•inciali quello che, conclusa l:i pacr-, si affret– tar ono lcro rend ere, preferendo parere conce– dere volontari, quel che arebl>ono dovut o dare dipoi necessitati. La difficoltà grand e nel caso nostro consis te nello scegliere quest o tuo prot etto, percht: e' conviene trovarlo che rad uni in sè questi tre preg i : primo, debbe esse re Amb o e nimico giurato del Tur co: secomlo, del.Jbe avere un gran seguit o, per poter combatt ere con l'ar mi sue e risp armia rti le tue: ter zo, debbe ~sscrc tale da non eccitare l'odio e la gelosia llei suoi cittadini. Ora dovendosi preporre qualcun o a quelle nostre colonie, a me pare il solo, che rau ni in sè questi pregi , sia qud lo Sceicco. El l driss , che nelle provi,1cic ambe dello Yemen, van tan– dosi unico successore di Macomett o, ten ta con varia fortuna suscitare novellam ente la Signo• ria Araba e non solamente non isdegna li no– stri aiuti, ma si è scoperto al tutto in nostro favore. Che se al primo tratto questa oppinione ti appari sca avt:re dello strn no, per non appar te– nere quello Sceicco alle nostre colonie ma a più longinque prov incie, la non ti parrà più. tale, dove conside ri che l'~sservi egli poco co– gnito e per avve ntur a solo di nome, gli profitta ani i che gli nuoce re, non potendo cosi solle– vare odi e gelosie infra li provinciali di quelle nostre terre , quando tu ,·e lo adduca sulle tue navi e come tuo protetto, rivestito della mae– stà imperiale e circondato della virtù di nume– rosi sui part igiani e dal ricord o de lla potenza dell'armi tue. EII' è poi pres unzione discosta dal ragione– vole che, vene ndogli da te tale proposta, e' non l'accettassi : e perchè conosce che se tu l'ab– ba ndoni, e' res terebbe in breve oppressato dal T urco nelle sue provincie, e perch~ è umano sott rarsi ai peri~oli prese nti e preferir e un bene certo a un incerto. Considera li grandi vantaggi <:he caveresti dall'usare questo stile romano. Terre sti di fall o e con poca spesa que lle pro,·incie, che con tuo gra ve dispendio possiedi oggi solo di nome. Premieresti con l'im perio il solo Musulma – no, che si sia scoperto a tuo favore, il che sa– rebbe d' incentiv0 seguirn e acl altri l'esemp io, conoscendosi che ricompensi in tanto modo le tue ;:1micizie. Eviteres ti l'infam ia, che macchierebhe il tuo nome se, Tenendo oggi ad accordi col Ta rco, abbandonassi qu~I tuo fedele al suo destino. Semineresti la discordiH infra il Tur co e gli Arabi, perchè questi non arebbono più rag ione a ostarti, conoscen doti qua le restauratore ciel loro imperio e sostenitore della vua religione contro li antich i oppressori. Non temeresti più molestie da parte delli tuoi vicini, li Fran ciosi e li lnghilesi, e anzi li terresti in continovo timore di perde re le sue colonie propinque alle tue, potendo tu sobil– lare i lor sudditi a mezzo del tuo protetto e senza ave rne l'aria. JI che ti fornirebbe l'op– portunità di tenergli sern1lfe a hm discrezione. Il Tu rco, vede ndo per tal modo perdu te per lui le nuove provi ncie e :wendo converso tutto l'odio suo C"nlro al tu() protetto, sarebbe eg li a sollecitarti di pace: ma tu doveresti maneg– giarti di tal maniern chr, senza abb,rndonar c l'uno. non iscoraggissi l'alt ro, talchè quello ti man tenesse la. fede per timore e l'altro ti si obbligasse per reverenza. Condur resti la guerr a contr o ai ribelli con le armi del tuo protetto, al qua le imporresti li tuoi ulliziali per condurre le genti sue e riser– vand o per te solo le artiglierie, nella tt ma che, app rende ndone l'uso,n on potesse un giorno rivol• tarle contro a te: e sotto colore di tutela, gli legheresti le 111, ,ni in modo eh' e' non poss a muoverle che quando e come tu vogliu. E' mi pare superfluo novera re li •piU minuti va ntaggi se ne trarrebbono, potendosi con faci– lità da ognuno imag inare. E per chiudere questo capitolo e add urre uno argomento più g:1glianl o a confcnna dell e cose prèallcgate, dir ò ch'e' conv ien credere gli anti – chi pigliassino quei modi, che si è discorsi più sopra, dalla Natura med esima: perchè gli uo– min i si hanno :t sfort are di imitare nel mora le quel che vedono fare alla Natu ra nel fisico, sene.lo t:tnto l'u no che l'altro congiunti insieme più ch'e non paia e moss i ambodue da una istcssa arm onia. Dove è da considera re che la Natura 1>er combatt ere li più fieri morbi, che trava glian (\ il corpo uman o, non si adopera al– trim enti: talchè un prudentissimo savio, chia• mato Pas teur, a,·enclo con l'acucissimo ingegno pene trato questo mistero e con certa sua mira• bile invenz ione estratt o dal corpo umano li germi di quei morbi e appar ecchiatili di ma– niera che perdessino assai della ferocia loro: ve li introd ucendo poi nov ellamente cosi miti– gati, gli successe quel eh' e' s' era i maginato, che diventassi no istrumenti di salute quelli che per lo inna nzi era no suti istrum enti di mor te: dove que lli morbi , che nè il fer ro, nè il fuoco, nè ogni altra umana forza aveva po• tuto nè oppressare nè vincere-, si "'.edessi no cadere con meravi glia dell'universale, qu ando e' furono comba ttut i con le medes ime arm i sue. Vogliano adunqu e questi nostri Regg itori pi– gliare detto stile e modo romano e si accorge– ranno aver fatt o opera da savii: e terranno quelle provincie con un filo e si aranno tolta dal piede una catena, che inceppandogli a muo• vers i, minaccia trarne li con seco il Principa to a un'cst rem:t rovina. R,i"o hi di i Me. laurcn,:in o e 1pplic11i 1ll1 guerra 4!Uu;ilc cb A. 0::A<iO ... t-tTTI . La posta dell' " Unità . " I riformisti di destra. Onor. Sig. Dirctiore, Leggo nel n. 25, 1° giugno, dell'U uilà la sua risp osta polemica ali' Ava,,li, a proposito del programma che il P.:irtito socialis ta intende sot• toporre all'assenso deg li elettori nei futuri co– mizi politici. Ora, perchè dalle inconsiderate chiacchiere dell' Avauli, non possa ess er tratt o argomento contro il Par tito social ista in genere, e perchè qu esto non possa esse re tacciato di ignoranza, di indifferenza, o acldirittu rn di cecità rispetto ai problemi concreti che urgono la vita nazio– nale, vorrei che Ella, signor Dirett ore , e con lei i lettori dell' U11i/ti prendesse ro visione della relaz.ione, che testè l'on. licn nini ha ultimato sul tema Programma e lallicn del partilo, rela– zione che sar à comunicata al Congress o di Rcg• gio Emili.l. In essa )'on. Berenini scrive : ,. quatt ro sono i prob lemi che debbono esse r risoluti "; e quin• di elenca : h O il problema che derivn da lla con– quista della Libia ; 2 .0 il problema della rifor– ma tr ibutaria - riforma che <leve ispira rsi ad un minor e protezionismo; 3.0 ques tioni di pre– videnza sociale ; .,.o questione del Mez1.ogiomo; - nè più nè meno che i probk mi che giu– stam ente l'on. Direttore c!t>ll'Unilti considera come imleclin:ibili ne!l'attu ale contin genza sto.. rica. Questo add imost ra che il Par tito Socialista ltali:rno non è t utto dis1>osto a bizantinegg iare, come potrebbe fdr suppore la ld tura del suo org:tno disgrazia tamente unìciale. Questo d imostra come in seno al Par tito So· cialisca Italiano, vi siano ancorn uomini che stu• diano e medi tan,, lungi Ja ogni retorico ed in– considera to att eggiam ento, e potrà ben darsi che nel prossimo congresso attorno a questi uomini si radunino i nrnggior suffragi dei so– cialisti. Gra discr1 i miei O'iscqui. 8ol0'.;n1, I giugno. 1912. P AS FJl.0 G f::-.T11.,~. PosT IU .A. - Della rclnzione de ll'on. llere– nini, pubblicata uell' llci o11e socialisl,1 del J.o giugno 19 12 , ci occupere.1o nel pross imo nu– mero. Framm enti di vita italiana. La guerra in sè. Avete visto nel Giornal~ d 'I talia, la pole mica De Guberna tis-Oliva ? È un ca1>olavoro, e io mi divertire i un mondo a rilevarne tutte le parti 11:1 ravigliose. Ma l'Uni/ti ha ben altr o, a cui conceder e lo spaz io, perc hè io abbia )a scor tesia eh dC'lman• dargl ielo per una dim ostrazione, dici amo cosi,. est etica. Mi contenterò di rilevare le due cen• trali bellezze della botta e dcli,\ risposta. li De Gubernat1s prem ette una qunntità dt proteste e d i scuse per aver fallo l'esposizione de l Musco Sto rico della pace nell'atrio del Na– zion:ile a Roma ; sop:-attutt o pr:>testa che egli è un arJe nte fautore della guerra libica. rigua r. dan dola come una impr esa eroica di civiltà, e che da pii, mesi sia 11otoriame11/e sulle tri11u t (sic} a11d 1',gli, p,r difendere da nuovi a/lacchi> o,·a ueWmw, ora ,ulf alho parse, i di--illi del 110s/ro popolo (rapite ?), la glo ria (o l.t disciplina e la forza ?) de, nostri comballtnli per mar e e per 1,rra , la nostra civiltà sconosciula (sas tu ca l'é fort '!). Dopo tutt o questo, formu :n finalmente la sun :coria con queste parole ; ,.rss1111 uomo 1·ag io11n,ol, vorr ll soslenere che la g urrra sia "' "' cu.sa btllt, per si .stessa e dt:;idtrabile Cioè a dire, dopo tutt e quelle premesse, che il li.fosco e l' Espo sizione della pace sono per combattere la guerra.... in sè. Come se n0i ave ssimo, sup poniamo, una pubb lica sicure-zza armat a contr o il furto e la mala vita in sè ; una scuola contr o la ignoranza in sè; e altre cose– in sè. Oh, le teorie in aria e le mezze misure .... in terra, <1ui in qnest a terra, dove le cose in sè non. esistono ! Quanto ali' Oliva, egli è evidentemen te im• pensitri to. Che diavolo! Veder messe soll o gli occhi del pubblico leselvagge rea ltà della guerra, in que sto momento, con gli Italiani tutti infa• tuati della bellezza, dell'ep ica e lirica bellezz a della guerr a in sè, C( ntro l'ipoleii dell'ottimo pro– fessore De Gubcrna tis !No, 110 1 è cosa inoppor tuna e sconvenient e. Le madri e le spose e le vergini e levedove hann o da vedere al Nazionale quella ro– ba! ma allora " che l'affa ticarsi e sfaticarsi conti– nuo eia mesi e mesi a questa par te della stampa seria e ben pensante, per stende re e docume n• tare con i piUauten tici dc.cument i tutt i gli splen– dori della guerra in sè? a che le inenarra bili cure e le suvrum :me avv edutezze per far ve- f~r:/ (rcic~:f ~ t~e eed~l 1 ~!i:i~~~ j t ~a 1 1 ~!~~~: della guerr a in sè? Via via ! Tutt'al più, si ri– ma1v:li l'espos izione al mome11/odella chiusura del Tempio di Giano. Ecco un espediente altrettanto eccclh:nte qua n • to erud ito! A. G 111Gs o s1. AN GIOl,O G10V ANNOZZI , g erm fe responsahi/1. FlrtDH • St1b. Tip. Aldl■o, Via de' Re■■I, Il • l ei. 8-SS. GIUS. IIATERZA ·& flGill ~ Ba11i ED I TORI Ultima pu bblicaz ione : MARTELLO T . - L 'uo nom/a polilica e la odéerna crisi del darwinismo. (Bi– blioteca di cultura moderna, n. 57). - Un volume di pp. XVI -520. L. 5,– l 'illustrc autore della Sloria dtlf btt1rnay o11alr e del trattato sulla .\fonda, giudicato dal Pareto il migliore del genere dei nostri tempi, riprende con questo volume la polemica contro la scuol:l socialìstico-a11tropologirn dcll·c,onomia politica. E la riprende dopo venti anni di silenziosa attesa, in ben altn: conJizioni d' un tempo, ora che la t~!i:i .d:trwini,.1 1~ è st:n :i_~~ltopost:1a .tank re• v1s1om, corrci,0111e rcstrm1.10111. l:l prim!l p:irte del v, lume contiene, souo il titolo S()•ù1/i1Ji e soria/isloùli, eco11,i11isti e pu udo– teomm1isti, uno sgu:irdo d'insieme sui n ri sistemi socialisti e sulle scuole economiche dei no~tri tempi, e fornisce ali':\. l'o.:.:tsionc per prendere particol:lrmcntc in esame l'opera degli economisti 1tali:mi d:il Ferrnra in poi, ed esprimere intorno a ciascuno di essi con viva;;it;\il proprio giudizio. La seconda p:trtc, intitolata l'Jitologia rt <NIO· mica, C più spcc1:dmentc destinata ad illustrare i rapporti della teoria c.. ,·oluzionistic:i con l'econo- nuaL~l .it;.~:le d:ilb tesi fondamcnt:ilc, che fra l' istinto animale e l'intelli genza umana esistendo non soltanto un:i difTercnz:i di gnu/o, m:i un:idif– fcr~nza illromm111s1rabile e lt1/r d:i equivalere ad una difTcrenz:i di 11a/11ra, non si de\·c • :1nm1e1- 1cre alcun anello possibile di congiunzione tra l'economia poli1ic:t degli uomini e quella, nCCi.'S· sari:t illa, ionc dcll:i tt-oria c,·oluzionistica, che si don chbc chiam:irc l'economia politica dei bruti • · Es:imina quindi le varie applicazioni che dei principi e,·olu;:ionistici sono $late fatte in e.:ono– mia politica, e le combatte col mettere in rilievo le differenze sost:tnzi:ili che intercedono fra il mondo org:inico inferiore e quello um:tno, svol– gendo ampiamente le dodici :trgomentaiioni, che nella prcfa;,ionc :l\'C\ ':l posto a sostcguo dcll:isu:i tesi P.rincip:llc. Circa 120 p.1gine di note bibliografiche, cri• tichc e polemiche sorte in fondo !livolume, sfron– dano il libro d·ogni pesante eruJizionc. scma priv.irlo della dOC'umcnta1..ione t:into ncC1.:ss.1ri:t in un'opcr:t di quc~to genere. Si son o anel/e pubbl ical i: MICHAELIS A. - Un secolo di scoperte archeologiche. T rad. di E. PRESSI– (Biblioteca di cultura moderna, n. 55). - Un volume di pp. XVlll -410. L. 5,- CESSI C. - La poesia eUenislica. ('Biblio– teca di ettflura moderna, n. 56) - Un volume di pp. X-488 • • • L. 5,- Dirlt tr c , ommi!!,-li•nl e ' •l ii• 111• D111 OlUS. LAI ERU & FIOI.I, B" I

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